sabato 11 settembre 2021

Il 13 settembre 2021, ore 20, al Maggio Musicale Fiorentino, Riccardo Muti dirige l’Orchestra Giovanile Cherubini.

 

In occasione del 700º anniversario dalla morte di Dante

Riccardo Muti dirige l’Orchestra Giovanile Cherubini

e il Coro, e professori d’Orchestra, del Maggio Musicale Fiorentino

13 settembre 2021, ore 20

 

 


Il maestro Riccardo Muti, alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini - da lui fondata - e del Coro del Maggio, con la partecipazione di professori d’orchestra del Maggio, torna sul podio del Teatro del Maggio Fiorentino il 13 settembre 2021 alle ore 20, a coronamento delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna proprio nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 1321.

 

Secondo di una serie di tre concerti con il medesimo programma, che toccheranno oltre a Firenze anche le altre due città dantesche di Ravenna il giorno prima e Verona il 15 settembre, vedrà il maestro Muti dirigere tre composizioni dedicate proprio all’opera del Sommo Poeta fiorentino. Tre serate per rendere omaggio a uno dei più grandi geni della nostra storia, che con la Divina Commedia è stato in grado di abbattere ogni muro del tempo e che, dopo sette secoli, ancora resiste come universale fonte d’ispirazione per ogni genere di artista.

 

In apertura le Laudi alla Vergine Maria di Giuseppe Verdi, brano per Coro femminile di rara esecuzione, ispirate liberamente al XXXIII canto del Paradiso e tratte dai Quattro pezzi sacri: fu una delle ultime opere del Compositore il quale nei suoi ultimi anni di vita si riavvicinò al genere sacro. 

Il concerto proseguirà con Purgatorio, per baritono, coro misto e orchestra, commissione del Ravenna Festival al massimo compositore armeno Tigran Mansurian, che sarà presente in platea a Firenze, la cui composizione si sviluppa su alcuni versi della seconda Cantica: l’incipit del Canto I “Per correr miglior acque alza le vele” e la preghiera del “Padre nostro” con la quale si apre il Canto XI. La voce solista sarà quella del baritono Gurgen Bayevan con Giovanni Sollima al violoncello, mentre a conclusione di questo percorso musicale verrà eseguita la titanica e corale Dante-Symphonie R.426 di Franz Listz, unico fra i compositori romantici a cimentarsi con la Divina Commedia, ispirata sia dall’Inferno che dal Purgatorio dantesco, per Coro femminile e Orchestra, che si conclude in un estatico “Magnificat” che guarda verso il Paradiso. In questa sinfonia la voce solista sarà quella del soprano Thalida Marina Fogarasi, artista tra i soprani primi del Coro del Maggio.

 

Il Coro del Maggio Musicale Fiorentino è diretto da Lorenzo Fratini

Domenica 12 settembre ore 18.00, appuntamento con l’Orchestra del Massimo napoletano guidata per l’occasione da Marco Armiliato.

Domenica 12 settembre ore 18.00, il Teatro di San Carlo riparte con un concerto diretto da Marco Armiliato.



Riparte domenica 12 settembre alle ore 18.00 la programmazione del Teatro di San Carlo.

In calendario un concerto che vedrà protagonista l’Orchestra del Massimo napoletano guidata per l’occasione da Marco Armiliato, recentemente applaudito nel Trovatore verdiano in Piazza del Plebiscito, all’interno della Stagione estiva del San Carlo.

Il tenore Lawrence Brownlee, solista inizialmente annunciato, ha dovuto annullare l’impegno al San Carlo a causa di un’improvvisa indisposizione.

Il programma dunque sarà il seguente: ad aprire il concerto l’Ouverture in re maggiore "im italienischen Stile", D. 590 e l’Ouverture in do maggiore "im italienischen Stile", op. 170, D. 591 di Franz Schubert.

A seguire la Sinfonia n. 2 in mi minore, op. 27 di Sergej Rachmaninov.

