La commedia lirica in tre atti di Arrigo Boito, è tratta dalla
commedia “The merry Wives of Windsor” e dal dramma “The History of Henry the
Fourth” di William Shakespeare, messa in musica da Giuseppe Verdi.
Bari - La Fondazione Petruzzelli conclude la stagione 2013 con un nuovo allestimento
del Falstaff di Verdi in coproduzione
tra Fondazione barese, il Teatro San Carlo ed il Maggio Musicale
Fiorentino. Dopo Otello e Rigoletto,
ancora Verdi sul palco del politeama barese, in omaggio al musicista di Busseto
nel bicentenario dalla nascita. Dal libretto di Arrigo Boito, che di Falstaff ha fatto l'eroe di una
commedia borghese e dalla partitura di Verdi, è nata l’ultima opera del
musicista di Busseto, ormai ottantenne ma artisticamente tutt’altro che senile.
L’allestimento di questa terza opera è affidato ad un regista di cinema, Luca
Ronconi, che già nel 1993, al Festival di Salisburgo, e dopo nel 2006, al
Maggio musicale fiorentino, aveva firmato la regia di questa stessa opera.
Ronconi ha ritenuto di riportare l'opera ad una dimensione semplice di commedia
e di teatro musicale, lavorando sul carattere dei personaggi e sul rapporto tra
i due sessi. La regia colloca l’opera in un periodo di tempo remoto e non si
sofferma eccessivamente sul pittoresco del personaggio Falstaff, un vecchio
ubriacone, ridicolo, comunque sempre al centro della scena. Nei giorni delle prove al Margherita, il
regista aveva sottolineato di non avere
in precedenza trovato nei teatri la dimensione ideale per quest’opera e che lo
stesso Verdi avrebbe voluto andasse in scena nella sua villa. Si tratta, ha
detto il regista, di un’opera che non ha bisogno di uno spazio dilatato ma è
quasi
un’opera da camera. La scenografia di
Tiziano Santi, apparentemente scarna, è tuttavia efficace, di buon gusto
e molto gradevole. Costituita nei primi due atti da teloni grezzi bianchi che
delimitano l’area di azione dei protagonisti, viene poi arricchita da altri
elementi mobili come carretti, locomotive, biciclette, una vasca da bagno.
Particolarmente suggestiva la scena finale che vede l’enorme quercia di Herne
sovrastare Falstaff. Belli i costumi,
ispirati agli anni ’30, di Maurizio Millenotti, delle comari di Windsor e delle
fate, streghe e folletti del finale. La
direzione dell’orchestra della Fondazione Petruzzelli è affidata al suo direttore musicale, Daniele
Rustioni, che affronta con la giusta
vivacità e disinvoltura un’opera abbastanza complessa. Di ottimo livello la
parte musicale, con un cast di giovani cantanti motivati e preparati, dotati di
tecnica magistrale ed espressiva. A proposito di questo aspetto anche il maestro Rustioni in fase di prove, aveva sottolineato che la difficoltà di questa opera verdiana
era data da in un incessante motore ritmico e quindi dalla conseguente necessità
di alleggerire l’ orchestrazione densa. Tra le prestazioni individuali dei
cantanti, da segnalare particolarmente il baritono pugliese Roberto De Candia
nel ruolo di Sir John Falstaff, dotato di voce ampia e sonora e scenicamente
molto disinvolto, Artur Ruciński nel
ruolo di Ford, come anche bella padronanza vocale e della scena da parte di
Serena Farnocchia nel ruolo di Alice. Brillanti per spigliatezza e vivacità i
due servitori di Falstaff, Bardolfo e Pistola, interpretati da Massimiliano
Chiarolla e dal polivalente baritono pugliese Domenico Colaianni, che vedremo
frequentemente nella stagione 2014, in più ruoli ed in più opere. Le allegre
comari Rosa Feola in Nannetta, Barbara Di Castri in Mrs Quickly , Monica Bacelli
inMrs Meg Page con la bella Alice hanno evidenziato un affiatato vortice scenico. I due tenori dell’opera, il Dr. Caius (Raul Gimenez) e
Fenton (Leonardo Cortellazzi) hanno ben rappresentato i loro personaggi, il
primo nel ruolo di vecchio nobile, l’altro,
di modesto operaio. Limitata la presenza del coro che tuttavia è apparso sempre
puntuale e preciso; ottima la prestazione della giovane Orchestra sempre
attenta ad assecondare i gesti del direttore. In definitiva un bellissimo
Falstaff molto applaudito dal pubblico che ha riempito ogni ordine di posti.
G.L.
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