mercoledì 17 novembre 2021

Il 18 e 20 novembre, due grandi serate di musica tra ‘600 e ‘700, al Teatro alla Scala.

 

Due grandi serate di musica tra ‘600 e ‘700 alla Scala:

Sonya Yoncheva in concerto

e Theodora di Händel con Lisette Oropesa e Joyce DiDonato

 

Il 18 novembre un prezioso concerto con pagine di Cavalli, Monteverdi, Stradella ma anche Gibbons e Purcell con la Cappella Mediterranea diretta da Leonardo García Alarcón;

il 20 l’oratorio Theodora con l’Orchestra Il Pomo d’Oro diretta dal giovane Maxim Emelyanychev e le voci di Lisette Oropesa, Joyce DiDonato e Michael Spyres

 

Dopo il successo senza precedenti de La Calisto il repertorio della musica del Seicento e primo Settecento torna alla Scala con due appuntamenti di rilievo per importanza musicale e assoluto prestigio degli artisti coinvolti: il 18 novembre Sonya Yoncheva presenta un concerto dedicato ad autori secenteschi e del primo Settecento spaziando da Monteverdi e Cavalli a Stradella e Caldara fino ad autori spagnoli come Lucas Ruiz De Ribayaz e José Marin e britannici come Orlando Gibbons e Henry Purcell, mentre il 20 novembre sarà la volta dell’oratorio drammatico Theodora (1750) di Händel con l’Orchestra Il Pomo d’Oro diretta da Maxim Emelyanychev e un grande cast in cui spiccano Lisette Oropesa, Joyce DiDonato e Michael Spyres.

 

Sonya Yoncheva, oggi tra le voci di riferimento per parti verdiane e pucciniane, è attesa alla Scala nella prossima Stagione nelle vesti di due grandi eroine tra Ottocento e Verismo: Gioconda e Fedora nelle opere eponime di Ponchielli e Giordano, mentre è stata recentemente protagonista di Siberia, sempre di Giordano, a Firenze. Nella sua formazione però la musica barocca occupa una posizione centrale, fin dagli inizi nel Jardin des Voix di William Christie, e a questo repertorio è tornata anche nel 2020 per incidere l’album Rebirth, che risale a splendori e malinconie della musica vocale del tardo Rinascimento proponendo pagine composte tra la fine del Cinquecento e il primo Settecento. Un percorso musicale che riafferma l’indipendenza di un’artista che non si è mai lasciata limitare nelle sue scelte ma anche la curiosità di una musicista sempre pronta a esplorare nuovi titoli e personaggi. Parte dell’impaginato dell’album si riversa nel programma del concerto scaligero, che accosta classici italiani come Monteverdi e Cavalli alle atmosfere elisabettiane di Dowland e Gibbons e autori secenteschi spagnoli. Una serata insolita e di grande suggestione con il contributo dell’Ensemble Cappella Mediterranea fondato nel 2005 da Leonardo García Alarcón, ormai un punto di riferimento in questo repertorio. 

 

La prima volta di Theodora alla Scala è affidata all’orchestra Il Pomo d’Oro (il nome riprende il titolo di un’opera di Cesti) che dal 2012 riunisce alcuni dei migliori talenti internazionali nel campo della musica barocca e classica e che in questo caso si affianca alla Compagnia del Madrigale sotto la direzione di Maxim Emelyanychev, classe 1988. Gli oratori di Händel vivono voci sontuose e interpreti carismatici: alla Scala Theodora sarà Lisette Oropesa, che dopo aver dovuto rinunciare a causa della pandemia a essere Lucia di Lammermoor con Riccardo Chailly il 7 dicembre 2020 è attesa alla Scala come Giulietta ne I Capuleti e i Montecchi nel gennaio 2021, mentre la sua confidente Irene ha la voce di Joyce DiDonato, che torna così al Piermarini dopo alcuni anni di assenza.

 

 Debutta invece alla Scala nella parte di Didymus il controtenore Paul-Antoine Bénos-Djian. La parte di Septimius, con la sua grande aria finale “Descend, kind Pity, heav’nly guest” è affidata a Michael Spyres, noto in Italia soprattutto come grande virtuoso rossiniano.

 

Theodora è il penultimo oratorio di Händel. Se lo stesso Bach era stato accusato di accogliere nelle sue Passioni echi e stilemi di musiche profane, la produzione sacra del grande Sassone sviluppa disinvoltamente la commistione con i modelli dell’opera italiana assumendone la ricchezza dell’ornamentazione vocale e l’estroversione spettacolare, ma anche la commossa sensibilità alle umane peripezie. In particolare Theodora, che segue di pochi mesi Salomon e Susanna, presenta una carismatica protagonista femminile, un’appassionata storia d’amore e un esito tragico.  Non a caso l’oratorio, su libretto inglese di Thomas Morell di argomento sacro ma non tratto dalla Bibbia, non vide la luce in contesto ecclesiastico ma al Covent Garden, nel 1750 sotto la direzione dell’autore, e non a caso gli oratori händeliani sono oggi regolarmente rappresentati in forma scenica: ricordiamo alla Scala pochi anni fa Il trionfo del Tempo e del Disinganno nell’allestimento di Jürgen Flimm, mentre di Theodora si segnala soprattutto lo spettacolo pensato da Peter Sellars per Glyndebourne.