 

 

Guida all’ascolto di Angela Annese dal programma di sala del concerto.

 

Cuore musicale d’Europa, all’indomani del Congresso che nel 1815 sancisce la restaurazione post-napoleonica, Vienna accoglie con fervido calore il teatro musicale di Gioachino Rossini, del quale, mentre è direttore musicale del Teatro di San Carlo a Napoli, tra il novembre del 1816 e il giugno del 1817 vengono rappresentate L’inganno felice, Tancredi – che, presentata nell’originale italiano, a distanza di poco più di un anno tornerà in scena in lingua tedesca –, L’italiana in Algeri e Ciro in Babilonia. Una novità dirompente per gli ambienti musicali viennesi, ancor memori del beethoveniano Fidelio, andato in scena al Theater an der Wien nel novembre del 1805, e ben consapevoli del significato e della portata della concezione nazionalistica dell’opera convintamente propugnata e attuata in quegli anni da Carl Maria von Weber. Colpito dall’immediato e indiscusso successo di Rossini, più anziano di lui di cinque anni soltanto ma già sulla cresta dell’onda nei maggiori teatri d’Europa, nel novembre del 1817 Franz Schubert (Vienna, 31 gennaio 1797 – 19 novembre 1828) compone in pochi giorni, un po’ per omaggio e un po’ per scommessa, due Ouverture per orchestra sul modello di quelle che aprono le opere rossiniane, come lascia intendere la dicitura “im italienischem Stile”, giustapposta nel titolo all’indicazione della forma probabilmente dal fratello Ferdinand. Il giovane musicista, che ha cominciato a comporre ancora dodicenne e a vent’anni è già autore di cinque sinfonie e di numerosissime pagine pianistiche, vocali e cameristiche, è in questo momento fatalmente attratto dal Lied, per lui quasi una vocazione, a dispetto della scarsa fiducia mostrata dal suo maestro Antonio Salieri nelle concrete possibilità di carriera offerte da un genere di natura tanto intima e complessa. Una prodigiosa creatività consente tuttavia a Schubert, accanto a tante altre realizzazioni compositive nello stesso periodo, di risolvere brillantemente il confronto con l’esempio rossiniano, cui egli aderisce non solo in alcuni elementi evidentemente riconoscibili – la plastica evidenza dell’invenzione tematica, le figurazioni di accompagnamento degli archi, il tipico crescendo – ma anche nella freschezza comunicativa e nella sapiente strumentazione, le qualità della scrittura rossiniana che più apprezza e più gli sono congeniali. Ciò mantenendo intatta la propria voce raffinata e raccolta così come la peculiare mobilità di una conduzione armonica che nelle ardite modulazioni a tonalità lontane, spesso inattese, talvolta sorprendenti, arricchisce di colori la tavolozza espressiva pur nel pieno rispetto del canone formale, in una conduzione del discorso musicale scorrevole e affettuosa che è un tratto distintivo della produzione schubertiana.

Così è per l’Ouverture in re maggiore D. 590, che si apre con uno splendido Adagio percorso da un tema di toccante lirismo sempre trasfigurato nel rapido attraversare tonalità e timbri strumentali, in netto contrasto con il successivo Allegro giusto, lieve e spigliato, in cui il riferimento a Rossini si fa esplicito con la citazione nel secondo tema dell’aria “Di tanti palpiti” dal Tancredi, che Schubert ha ascoltato dal vivo, così come nel fitto dialogo tra gli strumenti e nella ‘stretta’ che dà corpo all’Allegro vivace conclusivo. La seconda Ouverture, in do maggiore D. 591, non offre citazioni esplicite di Rossini, ma rimanda comunque allo stile del compositore di Pesaro, soprattutto nell’Allegro che segue all’Adagio iniziale. Lo “stile italiano” ricordato nel titolo non è dunque riferito come in Bach (evocato evidentemente nel titolo) alla musica strumentale barocca, ma all’opera italiana del tempo di Rossini, trionfante in tutta l’Europa del tempo.

