martedì 31 dicembre 2013

SIR ANTONY PAPPANO A BARI PER LA FONDAZIONE PETRUZZELLI

Teatro Petruzzelli: Sir Antony Pappano dirige l’Orchestra di Santa Cecilia


Aspettando l’apertura della Stagione d’Opera 2014, la Fondazione Petruzzelli propone un evento straordinario fuori abbonamento in programma venerdì 31 gennaio, con l’Elektra di Richard Strauss per la regia di Gianni Amelio. Sul palco del politeama barese il 19 gennaio sarà sir Antonio Pappano, uno dei più prestigiosi direttori d'orchestra per la prima volta a Bari, a dirigere l’Orchestra nazionale di Santa Cecilia; un autentico evento musicale e non solo per la Puglia.
In programma: Sinfonia n. 59  in la maggiore Hob. I: 59 “Feuer” di Franz Joseph Haydn, Concerto n. 2  per pianoforte e orchestra in sol minore op. 16 di Sergej Prokof’ev (pianoforte Yuja Wang) e Sinfonia n. 2  in re maggiore op. 73  di Johannes Brahms.

Biglietti in vendita al botteghino del Teatro Petruzzelli e su www.bookingshow.it. Informazioni: 080.975.28.40

SIR ANTONIO PAPPANO
Nato a Londra nel 1959 da genitori italiani, ha studiato pianoforte, composizione e direzione d’orchestra negli Stati Uniti. Fra le tappe più prestigiose della sua carriera sono da ricordare i debutti alla Staatsoper di Vienna nel 1993, al Metropolitan di New York nel 1997 e al Festival di Bayreuth nel 1999.
 Direttore Musicale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dal primo ottobre 2005, Antonio Pappano già dal settembre 2002 è Music Director del Covent Garden di Londra. In passato ha ricoperto altri incarichi di prestigio: nel 1990 viene nominato Direttore Musicale della Norske Opera di Oslo, teatro del suo debutto internazionale, e dal 1991 al 2002 ricopre lo stesso ruolo al Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles.
Pappano ha diretto molte tra le maggiori orchestre del mondo, tra cui New York Philharmonic, Berliner Philharmoniker, Concertgebouw di Amsterdam, Bayerisches Rundfunkorchester, London Symphony. Nel 1997 è stato inoltre nominato Direttore Ospite Principale della Israel Philharmonic Orchestra.
Con i complessi artistici ceciliani è impegnato per 9 concerti ogni stagione all’Auditorium Parco della Musica di Roma (la splendida struttura creata da Renzo Piano) nella Sala Santa Cecilia che con i suoi 2800 posti è la più grande d’Europa.
Sir Antonio Pappano registra in esclusiva per la EMI Classics. Numerosi i riconoscimenti ottenuti dalle sue incisioni. Nel 2005 è stato nominato “Direttore dell’anno” dalla Royal Philharmonic Society; è stato inoltre insignito del Premio “Abbiati” 2005 della Critica Musicale Italiana per l’esecuzione dei Requiem di Brahms, Britten e Verdi realizzati con i Complessi Artistici all’Accademia di Santa Cecilia.
Al suo settimo anno da Direttore Musicale dell’Orchestra di Santa Cecilia, ha già guidato la compagine ceciliana in tournée in Spagna, Austria, Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Russia, Giappone, Cina, Olanda, Francia, Grecia e Belgio ottenendo sempre un grande successo di pubblico e critica.
Con l’Orchestra e il Coro di Santa Cecilia Pappano ha inciso diversi CD per l’etichetta EMI: due dedicati a Čajkovskij (Ouvertures & Fantasies e le ultime tre Sinfonie del grande autore russo), uno con la violoncellista Han-Na Chang (Romance) con musiche di Lalo, Dvořák, Glazunov e Saint-Saëns e un altro dedicato alle musiche di Respighi. Nel 2008 ha registrato l’opera Madama Butterfly di Puccini che ha vinto il Gramophone Award e nel 2009 la Messa da Requiem di Verdi “dal vivo”, pubblicata nell’ottobre dello stesso anno, che ha ricevuto il BBC Music Magazine Award 2010 come miglior disco (settore corale) e il Premio della Critica ai Classical Brits Awards 2010. Sempre per la Messa da Requiem di Verdi, ha ottenuto il Gramophone Award  nel 2010. Tra le nuove incisioni lo Stabat Mater di Rossini (appena premiato con il Gramophone Editors’ Choice Award) con un cast stellare: Anna Netrebko, Joyce Di Donato, Lawrence Brownlee, Ildebrando D’Arcangelo; lo Stabat Mater di Pergolesi (registrato nel 2010 per la Deutsche Grammophon, con Anna Netrebko e Marianna Pizzolato), Verismo Arias con Jonas Kaufmann (registrato per la Decca), il Guillaume Tell di Rossini, la Sesta Sinfonia di Mahler e la Sinfonia n. 9 "dal Nuovo Mondo" di Dvorak pubblicata dalla EMI.
Il 16 aprile 2007 Sir Antonio Pappano è stato nominato Accademico Effettivo di Santa Cecilia e nel dicembre 2008 è stato insignito dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; recentissima la prestigiosa nomina a Cavaliere nella Queen's New Year's Honours List.

ORCHESTRA DELL’ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA  CECILIA

L’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia è stata la prima in Italia a dedicarsi esclusivamente al repertorio sinfonico, promuovendo prime esecuzioni di importanti capolavori del Novecento quali Fontane e Pini di Roma di Respighi.

La prima sede dell’Orchestra è stato l’Augusteo, la leggendaria sala costruita sulle rovine del Mausoleo d’Augusto. Dal 2002 l’Orchestra di Santa Cecilia si esibisce nella sala Santa Cecilia del nuovo Auditorium Parco della Musica, progettato da Renzo Piano.
L’Orchestra è stata fondata nel 1908 ed è stata diretta da tutte le più importanti figure musicali del XX secolo: da Mahler, Strauss, Stravinskij, Toscanini, Mengelberg, Furtwängler, De Sabata e Karajan sino ai più prestigiosi interpreti dei nostri tempi come Carlos Kleiber, Georg Solti, Claudio Abbado e Riccardo Muti. Leonard Bernstein ne è stato Presidente Onorario dal 1983 al 1990; negli stessi anni anche Carlo Maria Giulini, Lorin Maazel, Valery Gergiev, Georges Prêtre, Wolfgang Sawallisch, Yuri Temirkanov e Christian Thielemann hanno regolarmente diretto l’Orchestra di Santa Cecilia.
Dopo una lunga collaborazione con Bernardino Molinari, i Direttori Musicali dell’Orchestra sono stati Franco Ferrara, Fernando Previtali, Igor Markevitch, Thomas Schippers, Giuseppe Sinopoli, Daniele Gatti e Myung-Whun Chung.
Grazie al Maestro Antonio Pappano, Direttore Musicale dal 2005, il prestigio dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha avuto uno slancio straordinario, ottenendo importanti riconoscimenti internazionali. Con Pappano l’Orchestra è stata ospite dei maggiori festival: Proms di Londra, Festival delle Notti Bianche di San Pietroburgo, Festival di Lucerna e delle più prestigiose sale da concerto, tra cui la Philharmonie di Berlino, il Musikverein di Vienna, il Concertgebouw di Amsterdam, la Royal Albert Hall di Londra, la Salle Pleyel di Parigi, la Scala di Milano, la Suntory Hall di Tokyo, la Semperoper di Dresda. Lo scorso luglio l’Orchestra e il Coro di Santa Cecilia sono stati nuovamente ospiti dei Proms di Londra eseguendo, in forma di concerto, il Guillaume Tell, mentre in agosto i complessi ceciliani, sempre diretti da Pappano, si sono esibiti per la prima volta al Festival di Salisburgo. Recentissima una serie di concerti in Giappone e in Cina.
L'attività discografica, dopo una lunga collaborazione con alcune delle più celebri etichette internazionali che ha prodotto memorabili testimonianze ormai storiche, è stata in questi ultimi anni molto intensa: recentemente sono state infatti pubblicate, sempre con la direzione di Antonio Pappano, le ultime 3 Sinfonie di Čajkovskij, un cd dedicato ai Poemi sinfonici “romani” di Respighi, il Concerto per violoncello di Lalo (con Han-Na Chang), Madama Butterfly di Puccini (con Angela Gheorghiu, incisione premiata con un Brit Award), il Requiem di Verdi (Gramophone Award, BBC Music Magazine, Brit Classical), Stabat Mater di Rossini con Anna Netrebko (appena premiato con il Gramophone Editors’ Choice Award), la Sinfonia n. 2 di Rachmaninoff, il Guillaume Tell di Rossini, la Sesta Sinfonia di Mahler e il Concerto per violoncello di Dvořák.

