domenica 27 giugno 2021

Sold out in Piazza del Plebiscito per l’apertura della seconda edizione di Regione Lirica.

 

TEATRO SAN CARLO , REGIONE LIRICA – II Edizione: Applausi per la prima di Carmen di Bizet.


Piazza del Plebiscito, 25 giugno – 17 luglio 2021


Sold out in Piazza del Plebiscito per l’apertura della seconda edizione di Regione Lirica.
In mille hanno applaudito ieri sera venerdì 25 giugno la prima di Carmen di Georges Bizet interpretata da Elīna Garanča e tutti gli artisti del cast: Brian Jadge, Mattia Olivieri, Daniele Terenzi, Gabriele Sagona Selene Zanetti, Aurora Faggioli, Mariam Battistelli, Michele Patti, Filippo Adami, il direttore Dan Ettinger, l’Orchestra, il Coro e il Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo
Lo spettacolo sarà in replica domenica 27 giugno alle 20,15.

Il prossimo appuntamento con Regione Lirica è domenica 4 luglio con il Balletto del Teatro di San Carlo protagonista di una serata intitolata Da Petipa a Nureyev, a cura della nuova direttrice del Balletto Clotilde Vayer, che prevede nella prima parte l’esecuzione di alcuni estratti da La Bella Addormentata di Pëtr Il'ič Čajkovskij con la coreografia di Marius Petipa e nella seconda parte il II Atto da Il Lago dei Cigni di Pëtr Il'ič Čajkovskij con la coreografia di Rudolf Nureyev.
Lo spettacolo andrà poi in scena al Teatro di San Carlo il 9, 10 e 11 luglio.
Guida all’ascolto di Carmen di Georges Bizet
Dal programma di sala
Ogni donna è fiele, non concede che due ore di letizia:
una sul letto di nozze, una sul letto di morte.