 

Quattordici anni ha Sergej Vasil’evič Rachmaninov (Velikij Novgorod, 1 aprile 1873 – Beverly Hills, 28 marzo 1943) quando compone le prime pagine sinfoniche ed è in procinto di compierne ventiquattro quando nel marzo del 1897 a San Pietroburgo la sua Prima Sinfonia, composta due anni prima e presentata per la prima volta al pubblico, conosce un insuccesso senza appello. La sciatta direzione di Alexander Glazunov non giova alla buona accoglienza del lavoro presso gli ambienti musicali pietroburghesi, diffidenti quando non pregiudizialmente ostili al promettente compositore che a Mosca ha compiuto la propria formazione e ha colto appena ventenne al Teatro Bolshoj una brillante affermazione con l’opera Aleko, da un poema di Puškin. “Dopo lo scacco subito dalla mia Prima Sinfonia, al rientro a Mosca ero un altro uomo. Quel colpo inatteso mi aveva indotto ad abbandonare la composizione. Sono stato vinto da un’apatia insormontabile. Non facevo più niente, non mi interessavo più a niente, passavo le mie giornate accasciato sul divano, con tetri pensieri sulla mia vita finita. Non avevo che qualche lezione di pianoforte come unica attività. Non avevo alcuna opportunità di concerto né la speranza che il Conservatorio mi assumesse come professore”. Tale è lo stato cui il clamoroso fiasco riduce il musicista, che è prodigioso pianista ed eccellente direttore d’orchestra ma aspira in primo luogo a essere un compositore e in questa direzione persegue la definizione e l’affermazione della propria identità.

Prostrato da una depressione che lo conduce alla totale afasia creativa, Rachmaninov riprende a comporre solo tre anni dopo, non senza il determinante sostegno della cugina Natalija Satina, che diverrà sua moglie, e dello psicologo Nikolaj Dahl, cui non a caso egli dedica il celebre Concerto n. 2 op. 18 per pianoforte e orchestra che tra il 1900 e il 1901 riannoda i fili di un rapporto col pubblico bruscamente interrotto. Molto altro tempo e un deciso cambio di orizzonte sono necessari perché prenda reale consistenza l’idea di una nuova sinfonia, pure annunciata per la stagione concertistica 1902-1903 della Società Filarmonica di Mosca curata da Alexander Siloti, che di Rachmaninov è cugino ed è stato insegnante di pianoforte al Conservatorio di Mosca. Trasferitosi con la famiglia nel 1906 a Dresda, ritrovate tranquillità e fiducia in un contesto stimolante nel quale in particolare l’incontro ravvicinato con il sinfonismo di Richard Strauss desta in lui una forte impressione, nel corso del 1907 Rachmaninov si dedica alla sua Seconda Sinfonia con continuità, terminandone infine la composizione nel gennaio del 1908.

Non lontana da istanze e soluzioni proposte nella Prima, la Sinfonia n. 2 in mi minore reca anch’essa, sviluppati con maggior chiarezza e più raffinati strumenti, gli elementi fondanti della poetica del suo autore: il saldo riferimento alla lezione di Čajkovskij e di Rimskij-Korsakov, il costante richiamo all’idioma musicale e alla cultura della terra d’origine, l’espansiva espressività, il turgore orchestrale, il tenace legame con ‘il mondo di ieri’ nel suo ineluttabile dissolversi, la fedeltà alla tonalità di impronta post-romantica volutamente scevra da ogni sperimentalismo, l’impianto formale fondato, più che sulla dialettica tematica, sull’alternarsi di energico dinamismo e aperta cantabilità come sul susseguirsi di climax e anticlimax sonori ed emotivi. Su tutto, in un perenne rigenerarsi che avvince nell’ascolto valicando i confini della forma, la melodia: “I compositori esperti sanno bene che la melodia è suprema governatrice della musica. La melodia è fondamento di tutta la musica, poiché una melodia perfettamente concepita contiene in sé e genera il disegno armonico a essa naturalmente connesso. […] L’inventiva melodica intesa nel senso più elevato è requisito vitale per il compositore”.