Il martirio di Teodora e Didimo, argomento del volume di Robert Boyle del 1687 che ispirò Morell, era stato trattato anche da Corneille ed è narrato per la prima volta da Sant’Ambrogio: per contrastare la crisi demografica gli imperatori Diocleziano e Massimiano promulgano un editto che criminalizza la verginità. La nobile Teodora, che a causa della sua fede cristiana rifiuta di abdicare al suo voto di castità, viene rinchiusa in un lupanare dove il suo primo cliente è in realtà il correligionario Didimo che ne propizia la fuga ma viene arrestato e condannato a morte. Teodora sceglie di farsi decapitare con lui. Nel libretto di Morell la vicenda è analoga: il procuratore di Antiochia Valente decreta che per il compleanno di Diocleziano si rendano sacrifici a Venere e Flora. Di fronte al rifiuto di Teodora, minaccia di farla violare dalle guardie, tra le quali è Didimio che l’aiuta a fuggire prestandole il suo elmo e la sua corazza, ma viene arrestato. Anche qui Teodora chiede di morire al suo posto, ma Valente fa decapitare entrambi. L’oratorio, in cui convivono solennità, carattere elegiaco e riflessione sulla vita ultraterrena, dispiega cori sontuosi ma anche arie dense di commozione, tra cui spiccano quelle di Theodora, le uniche già udite alla Scala nei recital di canto di Katia Ricciarelli e Montserrat Caballé, e il memorabile duetto del secondo atto “To Thee, Thou glorious Son”.

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 16 novembre 2021

STAGIONE LIRICA 2021 - 2022 DEL TEATRO REGIO DI PARMA.


STAGIONE 2021 - 2022 DEL TEATRO REGIO DI PARMA.



STAGIONE LIRICA
Carmen e Norma, i capolavori di Georges Bizet e Vincenzo Bellini, La favorita di Donizetti, il debutto per Parma di Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Kurt Weill e l’operetta in prima assoluta Gran Teatro Reinach commissionata per celebrare l’amato teatro della città distrutto in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra. 5 titoli e 22 recite da dicembre 2021 ad Aprile 2022 compongono la Stagione Lirica del Teatro Regio di Parma
In giugno il 58° Concorso Internazionale Voci Verdiane Città di Busseto
 
STAGIONE CONCERTISTICA
Alexander Lonquich, Beatrice Rana, Trio di Parma, Giuseppe Albanese, Andràs Schiff, Richard Galliano, Anna Tifu e Giuseppe Andaloro, David Russell, i protagonisti della Stagione Concertistica, realizzata da Società dei Concerti di Parma
 
PARMADANZA
Ezralow Dance, Compagnia del Balletto di Roma, Almamia Dance Project, Parsons Dance, Balletto Yacobson di San Pietroburgo, Compagnia del Balletto di Parma compongono gli appuntamenti di ParmaDanza
 
REGIOYOUNG
Cartoons, Rigoletto, Carmen, La Bella addormentata, CenerentolaBlack Aida Favole e opere con la musica jazz e quella di Verdi, Rossini, Čajkovskij, Bizet. Laboratori per insegnanti e mamme in attesa
 
CONTRAPPUNTI
RegioInsieme e il workshop Scrivere d’Opera dedicati a Carmen, Incontri, Prove aperte
 
ABBONAMENTI E BIGLIETTI
Stagione Lirica: Abbonamenti dal 17 novembre 2021;
Biglietti Gran Teatro Reinach dal 19 novembre; Carmen, Norma, La favorita,
Ascesa e Caduta della Città di Mahagonny dal 30 novembre
 ParmaDanza: Abbonamento dal 7 dicembre 2021; Biglietti dal 17 dicembre
 Stagione Concertistica, RegioYoung: vendite in corso

STAGIONE LIRICA

 

Carmen e Norma, i capolavori di Georges Bizet e Vincenzo Bellini, La favorita di Donizetti, il debutto per Parma di Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Kurt Weill e l’operetta in prima assoluta Gran Teatro Reinach commissionata per celebrare l’amato Teatro Reinach della città, distrutto in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra.

5 titoli e 22 recite da dicembre 2021 ad Aprile 2022 compongono la Stagione Lirica del Teatro Regio di Parma

 

Gran Teatro Reinach è l’operetta in prima esecuzione assoluta commissionata dal Teatro Regio di Parma che debutterà sabato 11 dicembre alle ore 20.00 e domenica 12 dicembre 2021 alle ore 15.30, con la drammaturgia e i testi di Sergio Basile, la regia di Marco Castagnoli, le scene di Franco Venturi, i costumi di Lorena Marin, le luci di Andrea Borelli, le coreografie di Luisa Baldinetti.

Gianluca Martineghi dirige l’Orchestra Rapsody che eseguirà le musiche con gli arrangiamenti originali di Alessandro Palumbo tratte da La vedova allegra, Cin ci la, Il paese dei campanelli, Al Cavallino bianco, Scugnizza, Addio giovinezza!, Il Paese del sorriso, L’acqua cheta, Orfeo all’inferno. In scena Giuseppe Verzicco (Mino, per la prima volta al Teatro Regio), Eleonora Buccarini (Caterina, per la prima volta al Teatro Regio), Lucrezia Drei (Adalgisa), Valentino Buzza (Natale), Claudia Urru (Alba, per la prima volta al Teatro Regio), Manuel Amati (Lazzaro), Marco Bussi (Achille, per la prima volta al Teatro Regio), Chiara Tirotta (Mercede, per la prima volta al Teatro Regio), Massimo Fiocchi Malaspina (Maestro Brustolon), Filippo Lanzi (Attila Bottazzi), Thomas Rizzoli (Maggiore Kessler), Alfonso Antoniozzi (Il suggeritore, per la prima volta al Teatro Regio in veste anche di attore).