YUJA WANG
Pianista cinese, ventiseienne, nota per il suo stile che fonde spontaneità ed immaginazione tipici della giovinezza a disciplina e precisione da artista matura. Ha iniziato a studiare al Conservatorio di Musica di Pechino con i maestri Ling Yuan e Zhou Guangren. Tra il 1999 e il 2001, ha seguito il programma “Morningside Music” al Mount Royal College di Calgary. In seguito si è trasferita negli Stati Uniti per studiare con Gary Graffman al Curtis Institute of Music di Filadelfia, dove si è diplomata nel 2008. Nel 2006 ha ricevuto il Premio Gilmore per Giovani Artisti. Nel 2010 le è stato conferito il prestigioso Avery Fisher Career Grant.  Yuja Wang suona in esclusiva pianoforti Steinway.
Yuja Wang riceve consensi per la padronanza dimostrata nei passaggi più impervi del suo repertorio, la profondità e la freschezza interpretativa e la carismatica presenza scenica. Registra in esclusiva per l’etichetta Deutsche Grammophon.
Il suo album di debutto, Sonatas & Etudes (2009) “evoca un misto di tecnica brillante e raro istinto per l’armonia”  (giudizio della rivista Gramophone, che l’ha nominata ‘Giovane Artista dell’Anno’ ai Classic FM Gramophone Awards del 2009).
La sua seconda registrazione, Transformation (2011) le è valsa il Premio ECHO Classic.
In seguito ha collaborato con Claudio Abbado e la Mahler Chamber Orchestra per la sua prima registrazione concertistica della Rapsodia su un tema di Paganini e il Secondo Concerto per pianoforte in do minore di Rachmaninov. Questa registrazione si è aggiudicata una ‘nomination’ ai Grammy Award. Di recente ha registrato una raccolta di ‘encore’ realizzati da Albéniz, Bach, Chopin, Rachmaninov, Saint-Saëns e Scriabin.
Dal 2005, anno in cui ha debuttato con la National Arts Center Orchestra diretta da Pinchas Zukerman, la pianista si è esibita con le orchestre più prestigiose del mondo.
Nel 2006 ha debuttato con la Filarmonica di New York nell’ambito del ‘Bravo! Vail Music Festival’ e nella stagione successiva ha suonato in Giappone e Corea diretta da Lorin Maazel.
Nel 2008 è stata in tournée negli Stati Uniti con l’Academy of St. Martin in the Fields diretta da Sir Neville Marriner. Nel 2009 si è esibita come solista alla Carnegie Hall con la You Tube Symphony Orchestra diretta da Michael Tilson-Thomas.
Si è esibita con Claudio Abbado al Festival di Lucerna nel Terzo Concerto per pianoforte di Rachmaninov, ha collaborato con l’Orchestra del Festival di Lucerna e C. Abbado per una tournée in Cina.
Nel 2011 ha suonato alla Salle Pleyel di Parigi con i primi musicisti della Filarmonica di Berlino ed ha debuttato in recital alla Carnegie Hall.
Ha lavorato con Abbado, Barenboim, Dudamel, Dutoit, Gatti, Gergiev, Franck, Honeck, Inkinen, Maazel, Mehta, Masur, Pappano, Temirkanov e Tilson-Thomas.

Nella stagione 2012/2013 ha collaborato con numerose istituzioni del panorama internazionale e tra cui la Filarmonica Israeliana ed è stata in tournée in America

giovedì 26 dicembre 2013

AL PETRUZZELLI , IL FASCINO DELLE TENEBRE DEL REQUIEM DI MOZART

PETRUZZELLI : IL REQUIEM DI MOZART  APPASSIONA  CON IL DRAMMA  DELLE TENEBRE 

Bari –Si è conclusa con la “Messa di Requiem in Re minore K 626” di Mozart  la stagione d’opera e di danza  della Fondazione Petruzzelli 2013, e con essa è volge al termine anche l’esperienza barese del commissario straordinario della Fondazione Prof. Carlo Fuortes (ormai ufficialmente sovrintendente dell’Opera di Roma). Il Requiem è una delle composizioni più drammatiche di W.A.Mozart, (anche insolito proporla nel periodo natalizio), una composizione di una bellezza cupa e solare che, insieme al Requiem di Verdi, non ha eguali nella storia della musica sacra. Questo Requiem mozartiano (l'ultimo dei 18 da lui composti) è un’opera realizzata per coro ed orchestra che precede la presenza di quattro voci solistiche e che, riesce a raggiungere vette altissime di drammaticità e di umana angoscia.  Si tratta, infatti, di una composizione che commuove e spaventa nello stesso tempo, non solo per il tema rappresentato ma anche per le modalità ed il momento della scrittura (in coda a questa recensione alcuni cenni sul mistero compositivo del Requiem) . Momenti di emozione vera e profonda nel "Kyrie",  nel “Dies irae”, il “Kyrie”, nel "Rex Tremendae", nel “Confutatis” che si traducono in una musica carica di impeto in cui si evocano la grandezza di Dio, la sua ira e la sua misericordia ed in particolare nelle note di struggente malinconia del “Lacrymosa”, la cui straordinaria drammaticità è espressa dai violini che con crome ascendenti e discendenti riescono a creare un effetto come di pianto trattenuto a stento. Bravi  tutti i protagonisti della serata: dai solisti Ekaterina Sadovnikova (soprano), Chiara Amarù (mezzosoprano), Juan Francisco Gatell (tenore), Alessandro Spina (baritono), all’orchestra diretta dal maestro Karl-Heinz Steffens ed il coro del maestro Franco Sebastiani della Fondazione Petruzzelli, che sono riusciti a trasmettere il pathos della composizione ed a coinvolgere emotivamente il numeroso pubblico presente. Sia nei passaggi più impetuosi che in quelli pacati, il pubblico ha seguito con attenzione mistica l’intera opera, tributando un lungo e sentito applauso (circa 8 minuti) a tutti i protagonisti.  La nuova stagione riprenderà il 31 gennaio 2014  con Elektra di Richard Strauss, in un nuovo allestimento realizzato in coproduzione con la Fondazione del Teatro Lirico di Cagliari. Il 19 gennaio, un concerto-evento fuori abbonamento vedrà sul palco del Teatro Petruzzelli l’Orchestra di Santa Cecilia diretta da un maestro di fama mondiale, Antonio Pappano.