Dedicata all’antico maestro Sergej Taneev ed eseguita per la prima volta a San Pietroburgo il 26 gennaio 1908 con la direzione dell’autore, la Sinfonia riceve una calorosa accoglienza anche dalla critica più esigente e, qualche mese dopo, il prestigioso Premio Glinka, entrando stabilmente nel repertorio sinfonico. Presto le amplissime dimensioni consiglieranno consistenti tagli alla partitura, che resteranno radicati nella prassi concertistica malgrado il dissenso e ben oltre la morte del suo autore. Per Rachmaninov una nuova ragione di amarezza, che solo il secondo Novecento saprà rimuovere archiviandola definitivamente nel passato.

 

 

 

Concerto Sinfonico

Teatro di San Carlo
domenica 12 settembre 2021, ore 18:00

MARCO ARMILIATO

 

Direttore | Marco Armiliato

 

Programma

Franz Schubert, Ouverture in re maggiore "im italienischen Stile", D. 590

Franz Schubert, Ouverture in do maggiore "im italienischen Stile", op. 170, D. 591

Sergej RachmaninovSinfonia n. 2 in mi minore, op. 27


Orchestra del Teatro di San Carlo

 

sabato 4 settembre 2021

Daniel Oren dirige l'ultima Aida della stagione 2021 dell'Arena di Verona.



Undicesima e ultima recita per l’opera regina dell’Arena, ultima sera del 98° Festival 2021

AIDA CONCLUDE IL FESTIVAL CON GRANDI VOCI, ATTESI RITORNI E UN DUELLO TRA NUOVE PRINCIPESSE

Debuttano in Arena Maria Tersa Leva come protagonista e Ekaterina Semenchuk come Amneris. Tornano beniamini come Ventre, Maestri, Pertusi, Dal Zovo, Pittari, Bohui, Andreoudi. Sul podio Daniel Oren

 

Aida

sabato 4 settembre ∙ ore 20.45

Arena di Verona

 

Un cast di grandi stelle, l’Orchestra e il Coro diretti dal M° Oren e qualche sorpresa anche per l’ultima serata del 98° Arena di Verona Opera Festival 2021, patrocinato dal MiC: dopo quella che è stata la 150^ rappresentazione di Turandot, come da tradizione tocca ad Aida concludere il Festival, con la recita numero 726 dalla prima del 1913 (728 se si contano anche le memorabili esecuzioni in forma di concerto dirette da Riccardo Muti). Sabato 4 settembre è dunque l’ultima occasione per assistere all’evocativo spettacolo che combina le grandi forze artistiche e tecniche areniane, gli allestimenti architettonici e le innovative scenografie digitali con le immagini provenienti dal patrimonio del Museo Egizio di Torino.

È già quasi tutto esaurito anche per l’ultima Aida, l’opera più rappresentata nella storia del Festival sin dalle sue origini e dall’inesauribile fascino. Il capolavoro verdiano, in perfetto equilibrio tra spettacolo corale e intimo dramma amoroso, schiera l’Orchestra della Fondazione Arena e il Coro a pieni ranghi preparato da Vito Lombardi, oltre al Ballo impegnato in coreografie originali con la prima ballerina della Greek National Opera di Atene Eleana Andreoudi. Il cast vocale è di prestigio internazionale, a cominciare dalle voci in chiave di basso, che vedono il ritorno in Arena del baritono Ambrogio Maestri come Amonasro e del basso Michele Pertusi, vincitore del premio Callas 2021 che ha debuttato come Ramfis proprio a Verona.