“Il 13 maggio 1944, vittima dei pesanti bombardamenti degli alleati sulla città di Parma, termina la sua esistenza il Teatro Reinach, o Paganini, come si era “italianamente” chiamato dal 1938 – scrive Sergio Basile. Con la sua scomparsa si apre una ferita, mai forse rimarginata del tutto, nel cuore della città, in Piazza della Pace. Il Teatro Reinach non è stato mai più ricostruito. Questa drammaturgia vuole restituire alla città un pezzo della sua storia: un edificio, un teatro in cui sono passati attori, cantanti, direttori d’orchestra, pubblico, sensazioni, insuccessi. La storia del Reinach non è certo minore rispetto a quella del Regio. La parte più popolare della città passa dal Reinach.[…] Strana sorte quella del Reinach. Nacque come dono alla città di un banchiere tedesco, per dare una cornice dignitosa agli spettacoli più popolari: una specie di alter ego più domestico del Regio. […] Un omaggio postumo da parte del grande Teatro Regio verso lo sfortunato “fratello minore”, il Teatro Reinach, appunto”.

“Proprio il Reinach, cui si ispira lo spettacolo – scrive Marco Castagnoli, accoglie l’incontro fra due generazioni, due mondi distinti che attraverso il comune “fuoco sacro” del teatro si fondono, costituendo la linea principale della storia: il mondo del Suggeritore, fulcro centrale della vita del Teatro, e i giovani che in quel luogo trovano rifugio dopo un’azione partigiana. Il loro incontro sarà la miccia che coinvolgerà tutti nella realizzazione di un vero e proprio “spettacolo nello spettacolo” che tenterà di salvare loro la vita. E forse anche quella del Reinach?”

 

Carmen, opéra-comique in quattro atti di Henry Méilhac e Ludovic Halévy dal romanzo Carmen di Prosper Mérimée, musica di Georges Bizet, inaugura la Stagione Lirica del Teatro Regio di Parma, ove torna in scena dopo 19 anni, mercoledì 12 gennaio 2022, ore 20.00 (recite venerdì 14 ore 20.00, sabato 15 ore 17.00, domenica 16 ore 15.30, venerdì 21 ore 20.00, domenica 23 gennaio 2022, ore 15.30) in un nuovo allestimento, realizzato in coproduzione con I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Haydn di Bolzano, con la regia di Silvia Paoli, che firma per la prima volta la messinscena di quest’opera, le scene Andrea Belli i costumi di Valeria Donata Bettella, le luci di Marcello Lumaca, i video di Francesco Corsi, le coreografie di Carlo Massari/C&C Company.

Jordi Bernacer dirige l’Orchestra dell’Emilia-Romagna “Arturo Toscanini”, il Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani e il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma preparato da Massimo Fiocchi Malaspina.

Interpreti: Martina Belli (Carmen), Arturo Chacon Cruz (Don José, per la prima volta al Teatro Regio), Marco Caria (Escamillo), Laura Giordano (Micaela), Armando Gabba (Dancairo), Saverio Fiore (Remendado), Gianni Giuga (Morales), Massimiliano Catellani (Zuniga), Eleonora Bellocci (Frasquita), Chiara Tirotta (Mercedes). Nelle recite del 15 e del 21 gennaio Carmen sarà interpretata da Ramona Zaharia, Don José da Azer Zada, Escamillo da Alessandro Luongo, Micaela da Veronica Marini (al debutto nel ruolo), questi ultimi tutti per la prima volta al Teatro Regio.

“In questa messa in scena c’è, in particolare per me, la rivelazione di come anche questa sia l’ennesima storia di una donna vista attraverso gli occhi degli uomini: compositore, librettisti, scrittore e soprattutto Don José – scrive Silvia Paoli. […] Mi è sembrato dunque importante concentrare l’attenzione sul fatto che Carmen non esista in realtà se non attraverso le parole del suo assassino e che quindi il vero protagonista della vicenda sia Don José, colui che porta avanti l’azione. Non sappiamo nulla di Carmen che non sia in relazione a lui, Carmen non cambia, Don José si trasforma in nome di una passione (che mi guardo bene dal chiamare amore) vissuta in maniera ossessiva, malata, che lo porta a non tollerare l’idea di non poter più possedere quello che vuole; una storia che potremmo benissimo leggere anche oggi sulla cronaca di qualsiasi quotidiano. Ho pensato quindi a una prigione e all’intera vicenda non tanto come un flashback quanto piuttosto a un ricordo ossessivo di Don José che rivive dalla sua cella l’incontro con Carmen e l’epilogo tragico della sua storia, raccontandoselo e deformandolo attraverso l’immaginazione, il proprio punto di vista. […] Essendo gli anni Sessanta un periodo in cui per le donne comincia a realizzarsi un processo di emancipazione (ricordo che in Italia il reato di adulterio è stato abolito nel 1968 e il delitto d’onore solo nel 1981) e si mettono in discussione i pilastri del patriarcato mi sembrava giusto collocare la vicenda in quegli anni, dove il sogno di molti uomini continua ad oscillare fra la moglie devota e l’amante lasciva (la Santa e il demonio, Micaela e Carmen) ma per “il sesso debole” si aprono prospettive di crescita e ribellione. […] Sono convinta che per parlare di femminicidio senza retorica sia necessario più che mai che Carmen muoia; chiamare chi l’ha uccisa non “amante tradito” o “fidanzato geloso” ma assassino e metterlo in prigione è un modo per rendere giustizia a Carmen e a tutte le donne che vogliono essere loro stesse, a prescindere dai desideri degli altri”.

