ACCOGLIENZA CALOROSA PER
L’OPERA DI G. PAISIELLO “NINA, O
SIA LA PAZZA PER AMORE”
di Gaetano Laudadio
ACCOGLIENZA CALOROSA
PER L’OPERA DI G. PAISIELLO “NINA, O SIA LA PAZZA PER AMORE”
di Gaetano Laudadio
Taranto - La
rappresentazione della “Nina, o sia La pazza per amore” di Giovanni Paisiello
ha raccolto al MUDI anche nella seconda replica calorosissimi e convinti
applausi del numerosissimo pubblico accorso per assistere alla opera buffa più
nota del compositore tarantino. Si tratta di una nuova edizione critica del
musicologo Lucio Tufano in un atto e con i recitativi parlati, realizzata in
coproduzione con il Teatro
dell’Opera Giocosa di Savona. Per l'occasione tarantina è andata in scena la
versione originale del 25 giugno 1789 realizzata in un solo atto e con l'innesto del
prologo di una zampogna che ha dato il via all'opera. Fuori dal botteghino è rimasta ancora gente in fila per fare il
biglietto, ma troppo tardi, non c’era più posto. Chi sa se l’organizzazione del
Paisiello Festival non prenderà in considerazione un’altra serata da regalare
ai tarantini che non hanno potuto assistervi. Taranto ha festeggiato così,
finalmente, il suo più celebre concittadino con uno spettacolo degno della sua
fama. Paisiello era corteggiato e richiesto dalle maggiori corti europee: da
quella del re polacco Venceslao a quella della zarina russa Caterina II, a
quella dei Borbone, per finire a Napoleone Bonaparte, dal quale Paisiello era
particolarmente stimato. La “Nina, o sia La pazza per amore” è una
commedia in prosa ed in verso per musica, il cui libretto è la traduzione
di una commedia francese di genere “larmoyant” creata per la Comédie Italienne
da Benoit-Joseph Marsollier des Vivetières e musicata da Giovanni Paisiello. L’opera
ha come protagonista una
giovane contessina, impazzita perché crede che l’amato Lindoro sia stato ucciso
in duello. Quando Nina ritrova l’amato creduto morto, ritroverà
anche la ragione in uno dei finali lieti più celebri nella storia del
teatro musicale. È questa, certamente, la sua opera buffa più nota e non
sono di importanza minore le sue composizioni di musica sacra, come il “Te Deum
Laudamus”, composta ed eseguita per Napoleone Bonaparte nel giorno della sua
Incoronazione a Parigi e “La Missa Defunctorum”, che, come accadde in occasione
dei 100 anni dalla scomparsa di Paisiello, sarà rieseguita anche quest’anno nel
Duomo di S. Cataldo nella ricorrenza dei 200 anni dalla sua morte. Tutte le
scene dell’opera sono ambientate all’interno di un antico e nobile palazzo
settecentesco con giardino annesso, in uno stato di abbandono, quasi a
rappresentare lo stato d’animo di desolazione della protagonista Nina, delusa e
privata della memoria per il dolore procuratole nel credere morto il suo
innamorato Lindoro.
La luna piena
(espressione della sua mente malata), un albero secco (a rappresentare la sfera
dell'irrazionale) e tanti, tanti libri accatastati con il suo inseparabile
diario caratterizzano l'allestimento voluto dalla regia di Stefania Panighini. La pazzia di Nina è generata dalla delusione dell'ambiente
che la circonda ed infatti il suo distacco è con tutti coloro che la circondano
e solo Lindoro potrebbe aiutarla (ed infatti sarà proprio lui a farla tornare
in sé): non si fida di nessuno e tanto meno del padre che l’aveva promesso ad
un altro uomo, cercando di strapparla al suo amato Lindoro.Vive, inizialmente,
in un mondo dell'inconscio e dell'innocenza e sul palco due bambini ricordano
la vita spensierata di Nina e Lindoro da piccoli. L’opera inizia in modo
singolare con uno stornello del pastore accompagnato dalla zampogna, e la regia
di Stefania Panighini (che
ha realizzato anche le scene) che propone una Nina, smemorata ma dolce,
trasognata, malinconica che vive in un suo mondo irreale. A dirigere
l’Orchestra Paisiello Festival ed i cantanti, il maestro Giovanni Di Stefano, profondo
conoscitore di Paisiello e da sempre impegnato nel recupero e nella diffusione
del repertorio del musicista tarantino. E’stato così possibile apprezzare, un
cast di giovani interpreti in ascesa e già affermati. In primis, il soprano Giuseppina Piunti nel ruolo di Nina, impegnata in un
ruolo non facile e dotata di una voce chiara ed acuta (per lei gli applausi più
calorosi), il tenore argentino Francisco
Brito in Lindoro (buone
qualità attoriali e voce convincente), il basso Rocco Cavalluzzi, nel ruolo del
Conte, il soprano Maria Luisa
Casale in Susanna, la
governante di Nina e il basso Andrea
Vincenzo Bonsignore, Giorgio, balio del Conte. Da elogiare anche i giovani
componenti l'ottetto nel ruolo di villani e villanelle (Valeria La Grotta, Cristina Fanelli, Maria Chiara Scarale,
Flavia Muri, Domenico Pellicola, Giuseppe Lucente, Luca Simonetti, Francesco
Masilla). Alla fine, come detto, applausi per tutti, in attesa
di una rappresentazione ulteriore che sarà realizzata in ottobre a Savona.
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