Il tenore Carlo Ventre, specialista del ruolo, torna come Radamès conteso tra due principesse, in Arena per quest’unica serata: è un debutto stagionale per l’acclamato mezzosoprano russo Ekaterina Semenchuk, già tra le Stelle areniane 2020, come figlia dei faraoni Amneris, ed è un debutto assoluto in Anfiteatro per il giovane e premiato soprano calabrese Maria Teresa Leva, prossima all’inaugurazione del festival verdiano e qui protagonista nel ruolo del titolo. Completano il cast il Re del basso veronese Romano Dal Zovo, il Messaggero del tenore Francesco Pittari, il soprano Yao Bohui come Sacerdotessa.

Il maestro israeliano Daniel Oren sale per l’ultima volta sul podio areniano, dove quest’anno ha diretto anche Nabucco, nuova produzione come tutti gli allestimenti del Festival.

Regia, scene, costumi, light design e coreografie sono state concepite per la nuova produzione 2021 dal team creativo areniano, che per il video design e le scenografie digitali ha collaborato con D-wok e, sotto il patrocinio del Ministero della Cultura, con il Museo Egizio di Torino, il cui patrimonio prende vita al Preludio sugli imponenti ledwall.

Ultima rappresentazione del Festival 2021. 

Pochi posti disponibili

Si ricorda che per l’accesso all’Arena di Verona si applicano gli obblighi di legge che prevedono l’EU Digital Covid Certificate (“Green Pass”) o altra certificazione. Dettagli disponibili all’indirizzo https://www.arena.it/it/arena-di-verona/info-covid

Fondazione Arena di Verona invita il suo pubblico al 99° Opera Festival 2022: il programma è disponibile al link https://www.arena.it/it/arena-di-verona/news/99-festival-2022

 

www.arena.it

#inarena

 


 

     


 


 


 






venerdì 3 settembre 2021

Ultima di Turandot in Arena.


LA GRANDIOSA TURANDOT DI PUCCINI PER UN’ULTIMA SERA ALL’ARENA DI VERONA OPERA FESTIVAL

Francesco Ivan Ciampa dirige Orchestra e Coro della Fondazione e un cast internazionale di primo piano: Karahan, Iniesta, Giuseppini, Pizzuti ed Elena Pankratova al debutto

 

Turandot

venerdì 3 settembre ∙ ore 20.45

Arena di Verona

 


Anche la quinta e ultima recita di Turandot si avvia verso il tutto esaurito. La fiaba musicale per eccellenza, con la ricca tavolozza orchestrale di Puccini, rivive all’Arena di Verona con immagini da sogno e un cast di prestigio: a cominciare dalla protagonista Elena Pankratova, soprano russo che debutta in Anfiteatro come principessa di gelo dopo i consensi raccolti in tutto il mondo nel repertorio drammatico, da Wagner a Bayreuth allo Strauss di Vienna, Berlino, Londra. A sfidarla nei panni del principe ignoto è il tenore turco Murat Karahan, specialista del ruolo e acclamato alla serata inaugurale del Festival 2021.

Con loro è la Liù del soprano spagnolo Ruth Iniesta, cui spettano alcune delle pagine liriche più memorabili dell’opera, accanto a Timur, padre del protagonista e re spodestato, interpretato dal basso Giorgio Giuseppini. Eccezionali artisti si cimentano anche nei ruoli di fianco, come le “tre maschere”, ministri della Cina creata da Adami e Simoni dalla fiaba di Gozzi, con il baritono Biagio Pizzuti come Ping e i tenori Matteo Mezzaro e Marcello Nardis rispettivamente come Pang e Pongl’Imperatore Altoum di Carlo Bosi e il Principe di Persia di Riccardo Rados. Completa il cast il Mandarino dell’ucraino Viktor Shevchenko.

L’estremo capolavoro di Puccini è rimasto incompiuto dalla prematura scomparsa del compositore: è qui eseguito attingendo dall’ormai tradizionale finale del collega Franco Alfano, creato sotto lo sguardo vigile di Arturo Toscanini, che tenne l’opera a battesimo nel 1926.