Gaetano Laudadio

IL REQUIEM DI MOZART TRA LEGGENDA E REALTA’

Dopo anni di discussioni e dispute tra i musicologi, è ancora fitto il mistero che avvolge vari aspetti sulla composizione di quest’opera e senza voler fare una scelta di parte, ci limiteremo a riportare alcuni episodi più suggestivi. Alla metà di settembre del 1791, rientrato a Vienna dopo un soggiorno a Praga, Mozart già in condizioni di salute precarie peggiorò in modo grave ed irreversibile.  Fu quello, non solo l’anno della sua ultima composizione  la  “Messa di Requiem in Re minore K 626” appunto, ma fu anche l’anno della sua prematura scomparsa. Com’è  noto, infatti, la morte lo portò via  il 5 dicembre del 1791, a soli 35 anni di età e rimangono misteriose anche le cause della sua morte. La necessità di danaro aveva costretto il musicista ad un impegno compositivo notevole e dietro questo stimolo, videro la luce proprio quell’anno straordinarie composizioni , che avrebbero potuto risollevarlo dai debiti e da una situazione economica non proprio florida e forse alleviare anche i suoi problemi di salute. Compose quell’anno due opere liriche, l’ultimo concerto per pianoforte, il concerto per clarinetto, numerose composizioni di circostanza, come, canti, cori massonici, danze scritte d’ufficio per i balli di corte, e perfino pezzi per una specie di organetto chiamato orgelwalze. Soprattutto fu l’anno del successo del “Flauto magico”; la sua lunga permanenza a letto gli impedì di esigere dal teatro i suoi diritti d’autore.  La "Messa di Requiem"  composta anch’essa nel 1791, rimane una delle pagine di musica sacra più apprezzate del musicista austriaco ma rimasta incompiuta; fu completata nei mesi successivi alla morte da due suoi discepoli Franz Jacob Fredstadtler ed in particolare da Franz Xaver Süssmayr.

IL CONTE WELSEGG FU IL COMMITTENTE MISTERIOSO?

 Il libro “Vite di Haydn, Mozart e Metastasio” del 1815 di Stendhal parla di un anonimo committente che si presentò nel cuore della notte con una maschera carnevalesca ed un mantello scuro, alla porta di casa del musicista, per affidargli l’incarico  di comporre una “Messa di Requiem” in quattro settimane, dietro compenso di cinquanta ducati.  Allo scadere del tempo prefissato, l'uomo si ripresentò per ritirare la composizione ma l’opera non era stata ancora completata. Così, ottenuto un rinvio di un mese con l’aggiunta di altri cinquanta ducati e l’impegno di completarlo nelle quattro settimane successive, riprese a comporre. Si ritiene che il “messaggero della morte” vestito di grigio che commissionò l’opera fosse l’economo del conte Welsegg. Nella corte del conte nei pressi di Vienna egli disponeva di una piccola orchestra e, per onorare la memoria della defunta moglie, desiderava eseguire una messa funebre. Era sua consuetudine chiedere ai compositori di sua conoscenza di dargli copia dei loro manoscritti ed a volte aggiungeva ad essa la scritta vanitosa: “composizione del conte Welsegg”. Secondo Stendhal, il compositore salisburghese tentò di scoprire l'identità del misterioso committente, ma non riuscendovi, si convinse che la Messa che stava componendo sarebbe stato il Requiem per il suo funerale. Mozart, morì il giorno successivo a quello in cui aveva completato il “Confutatis Maledictis”,  lasciando tutti gli altri  movimenti solo delineati musicalmente. Fu la moglie  Constanze a volere che l’opera fosse completata nel timore di dover restituire la somma già intascata, se fosse rimasta incompiuta.  Il conte Walsegg, ricevette la partitura da Constanze un paio di mesi dopo, ricevendo l’assicurazione che fosse stata scritta dal Maestro; in ogni caso da quel momento si persero le  tracce del conte. La messa da Requiem è una composizione di una bellezza cupa e solare che non ha eguali nella storia della musica sacra e rimane il “testamento musicale di Mozart” che documenta l’ispirazione e l’arte del geniale musicista. La morte, a ben vedere, è il vero scopo finale della nostra vita; per questo da un paio d’anni a questa parte me la sono fatta amica, al considero la migliore amica dell’uomo, tanto che la sua figura non solamente per me non ha più di terribile, ma ha assolutamente un aspetto tranquillizzante, quasi consolante! E ringrazio Dio per avermi concesso la fortuna di avere l’opportunità di imparare a considerarla come la chiave per l’ingresso alla nostra vera beatitudine”. Così Wolfgang Amadeus Mozart raccontava la morte in una lettera al padre del 1787.

Il ruolo di Süssmayr ed i dubbi risolti sulla paternità del Requiem

Constanze decise di affidare il lavoro proprio a Süssmayr, il quale svolse egregiamente il compito, rispettando le indicazioni scritte e orali  che aveva ricevuto dal Maestro. Dove finisce la parte autentica, e dove iniziano le aggiunte effettuate da una mano diversa? Qui si apre un terreno di appassionate discussioni: quali parti del Requiem sono di Mozart, e quali sono di Süssmayr? La controversia sulla autenticità del Requiem non sarà mai del tutto risolta, perché oltre al rammentato abbozzo della partitura, esistevano anche appunti con le note, che,  a detta di sua moglie Costanze Webber, Mozart aveva consegnato a Süssmayr insieme ad importanti indicazioni orali. Portato a termine  quasi certamente entro la quaresima del 1792, il Requiem venne ritenuto in un primo tempo opera esclusiva del Salisburghese. Solamente l'”Introitus”, in realtà, viene  attribuito a lui. Tutte le altre sezioni, infatti, dal” Kyrie” all'”Hostias” appartengono al compositore salisburghese solo per la sola parte musicale;  si ritiene, infatti,  che la strumentazione sia imputabile all'allievo Sussmayr e solo le prime 8 battute del “Lacrimosa Dies Illa” sono attribuibili al genio salisburghese. Il Requiem di Mozart fu eseguito pubblicamente per la prima volta a Vienna nel 1792, con la partitura redatta da Süssmayr, ma inizialmente la paternità integrale fu attribuita a Mozart. Solo alcuni anni dopo la morte di Mozart , Süssmayr rivelò che le parti finali: “Sanctus”, “Benedictus” e “Agnus Dei”, erano state composte interamente da lui ed oggi si ritiene che ciò sia molto verosimile. Süssmayr era un compositore ottimamente istruito dal suo maestro e i tratti mozartiani nel “Benedictus” e nell’”Agnus Dei” sono ben riconoscibili; tuttavia, è anche evidente la differenza di gusto e qualità tra quanto scritto dal Maestro e quanto realizzato dal discepolo.   Le parti precedenti, cioè il “Dies irae” e l’” Hostias” furono una elaborazione di un abbozzo di Mozart, in cui erano indicate le voci dei cantanti, gli interludi orchestrali, ed era sempre annotato il sostegno armonico (basso cifrato). Le parti di questo abbozzo non seguirono l’ordine prescritto per la messa funebre;  ciò si spiega il fatto che il suo manoscritto si interruppe proprio a metà del “Lacrimosa”. Il risultato di ciò è una composizione che commuove e spaventa e che rapisce con il suo mistero. L’opera venne eseguita parzialmente con l’Introitus ed il Kyrie, per la prima volta, in una funzione commemorativa in favore del Maestro il 10 dicembre del 1791, solo pochi giorni dopo la morte, con coro, soli ed archi  organo. Fu solo nel 1825, quando ormai da tempo l'opera era stata eseguita e pubblicata, che vennero avanzati i primi reali sospetti sul contributo di altre mani nel completamento della partitura. Anche il compositore Gottfried Weber pubblicò un articolo sull'argomento, sollevando enormi dubbi sulla quantità di musica effettivamente composta da Mozart e presente nella Messa. La polemica continuò per vari anni ed anche Beethoven, che venne in possesso di una copia dell'articolo, riferendosi a Weber, annotò su un fianco: "o tu Arcisomaro", e ancora "o tu doppio somaro". Fu probabilmente, soltanto con l'edizione a stampa di Andrè del 1827, che parte dei dubbi vennero fugati, forse per la prima volta nella storia della musica, una partitura venne pubblicata con un commento critico nel quale si tentava di stabilire con certezza ciò che era opera di Mozart e ciò che apparteneva ad altri. L'edizione Breitkopf indicò successivamente con una M il materiale sicuramente mozartiano e con una S quello attribuito a Süssmayr.
G.L.