 

La favorita, grand opéra in quattro atti su libretto di Alphonse Royer, Gustave Vaëz e Eugene Scribe, musica di Gaetano Donizetti, debutta al Teatro Regio di Parma, ove torna in scena dopo 40 anni, venerdì 25 febbraio, ore 20.00 e domenica 27 febbraio 2022, ore 15.30 nel nuovo allestimento, realizzato in coproduzione con Teatro Municipale di Piacenza, con la regia di Andrea Cigni, le scene di Dario Gessati, i costumi di Tommaso Lagattolla, le luci di Fiammetta Baldiserri.

Matteo Beltrami sul podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza, preparato da Corrado Casati, dirige il cast composto da Simone Piazzola (Alfonso XI), Anna Maria Chiuri (Leonora di Guzman), Celso Albelo (Fernando), Simon Lim (Baldassarre), Andrea Galli (Don Gasparo, per la prima volta al Teatro Regio), Renata Campanella (Ines, per la prima volta al Teatro Regio).

“La storia di Favorita è una storia di ruoli e di personaggi, delle differenze sociali tra questi e delle dinamiche affettive e di potere che li regolano – scrive Andrea Cigni. I ruoli e i personaggi sono il centro drammaturgico più importante. Poco importa in realtà il contesto storico o geografico della vicenda. Sono però importanti le relazioni tra i protagonisti e dunque uno spazio fortemente simbolico e significativo ove tutto si svolge e prenda vita. La sincerità, la chiarezza dei personaggi, il loro essere ‘veri’, è nascosto dal ruolo e dunque dal costume che li protegge e che impedisce di essere loro stessi. Il coro ha una funzione essenziale di commento all’azione, come se fosse spettatore distaccato ma presente di qualcosa che si svolge davanti a lui, come se assistesse a un teatro (nel senso filologico del termine, ovvero ‘azione del guardare’) rappresentato da Fernando, Alfonso, Leonora. E dunque dobbiamo andare a scoprire la verità nascosta dentro ai costumi dei personaggi stessi, che impongono un ruolo nella società e che rappresentano una specie di ‘corazza’ ai sentimenti, ma anche una protezione rispetto alla collocazione sociale che hanno. Siamo partiti dunque dall’idea del Teatro Anatomico, luogo dove si “esaminano” profondamente (fisicamente) gli individui e che qui vorremmo riproporre come “analisi” e disamina dei sentimenti, delle viscere affettive dei personaggi, del loro essere veri sotto una pelle (rappresentata dal costume) che solo quando viene tolta li lascia sinceramente esprimere ciò che sentono, provano, vivono mostrandoci i loro sentimenti, la loro sofferenza, la loro angoscia, il loro amore, la loro verità. Poco importa a dire il vero se è Spagna e se è il 1340. Ciò che conta è la dinamica drammatica raccontata allo spettatore (e dunque anche al coro che ha questa funzione in scena). […] Ci interessa così analizzare minuziosamente, come avviene per un corpo nel teatro anatomico, la storia tra i personaggi, le dinamiche dei loro comportamenti, la sintesi dei loro sentimenti. È assolutamente affascinante capire come, per mantenere una credibilità e un ruolo sociale, il costume intervenga sulle persone e che valore semantico questo ricopra nella drammaturgia e come lo spazio, che non è orpello o di contorno, diventi in realtà spazio vivo e vitale dell’agire analitico di chi assiste alle vicende rappresentate”.

 

Norma, tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, musica di Vincenzo Bellini, debutta al Teatro Regio di Parma, ove torna in scena dopo 20 anni, venerdì 18 marzo 2022, ore 20.00 (recite domenica 20 marzo ore 15.30, venerdì 25 marzo ore 20.00, domenica 27 marzo 2022, ore 15.30) nel nuovo allestimento realizzato in coproduzione con Teatro Municipale di Piacenza, Teatro Comunale di Modena, con la regia di Nicola Berloffa, le scene di Andrea Belli, i costumi di Valeria Donata Bettella, le luci di Marco Giusti

Sesto Quatrini dirige l’opera per la prima volta sul podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del Coro del Teatro Regio di Parma, maestro del coro Martino Faggiani. Protagonisti Angela Meade (Norma), Stefan Pop (Pollione), Michele Pertusi (Oroveso), Carmela Remigio (Adalgisa), John Matthew Myers (Flavio), Mariangela Marini (Clotilde).

“Sullo sfondo di una guerra continua - scrive Nicola Berloffa - osserviamo i detriti di una società vinta e conquistata. Da un lato troviamo i Galli sconfitti che vivono reclusi in un palazzo ottocentesco incendiato e devastato, ultime vestigia di un potere perduto. Nessun druido con la barba, ma vecchi generali e soldati attaccheranno con le poche forze restanti Norma cercando di estorcerle il segnale atto a una agognata e penosa nuova Rivoluzione. In questo adattamento si è spostata l’azione del dramma verso un Ottocento europeo, nel periodo delle grandi lotte e delle rivoluzioni interne che hanno segnato il XIX secolo, ma sono state rispettate assolutamente le dinamiche conflittuali tra vincitori e vinti, i deliri amorosi e le gelosie uterine delle eroine belliniane. Potremmo trovarci a Solferino o a Parigi ai tempi della guerra prussiana. Vedremo cadere Norma, da “donna del popolo” a nuova vittima designata, perché nell’arco del racconto la sacerdotessa passa da beniamina a traditrice con una logica assolutamente moderna e marziale: nessun processo l’attende, solo una condanna urlata dalla piazza con una relativa violenta esecuzione. I temi suggeriti dal libretto potrebbero portarci a una facile attualizzazione, ma questo non è necessario perché la scrittura musicale di Bellini riesce in modo moderno a farci scoprire personaggi che, una volta liberati dai numeri di parata, provano sentimenti umani. Che sono gli stessi che proviamo noi oggi”.