Con questa esaustiva epigrafe di Pallada, antico poeta alessandrino, Prosper Mérimée decreta sin da principio il sanguinario epilogo della sua Carmen. A dare il suggestivo titolo al racconto è un’ammaliante gitana che col suo intrigo porterà alla rovina Don José, uomo di saldi principi e vero protagonista della vicenda, conducendolo a un amore funesto, così folle da risolversi nella più ossessiva e fatale delle gelosie. Da questa novella, comparsa nel 1845 sulla “Revue des Deux Mondes” tra notizie di politica e suggestioni esotiche, nel 1874 Henri Meilhac e Ludovic Halévy avrebbero tratto il libretto per la Carmen musicata da Georges Bizet.
La commissione era giunta dall’impresario Camille du Locle per l’Opéra-Comique di Parigi, un teatro che da oltre un secolo ospitava spettacoli caratterizzati da parti musicate e dialoghi parlati, da elargire a famiglie borghesi abituate a rappresentazioni leggere, formali e di facile fruizione. Carmen, dunque, non poté che ricevere un’accoglienza ostile. La gestazione del lavoro non fu cosa semplice e sia testo che musica subirono continui rimaneggiamenti durante le prove: tra il tema scabroso, un’orchestrazione troppo complessa, le richieste al coro di muoversi sulla scena e le difficoltà a reperire un mezzosoprano disposto a prestarsi a un finale dissoluto e immorale come la morte, Bizet stava mettendo a dura prova la resistenza del teatro dell’Opéra.
La prima del 3 marzo 1875 fu applaudita e disprezzata; la critica si divise tra sostenitori e detrattori, tra gli affezionati alle prassi del gusto corrente e gli spiriti più inclini alle nuove tendenze artistiche. Tra questi secondi figurò Célestine Galli-Marié che, oltre a vestire per prima i panni della protagonista, fu tra i maggiori alfieri dell’opera. Eppure di lì a poco Carmen avrebbe decretato il successo internazionale e postumo del suo compositore. Il trentaseienne Georges Bizet, morto esattamente tre mesi dopo la prima all’Opéra parigina, non poté godere del consenso tributato al suo lavoro. Fu lungimirante Friedrich Nietzsche nell’affermare entusiasta che questo dramma avrebbe segnato i repertori di tutta Europa. Ancora oggi Carmen è tra le opere più rappresentate di sempre. Epurato dalle parti più cruente, il racconto di Mérimée, ambientato a Siviglia ai primi dell’Ottocento, era riproposto in una formula drammaturgicamente perfetta: quattro personaggi chiave, un contenzioso sentimentale, la musica a definire il luogo e il significato dell’azione e un destino onnipresente, rivelato fin dal tema del Prélude.
Nei quattro quadri che compongono l’opera va in scena un gioco di potere espresso nella funzione dei diversi ruoli. Carmen è una donna, una sigaraia e una gitana. La sua figura è il sunto di quanto meno accettabile per la società. Eppure la sua forza, il potere effimero della libertà, è valore ancestrale e supremo. Il motto “vivere liberi o morire”, repubblicano e pienamente francese, descrive in maniera compiuta il personaggio di Carmen. La donna entra in scena presentandosi con una sublime e perturbante Habanera; chiarisce dal principio la sua visione dell’amore, un sentimento libero da imposizioni e orgogliosamente rivendicabile a costo della vita.
Nella rituale reiterazione ossessiva del ritmo dell’Habanera Carmen affascina e incanta gli astanti con l’incedere luttuoso di una melodia gitana, estranea alla musica colta occidentale. A lei sola, il compositore riserva la vitalità delle nacchere che scandiscono con ritmo euforico il fluire del tempo. Ed è proprio il suo istinto che l’esotismo della musica vuole esprimere: una pulsione sconosciuta alla ragione dell’uomo civile, lontana e incontrollabile, intrisa di erotismo e di magia.
Nella Francia dell’Imperialismo coloniale in cui vive Bizet, Carmen pone in scena i rapporti tra condizione civile e selvaggia, lucidamente espressi nella dicotomia tra istinto e ragione. Don José, nuovo Otello, è l’incarnazione della giurisdizione. Uomo di origini comuni e legato ai valori della famiglia e della patria, si autodetermina nel potere del controllo e del comando. Ha totale discrezionalità sulla vita di lei lungo tutto il dramma, dalla decisione iniziale di liberarla dalla prigionia fino all’assassinio di cui rivendica con dolore l’autorialità nell’ultimo disperato grido “c’est moi qui l’ai tuée!”.
Ammaliato dal fascino delle emozioni libere e coinvolto nel desiderio della possessione, l’uomo giunge alla sua personale disfatta mettendo progressivamente in discussione le logiche razionali fino al riaffiorare della sua indole. L’arte del compositore si esprime anche attraverso i personaggi di Escamillo e Micaëla che fungono da contrappeso e apportano equilibrio alla vicenda. I due offrono un espediente all’azione e prendono corpo rispettivamente in una musica “fatua”, rappresentazione del prestigio sociale del toreador, e in una lirica formale, espressione della purezza spirituale della donna-angelo. In uno scenario che è tanto tragico quanto più è festante, la Spagna di Bizet non è solo un’ambientazione folklorica o il pretesto per un esotismo di maniera ma è sede di desideri e dissidi, è lo spazio del pathos, passione e patimento insieme, il luogo in cui prendono corpo ritmi frenetici, melodie sinuose e forme popolari prestate alla lirica, come il Paso Doble della corrida, la Seguidille o l’Habanera che il compositore ricavò dal brano El arreglito scritto da Sebastián Iradier e molto in voga in Francia in quegli anni. L’orchestra, con tutta la tavolozza di timbri, si concede a questa creazione.
Bizet entra a gamba tesa nel realismo più crudo, raccontando la storia di ogni epoca e di ogni società patriarcale. Scava in maniera incisiva nella psicologia dei personaggi attraverso il racconto musicale di una realtà, quella del sottoproletariato urbano, che nella Parigi della seconda rivoluzione industriale stava avanzando con la vacuità e la dissoluzione propri di uno strato sociale sofferente e capace di piegare ogni ferrea fiducia nella razionalità del progresso.
Ma il potere seduttivo del sanguinario contrasto tra Eros e Thanatos ha destinato quest’opera a un successo senza tempo.
(Maria Rossetti

Musiche di Čajkovskij, Piazzolla, Stravinsky per il concerto diretto da Carlo Goldstein sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo.