domenica 22 dicembre 2013

CARLO FUORTES NUOVO SOVRINTENDENTE DELL'OPERA DI ROMA

Carlo FuortesIl Cda del Teatro dell’Opera, presieduto dal Sindaco di Roma Ignazio Marino, ha nominato Carlo Fuortes nuovo sovrintendente della Fondazione capitolina. La riunione, tenutasi oggi in Campidoglio, ha segnato anche il primo incontro del Consiglio di amministrazione del Teatro, formato da Giorgio Battistelli, Francesca Chialà, Matteo Fabiani, Alessandro Hinna, Simona Marchini, Paolo Petrocelli.
Ringrazio il Sindaco e Presidente della Fondazione Ignazio Marino – ha detto Carlo Fuortes – il Ministro Massimo Bray, il presidente della Regione Nicola Zingaretti e i componenti del Cda per la stima e la fiducia accordatami. Sarà per me un grande onore collaborare con il Maestro Riccardo Muti che rappresenta un valore assoluto per la musica e per l’Opera di Roma. Sarà un mio preciso impegno continuare la strada dell’eccellenza artistica nata con la presenza del Maestro Muti, per migliorare ulteriormente la programmazione e l’immagine internazionale del Teatro dell’Opera. Sono certo che esistono tutte le condizioni per attuare questo progetto grazie alla patrimonio artistico che il Teatro possiede con i professori dell’Orchestra, gli artisti del Coro, il corpo di Ballo, e tutte le maestranze tecniche e quelle amministrative. Inoltre, le recenti disposizioni di legge offrono proprio questa possibilità di rilancio, risanamento e sviluppo permettendo, d’altra parte, la massima attenzione alla salvaguardia occupazionale ed economica dei dipendenti”.
Carlo Fuortes è Amministratore delegato della Fondazione Musica per Roma dal 2003. Manager ed economista, da più di venti anni svolge studi e consulenze sui temi dell’economia della cultura, con riferimento alla gestione dei teatri, musei e dei beni culturali, allo spettacolo dal vivo, alla televisione e cinema per conto di Imprese pubbliche e private, Enti Locali, Musei statali e comunali, Sovrintendenze, Associazioni di settore e Istituzioni culturali. Dal 1° marzo 2012 ha assunto l’incarico di Commissario Straordinario della Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari. E’ Presidente di IZI spa, Società di analisi e studi economici e Consigliere di amministrazione della Fondazione Cinema per Roma. Dal 2011 è, inoltre, Segretario Generale dell’Associazione Economia della Cultura. E’ stato  Consigliere d’amministrazione del Teatro di Roma dal 1998 al 2001 e Direttore generale del Palazzo delle Esposizioni e delle Scuderie del Quirinale di Roma dal 2002 al 2003. Ha insegnato Sistemi organizzativi dello spettacolo dal vivo presso la laurea in DAMS dell’Università Roma TRE. Autore di saggi e pubblicazioni sull’economia e la gestione del settore culturale, è membro della Giunta Esecutiva di Federculture.

martedì 17 dicembre 2013

AL PETRUZZELLI : LA STAGIONE 2013 SI CONCLUDE COL REQUIEM DI MOZART

Petruzzelli: Il Requiem di Mozart chiude la Stagione Lirica 2013



Bari - La "Messa di Requiem" è una delle pagine più apprezz
ate del musicista austriaco, rimasta incompiuta e completata da due suoi discepoli Franz Jacob Fredstadtler e soprattutto Franz Xaver Sussmayr. Mozart, infatti, morì il giorno successivo al completamento del Confutatis Maledictis, lasciando gli altri movimenti solamente delineati musicalmente. Tutte le altre sezioni, infatti, dal "Kyrie" all'"Hostias" appartengono al compositore salisburghese per la sola parte musicale, perchè, si ritiene che la strumentazione sia imputabile all'allievo Sussmayr ed inoltre solo le prime 8 battute del "Lacrimosa Dies Illa" sono attribuibili al genio salisburghese. Questa opera, realizzata per coro ed orchestra, raggiunge vette altissime con il "Dies Irae", il "Confutatis Maledictis" e sopratutto con "Lacrimosa Dies Illa", che spicca tra i momenti di maggiore ispirazione drammatica con i violini, che con crome ascendenti e discendenti, creano un effetto straordinario come di pianto trattenuto a stento. Insieme al "Requiem" di Verdi, che pure raggiunse un valore artistico davvero elevato, questa di Mozart rimane un'opera eccelsa nella storia della musica sacra, scritta con il cuore e la passione più che con la fede.



Venerdì 20 sabato 21 dicembre alle 21.00 e domenica 22 dicembre alle 18.00 al Teatro Petruzzelli è in programma Messa da Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart.
Dirigerà l’Orchestra Karl-Heinz Steffens (nella foto), maestro del Coro Franco Sebastiani. Solisti Ekaterina Sadovnikova (soprano), Chiara Amarù (mezzosoprano),  Juan Francisco Gatell (tenore) Alessandro Spina (basso).

Struttura dell'opera
I. Introitus
1.         Requiem aeternam (coro e soprano solo)
2.         Et lux perpetua (scrittura omofonica)
3.         Te decet (soprano solista, sulla melodia ecclesiastica (tonus peregrinus) e accompagnamento)
4.         Exaudi (melodia ecclesiastica in cantus firmus; coro imitativo)
5.         Requiem aeternam
6.         Et lux perpetua
II. Kyrie (coro)
III. Sequentia
1.         Dies irae (coro)
2.         Tuba mirum (soli)
3.         Rex tremendae (coro)
4.         Recordare (soli)
5.         Confutatis (coro)
6.         Lacrimosa (coro)
IV. Offertorium
1.         Domine Jesu (soli e coro)
2.         Hostias (coro)
V. Sanctus (coro)
VI. Benedictus (soli e coro)
VII. Agnus Dei (coro)
VIII. Communio (soprano e coro)
1.            Lux aeterna

Biglietti in vendita al botteghino del Teatro Petruzzelli, per informazioni: 080.975.28.40.


 Karl-Heinz Steffens
Direttore

Karl-Heinz Steffens ha lasciato nel 2007 la posizione di clarinetto solista della Berlin Philharmonisches Orchester e la carriera solistica per dedicarsi esclusivamente alla direzione d’orchestra, assumendo il ruolo di direttore musicale ed artistico della Staatskapelle di Halle. A partire dalla stagione 2009/10 è anche direttore musicale della Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pfalz di Ludwigshafen.
Da allora Steffens ha diretto tutte le più importanti orchestre tedesche (Berlino, Colonia, Francoforte, Monaco di Baviera, Dresda, Lipsia), ha debuttato in Giappone con l’Orchestra della NHK e diretto, fra le altre, le Orchestre di Berna e di Monte-Carlo. È tornato per la terza volta a Birmingham, ha diretto in ottobre i Berliner Philharmoniker e l’Orchestre Philharmonique de Radio France, sarà ancora a Copenhagen, Helsinki, Manchester.
Molto attivo anche in ambito lirico, ha debuttato nel 2008 allo Staatsoper Unter den Linden con Fidelio e vi è tornato regolarmente a dirigere ToscaTraviata e la Sposa venduta. Nel gennaio 2012 ha debuttato alla Scala, su invito di Daniel Barenboim, con il Don Giovanni di Mozart e ha portato la stessa produzione al Bolshoi di Mosca. Nel 2014 tornerà alla Scala con Così fan tutte.
Con la sue orchestre di Halle e Ludwigshafen sta portando avanti il grande progetto del Ring di Wagner.