 

Ascesa e caduta della città di Mahagonny (Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny), opera in tre atti su testo di Bertolt Brecht, musica di Kurt Weill, va in scena per la prima volta al Teatro Regio di Parma martedì 26 aprile 2022, ore 20.00 (recite giovedì 28 aprile ore 20.00, sabato 30 aprile 2022, ore 20.00) nel nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma, realizzato in occasione di Parma Capitale Italiana della Cultura 2021, in coproduzione con Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, con la regia di Henning Brockhaus, le scene di Margherita Palli, le luci di Pasquale Mari, i costumi di Giancarlo Colis, la coreografia di Valentina Escobar.

Christopher Franklin dirige l’opera per la prima volta sul podio dell’Orchestra dell’Emilia-Romagna “Arturo Toscanini” e del Coro del Teatro Regio di Parma, maestro del coro Martino Faggiani. Protagonisti Christopher Lemmings (nei ruoli di Tobby Higgins e Jack O’Brien, per la prima volta al Teatro Regio), Marianne Cornetti (al debutto nel ruolo di Leokadja Begbick), Chris Merritt (Fatty, per la prima volta al Teatro Regio), Luiz Ottavio Faria (al debutto nel ruolo di Trinity Moses, per la prima volta al Teatro Regio), Anne-Marie Kremer (al debutto nel ruolo di Jenny Hill, per la prima volta al Teatro Regio), Tobias Hächler (al debutto nel ruolo di Jimmy Mahoney, per la prima volta al Teatro Regio), Horst Lamnek (Bill, per la prima volta al Teatro Regio), Alexander Milev (Joe, per la prima volta al Teatro Regio), Sergio Basile (Il narratore), Roxana Herrera, Elizabeth Hertzberg, Yuliia Tkachenko, Cecilia Bernini, Priscila Moura Olegario, Mariangela Marini (Sei ragazze di Mahagonny). L’opera è presentata in lingua tedesca con sopratitoli in italiano e inglese.

“Mahagonny è una metropoli del piacere e del divertimento, un paradiso del whiskey, del mangiare senza limiti, dei bordelli lussuriosi - scrive Henning Brockhaus. È un luogo dove i soldi possono tutto ma alla fine non servono a niente: non si compra la felicità. Il protagonista Jimmy Mahoney con impeto da rivoluzionario del capitale impone la legge del “tu puoi fare tutto”. Tutti cercano il godimento e il divertimento soltanto nei soldi, quindi il loro desiderio è limitato e contorto. Jimmy Mahoney diventa alla fine la vittima delle sue intenzioni: indebitandosi per aiutare un compagno chiede un prestito che gli viene negato. Viene condannato a morte, perché non ha più soldi. Non avere soldi è rigorosamente vietato a Mahagonny. Alla fine Mahagonny precipita nella rovina, tra le proteste dei cittadini che condannano le atrocità del capitalismo e ribellandosi con violenza. Il mondo degli operai manca in Mahagonny; noi abbiamo creato però nel fondo della scenografia un mondo dei poveri e sfruttati. Esistono come un’ombra, ma la loro presenza è angosciante. Ci siamo ispirati anche alla pittura americana di Edward Hopper, sia per lo spazio sia per i costumi. L’America ha creato il sogno della felicità con il capitalismo, ma la ricchezza è basata sul crimine. In Mahagonny gli imprenditori sono prima criminali e poi giudici di loro stessi. Fondano una città del godimento, che promette di realizzare tutti i sogni: l’Utopia del Piccolo Borghese”.

 

Venerdì 19 novembre 2021, alle ore 20, prima recita di Falstaff di Giuseppe Verdi al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.


Sul podio il maestro sir John Eliot Gardiner e la regia di Sven-Eric Bechtolf.

Nicola Alaimo è Sir John Falstaff, Ailyn Pérez interpreta Alice Ford mentre Simone Piazzola è Ford.



Altre cinque recite in cartellone: il 23, 30 novembre e 3 dicembre alle ore 20, il 21 novembre alle 15:30 e il 5 dicembre alle ore 17 

 

“Verdi e Boito insieme sono come Mozart e Da Ponte” afferma il maestro Gardiner

 

 Il Maggio ringrazia Kuehne+Nagel per il sostegno

 

Terzo titolo verdiano della stagione 21/22 dopo La traviata e Rigoletto di settembre e ottobre, al Maggio va in scena venerdì 19 novembre 2021 alle ore 20 l’ultima opera composta da Giuseppe Verdi, Falstaff, nuovo allestimento con la direzione di sir John Eliot Gardiner e la regia di Sven-Eric Bechtolf. Sei le recite complessive previste: 19, 23, 30 novembre e 3 dicembre alle ore 20, 21 novembre ore 15:30 e il 5 dicembre alle ore 17. 

