Taranto - Nel 1791
Giovanni Paisiello (1740-1816), fu
invitato dal re di Polonia Stanislao Augusto a scrivere una grandiosa composizione
per celebrare il primo anniversario della costituzione polacca appena
promulgata. Quello stesso anno Paisiello
compose per il re polacco il “Te Deum laudamus”, per doppio coro e grande orchestra, riscuotendo un
successo straordinario. Il Te Deum fu eseguito a Varsavia il 3 maggio 1791, tuttora
festa nazionale e fu riproposto nel maggio
del 2004, per celebrare un altro grande evento, quando la Polonia, tornata libera, entrò a far parte, con altri
dieci paesi dell’Unione Europea. Il
concerto per l’occasione fu registrato (ed è l’unica registrazione esistente)
grazie alla Fondazione Pro Musica Camerata di Varsavia. Fa molto piacere che, dopo oltre due secoli, il
compositore tarantino sia ancora ricordato anche in Polonia e sia stato scelto
per celebrare un avvenimento storico
internazionale di tale importanza. Paisiello fu musicista anche presso la corte di
Caterina II di Russia, di Ferdinando IV, oltre che del re Stanislao di Polonia,
dell'imperatore Giuseppe II, ed adorato da Napoleone del quale fu ospite a
Parigi fino al giorno della sua incoronazione, per la quale compose una Messa
solenne e curò l'esecuzione del “Te Deum”. Tra i canti sacri della tradizione cristiana, se ce n’è uno in grado di far
tremare il cuore, anche a personaggi notoriamente anticlericali, è proprio il
“Te Deum”. Quelle note, sgorgate nella magnificenza del gregoriano, in qualche
modo evocano il Giudizio e la sentenza finale. Il Te Deum (estesamente Te Deum
laudamus, latino per "noi ti lodiamo, Dio") è un inno cristiano in prosa
di origine antica. Nella Chiesa cattolica il Te Deum è legato alle cerimonie di
ringraziamento; viene tradizionalmente cantato la sera del 31 dicembre, per
ringraziare dell'anno appena trascorso, oppure nella Cappella Sistina ad
avvenuta elezione del nuovo pontefice, prima che si sciolga il conclave oppure
a conclusione di un Concilio. Quest’inno è tanto bello e terribile, che non
hanno osato rinunciarvi neppure Napoleone, che non se ne perse uno, arrivando a
minacciare di morte il clero se non gliel’avesse eseguito in pompa magna. Il
Piemonte delle leggi eversive metteva in carcere i vescovi che per protesta si
rifiutavano di intonarlo. Perfino Garibaldi, il più fanatico dei mangiapreti,
pretese il solenne Te Deum, e più di una volta. Il concerto in programma al
Mudi, prevede una prima parte organistica ad opera del maestro Pierluigi
Lippolis con l’”Inno del Re di Napoli” (composto in onore di Ferdinando IV nel
1787 ed adottato come inno nazionale delle Due Sicilie), l’Aria “Nel cor più
non mi sento” e “Pièce pour orgue” ed a seguire il Coro Polifonico Choraliter
diretto dallo stesso Pierluigi Lippolis con Danilo Tarso all’organo eseguirà il
“Graduale per la messa dell’Epifania”, e la prima parte del “Te Deum” (o Inno
Ambrosiano) composto dal “Te Deum Laudamus”, “Te aeternum Patrem”, “Tibi
cherubim et seraphim”, “Sanctus”, “Pleni sunt coeli et terra”, “Te gloriosus”, “Patrem
immensae maiestatis”. Concluderà il concerto l’esecuzione del “Magnificat” in
Sol.
G L.