Musiche di Čajkovskij, Piazzolla, Stravinsky per il concerto diretto da Carlo Goldstein sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo.


Con l'ouverture-fantasia di Pëtr Il'ič Čajkovskij, ispirata a Romeo e Giulietta di William Shakespeare, si apre domenica 27 giugno alle 20.00 l’ultimo concerto in programma al Teatro Massimo di Palermo, prima di spostarsi al Teatro di Verdura con la Stagione estiva di opere e concerti e balletti. All'ouverture-fantasia seguono, con il trascinante bandoneón di Mario Stefano Pietrodarchi, i Tres tangos sinfónicos di Astor Piazzolla. Chiude il programma la seconda suite da L’oiseau de feu di Igor Stravinsky.

Sul podio dell’Orchestra del Massimo, Carlo Goldstein, tra i migliori giovani direttori della scena internazionale, collaboratore di Omer Meir Wellber, che ne ha scoperto anni fa il talento straordinario. Dopo una formazione musicale al Mozarteum di Salisburgo e al Royal College of Music di Londra, tra gli impegni futuri di Goldstein, che torna a Palermo dopo la Cavalleria rusticana della scorsa estate, si segnalano il suo debutto come direttore ospite alla BBC Philharmonic e il ruolo di direttore ospite principale della Wiener Volksoper dalla stagione 2022/23.

Il programma del concerto prende le mosse dall’ouverture-fantasia di Čajkovskij, uno dei lavori sui quali il compositore fu impegnato più a lungo, realizzandone ben tre revisioni. L’opera ripercorre i temi principali del dramma shakespeariano: dal primo incontro della coppia di innamorati, alla scena del balcone di Giulietta, all'odio tra i Montecchi e i Capuleti rivali e lo scontro fisico e 'metallico' della battaglia, fino all’epilogo drammatico.

Si cambia tema e scenario nella seconda parte del programma con i Tres tangos sinfónicos di Astor Piazzolla nell’orchestrazione e cadenza di Fabio Conocchiella. E già il titolo dei Tres Tangos Sinfónicos è emblematico dell'operazione di rinnovamento del genere musicale compiuta dal musicista argentino, cresciuto a New York,  che diede al tango un respiro internazionale e sinfonico. Al bandoneón un esecutore brillante e di raffinata musicalità come Mario Stefano Pietrodarchi.

Chiude il programma L’oiseau de feu (seconda suite, 1919), prima composizione per la scena di Igor Stravinsky per i Balletti russi di Djaghilev, che debuttò all'Opéra di Parigi nel 1910 alla presenza di artisti come Marcel Proust, Paul Claudel e Sarah Bernhardt che ne decretarono il grande successo internazionale. La sua storia attinge al folklore e alle fiabe russe e il linguaggio musicale vede la contrapposizione di due mondi differenti, quello magico dell'Uccello di fuoco, che ha connotazioni orientaleggianti che risaltano con l'uso di un accentuato cromatismo e quello umano e terreno del principe Ivan, rimarcato nella partitura da motivi diatonici legati a suggestioni ciakovskijane.

Il concerto, della durata di due ore, con un intervallo, chiude il programma di opere e concerti in Sala Grande. La programmazione proseguirà all’aperto, al Teatro di Verdura, dove il 4 luglio, il direttore musicale Omer Meir Wellber dirigerà due capolavori del Novecento: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Sergej Rachmaninov (Daniel Ciobanu solista), e la Cantata Aleksandr Nevskij per mezzosoprano, coro e orchestra, di Sergej Prokofiev per le musiche di scena del film omonimo di Sergej Ejzenstejn e la proiezione delle scene del film. Solista è il mezzosoprano Natalia Gavrilan, con il Coro del Teatro diretto da Ciro Visco.