Ekaterina Sadovnikova
soprano
Nata in Russia nel 1980. Laureata in Storia, ha studiato canto alla scuola di musica di Armavir.
Nel 2002 è entrata nel direttivo del conservatorio di San Pietroburgo, completando nel 2007 la sua istruzione. Nel 2006 ha studiato alla Hochschule für Musik di Dresda. Dal 2009 studia con R. Giménez all’Accademia Concertante di Barcellona.
Nel 2006 si è classificata fra i vincitori della “Competizione dell’opera” a Dresda e della V Competizione Internazionale “E. Obraztsova”.
Nel 2008 ha cantato Adina in L’elisir d’amore al Mikhailovskij Theatre, al Bolshoj Theatre. Ha partecipato al Young Singer Project a Salisburgo e al concerto con la Mozarteum Orchestra diretta da I. Bolton.
Ha debuttato come Violetta ne La traviata all’Opera Royal de Wallonie di Liegi.
È stata Violetta ne La traviata alla Fenice di Venezia, ha cantato nella Traviata al San Carlo, Gilda nel Rigoletto alle Terme di Caracalla e La traviata alla Fenice.
È stata Gilda alla Royal Opera House di Londra, ha cantato nella Quarta sinfonia di Mahler all’Accademia Santa Cecilia ed a Tokio con il Regio di Torino.
Nel 2011 ha debuttato come Musetta ne La bohème, ha cantato Lucia di Lammermoor alla Fenice, Gilda al Comunale di Reggio Emilia e alla Canadian Opera Company di Toronto.
Ha cantato il Gloria di Poulenc al Maggio Musicale Fiorentino e ha debuttato come Zerlina nel Don Giovanni alla Scala.
Nel 2012 è stata Pamina in Die Zauberflöte all’Opera di Roma e Susanna ne le Nozze di Figaro al Bellini di Catania.
Ha cantato nella Messa da Requiem di Mozart a Roma e Orvieto. Ha cantato nel Trittico al Theater an der Wien, Nannetta in Falstaff alla Scala. È stata La voce dal cielo nel Don Carlo, diretto da Z. Mehta al Maggio Musicale Fiorentino e Nannetta a Tel Aviv con l’Israel Philharmonic Orchestra.


Chiara Amarù
mezzosoprano
Nata a Palermo, diplomata al Conservatorio della sua città, si perfeziona con i maestri Ganassi, Serra, Frittoli, Alaimo, Antoniozzi, Araiza, Giménez, Wymola, Mariani, Freni e Bertocchi.
Dal 2009 al 2011 frequenta la Scuola dell’Opera Italiana a Bologna proseguendo un’intensa attività concertistica e operistica.
Finalista ai concorsi Ziino 2008 e As.Li.Co. 2008 (ruolo di Dorabella in Così fan tutte), che vince nel 2010 (ruolo di Angelina ne La Cenerentola), si esibisce in alcune delle più importanti istituzioni italiane (ROF, Comunale di Bologna, Lirico di Cagliari, Petruzzelli di Bari, Regio di Torino, Fenice di Venezia, Festival MiTo, Festival della Valle d’Itria, Politeama di Palermo, Aslico, Teatro Marrucino di Chieti) e con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, cimentandosi in lavori di Pergolesi (Stabat Mater), Cimarosa (Fidalma inMatrimonio segreto), Mozart (Idamante in Idomeneo, Dorabella in Così fan tutteRequiem), Boccherini (Stabat Mater), Rossini (Isabella nell’Italiana in Algeri, Rosina in Barbiere di Siviglia, Angelina nella CenerentolaMosè in Egitto), Offenbach (Monsieur Choufleuri), Strauss (Elektra), Rota (Napoli milionaria).
Tra i suoi più recenti e prossimi impegni si annoverano Il matrimonio segreto di Cimarosa al Teatro Regio di Torino, La donna del lago al Rof 2013, Barbiere di Siviglia al Massimo di Palermo, alla Fenice di Venezia ed al Regio di Torino, Cenerentola a Treviso e Ferrara, Cosi fan tutte a Bologna, Comte Ory alla Scala.

Juan Francisco Gatell
tenore
La sua voce è stata definita luminosa, seducente, elegante ed agile, la sua recitazionedrammatica e delicata.
Ha calcato i più importanti palcoscenici d’Europa, del Nord e del Sud America, tra cui ilMaggio Musicale Fiorentino, il Teatro alla Scala di Milano, l’Opera di Roma La Fenice diVenezia, il Musikverein, la Staatsoper di Vienna, il Théâtre des Champs Elysées di Parigi, il Festival di Salisburgo ed a Chicago, New York e Washington.
Nella stagione 2013/’14 ha debuttato alla Royal Opera House di Muscat in Oman come Conte d’Almaviva nel Barbiere di Siviglia di Rossini, come Fenton nel Falstaff di Verdi alla Los Angeles Opera e debutterà come Tom Rakewell in The Rake’s Progress di Stravinsky al Teatro La Fenice di Venezia. Tornerà al Teatro alla Scala di Milano nella Lucia di Lammermoor e a Vienna nel Cosi fan tutte per il Wiener Festwochen.
Tra i suoi dvd: la produzione del Festival di Salisburgo di Romeo et Juliette, con A. Netrebkoe R. Villazon (Deutsche Grammophon), Il burbero di buon cuore (Dynamic), il Don Pasquale(Arthaus - Musik), Il viaggio a Reims, ripreso alla Scala (Vox Imago) e Il barbiere di Siviglia al Rossini Opera Festival.
Tra le registrazioni discografiche: Ernesto nel Don Pasquale di Donizetti dal Festival di Ravenna (Arthaus-Musik), con la direzione di R. Muti, il Requiem di Mozart con l’Orchestra della Toscana a Siena (Accademia Musicale Chigiana) diretto da G. Gelmetti, Beppe eArlecchino in Pagliacci di Leoncavallo, live al Teatro Carlo Felice, con la direzione di B. Bartoletti.


Alessandro Spina
basso
Ha studiato canto al Conservatorio “G. Verdi” di Milano con la Prof.ssa G. Canetti, perfezionandosi con i maestri F. Bandera e L. Scipioni.
Ha collaborato con importanti registi quali R. Carsen, R. De Simone, S. Braunschweig, M. Van Hoecke, J. Franconi Lee, H. De Ana, D. Abbado, D. Michieletto, M. Gasparon, L. De Fusco, G. Ferrara, R. Cappuccio, P. Stein, S. Brown, L. Muscato. Tra i direttori d’orchestra ricordiamo R. Abbado, A. Battistoni, M. Benini, F.M. Bressan, D. Callegari, B. Casoni, A. Fisch, D. Gatti, M. Mariotti, P. Morandi, R. Muti, C. Rovaris, W. Sawallish, P. Steinberg J. Valcuha, M. Zanetti.
Ha interpretato Alfonso in Così fan tutte nella tournée del Teatro San Carlo in Chile, Frère Laurent in Roméo et Juliette al Filarmonico di Verona, Lunardo ne I quatro rusteghi, Angelotti in Tosca all’Arena di Verona, al Regio di Parma, alla Fenice di Venezia, al San Carlo di Napoli e all’Opera di Roma, Colline ne La bohème al Malibran di Venezia, al San Carlo, il ruolo del titolo in Don Pasquale, Simone in Gianni Schicchi al Maggio Musicale Fiorentino e a Modena, inciso in dvd da TDK, Abimelech in Samson et Dalila al Teatro Verdi di Trieste.
Si è esibito in Gianni di Parigi al Festival di Wexford e in Crispino e la comare al Festival della Valle d’Itria. Ha partecipato all’inaugurazione della Stagione 2009 del Teatro alla Scala nel Don Carlo diretto da D. Gatti.
Ha cantato: Te Deum di Britten (produzione Teatro alla Scala), Requiem di Fauré, Requiem di Mozart diretto da M. Mariotti a Bologna, Oratorio di Natale di Saint-Saëns, Messa di Mercadante per il San Carlo, Messa KV 317 di Mozart diretta da R. Abbado.