Turandot è messa in scena grazie anche alle immagini digitali del Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma, che si integrano con il video-design scenografico realizzato in collaborazione con D-wok. Il Maestro Francesco Ivan Ciampa guida i complessi artistici areniani: l’Orchestra, il Coro preparato da Vito Lombardi e le voci bianche di A.d’A.Mus. dirette da Marco Tonini.

Ultima recita di Turandot nel Festival 2021.

 Pochi posti disponibili.

 

www.arena.it



 


 


 



 

 

 



giovedì 2 settembre 2021

Questa sera, ultima replica di Traviata in Arena.



GRANDI DEBUTTI PER L’ULTIMA RAPPRESENTAZIONE DE LA TRAVIATA AL 98° ARENA DI
VERONA OPERA FESTIVAL

Giovedì 2 settembre il Festival accoglie l’esordio assoluto del soprano Zuzana Marková,
col tenore Francesco Demuro, il ritorno di Simone Piazzola e la prima ballerina Alessia Gelmetti, diretti da Francesco Ivan Ciampa.



La Traviata, giovedì 2 settembre ∙ ore 20.45

Arena di Verona



Per la sesta e ultima recita dell’opera più amata e rappresentata al mondo,
salgono sul palcoscenico areniano importanti artisti internazionali
rinnovando il cast con attesi debutti. Il nuovo allestimento de La Traviata, produzione straordinaria del Festival 2021, comprende sedici opere dalle
Gallerie degli Uffizi e le scenografie digitali realizzate in collaborazione
con D-wok.

Nei panni di Violetta Valéry, protagonista del capolavoro verdiano, esordisce in Anfiteatro il giovane soprano praghese Zuzana Marková,
richiesta in tutto il mondo tanto nel repertorio belcantistico quanto nell’opera contemporanea. Accanto a lei per un’unica serata è l’apprezzato
tenore Francesco Demuro ad interpretare l’amato Alfredo. Il di lui padre Giorgio Germont è portato in scena dal baritono veronese Simone Piazzola,
richiestissimo a livello internazionale come specialista del ruolo.

Ritornano apprezzati artisti anche nelle parti di fianco, come Marcello Nardis per Gastone e Dario Giorgelè come Marchese d’Obigny, Clarissa Leonardi come Flora accanto a Nicolò Ceriani come Barone Douphol, Romano Dal Zovo come Dottor Grenvil, Max René Cosotti come Giuseppe, Yao Bohui come
Annina e Stefano Rinaldi Miliani nel doppio ruolo di Domestico e
Commissionario. Ai numerosi mimi e figuranti, nelle feste parigine si aggiunge il Ballo con il ritorno della prima ballerina Alessia Gelmetti al
suo esordio areniano stagionale. Il Coro preparato dal maestro Vito Lombardi e l’Orchestra della Fondazione Arena di Verona sono diretti da Francesco
Ivan Ciampa, che in questi giorni è impegnato anche sul podio di Turandot.

Ultima rappresentazione de La Traviata nel Festival 2021.

L’ultima settimana del Festival 2021 prosegue con le nuove produzioni di Turandot (venerdì 3 settembre) e Aida (sabato 4 settembre)

Dal 6 agosto, per l’accesso all’Arena di Verona si applicano gli obblighi
di legge che prevedono l’EU Digital Covid Certificate (“Green Pass”) o altra
certificazione. 
Tutti i dettagli sono disponibili sul sito web all’indirizzo
<https://www.arena.it/it/arena-di-verona/info-covid>
https://www.arena.it/it/arena-di-verona/info-covid


_______________________________




venerdì 20 agosto 2021

IL GALA ROSSINI CHIUDE IL 42° ROF ALLA PRESENZA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA.

 

IL GALA ROSSINI CHIUDE IL 42° ROF
ALLA PRESENZA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Diretta su RaiCultura.it e su Rai Radio3



 

Il ROF 2021 si chiuderà il 22 agosto alle 20.30 con il Gala Rossini, che celebra il 25esimo anniversario del debutto pesarese di Juan Diego Flórez che, appena ventitreenne, interpretò l’impervio ruolo di Corradino in Matilde di Shabran nel 1996.