Biglietti e abbonamenti sono acquistabili in biglietteria dal lunedì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 15.30 e nei giorni di spettacolo, a partire da due ore prima dell’inizio. Per l'acquisto telefonico il call center è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 18.00: Tel. +39 091 8486000. Biglietteria online su www.ticketone.it
È possibile acquistare abbonamenti e biglietti utilizzando i voucher ricevuti per gli spettacoli cancellati della stagione 2020. I voucher emessi dalla biglietteria possono essere utilizzati per l’acquisto sia presso la biglietteria che presso il call center. I voucher emessi da Ticketone e dai punti vendita autorizzati possono essere utilizzati esclusivamente per acquisti sul sito Ticketone.

 

Il ritorno di Ulisse in patria, tragedia di Claudio Monteverdi, è il terzo titolo operistico dell’83esima edizione del Festival del Maggio Musicale in scena dal 28 giugno all’8 luglio, al Teatro della Pergola.

                                          83esimo FESTIVAL DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

 


Il ritorno di Ulisse in patria, di Claudio Monteverdi,

dal 28 giugno all’8 luglio al Teatro della Pergola.
 
Ottavio Dantone dirige l’Accademia Bizantina per la regia di Robert Carsen.

Tra le voci: Charles Workman, Anicio Zorzi Giustiniani, Delphine Galou.

 

Quattro recite il 28, 30 giugno; 3, 8 luglio alle ore 19.

Esaurita la prima recita del 28, pochi i posti disponibili per le recite successive.

L’opera verrà registrata e poi trasmessa in video sulle piattaforme ITsARt e CueTv Operabase

 

Il ritorno di Ulisse in patria, tragedia di lieto fine in un prologo e tre atti di Claudio Monteverdi, è il terzo titolo operistico dell’83esima edizione del Festival del Maggio Musicale in scena dal 28 giugno all’8 luglio, alle ore 19, al Teatro della Pergola. Sul podio il maestro Ottavio Dantone, a dirigere l’Accademia Bizantina, per la regia di Robert Carsen. L’opera va in scena dopo l’Adriana Lecouvreur inaugurale, La forza del destino diretta dal maestro Zubin Mehta e subito prima di Siberia di Umberto Giordano. Al Maggio è stata messa in scena solo in tre occasioni: due alla Pergola (1942 e 1999) e una al Comunale (1987).

 

Nel cast composto da Toni Gradsack, casting manager del Maggio, Charles Workman (Ulisse), Anicio Zorzi Giustiniani (Telemaco), Delphine Galou (Penelope), John Daszak (Iro), Francesco Milanese (Il Tempo), Marina De Liso (Giunone), Eleonora Bellocci (La Fortuna), Gianluca Margheri (Giove), Guido Loconsolo (Nettuno), Arianna Vendittelli (Minerva), Konstantin Derri (Amore), Andrea Patucelli (Antinoo), Pierre-Antoine Chaumien (Anfinomo), James Hall (Pisandro), Miriam Albano (Melanto), Hugo Hymas (Eurimaco), Mark Milhofer (Eumete), Ericlea (Natascha Petrinsky). Le scene sono di Radu Boruzescu, i costumi di Luis Carvalho, le luci di Robert Carsen e Peter van Praet e la drammaturgia Ian Burton.

Il ritorno di Ulisse in patriamelodramma con prologo e tre atti su libretto di Giacomo Badoaro, è uno degli ultimi e straordinari frutti della vena creativa di Claudio Monteverdi realizzato nel periodo veneziano. Era passato tanto tempo da quando il musicista aveva impresso per sempre il suo nome nella storia dell’opera con l’Orfeo, allestito alla corte di Mantova nel 1607. E dopo un ventennio d’invenzioni e successi trascorso a servizio dei Gonzaga, Monteverdi sentì il bisogno di trovare altrove nuovi stimoli. La scelta ricadde su Venezia, dove oltre all’incarico di maestro di cappella in San Marco il musicista si dedicò anche alla produzione madrigalistica e operistica. Nella città lagunare erano stati inaugurati da poco i teatri pubblici con la conseguente richiesta di drammi sempre nuovi. Il ritorno di Ulisse in patria nacque in quel contesto e andò in scena nel 1640 al Teatro dei SS. Giovanni e Paolo. L’opera fu eccezionalmente riproposta anche l’anno seguente a dimostrazione del favore indiscusso di cui godeva l’anziano maestro, che ancora una volta aveva colpito nel segno. E anche se la musica nell’Ulisse non è destinata a sedurre l’orecchio quanto piuttosto a servire la poesia secondo i dettami del ‘recitar cantando’, Monteverdi riesce comunque a caratterizzare i suoi personaggi con uno stile vocale incisivo e adeguato alla loro natura e sempre funzionale al racconto.

