Da Mosca “La Voce della Russia”!
La chiusura dell’anno verdiano al Teatro Bolshoj rischiava di essere poco dignitosa. Dopo gli scandali amministrativi dell’anno passato il principale palcoscenico della Russia ha sorpreso di nuovo il pubblico. Questa volta si e’ trattato del brusco licenziamento dello storico direttore d’orchestra Vasilij Sinajskij qualche settimana prima dell’evento cosi’ atteso dagli amanti della musica.
Grazie pero’ al fervore del giovane direttore d’orchestra italiano Giacomo Sagripanti, che ha affiancato un altro maestro invitato, Robert Treviňo, le armonie del “Don Carlo” verdiano hanno conquistato il pubblico russo.
Subito dopo la prima recita del 17 dicembre abbiamo parlato col maestro Sagripanti e con i musicisti del teatro dei momenti cruciali dell’opera e dell’accoglienza degli spettatori.
Corrispondente: Hai diretto la nuova edizione del “Don Carlo” che chiude la stagione di Verdi a Mosca. Come e’ andata questa esperienza? Da brividi?
Sagripanti: E’ stata un’esperienza importante, perche’ il “Don Carlo” e’ un’opera particolare ed impegnativa di Verdi. Inoltre siamo in un teatro cosi’ importante come il Bolshoi. Oltrettutto e’ stata una situazione insolita, perche’ sono arrivato all’ultimo minuto per aiutare il teatro a superare la situazione che si era creata. E’ stato molto emozionante salire sul podio di questo importante teatro i con una rinomata orchestra, quindi ho provato un senso di responsabilita’.
Corrispondente: Parlaci un po’ invece della tua personale esperienza verdiana di quest’anno.
Sagripanti: Prima di venire qui ho diretto due opere verdiane, “La traviata” e “La forza del destino”. Diciamo pero’, che non mi sono limitato soltanto a dirigere Verdi. Abbiamo rappresentato anche diversi autori del repertorio belcantista. Tuttavia, nell’ambito dell’anniversario mi sono limitato a queste due opere. Del resto, essendo giovani, agli inizi non si puo’ sciegliere piu’ di tanto, bisogna cimentarsi nei diversi repertori.
Corrispondente:Cosa puoi dire del pubblico russo? Hai trovato appoggio da parte della sala?
Sagripanti: Sentivo il pubblico molto partecipante durante l’opera, quando suonava la musica, alla fine di un brano, quando c’era un applauso alla fine di un pezzo. La gente era molto attenta. Devo dire che era un po’ in contrasto con l’inizio dello spettacolo. Per esempio, nei momenti quando entra il direttore, oppure prima della prima nota, sentivo sempre un certo sottofondo di rumori, di brusio, di parlare. A questo non sono tanto abituato. Pero’ appena partiva la musica, calava subito il silenzio. Allora ho capito che non devi aspettare il silenzio per iniziare, ma e’ la musica che chiama al silenzio.
Corrispondente:Hai affascinato i musicisti dell’orchestra. Sei riuscito a trovare la sintonia anche con il coro?
Sagripanti: Da direttore italiano d’orchestra che dirige un’opera verdiana come il “Don Carlo” dico che il coro e’ una delle cose piu’ importanti. Quando sono arrivato ho visto che il coro era, diciamo, un po’ trascurato. Sapeva tutto quello che doveva fare, pero’ non era entrato nell’opera. Allora ci ho perso un po’ di tempo. Con un paio di prove ho cercato di far capire quanto sia importante il coro in Verdi, la cui opera e’ famosa appunto per i cori. Pensiamo al “Nabucco”, cioe’ al “Va pensiero”. Volevo lasciare questo messaggio. Loro sono stati molto ricettivi e alla fine c’e’ stato un bel feeling, perche’ credo che proprio il fatto di averli coinvolti e averli stimolati molto ha dato loro una motivazione in piu’ per stare sul palco senza magari pensare soltanto a recitare, ma anche a cantare in un certo modo.
La corista Irina Smetanina ha condiviso con noi l’opinione del coro sul processo creativo, sottolineando un’eccezionale compenetrazione del maestro Sagripanti col pensiero musicale verdiano:
Smetanina: Siamo molto felici di aver lavorato nell’ambito di questo grande spettacolo con questi due giovani direttori d’orchestra con tanto talento. Per quanto riguarda il maestro Sagripanti ha una accurata e chiara interpretazione del testo musicale verdiano che ci ha convinto profondamente. Percio’ il coro e l’orchestra lo hanno seguito subito, essendo in piena sintonia con la sua proposta di lettura. Ha delle mani magiche che speriamo lo porteranno a grandi successi in futuro. La prima e’ andata benissimo, seguita dalla pioggia di applausi del pubblico e da una grande emozione.
Il nipote del grande direttore d’orchestra Kirill Kondrascin, il violoncellista Petr Kondrascin ha sottolineato che in Verdi e’ importante ogni passaggio che contraddistingue il carattere umano anche nei personaggi piu’ crudeli.
Kondrascin: Ammetto che il “Don Carlo” sia un’opera estremamente attuale anche ai nostri giorni. Per me e’ interessante soprattutto il fatto che attraverso la musica i protagonisti negativi svelino la loro bonta’, mostrando le sofferenze e sentimenti piu’ intimi. Il tema del mio cello all’inizio del terzo atto e’ una di queste voci nell’ambito della regia verdiana, che giustifica l’anima oscura di re Filippo. Il direttore d’orchestra ha mostrato un’accurata attenzione ai particolari che contiene in se lo spartito verdiano. Questa attenzione parte non solo dall’esperienza musicale, dalla tradizione, ma dalle origini, perche’ sente questa tradizione dall’interno, cerca di trasmetterci l’importanza delle frasi musicali. Conosco grandi direttori d’orchestra internazionali, la cui interpretazione perdeva molto per la trascuratezza dell’importanza linguistica. Intendo la lingua come spirito interno che illumina ogni suono della musica. Una simile unione l’abbiamo sentita in questi giorni e l’orchestra e’ molto grata a entrambi i maestri per questa scoperta dei dettagli drammatici del testo verdiano.
Avete ascoltato l’intervista di Nadia Ciamina al giovane direttore d’orchestra italiano Giacomo Sagripanti, salito sul podio del Teatro Bolshoj di Mosca a chiudere brillantemente l’anno verdiano in Russia.
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