G.L.

mercoledì 11 dicembre 2013

BRUNO CANINO PRESENTA A TARANTO LA STORIA DEL VALZER





BRUNO CANINO PRESENTA A TARANTO LA STORIA DEL VALZER




Taranto - Il concerto che l’Associazione Amici della Musica presenterà il prossimo 17 dicembre nell’accogliente Auditorium Tatà a Taranto, per la 70ª stagione 2013-14 organizzata sotto l’egida del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Puglia e del Comune di Taranto, è stato concepito come una delle sorprese offerte alla nostra città in occasione dei festeggiamenti in corso per il Santo Natale. Quale genere musicale, infatti, incarna meglio del valzer il ruolo di ideale “colonna sonora” di questo importante periodo di passaggio al nuovo anno?
Il grande virtuoso del pianismo italiano ed europeo Bruno Canino, napoletano, noto in tutto il mondo per la sua straordinaria attività concertistica e per le bellissime incisioni discografiche (fra le più recenti, l’integrale pianistica di Emmanuel Chabrier), da anni prezioso “amico della musica” e di Taranto – da ultima, la sua prestigiosa presidenza della Commissione giudicatrice per la International Piano Competition “Arcangelo Speranza” 2013 – ci offrirà uno spettacolo ideato e costruito proprio sull’affascinante evoluzione del valzer in terra europea, declinato per tastiera.
Dal romano Muzio Clementi (nato nel 1752) con i suoi “4 Valzer” dall’ op. 38, ai romantici “5 Valzer” del  Fryderyk Chopin, dal famoso valzer “dimenticato” (“Premiére Valzer oubliée”) del virtuosissimo Franz Liszt, al “Valzer op. n. 39” del “teutonico” Johannes Brahms, per continuare con le “valse” di Claude Debussy e di Alexis Emmauel Chabrier e con gli affascinanti valzer dei russi Pëtr Il'ič Čajkovskij e Sergej Prokof'ev. Con quest’ultimo, si perviene alla nuova interpretazione del valzer del pieno Novecento, rappresentato anche da straordinari innovatori d’area germanofona come Paul Hindemith e Arnold Schömberg.
In un concerto che si annuncia eccezionale per repertorio, gradevolezza e capacità interpretative, Bruno Canino non poteva chiudere il programma che con il celebrato maestro del genere, l’austriaco Johann Strauss figlio, il cui valzer “Du und du”, tratto da quella che è considerata il culmine dell’età d’oro dell’operetta viennese, “Il pipistrello” (1874), sarà presentato nella notevole trascrizione per pianoforte operata dal pianista, compositore e direttore d’orchestra ungherese (ma nato a Bratislava) Ernő Dohnányi nel 1928. Un incredibile e affascinate viaggio culturale attraverso il continente europeo, nel segno inconfondibile del ritmo in tre-quarti più famoso del mondo, il valzer.


Il costo dei biglietti per assistere all’atteso concerto di Bruno Canino sono i seguenti: Posto unico: 15 € (ridotto 12 €). I Bambini fino a 13 anni pagano € 5,00. I ridotti sono riservati agli under25, over65 e possessori AGISCARD. Le prevendite a Taranto sono presso la sede degli Amici della Musica in via Toscana n. 24/d - tel. 099.7303972; Basile Strumenti Musicali in via Matteotti n° 14 - tel. 099.4526853; Box Office in via Nitti n° 106/a - tel. 099.4540763.

domenica 8 dicembre 2013

UNA TRAVIATA IN CHIARO-SCURO ALLA SCALA DI MILANO

                          UNA  PRIMA DI TRAVIATA MOLTO CONTESTATA ALLA SCALA 



Grande attesa per questa prima di Traviata alla Scala a conclusione di un anno dedicato a Verdi in tutti i teatri italiani e non solo,  in occasione del bicentenario dalla nascita. Nel palco reale, sono presenti il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con la moglie Clio, il Presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, il Presidente del Togo  Faure Gnassingbè, il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia ed ancora il Presidente del Senato Pietro Grasso, il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni.  Presenti in sala anche il ministro alla Cultura Massimiliano Bray, l’ex premier Mario Monti, lo stilista Giorgio Armani, l’ex ministro allo Sviluppo Economico Corrado Passera, Roberto  Bolle e Carla Fracci e altri vips ancora. Non si sono presentati, pur essendo attesi, la Presidente della Camera Laura Boldrini e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Fuori, invece, una manifestazione di contestatori  con la messa in scena di una “Traviata-Italia”, ma senza particolare tensioni. Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha scelto invece di assistere allo spettacolo all’interno del penitenziario di San Vittore, sul megaschermo allestito dal Comune nell’ottagono del carcere. La serata si è aperta in modo irrituale con un minuto di silenzio dedicato a Nelson Mandela. Dalla buca, il maestro Daniele Gatti ha annunciato: “La città di Milano e il Teatro alla Scala desiderano ricordare Nelson Mandela, uomo straordinario”, l’eroe dell’anti-Apartheid. E’ subito scoppiato un fragoroso applauso e tutto il pubblico si è alzato in piedi. “Volevo chiedere un minuto di silenzio - ha poi proseguito Gatti - ma questo applauso è stata la testimonianza più grande per un uomo che ha dimostrato l’umanità più viva”. Subito dopo, c’è stato ugualmente il minuto di silenzio, seguito dalle note dell’Inno nazionale e quindi è iniziata l’opera. Dopo circa tre ore di spettacolo,  quasi dieci minuti di applausi misti per l’opera di Verdi ma solo per alcuni dei protagonisti. Consensi, applausi e fiori lanciati dai palchi per il soprano Diana Damrau,  protagonista assoluta dell’opera verdiana, per ben 5 volte nel corso dell’anno nel ruolo di Violetta e per  il baritono Zeljkp Lucic, papà Germont. In effetti  la soprano tedesca,  che unisce  alla presenza scenica anche notevoli qualità canore,  è riuscita a cantare ed incantare, sovrastando coro ed orchestra. Una vera ovazione per lei dopo l'interpretazione di "Addio del passato". Per il tenore Piotr Beczala, Alfredo, per il regista russo Dmitri Tcherniakov ed anche per il direttore d’orchestra Daniele Gatti (con scelte ritmiche a volte discutibili) la reazione del loggione con “buu” e “vergogna”(dirette soprattutto al regista) . Non ha convinto, infatti,  la regia del russo Dmitri Tcherniakov, che ha suscitato in particolare la reazione del loggione. C’era curiosità per le sue idee innovative, rivolte a nuove forme di linguaggio scenico per l’opera.  Invece ci sono state forti critiche anche per le scelte di costumi : uomini in appariscenti giacche rosa, donne con fiocchi in testa, una bionda in pailette. Nel secondo atto Violetta e Alfredo sono in una casa rustica con camino, cucina e credenza e con angioletti e bambole. A ciò si aggiunga la "performance" di Alfredo, che rimproverato dal padre, stende la pasta della pizza in grembiule e  si mette a tagliare verdure in modo ossessivo. C’è da aggiungere, inoltre, che Alfredo  non è sembrato  particolarmente spontaneo sulla scena e poco convincente  nel ruolo. In molti ricordano la regia storica (anche quella contestata inizialmente) di Luchino Visconti e Maria Callas, ma è stata ben lontana da quella recita. Non hanno convinto neanche alcune scelte come quella  di Flora, vestita da da pellerossa che balla sul tavolo. Il segno della regia ha toccato anche un altro simbolo importante: le camelie bianche descritte nell’opera di Dumas e riprese dal libretto Piave, vengono trasformate  in enormi papaveri rossi…..E' noto che "La signora delle camelie" portasse una camelia bianca tutto il mese ad esclusione di quattro giorni in cui metteva una rossa, ad indicare la sua indisponibilità. Ebbene la camelia bianca non appare nel primo e nel secondo atto, solo un papavero rosso in entrambi gli atti. Non si può non condividere l’opinione dell’ètoile Roberto Bolle, a fine spettacolo,  che ha parlato di  “un realismo, forse esagerato, perché il pubblico della Scala chiede magia e raffinatezza, vuole sognare”.
G.L.

Cosa hanno detto e scritto critici e politici..... 

- Paolo Isotta: Dal direttore Daniele Gatti sul podio ci aspettavamo più correttezza.....La sua orchestra ha un suono bandistico, pur se la banda vera sia discreta.Il tenore Piotr Beczala si concede un'incredibile cadenza prima di "O mio rimorso, infamia" ed il direttore lo consente.Per il resto dell'atto singhiozza, bela, raglia. La protagonista Damrau è un ottimo soprano di coloratura ma fa un primo atto d'inaccettabili ultroneità e arbitrii.... Fa un buon "Addio del passato" ma in "Prendi quest'è l'mmagine" il direttore le impedisce di far bene. Ha un paio di ammnesie. I comprimari pessimi,tutti.