Il ritorno di Ulisse in patria è un’opera meravigliosa, forse una delle opere più belle della storia per la sua grande pregnanza musicale e drammaturgica” dice il maestro Ottavio Dantone. “Anche se è stata scritta nel 1640, è un’opera molto moderna con tutte le basi di ciò che sarebbe venuto successivamente nel mondo del teatro. Insieme all’Accademia Bizantina e al regista Robert Carsen stiamo facendo un grande lavoro e il risultato sarà un grande spettacolo per gli occhi e le orecchie

 

La regia è di Robert Carsen che dice: “Il ritorno di Ulisse in patria è un lavoro unico nel suo genere perché ci sono vari livelli della storia che nascono tutti dal libretto: quello allegorico che viene da Omero (Tempo, Amore e Fortuna), la nostra contemporaneità (Ulisse e Penelope) e quello degli Dei che viene da Monteverdi (Giove, Nettuno, Minerva). L’opera è anche molto shakespeariana e infatti ho voluto fare in modo di non avere tanti cambi di scena, ma solo un unico spazio in cui accade tutto.

 

Nel ruolo del protagonista, al suo debutto a Firenze, Charles Workman che dice: “Tutti conoscono Ulisse e le sue avventure: un personaggio mitico che ha fatto la guerra contro Troia e che, per 20 anni, non riesce a tornare nella sua casa ad Itaca e, soprattutto, da sua moglie Peneleope che gli resta fedele per tutto il tempo. Robert Carsen sta facendo un lavoro bellissimo con il mio personaggio e sono convinto che sarà uno spettacolo meraviglioso. Con tutto il cast ci stiamo divertendo molto a metterlo in scena”.

 

A interpretare la moglie del protagonista il contralto Delphine Galou che torna a Firenze dopo otto anni da “Il Farnace” di Antonio Vivaldi che andò in scena al Teatro Goldoni nel 2013 (diretto dal maestro Federico Maria Sardelli): “Sono molto felice di cantare il ruolo di Penelope: è una donna molto commovente che ha forza e determinazione ed è una vera sfida interpretare questo personaggio sul palcoscenico. Robert Carsen e Ottavio Dantone stanno facendo un lavoro meraviglioso con me e con tutto il cast, colleghi strepitosi e molto gentili, e sul palco c’è una bellissima atmosfera”.

 

Anicio Zorzi Giustianiani, già protagonista in varie produzioni del Maggio, è Telemaco, figlio di Ulisse e Penelope: “Il mio personaggio, come sappiamo dall’Odissea, cerca il padre ovunque, ma riesce a vederlo solo per volere di Minerva e, per quel momento, il compositore Monteverdi ha scritto un duetto bellissimo. Telemaco, come gli altri due protagonisti, avrà un lieto fine in cui vedrà, finalmente, i genitori ricongiungersi. La produzione di Robert Carsen è meravigliosa e, insieme anche al Maestro Ottavio Dantone, stiamo facendo un grande lavoro nell’interpretare perfettamente la parola, che nel recitar cantando è fondamentale, e a trovare un significato ad ogni singola frase cantata. È un lavoro minuzioso, ma ci sta servendo per crescere come artisti.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL RITORNO DI ULISSE IN PATRIA

Tragedia di lieto fine in un prologo e tre atti (realizzata in 2 parti)

Poesia di Giacomo Badoaro
 
Musica di Claudio Monteverdi

Edizione critica a cura di Bernardo Ticci
 BTE - Bernardo
Ticci edizioni, 2021
 Edizione pratica: Maggio Musicale Fiorentino 2021, a cura di
Ottavio Dantone

