lunedì 28 settembre 2015

PETRUZZELLI, UN MESE DEDICATO ALLA DANZA

                                     ATTENDENDO ROBERTO BOLLE

Bari – Dieci giorni fa sul palco del politeama barese era andato in scena un interessantissimo spettacolo di danza contemporanea del gruppo americano Ailey II e l’altro ieri, come secondo appuntamento del cartellone 2015 della fondazione Petruzzelli e nel segno della grande danza contemporanea, si è esibita la Compañía Nacional de Danza de España. Questa compagnia non propone né flamenco né sardana ma ancora danza contemporanea. Il clou del mese riservato al balletto saranno il 3,4,5 ottobre col Gala  Roberto Bolle & friends. Lo spettacolo si è articolato in quattro coreografie: Sub, Falling Angels, Herman Schmerman e Minus 16 ed è stato realizzato in collaborazione con Ater, Associazione Teatrale Emilia Romagna. La Compañía Nacional de Danza è stata fondata nel 1979 con il nome di Ballet Nacional de España Clásico e si è imposta all’attenzione internazionale con Nacho Duato (ballerino e coreografo), con un cambio innovativo ed importante nella storia della Compagnia, fino alla nomina di José Carlos Martínez, come nuovo Direttore artistico, tuttora ancora alla guida della stessa. La prima coreografia ad essere presentata è stata “Sub” dell’Israeliano Itzik Galili, con musica di Michael Gordon (Weather One).  Musica potente e quasi ossessionante con 7 ballerini impegnati in movimenti ripetitivi e sincronizzati, impegnati a trasformare la scena in un campo di battaglia. “Falling Angels”,  di Jirí Kylián e musica di Steve Reich, è stata la seconda coreografia ad essere presentata con caratteristiche abbastanza simili alla precedente in cui protagoniste sono state 8 ballerine ad assecondare  le percussioni assordanti della struttura ritmica, in particolare nello strumento stilistico definito defasaggio, che crea una base sulla quale la coreografia senza seguire rigidi schemi. Il risultato che ne deriva è un focus su otto ballerine; “Falling Angels”, è una “una pièce sulla nostra professione”, come Kylián ama definirla. Di William Forsythe, musica di Thom Willems, scene e luci di William Forsythe e costumi di William Forsythe e Gianni Versace è stata la terza coreografia “Herman Schmerman”, formata da tre parti. Lo stesso autore così si espresse: “Avevo sentito la frase di Herman Schmerman pronunciata da Steve Martin nel film Ded Men don’t Wear Plaid (Il mistero del cadavere scomparso). Credo sia un titolo adorabile, che non ha un preciso significato. Allo stesso modo questo balletto non lo ha. È una pièce di danza molto divertente. Sono solo (…) dei talentuosi ballerini che danzano, ed è bello che sia così, non trovate?”. La prima parte di Herman Schmerman è stata creata per il New York City Ballet nel 1992. Negli anni successivi è stato aggiunto un passo a due ideato per il balletto di Francoforte, compagnia che il coreografo ha diretto per vent’anni. La terza parte di Herman Schmerman è stata creata per la Compañía Nacional de Danza de España. Ed infine “Minus 16”, una coreografia di Ohad Naharin riallestita da Yoshifumi Inao e Shani Garfinkel e con musica composta da brani di artisti vari che hanno ricordato Dean Martin ed il mambo, la techno e la tradizione israeliana.  Minus 16 utilizza l’improvvisazione ed il metodo “Gaga” di Naharin, un linguaggio del movimento innovativo che spinge i danzatori a superarsi in nuove modalità. Il lavoro è eccezionale poiché abbatte la barriera tra i performer e gli spettatori, ogni volta con reazioni diverse. Minus 16 non solo delizia per la sua eccentricità, ma anche perché celebra la gioia della danza. E sarà stato proprio questo fattore ad indurre i 17 ballerini della compagnia a coinvolgere altrettante signore del pubblico in un estemporanea quanto apprezzata esibizione sul palco del teatro, con grande apprezzamento del pubblico presente.
Gaetano Laudadio



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