 

A neanche un mese dal suo concerto al Teatro del Maggio, e dopo i due concerti sinfonici precedenti il maestro sir John Eliot Gardiner torna, nel volgere quindi di un breve tempo, per la quarta volta alla guida del Coro e dell’Orchestra del Maggio per dirigere  Falstaff, ultima opera composta da Giuseppe Verdi, segnando stavolta il suo debutto operistico a Firenze. La regia è affidata a Sven-Eric Bechtolf, anche lui di ritorno al Teatro del Maggio dopo la recente e fortunata esperienza del Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, andato in scena con la direzione di Adam Fischer fra l’agosto e il settembre 2021. A Bechtolf il Maggio ha affidato anche la regia di un titolo mozartiano che sarà messo in scena nel corso del prossimo 84esimo Festival del Maggio Musicale. Le scene sono di Julian Crouch, i costumi sono curati da Kevin Pollard mentre luci e video sono affidati rispettivamente a Alex Brok e Josh Higgason. Il cast di assoluto rilevo composto come sempre dal casting manager del Maggio, Toni Gradsack, mette in locandina Nicola Alaimo come Falstaff, Ailyn Pérez come Alice Ford, Sara Mingardo come Mrs. Quickly, Caterina Piva come Meg Page, Simone Piazzola come Ford, Francesca Boncompagni come Nannetta, Matthew Swensen come Fenton, Gianluca Buratto come Pistola, Antonio Garés come Bardolfo e Christian Collia come il dottor Cajus. Il Coro del Maggio è diretto da Lorenzo Fratini.

 

Per tutta la vita Verdi aveva inseguito il sogno di scrivere un’opera comica senza però mai trovare il soggetto appropriato. Ma sulla soglia degli ottant’anni ecco avverarsi quel sogno con Falstaff, nato dalla rinnovata collaborazione con l’ormai insostituibile Arrigo Boito. Se si esclude il giovanile Un giorno di regno, del 1840, Falstaff è l’unica opera comica, nonché ultima opera, della produzione verdiana. E pensare che l’amore di Verdi per Shakespeare era di lungo corso e Le allegri comari di Windsor, fonte del libretto di Boito insieme alle due prime parti di Enrico IV, era una delle sue commedie predilette. Furono dunque le insistenze di Boito a spronare il maestro a rimettersi in gioco con una “commedia lirica che non somiglia a nessun’altra” come disse Verdi. Il 9 febbraio 1893 Falstaff debutta al Teatro alla Scala accompagnato da un grandioso successo. Dopo oltre cinquant’anni spesi nel trasferire in musica drammi e tormenti dell’animo umano, Verdi salutava il mondo dell’opera con il sorriso sornione di chi ha sperimentato tutto al massimo grado e continua ancora a farlo. Falstaff è opera di un Verdi divertente e divertito. Del resto, come recita la sigla finale: “Tutto nel mondo è burla. L’uom è nato burlone”.

 

Riguardo al capolavoro, il maestro sir John Eliot Gardiner ha sottolineato l’importanza dell’ultima opera scritta da Verdi, evidenziando anche l’importantissimo lavoro svolto dal librettista, Arrigo Boito: “È un fantastico insieme delle arti: visive, letterarie e musicali. I personaggi sono splendidamente caratterizzati grazie alla musica e al fantastico libretto di Boito, il quale è ovviamente basato su Shakespeare. Personalmente ho diretto Falstaff tre volte ( la prima a Lione nel 1984 e poi a Cagliari nel 1998) ed è stato, a proposito, anche il mio primo titolo di Giuseppe Verdi ed è sempre una gioia tornare a confrontarsi con quest'opera, nella quale si trova sempre qualcosa di nuovo e che è scritturata in modo preciso e davvero perfetto per ogni singolo strumento. Penso che Falstaff sia ancora l’opera più ingiustamente meno rappresentata del repertorio verdiano: la gioia e il buonumore che lo impregnano sono davvero incredibili, sono davvero shakespeariani”.

Continuando quindi nella sua analisi strutturale dell’opera, il maestro Gardiner ha inoltre affermato di come sia stata importante anche la scelta delle fonti dalle quali Verdi e Boito hanno tratto lo spunto per il loro lavoro: “Falstaff, pur avendo al suo interno tratti seri, è una presa di giro sulla condizione umana; Verdi era abbastanza anziano e saggio per poter trarne fuori l’ironia, soprattutto sul comportamento umano. Ciò che lui e Boito fecero, in maniera molto intelligente, fu estrarre dal lavoro di Shakespeare il ‘meglio’: non vi è infatti un'opera del drammaturgo di Stratford che si chiami “Falstaff”, sono dei pezzi tratti dall’ Enrico IV e da Le allegre comari di Windsor, poi messe insieme da Boito, a differenza di Macbeth e Otello per esempio che sono tratte da una singola tragedia shakespeariana. Il risultato è senza dubbio uno dei migliori libretti d’opera mai scritti in assoluto; la collaborazione fra Verdi e Boito è forte esattamente come quella fra Mozart e Da Ponte: c'è un'incredibile sinergia in tutto, dal modo di pensare al modo di delineare i tratti dei personaggi”.

 

Sul palcoscenico un cast di assoluto rilievo: nel ruolo del protagonista Sir John Falstaff il baritono Nicola Alaimo - che al Teatro del Maggio ritorna dopo le recenti recite come Fra Melitone in La Forza del Destino, sempre di Giuseppe Verdi andata in scena nel giugno 2021 con la direzione di Zubin Mehta per la regia di Carlus Padrissa, e come Michonnet nell’Adriana Lecouvreur, titolo inaugurale dell’ LXXXIII Festival del Maggio Musicale Fiorentino diretto da Daniel Harding per la regia di Frederic Wake-Walker. Il baritono palermitano - acclamato interprete verdiano - si è confrontato con il personaggio di Falstaff in moltissime occasioni nel corso della sua carriera e, a partire dal suo debutto nel ruolo avvenuto nel 2006 a Pisa, egli ha interpretato il protagonista dell'opera di Verdi in numerose produzioni sui palcoscenici più importanti al mondo come per esempio al Metropolitan di New York tanto da poter considerare questo personaggio un suo cavallo di battaglia: “Amo da morire Sir John Falstaff” ha dichiarato Alaimo “e sono felice di poter interpretare un personaggio così straordinario, complesso e completo in questa produzione al Maggio Musicale Fiorentino, un teatro davvero magnifico con cui quest'anno collaboro per la terza volta. Anche l'aria che si respira qui fra colleghi è davvero meravigliosa. Il personaggio che io interpreto è davvero unico: eclettico e completo, qualsiasi sentimento sia possibile immaginare lo troveremo in Falstaff. C'è davvero tutto in questo personaggio e io sono davvero felicissimo di essere qui.”