Nuovo allestimento

Maestro concertatore e direttore Ottavio Dantone

Regia Robert Carsen

Scene Radu Boruzescu

Costumi Luis Carvalho

Luci Robert Carsen e Peter van Praet
 
Drammaturgo Ian Burton

Ulisse Charles Workman

Telemaco Anicio Zorzi Giustiniani

Penelope Delphine Galou

Iro John Daszak

Il Tempo Francesco Milanese

 

Giunone Marina De Liso

La Fortuna Eleonora Bellocci

Giove Gianluca Margheri

Nettuno Guido Loconsolo

Minerva Arianna Vendittelli

Amore Konstantin Derri
 
Antinoo Andrea Patucelli
 
Anfinomo Pierre-Antoine Chaumien
 
Pisandro James Hall
 
Melanto Miriam Albano
 
Eurimaco Hugo Hymas
 
Eumete Mark Milhofer
 
Ericlea Natascha Petrinsky

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Accademia Bizantina

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Assistente regista Philippe Jordan, Jean-Michel Criqui
 
Assistente scenografo Catalina Defta
 
Aiuto costumista Edoardo Russo
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Figuranti speciali Carolina Hannah Braus, Francesca Cellini, Lucia Lorè, Erika Rombaldoni, Davide Arena, Andrea Bassi, Giacomo Casali, Giampaolo Gobbi, Luca Nava, Giuseppe Nitti, Marlon Zighi Orbi, Leonardo Paoli, Carlo Pucci, Andrea Salierno, Aulo Sarti, Lorenzo Terenzi,
 
Gaetano Tizzano, Leonardo Venturi, Federico Zini
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Allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
 
Si ringrazia Dardanelli/Riproduzioni Litografiche Srl, Firenze e Alter Ego Srl, Firenze
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 Con
sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze
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Robert Carsen dedica con ammirazione e amicizia la regia di questa nuova produzione de Il ritorno d’Ulisse in patria, alla gioiosa memoria del suo caro amico Barone Alessandro di Renzis-Sonnino.

mercoledì 23 giugno 2021

Domenica 27 giugno, alle ore 20, Anna Netrebko in concerto al Maggio Fiorentino.


 

Anna Netrebko in concerto al Maggio Fiorentino, domenica 27 giugno alle ore 20 in un programma interamente verdiano con arie e sinfonie d’opera da Nabucco, La forza del destino, Macbeth,  I Vespri siciliani, Aida, Luisa Miller e Il trovatore.

L’Orchestra del Maggio è diretta da Marco Armiliato.

Ampliata la capienza del Teatro del Maggio fino a 880 spettatori.

Una delle più importanti e celebri stelle del panorama lirico mondiale Anna Netrebko, al Maggio domenica 27 giugno 2021 alle ore 20, nell’ambito dell’83esima edizione del Festival in un concerto interamente dedicato a Giuseppe Verdi con arie e sinfonie dalle sue opere: Nabucco, La forza del destino, Macbeth, I Vespri siciliani, Aida, Luisa Miller e Il trovatore. L’Orchestra del Maggio è diretta da Marco Armiliato.

In occasione del passaggio in zona bianca della Toscana, rispetto alle restrizioni precedenti il Teatro del Maggio ha potuto ampliare la capienza della sala da 500 fino a 880 posti; il concerto che risultava già esaurito quindi ora gode di una maggiore disponibilità per il pubblico.

 

La locandina dell’atteso concerto annuncia di Giuseppe Verdi la sinfonia di Nabucco, e dalla stessa opera (parte seconda, scena prima e seconda) l’aria: “Ben io t'invenni... Anch'io dischiuso un giorno... Salgo già del trono aurato”; la sinfonia da La forza del destino; da Macbeth, (atto IV, scena quarta): l’aria “Una macchia è qui tuttora”; la sinfonia da I Vespri siciliani; da Aida (atto I, scena prima): l’aria “Ritorna vincitor”; la sinfonia da Luisa Miller, e da Il trovatore (parte prima, scena seconda): “Tacea la notte placida... Di tale amor che dirsi”.

