ATTENDENDO ROBERTO BOLLE

Bari – Dieci giorni fa sul palco del politeama barese era
andato in scena un interessantissimo spettacolo di danza contemporanea del
gruppo americano Ailey II e l’altro ieri, come secondo appuntamento del cartellone
2015 della fondazione Petruzzelli e nel segno della grande danza contemporanea,
si è esibita la Compañía Nacional de Danza de España. Questa compagnia non
propone né flamenco né sardana ma ancora danza contemporanea. Il clou del mese
riservato al balletto saranno il 3,4,5 ottobre col Gala Roberto Bolle & friends. Lo spettacolo si
è articolato in quattro coreografie: Sub, Falling Angels, Herman Schmerman e
Minus 16 ed è stato realizzato in collaborazione con Ater, Associazione
Teatrale Emilia Romagna. La Compañía Nacional de Danza è stata fondata nel 1979
con il nome di Ballet Nacional de España Clásico e si è imposta all’attenzione
internazionale con Nacho Duato (ballerino e coreografo), con un cambio
innovativo ed importante nella storia della Compagnia, fino alla nomina di José
Carlos Martínez, come nuovo Direttore artistico, tuttora ancora alla guida
della stessa. La prima coreografia ad essere presentata è stata “Sub” dell’Israeliano
Itzik Galili, con musica di Michael Gordon (Weather One). Musica potente e quasi ossessionante con 7 ballerini
impegnati in movimenti ripetitivi e sincronizzati, impegnati a trasformare la
scena in un campo di battaglia. “Falling Angels”, di Jirí Kylián e musica di Steve Reich, è
stata la seconda coreografia ad essere presentata con caratteristiche
abbastanza simili alla precedente in cui protagoniste sono state 8 ballerine ad
assecondare le percussioni assordanti
della struttura ritmica, in particolare nello strumento stilistico definito
defasaggio, che crea una base sulla quale la coreografia senza seguire rigidi
schemi. Il risultato che ne deriva è un focus su otto ballerine; “Falling
Angels”, è una “una pièce sulla nostra professione”, come Kylián ama definirla.
Di William Forsythe, musica di Thom Willems, scene e luci di William Forsythe e
costumi di William Forsythe e Gianni Versace è stata la terza coreografia “Herman
Schmerman”, formata da tre parti. Lo stesso autore così si espresse: “Avevo
sentito la frase di Herman Schmerman pronunciata da Steve Martin nel film Ded
Men don’t Wear Plaid (Il mistero del cadavere scomparso). Credo sia un titolo
adorabile, che non ha un preciso significato. Allo stesso modo questo balletto
non lo ha. È una pièce di danza molto divertente. Sono solo (…) dei talentuosi
ballerini che danzano, ed è bello che sia così, non trovate?”. La prima parte
di Herman Schmerman è stata creata per il New York City Ballet nel 1992. Negli
anni successivi è stato aggiunto un passo a due ideato per il balletto di
Francoforte, compagnia che il coreografo ha diretto per vent’anni. La terza
parte di Herman Schmerman è stata creata per la Compañía Nacional de Danza de
España. Ed infine “Minus 16”, una coreografia di Ohad Naharin riallestita da
Yoshifumi Inao e Shani Garfinkel e con musica composta da brani di artisti vari
che hanno ricordato Dean Martin ed il mambo, la techno e la tradizione
israeliana. Minus 16 utilizza
l’improvvisazione ed il metodo “Gaga” di Naharin, un linguaggio del movimento
innovativo che spinge i danzatori a superarsi in nuove modalità. Il lavoro è
eccezionale poiché abbatte la barriera tra i performer e gli spettatori, ogni
volta con reazioni diverse. Minus 16 non solo delizia per la sua eccentricità,
ma anche perché celebra la gioia della danza. E sarà stato proprio questo
fattore ad indurre i 17 ballerini della compagnia a coinvolgere altrettante signore
del pubblico in un estemporanea quanto apprezzata esibizione sul palco del
teatro, con grande apprezzamento del pubblico presente.
Gaetano Laudadio
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