Ailyn Pérez - soprano di fama internazionale e presenza costante nei cartelloni dei più celebri teatri al mondo - è Alice Ford: anch’essa è ormai un’acclamata interprete del repertorio verdiano, avendo sostenuto molti differenti ruoli nelle opere del compositore di Busseto. Anche il personaggio di Alice Ford non è nuovo per il soprano, che ne ha vestito i panni in più occasioni: dal Metropolitan di New York, alla Bayerische Staatsoper. Al Teatro del Maggio ha interpretato Magda ne La Rondine di Giacomo Puccini, andata in scena nel settembre 2020, diretta da Marco Armiliato per la regia di Denis Krief. Il soprano si è dichiarata “Emozionata, sia per il lavoro che stiamo facendo con il Coro e l’Orchestra del Maggio, sia per la qualità di questa produzione grazie al maestro Gardiner e al maestro Bechtolf e davvero non vediamo l’ora di vedere il pubblico in sala”. Ailyn Pérez tornerà inoltre sul palcoscenico fiorentino in occasione di un altro titolo della produzione di Giuseppe Verdi: I due Foscari, previsto per la primavera 2022.

Il personaggio di Ford è invece interpretato da Simone Piazzola, affermato baritono verdiano, che torna al Teatro del Maggio dopo La Boheme andata in scena nel novembre 2016 con la doppia direzione di Daniel Oren e Francesco Ivan Ciampa per la regia di Lorenzo Mariani. Sempre nel 2016, insieme all'Orchestra e al Coro del Maggio, fu tra i protagonisti dell’Aida in forma di concerto andata in scena alla Tchaikovsky Concert Hall di Mosca in occasione del Festival Rostropovic sotto la direzione del maestro Zubin Mehta. Piazzola ha debutato il ruolo al Teatro Real di Madrid, nel 2019. “Sono molto contento e onorato di poter lavorare al fianco di un grande direttore d’orchestra come Sir John Eliot Gardiner” – dice Simone Piazzola – “Da baritono verdiano è sempre bello tornare nel ruolo di Ford, nell’ultima opera capolavoro assoluto di Giuseppe Verdi. Il ruolo di Ford è molto particolare, sia dal punto musicale che da quello interpretativo. La tessitura vocale di questo ruolo è molto complessa, alterna una tessitura centrale bassa a momenti acuti molto intensi. E questo si può notare soprattutto nell’aria “ È sogno? o realtà?”. Anche la morale di quest’opera: “Tutto nel mondo è burla”, dovrebbe forse farci riflettere un po’ di più su tutti quei fenomeni che circondano anche la nostra società odierna. Un modo per prendere la vita per quello che è, nelle sue bellezze e bruttezze, mantenendo intatta la voglia di viverla come dono prezioso a prescindere da tutto”.

Sara Mingardo interpreta Mrs. Quickly: per il contralto  veneziano, dotata di un repertorio vastissimo che spazia da Monteverdi a Rossini, da Gluck a Verdi, sarà un ritorno a Firenze a distanza di pochi mesi dalla sua ultima esibizione, avvenuta in occasione del concerto in memoria delle vittime della pandemia in Toscana del 29 aprile 2021, diretto dal maestro Daniel Harding e che vide in cartellone il Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart. Sara Mingardo lega però il suo nome a quello di Firenze sin dal 1990, dove debuttò, sotto la direzione di Myung-Whun Chung, ne La leggenda dell'invisibile città di Kitež e della fanciulla Fevronija di Nikolaj Rimskij-Korsakov per la regia di Pier Luigi Pizzi. Riguardo all’opera e al suo personaggio, Mrs Quickly, Sara Mingardo sottolinea la singolare straordinarietà di entrambi: “ Falstaff è un'opera scritta in modo splendido: Quickly è un personaggio davvero straordinario, diverso da tutti gli altri presenti nelle opere di Verdi; pur essendo una persona di una certa età per una volta non è una strega, non è una mamma o una nonna: è semplicemente una donna molto divertente, così come divertente è questa produzione al Teatro del Maggio”.

Nel ruolo di Mrs. Meg Page, Caterina Piva la quale ha recentemente interpretato un'importante serie di spettacoli al teatro fiorentino: le recenti recite di Traviata e Rigoletto, sotto la conduzione di Zubin Mehta e di Riccardo Frizza, entrambi firmati dalla regia di Davide Livermore oltre a Siberia di Umberto Giordano, opera conclusiva dell’LXXXIII Festival del Maggio Musicale Fiorentino andata in scena a luglio 2021. Anche Caterina Piva, che interpreta Mrs Meg Page, evidenzia di come sia notevole la produzione: “Stiamo facendo uno splendido lavoro, con un ottimo cast, grazie anche a Sven-Eric Bechtolf, il nostro regista, e al maestro John Eliot Gardiner. Io sono davvero felice di poter prendere parte a quest'opera, che inoltre è la mia preferita in assoluto; interpreto Meg Page, il ‘braccio destro’ della sua amica Alice con la quale organizzerà degli scherzi al povero Sir John Falstaff, che tenta di conquistarle entrambe contemporanemente”.