 

Vent’anni separano l’ultima presenza di Anna Netrebko a Firenze tanto che possiamo considerare questo concerto, praticamente, un nuovo debutto fiorentino del celeberrimo soprano russo: ventinovenne era già presente infatti nei cartelloni del Teatro del Maggio come solista della Messa in si minore di Johann Sebastian Bach diretta da Ivor Bolton al Teatro dei Rinnovati di Siena il 22 novembre 2000 per la Stagione “Micat in Vertice” dell’Accademia Musicale Chigiana, poi replicata il giorno successivo al Teatro Comunale di Firenze e alla Chiesa di Santo Stefano al Ponte come Concerto di Natale il 22 dicembre. L’anno dopo, ma durante il 64esimo Festival del Maggio, Anna Netrebko tornò a Firenze per interpretare la parte della Donna israelita nell’oratorio Judas Maccabaeus di Georg Friedrich Händel diretto sempre da Ivor Bolton al Teatro della Pergola il 26 e il 27 maggio.

 

La frequentazione più assidua di Anna Netrebko con le opere di Giuseppe Verdi inizia alla fine degli anni Novanta, quando ancora componente della compagnia del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, interpreta i personaggi di Gilda nel Rigoletto e di Nannetta nel Falstaff, parti che oggi vengono considerate “leggere”, ma che in realtà risultano molto più credibili se affidate a una voce di soprano lirico così come le aveva concepite Verdi. Passa, negli anni successivi, a interpretare tutti i personaggi delle opere presenti nel programma del recital al Maggio dove, nel concerto del 27 giugno appunto, presenta anche una ghiotta novità: il suo debutto come Abigaille dal Nabucco (che interpreterà nel prossimo mese di novembre alla Staatsoper di Vienna).

 

domenica 13 giugno 2021

L’OPERA TORNA AL CIRCO MASSIMO : Il trovatore 15, 19, 24, 27 giugno, 4 e 6 luglio 2021.

 

 

 

L’OPERA TORNA AL CIRCO MASSIMO

Il trovatore: 15 luglio 2021

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA

SARÀ PRESENTE ALL’INAUGURAZIONE DELLA STAGIONE ESTIVA

DELL’OPERA DI ROMA AL CIRCO MASSIMO

SUL PODIO DANIELE GATTI, ALLA REGIA LORENZO MARIANI

Molti rappresentanti della politica e della cultura

 

 


 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella assisterà martedì 15 giugno all’inaugurazione della Stagione Estiva del Teatro dell’Opera di Roma con Il trovatore di Verdi nell’interpretazione musicale del maestro Daniele Gatti e la regia di Lorenzo Mariani.

Il capo dello Stato sarà ricevuto, al suo arrivo al Circo Massimo, dalla Sindaca di Roma e Presidente della Fondazione, Virginia Raggi, e dal Sovrintendente Carlo Fuortes.

C’è grande attesa per il debutto di questo nuovo allestimento de Il trovatore che apre ufficialmente la stagione estiva 2021 del Teatro dell’Opera di Roma.

Tra gli ospiti di martedì sera al Circo Massimo per la prima de Il trovatore: il Giudice Costituzionale Silvana Sciarra; il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese; il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti; l’Ambasciatore di Francia S.E. Christian Masset; l’Ambasciatore di Germania S.E. Viktor Elbling; l’Ambasciatore di Spagna S.E. Alfonso Dastis; il sottosegretario di Stato al Ministero della cultura Lucia Borgonzoni; il Prefetto di Roma Matteo Piantedosi; il Presidente Camera di Commercio Lorenzo Tagliavanti; la Direttrice Rai Fiction Maria Pia Ammirati; la Direttrice Rai Cultura Silvia Calandrelli; la Direttrice della Galleria Borghese Francesca Cappelletti; la Presidente di Acea Spa Michaela Castelli; il Presidente della Fondazione la Biennale di Venezia Roberto Cicutto; la presidente del MAXXI Giovanna Melandri; Corrado Augias;Giorgio Battistelli; Roberto D’Agostino; Giancarlo De Cataldo; Gianni Letta; Claudio Strinati; Bruno Vespa.