Beppe Menegatti, marito di Carla Fracci): "Sono senza fiato per il vecchiume della regia. Decrepita".
Carla Fracci (Sovrintendente della Scala): "Io che ho visto la Traviata di Visconti, preferisco di gran lunga regie più tradizionali.Trovo senza senso che un uomo disperato si metta a tagliare verdura".
Lissner, ultima prima del sovrintendente uscente, in relazione alle critiche "I talebani sono dappertutto".
Alexander Pereira (Prossimo Sovrintendente della Scala): "E' una messa in scena interessante, forte, non radicale, ma non sembra facile fare spettacoli più radicali oggi".

Giorgio Napolitano: "I custodi della tradizione se la sono presa con il regista, ma questo capita".
Pietro Grasso : "Non capisco le polemiche verso chi cerca di attualizzare le opere".
Mario Monti: "Devo riflettere".
Giuliano Pisapia (Sindaco di Milano) : "Una Traviata intrigante, perchè mischia fasto a semplicità, passato a presente".
Roberto Maroni (Presidente Regione Lombardia): "Strepitosa".

Sono queste alcuni dei punti di vista di critici e politici, tenendo presente che i Presidenti delle Fondazioni liriche sono i sindaci!!!!!








martedì 3 dicembre 2013

SALVATORE ACCARDO IN CONCERTO A TARANTO





CON SALVATORE ACCARDO E L’ORCHESTRA SINFONICA “TITO SCHIPA” TORNA A TARANTO LA GRANDE MUSICA CLASSICA


Taranto - La 70a Stagione dell’Associazione onlus Amici della Musica “Arcangelo Speranza”, organizzata sotto l’egida del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Puglia e del Comune di Taranto, dopo l’inaugurazione con l’eccezionale spettacolo di Lina Sastri, entra nel vivo con il primo concerto dedicato alla grande musica classica.
Giovedì prossimo 5 dicembre, alle 21 presso il Teatro Orfeo, lo straordinario musicista Salvatore Accardo, uno dei massimi virtuosi del violino e, in questa occasione, anche direttore dell’Orchestra Sinfonica “Tito Schipa” ICO di Lecce - già apprezzata ospite dell’Associazione Amici della Musica nelle scorse stagioni - proporrà un affascinante repertorio dedicato al primo ottocento europeo, con brani di Niccolò Paganini, Gioacchino Rossini e Franz Schubert che non mancheranno di suscitare l’entusiasmo dei cultori della buona musica.

Si tratta composizioni conosciutissime, che coprono un periodo fra il 1813 e il 1830, caratterizzate da grande difficoltà esecutiva e da straordinarie invenzioni melodiche e armoniche, esaltate nell’interazione fra lo strumento solista e la compagine orchestrale. Quale repertorio, se non quello di Nicolò Paganini, il grande virtuoso della scrittura e dell’esecuzione violinistica, costituisce una sfida irrinunciabile per uno dei più talentuosi violinisti dei nostri giorni come Salvatore Accardo?Al “Concerto n. 4” in re minore del Niccolò Paganini, meravigliosa pagina che, con gli altri cinque, costituisce il corpus dei concerti per violino e orchestra del grande virtuoso genovese, seguiranno la famosissima Ouverture de “L’italiana in Algeri” di Gioacchino Rossini, una delle più belle insieme con quella del “Barbiere di Siviglia”, del compositore di Pesaro. La conclusione del concerto sarà affidata a Franz Schubert e alla sua “Sinfonia n. 2 in si bem. maggiore D 125”, intenso e articolato brano giovanile del compositore viennese, soprattutto il primo movimento, secondo per ampiezza solo all’omologo della Nona Sinfonia beethoveniana.

Le incredibili sonorità del violino di Salvatore Accardo e il meraviglioso timbro dell’orchestra leccese da lui diretta faranno risplendere le caratteristiche melodiche e armoniche delle partiture, donando al pubblico un’indimenticabile e impeccabile interpretazione.

Le prevendite a Taranto sono presso la sede degli Amici della Musica in via Toscana n. 24/d - tel. 099.7303972; Basile Strumenti Musicali in via Matteotti n° 14 - tel. 099.4526853.

Guida all'ascolto
Niccolò Paganini (Genova, 1782 - Nizza, 1840) Concerto n. 4 in re min. per violino e orchestra
Sono sei i lavori che costituiscono il corpus paganiniano dei Concerti per violino e orchestra: i primi quattro composti prima del lungo viaggio in Europa (1815 – 1826) e pervenutici completi dell’orchestrazione originale ed altri due composti durante tale viaggio (1829 – 1830). Altri due lavori, citati in alcune testimonianze dell’epoca, sono andati perduti.
Il Concerto n. 4 in re min., ultimo pervenutoci in stesura completa, è il meno virtuosisticamente atteggiato. Venne eseguito per la prima volta il 26 aprile 1830 a Francoforte. Paganini lavorò alla stesura tra l’autunno del 1829 e l’inverno del 1830 durante la frenetica tournèe in Germania.
Il primo movimento, Allegro maestoso, si apre con l’introduzione dell’orchestra che precede l’ingresso del solista ed espone gli spunti dei due temi che verranno sviluppati in seguito. L’orchestra con grande discrezione e ricorrendo anche al pizzicato sostiene la linea spesso tenue del violino. Segue l’Adagio flebile in fa diesis minore, che con poche battute dell’or- chestra introduce una mirabile melodia suonata dal violino solista che nella sezione centrale del movimento viene variata fino alla fine in un intenso e appassionato dialogo tra il solista e gli ottoni.
Il terzo ed ultimo movimento è basato sul consueto Rondò, un Andantino dal carattere gioviale, gaio. L’andamento fortemente ritmico in 6/8 nel modo minore ha un suo fascino grazie alla presenza del triangolo che ri- chiama il motivo della campanella dell’ultimo movimento del Concerto n. 2. A parte l’impiego di armonici doppi nella parte conclusiva, segnata pure da un gustoso episodio affidato alla fanfara degli ottoni, gli ingredienti virtuosistici risultano qui impiegati con moderazione, pur nella loro scintillante e sempre complessa struttura violinistica.

Gioachino Rossini (Pesaro, 1792 - Parigi, 1868) Ouverture de L’italiana in Algeri
L’Italiana in Algeri fu uno dei più grandi successi operistici del giovane Rossini.Andata in scena il 22 maggio 1813 viene accostata per la ricchezza di ispirazione a quella del Barbiere di Siviglia.
Lo schema formale presenta una forma bipartita con un’introduzione, Andante pacato, assai breve che si impone per il malinconico e capriccioso disegno dell’oboe e lascia intravvedere lo spirito del crescendo che inon- derà l’intera partitura. Segue l’Allegro, sezione in cui il tema principale viene gestito in modo sapiente, con un perfetto equilibrio di imitazioni e di giochi tematici.
La melodia sorge spontanea ed elegante dal flauto, poi passa nei violini, si fa più incisiva nel dialogo col flauto e dà quindi vita al crescendo che inizia in pianissimo.