 

Al concerto assisterà il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Onde garantire la massima affluenza possibile all’evento in piena conformità alle norme di sicurezza anti-Covid, il Gala Rossini si terrà in piazza del Popolo, piazza centrale della città, già l’anno scorso sede di gran parte dei concerti del Rossini Opera Festival. In caso di maltempo, il concerto si terrà alla Vitrifrigo Arena.

 

Il concerto sarà trasmesso in live streaming sul portale RaiCultura.it e in diretta radiofonica su Rai Radio3. Il Gala sarà visibile anche sui canali social del Rossini Opera Festival e, a Pesaro, sarà proiettato nell’Arena Curvone di piazza Agide Fava. Per prenotazioni nell’Arena Curvone: www.giomettirealestatecinema.it

 

Michele Spotti dirigerà l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e il Coro del Teatro Ventidio Basso. Al fianco di Juan Diego Flórez si esibiranno Eleonora Buratto, Marina Monzò, Marta Pluda, Pietro Spagnoli, Sergey Romanovsky, Giorgio Caoduro, Jack Swanson, Matteo Roma, Manuel Amati, Nicolò Donini.

 

Nel programma pagine da La Cenerentola, Le Comte Ory, Ermione, Semiramide, La donna del lago, La gazzetta, Matilde di Shabran, L’Italiana in Algeri, Il viaggio a Reims, Guillaume Tell.

 

Danilo Rea omaggia Mina nel terzo appuntamento con il Jazz in piazza del Ravello Festival.

 

Danilo Rea omaggia Mina

Terzo appuntamento con il Jazz in piazza del Ravello Festival


 

Terzo appuntamento con il Jazz in Piazza del Ravello Festival. Dopo il grande successo dei concerti con protagonisti Carla Marciano e Stefano Di Battista, venerdì 20 agosto (21.15) sarà la volta di Danilo Rea che ritorna a Ravello, accompagnato da Massimo Moriconi al contrabbasso e Alfredo Golino alla batteria. Il trio presenterà “Tre per una” l’ultimo lavoro di Rea in omaggio a Mina in occasione dei suoi 80 anni. Danilo Rea, Moriconi e Golino con Mina hanno registrato di tutto: dalla ballad jazz al rock, dalla fusion all’acustico, dalle canzoni di autori italiani e internazionali al tango. Il progetto e cd dal titolo omonimo nasce dall’affiatamento di questi tre grandi jazzisti che sono stati scelti personalmente da Mina per il loro straordinario livello musicale ed hanno perciò avuto il privilegio e l’onore di suonare per anni al suo fianco. Il trio diventa uno spettacolo con canzoni appassionanti e conosciutissime, tra le quali brani come “Non credere”, “E se domani”, “io e te da soli”, suonate in maniera inedita e diversa ogni sera.

Superfluo riportare la biografia di Rea, considerato uno dei migliori pianisti italiani. I suoi concerti in piano solo hanno conquistato le platee di tutto il mondo. Interprete di grande talento e dalla straordinaria forza creativa, tra le sue numerosissime collaborazioni troviamo i più grandi musicisti jazz e pop della musica italiana e internazionale, dalla più recente con Gino Paoli a quelle con Mina, Celentano, Baglioni, Chet Baker, Lee Konitz, Dave Liebman, Kenny Wheeler, John Scofield e moltissimi altri.

www.ravellofestival.com. Boxoffice: tel. 089 858422 – boxoffice@ravellofestival.com

 

 

Venerdì 20 agosto

Piazza Duomo, ore 21.15

Tre per Una. “Un omaggio a Mina”

Danilo Rea, pianoforte

Massimo Moriconi, contrabbasso

Alfredo Golino, batteria

Ingresso libero