 


UN NUOVO ALLESTIMENTO DE IL TROVATORE

APRE LA STAGIONE ESTIVA DELL’OPERA AL CIRCO MASSIMO:

SUL PODIO DANIELE GATTI, ALLA REGIA LORENZO MARIANI

Un cast di rilievo per l’opera di Verdi: Roberta Mantegna, Fabio Sartori e Christopher Maltman

 

 

 

 

Martedì 15 giugno parte ufficialmente la Stagione Estiva del Teatro dell’Opera di Roma al Circo Massimo con un nuovo allestimento di un grande classico, Il trovatore di Verdi nell’interpretazione musicale del maestro Daniele Gatti e la regia di Lorenzo Mariani.

 

Dopo il successo dello scorso anno, l’attesissimo cartellone estivo dell’Opera di Roma ritorna nello scenario archeologico del Circo Massimo, tra i più grandi luoghi di spettacolo mai realizzati dall’uomo. Il nuovo palcoscenico di 1.500 metri quadrati è progettato e realizzato nel pieno rispetto delle norme anti Covid-19, garantendo la massima sicurezza. In particolare il pubblico potrà usufruire di quattro ingressi separati.

 

Prototipo perfetto del melodramma romantico, Il trovatore forma con Rigoletto e La traviata la cosiddetta “trilogia popolare” del compositore di Busseto.

Con Il trovatore completo il mio viaggio nella trilogia popolare verdiana insieme all’Opera di Roma, tutto realizzato durante il periodo della pandemia, e fortemente caratterizzato dalle necessità imposte da questo nostro tempo – dichiara il maestro Gatti – Ho diretto Il trovatore solo un’altra volta, al Festival di Salisburgo nel 2014. Con piacere quindi mi riavvicino a un’opera tra le più musicalmente ispirate della produzione centrale di Giuseppe Verdi, e che proprio per questo è anche tra le più amate da parte del pubblico”.

 

Nella visione di Lorenzo Mariani tutto è rigorosamente bianco o nero. “Ho scelto di seguire una linea metafisica, con un’atmosfera immateriale, onirica, misteriosa – afferma il regista – Mi affido a una costante di elementi geometrici, antinaturalistici, a partire naturalmente dalle proporzioni del triangolo, perfette per un’opera in cui Verdi sa trasformare gli archetipi in passione viva”.

 

Nel ruolo di Manrico si alterneranno Fabio Sartori e Piero Pretti (4, 6 luglio). Roberta Mantegna, fresca del trionfo in Luisa Miller diretta dal maestro Mariotti, sarà Leonora, Clémentine Margaine Azucena, Christopher Maltman e Giovanni Meoni (24, giugno, 4, 6 luglio) si alterneranno nel ruolo del Conte di Luna. Completano il cast Marco Spotti (Ferrando), Marianna Mappa e Domingo Pellicola, due giovani talenti dell’edizione in corso di “Fabbrica” Young Artist Program dell’Opera di Roma, che interpretano rispettivamente i ruoli di Ines e Ruiz. Leo Paul Chiarot e Antonio Taschini si alternano nel ruolo del Vecchio Zingaro, mentre Michael Alfonsi e Aurelio Cicero in quello del Messo. Maestro del Coro Roberto Gabbiani.

 

Rappresentato per la prima volta il 19 gennaio 1853, il nuovo allestimento del melodramma verdiano avrà le scene e i costumi di William Orlandi, le luci di Vinicio Cheli, mentre i video sono firmati da Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii.

Dopo la prima di martedì 15 giugno, lo spettacolo torna in scena sabato 19, giovedì 24, domenica 27 giugno, domenica 4 e martedì 6 luglio. Tutte le rappresentazioni inizieranno alle ore 21.

 

Terna è sponsor della Stagione Estiva 2021 del Teatro dell’Opera di Roma al Circo Massimo.

 

I biglietti per la stagione estiva 2021 al Circo Massimo sono in vendita presso la biglietteria e sul sito del Teatro dell’Opera di Roma.

 

Per informazioni: operaroma.it