sabato 31 gennaio 2015

I "DIALOGHI DELLE CARMELITANE" DI POULENC, UNA RAFFINATA SCOPERTA PER ORECCHIE SENSIBILI

I "Dialoghi" di Poulenc, una raffinata scoperta per orecchie sensibili di Alessandro Romanelli

Ieri sera, è andata in scena al Teatro Petruzzelli di Bari, per la prima volta nella sua Storia, Les Dialogues des Carmélites ("I Dialoghi delle Carmelitane") di Francis Poulenc del 1957, quale opera inaugurale della nuova stagione 2015. Il nuovo sovrintendente riconfermato, Massimo Biscardi, ha voluto dare subito un'impronta, che ricalca indubbiamente quella di quando era Direttore Artistico a Cagliari. insieme al sovrintendente Meli.  A quell'epoca, vennero fuori tali e tante preziosità (Stivaletti di Ciaikovskij e Alfonso und Estrella di Schubert, due delle più interessanti) da far parlare l'intero mondo musicale del Comunale di Cagliari.
La scelta, va detto, è assai coraggiosa, perchè produrre un'opera del genere, tra l'altro, non costa affatto poco. Lo spettacolo è però davvero bellissimo e si avvale, oltre che della splendida regia di Leo Muscato, ben coadiuvato dalle assistenti Alessandra De Angelis e Maria Selene Farinelli, con le scene spoglie ma essenziali (direi quasi "invisibili") di Federica Parolini, su suggestivo disegno luci di Alessandro Verazzi. validi ed appropriati i costumi, infine, di Silvia Aymonino.
Tornando al linguaggio musicale dell'opera-capolavoro di Poulenc, va detto, che il primo atto è imbevuto da reminiscenze timbriche del Pelleas di Debussy e del Tristan wagneriano, con cromatismi di davvero rara raffinatezza ed eleganza. Bravo il direttore Daniel Kawka, a cogliere le sfumature e le dinamiche con attenzione quasi maniacale e l'Orchestra a tramutarle in stupenda musica, dal sapore ascetico e spirituale.
La storia dell'opera è presto detta: siamo nell'ambito storico della Rivoluzione Francese e tra i provvedimenti dell'Assemblea nazionale, l'organo legislativo del Governo rivoluzionario, c'è quello varato nel dicembre del 1789: era fatto divieto a tutti gli ordini religiosi di pronunciare nuovi voti. In seguito a questo atto la Commissione Distrettuale di Compiègne, il 4 e 5 agosto, procedette ad inventariare i beni appartenenti al convento delle Carmelitane. In seconda istanza chiese  a ciascuna delle monache se fosse loro intenzione continuare a vivere in clausura, oppure uscire ed abbracciare lo stato laicale. Tutte scelsero di rimanere Carmelitane. Nel 1794, poi, con il Terrore, che si profilava all'orizzonte, alla metà del 1792, arrivò la confisca di tutti i beni del convento ed il sacrificio lacerante di otto suore, tutte ghigliottinate.
Il dramma, scritto da Bernanos, disegna perfettamente questo delicato passaggio, e la musica di Poulenc è a dir poco consona ed appropriata, a seguire gli umori e la tensione crescente delle monache carmelitane.
Mentre il primo atto, si adagia su un un clima sonoro ascetico, man mano che l'opera va avanti le tensioni armoniche diventano sempre più sferzanti, visionarie e percussive; si avverte di certo, una velatura stravinskiana, e tanto Prokofiev, rielaborato indubbiamente con la cifra linguistica personalissima di Poulenc. Il finale è a dir poco straordinario e vale l'intera opera: qui, il regista Muscato mostra la sua abilità inscenando una ghigliottina gigantesca con una luce infuocata, più che dorata, nelle quinte, e mentre la musica si staglia con inesorabile violenza percussiva e gli ottoni sbraitano con piglio inesorabile, avanzano le monache per essere, una alla volta, trucidate dalla ghigliottina. Il cast vocale, di levatura internazionale, è perfettamente azzeccato ed adeguato. Citiamo per comodità i ruoli delle protagoniste principali, oltre ai bravi Jean Philippe Lafont (marchese de La Force) e a Martial Defontaine (Cavaliere de La Force); Blanche, la protagonista dell'opera, è interpretata da un'eccellente Ermonela Jaho, che nella tessitura, spesso impervia dell'opera, si destreggia benissimo, Cecile Perry (Madame Lidoine) Valentina Farcas (Suor Costanza), Sara Allegretta (Suor Matilde) e Anaik Morel (Madre Maria) sono sempre efficaci, sia scenicamente che vocalmente. Ed infine, una citazione merita senz'altro il barese Domenico Colaianni che in ben due ruoli (per una volta molto seri), offre il meglio di sé. Ottima la presenza del Coro, curato con puntualità certosina dall'impagabile maestro Franco Sebastiani, una sicurezza inscalfibile del nostro teatro.

Alla fine applausi, in verità, un po' tiepidi e di circostanza. Il pubblico, assai numeroso ieri, ha evidentemente bisogno di tempo per capire. E ne siamo certi, applaudirà più convinto ed entusiasta alle prossime repliche previste per domenica, alle 18, martedì alle 20.30, e giovedì sempre alla stessa ora. A noi lo spettacolo è comunque piaciuto molto.

La recensione è di Alessandro Romanelli e la foto delle prove generali è di Carlo Cofano

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