Franz Schubert (Vienna, 1797 - Vienna, 1828) Sinfonia n. 2 in si bem. Magg. D 125
Anche se si ha notizia di tredici sinfonie, il repertorio sinfonico di Schubert comprende sette partiture complete più l’incompiuta. A partire dal 1813 fino al 1815 Schubert scrisse ogni anno una sinfonia (la n. 1 nel 1813, la n. 2 nel 1814 la n.3 nel 1815) e nel 1816 ne portò a termine due, la n.4 e la n. 5. Nel 1817 iniziò il lavoro per l’ultima delle sinfonie giovanili, la sesta che fu completata nel 1818. Al maggio 1818 risalgono gli schizzi di una Sinfonia in re magg. cui si attribuì il n. 7. Un’ultima sinfonia fu iniziata e mai conclusa nel 1821, e sempre nel 1821, fu abbozzata la Sinfonia in mi magg. a cui furono assegnati ora il n. 7 ora il n. 8 per essere poi definita “incompiuta”.
La Sinfonia n. 2 in si bem. Magg. D 125 fu composta tra il 10 dicembre 1814 e il 24 marzo 1815. Appartiene alle tre sinfonie della giovinezza che si rifanno, almeno in superficie, ai modelli haydniani e del primo Beethoven. In Europa si stava assistendo all’apogeo della parabola di Napoleone e la sua disfatta a Waterloo; in musica Beethoven usciva dallo sperimentalismo conflittuale del suo periodo “di mezzo” andando verso quello che sarà definito il suo “tardo stile”. La Sinfonia porta la dedica a Franz Innocent Lang (direttore del Convito di Vienna) e destinazione l’orchestra del Konvikt medesimo. Nell’amplissimo primo movimento, secondo per dimensioni solo all’analogo della Nona Sinfonia vengono presentati gli strumenti per blocchi (fiati e archi). Poco dopo fa il suo ingresso l’Allegro vivace in 2/2 caratterizzato da un ritmo brillante.
L’Andante è composto da una serie di cinque variazioni su un tema esposto dai violini: la prima variazione presenta flauto, oboe e corno, la seconda è affidata ai violoncelli e ai contrabbassi, mentre la terza fa dissolvere il tema in eleganti figurazioni dei fiati. Seguono una quarta variazione, in tonalità minore, in cui si sente tutta la fantasia espressiva del romanticismo e una quinta che ripropone il tema completo. Il Minuetto si presenta con un carattere energico, quasi marziale, sempre nella tonalità di do min. è in contrasto con il Trio riprende il tema dell’Andante. Il Presto vivace, che chiude la sinfonia presenta molte analogie con il primo movimento, ed è caratterizzato dal vigore delle figurazioni ritmiche.




                                                                  PROGRAMMA

NICCOLÒ PAGANINI
(Genova, 1782 – Nizza, 1840)
Concerto n. 4 in re minore
per violino e orchestra

GIOACHINO ROSSINI
(Pesaro, 1792 – Parigi, 1868) Ouverture de “L’italiana in Algeri”
Andante
Allegro

FRANZ SCHUBERT
(Vienna, 1797 – 1828)
Sinfonia n. 2 in si bem. magg. D 125
Largo, allegro vivace
Andante
Minuetto (Allegro vivace,Trio)
Presto vivace

Guida all'ascolto
Niccolò Paganini (Genova, 1782 - Nizza, 1840) Concerto n. 4 in re min. per violino e orchestra
Sono sei i lavori che costituiscono il corpus paganiniano dei Concerti per violino e orchestra: i primi quattro composti prima del lungo viaggio in Europa (1815 – 1826) e pervenutici completi dell’orchestrazione originale ed altri due composti durante tale viaggio (1829 – 1830). Altri due lavori, citati in alcune testimonianze dell’epoca, sono andati perduti.
Il Concerto n. 4 in re min., ultimo pervenutoci in stesura completa, è il meno virtuosisticamente atteggiato. Venne eseguito per la prima volta il 26 aprile 1830 a Francoforte. Paganini lavorò alla stesura tra l’autunno del 1829 e l’inverno del 1830 durante la frenetica tournèe in Germania.
Il primo movimento, Allegro maestoso, si apre con l’introduzione dell’orchestra che precede l’ingresso del solista ed espone gli spunti dei due temi che verranno sviluppati in seguito. L’orchestra con grande discrezione e ricorrendo anche al pizzicato sostiene la linea spesso tenue del violino. Segue l’Adagio flebile in fa diesis minore, che con poche battute dell’or- chestra introduce una mirabile melodia suonata dal violino solista che nella sezione centrale del movimento viene variata fino alla fine in un intenso e appassionato dialogo tra il solista e gli ottoni.
Il terzo ed ultimo movimento è basato sul consueto Rondò, un Andantino dal carattere gioviale, gaio. L’andamento fortemente ritmico in 6/8 nel modo minore ha un suo fascino grazie alla presenza del triangolo che ri- chiama il motivo della campanella dell’ultimo movimento del Concerto n. 2. A parte l’impiego di armonici doppi nella parte conclusiva, segnata pure da un gustoso episodio affidato alla fanfara degli ottoni, gli ingredienti virtuosistici risultano qui impiegati con moderazione, pur nella loro scintillante e sempre complessa struttura violinistica.

Gioachino Rossini (Pesaro, 1792 - Parigi, 1868) Ouverture de L’italiana in Algeri
L’Italiana in Algeri fu uno dei più grandi successi operistici del giovane Rossini.Andata in scena il 22 maggio 1813 viene accostata per la ricchezza di ispirazione a quella del Barbiere di Siviglia.
Lo schema formale presenta una forma bipartita con un’introduzione, Andante pacato, assai breve che si impone per il malinconico e capriccioso disegno dell’oboe e lascia intravvedere lo spirito del crescendo che inon- derà l’intera partitura. Segue l’Allegro, sezione in cui il tema principale viene gestito in modo sapiente, con un perfetto equilibrio di imitazioni e di giochi tematici.
La melodia sorge spontanea ed elegante dal flauto, poi passa nei violini, si fa più incisiva nel dialogo col flauto e dà quindi vita al crescendo che inizia in pianissimo.

Franz Schubert (Vienna, 1797 - Vienna, 1828) Sinfonia n. 2 in si bem. Magg. D 125
Anche se si ha notizia di tredici sinfonie, il repertorio sinfonico di Schubert comprende sette partiture complete più l’incompiuta. A partire dal 1813 fino al 1815 Schubert scrisse ogni anno una sinfonia (la n. 1 nel 1813, la n. 2 nel 1814 la n.3 nel 1815) e nel 1816 ne portò a termine due, la n.4 e la n. 5. Nel 1817 iniziò il lavoro per l’ultima delle sinfonie giovanili, la sesta che fu completata nel 1818. Al maggio 1818 risalgono gli schizzi di una Sinfonia in re magg. cui si attribuì il n. 7. Un’ultima sinfonia fu iniziata e mai conclusa nel 1821, e sempre nel 1821, fu abbozzata la Sinfonia in mi magg. a cui furono assegnati ora il n. 7 ora il n. 8 per essere poi definita “incompiuta”.
La Sinfonia n. 2 in si bem. Magg. D 125 fu composta tra il 10 dicembre 1814 e il 24 marzo 1815. Appartiene alle tre sinfonie della giovinezza che si rifanno, almeno in superficie, ai modelli haydniani e del primo Beethoven. In Europa si stava assistendo all’apogeo della parabola di Napoleone e la sua disfatta a Waterloo; in musica Beethoven usciva dallo sperimentalismo conflittuale del suo periodo “di mezzo” andando verso quello che sarà definito il suo “tardo stile”. La Sinfonia porta la dedica a Franz Innocent Lang (direttore del Convito di Vienna) e destinazione l’orchestra del Konvikt medesimo. Nell’amplissimo primo movimento, secondo per dimensioni solo all’analogo della Nona Sinfonia vengono presentati gli strumenti per blocchi (fiati e archi). Poco dopo fa il suo ingresso l’Allegro vivace in 2/2 caratterizzato da un ritmo brillante.
L’Andante è composto da una serie di cinque variazioni su un tema esposto dai violini: la prima variazione presenta flauto, oboe e corno, la seconda è affidata ai violoncelli e ai contrabbassi, mentre la terza fa dissolvere il tema in eleganti figurazioni dei fiati. Seguono una quarta variazione, in tonalità minore, in cui si sente tutta la fantasia espressiva del romanticismo e una quinta che ripropone il tema completo. Il Minuetto si presenta con un carattere energico, quasi marziale, sempre nella tonalità di do min. è in contrasto con il Trio riprende il tema dell’Andante. Il Presto vivace, che chiude la sinfonia presenta molte analogie con il primo movimento, ed è caratterizzato dal vigore delle figurazioni ritmiche.



G.L.