“Sono felicissimo di poter tornare a cantare al Teatro del Maggio, in assoluto il mio posto preferito per esibirsi: il pubblico qui è stato sempre caloroso e gentile con me” afferma Matthew Swensen, che sostiene il ruolo di  Fenton, “anche la produzione è fantastica, bella e divertente mentre il cast è davvero splendido. Vedere con me sul palcoscenico due artisti del calibro di Ailyn Pérez e Nicola Alaimo è davvero elettrizzante. Non potrei davvero essere più felice, è un dono essere qui a Firenze”.

Al loro fianco sul palcoscenico il soprano Francesca Boncompagni (Nannetta) con una carriera che l’ha vista già al Maggio in La Dafne di Marco da Gagliano diretta da Federico Maria Sardelli e collaborare frequentemente con il maestro Gardiner; il basso  Gianluca Buratto (Pistola) anche lui frequentemente diretto dal Maestro e ascoltato più recentemente al Maggio in concerti diretti da Zubin Mehta e Riccardo Muti; il tenore Antonio Garés (Bardolfo) formatosi all’Accademia del Maggio e dunque una presenza abituale nelle locandine del Teatro e il tenore Christian Collia (Dr. Cajus) vincitore di numerosi premi, formatosi all’Accademia verdiana di Carlo Bergonzi a Busseto e all’Accademia rossiniana di Pesaro, al suo debutto al Maggio.

 

Il Maggio ringrazia Kuehne+Nagel per il sostegno

 

FALSTAFF

di Giuseppe Verdi

Commedia lirica in tre atti di Arrigo Boito

Edizione: Edwin F. Kalmus & Co., Inc., Boca Raton, Florida

Nuovo allestimento

Maestro concertatore e direttore Sir John Eliot Gardiner

Regia Sven-Eric Bechtolf

Scene Julian Crouch

Costumi Kevin Pollard

Luci Alex Brok

Video Josh Higgason

Sir John Falstaff Nicola Alaimo

Ford, marito di Alice Simone Piazzola

Fenton Matthew Swensen

Dr. Cajus Christian Collia

Bardolfo, seguace di Falstaff Antonio Garés

Pistola, seguace di Falstaff Gianluca Buratto

Mrs. Alice Ford Ailyn Pérez

Nannetta, figlia di Alice e Ford Francesca Boncompagni

Mrs. Quickly Sara Mingardo

Mrs. Meg Page Caterina Piva

Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Assistente regista Stefania Grazioli

Assistente scenografo Anna Cingi

Assistente costumista Angela Toso

Assistente light designer Rembrandt Pieplenbosch

Figuranti speciali: Mauro Barbiero, Andrea Bassi, Cristiano Colangelo, Egidio Egidi, Stefano Francasi, Francesco Grossi, Enrico L’Abbate, Filippo Lai, Stefano Mascalchi, Carlo Pucci, Andrea Saccoman, Federico Vazzola, Silvio Zanoncelli

Allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Con sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze

 

 

Prezzi: 

Visibilità limitata e ascolto: 15-  Galleria: 50€ - Palchi B: 90€ - Palchi A: 150€

Platea 4: 90€ -  Platea 3: 120€  - Platea 2: 150€ -  Platea 1: 180€

 

 

 

 

domenica 14 novembre 2021

RIGOLETTO. I MISTERI DEL TEATRO LO SPETTACOLO DI AS.LI.CO.-OPERA DOMANI PER REGIOYOUNG 2021-2022.

 

RIGOLETTO. I MISTERI DEL TEATRO
LO SPETTACOLO DI AS.LI.CO.-OPERA DOMANI
PER REGIOYOUNG 2021-2022



Le vicende di Rigoletto diventano occasione per rivelare
tutti i segreti, i trucchi e i mestieri del teatro,
in uno spettacolo tra finzione e realtà
dedicato ai bambini dai 6 anni in su e alle loro famiglie.
As.Li.Co.-Opera Domani firma l’adattamento musicale
e la drammaturgia, 
in coproduzione con Bregenzer Festpiele, 
con la regia di Manuel Renga
e le scene e i costumi di Aurelio Colombo.
In scena Giacomo Leone, Jaime Pialli, Elise Charrel, Marino Orta, Elena Pervoz, Chiara Serangeli, Andrea Gervasoni, Anzor Pilia, Marco Tomasoni, 
Salvatore Alfano, Matteo Prosperi,
accompagnati dall’Orchestra 1813
diretta da Cesare Della Sciucca.
Teatro Regio di Parma
sabato 20 novembre 2021, ore 15.30 e ore 18.00
 

Una compagnia teatrale girovaga fa tappa al Teatro Regio di Parma per mettere in scena la storia di Rigoletto, portando con sé i suoi attori, le sue maestranze, i suoi bauli carichi di attrezzi e costumi: così, uno dei più celebri e amati capolavori verdiani diventa occasione per far scoprire ai più giovani tutti i segreti, i trucchi e i mestieri del teatro, quelli più nascosti agli occhi del pubblico. Rigoletto. I misteri del teatro è lo spettacolo dedicato ai bambini a partire dai 6 anni di età, in programma al Teatro Regio di Parma sabato 20 novembre 2021, ore 15.30 e ore 18.00 per RegioYoung 2021-2022, prodotto da As.Li.Co-Opera Domani, in coproduzione con Bregenzer Festpiele, con la regia di Manuel Renga, le scene e i costumi di Aurelio Colombo, l’adattamento musicale e drammaturgico a cura di As.Li.Co.
 
Lo spettacolo racconta le vicende di Rigoletto, di Gilda, del Duca di Mantova e di Sparafucile attraverso il filtro del teatro, rendendole fruibili anche ai più giovani, pur nella complessità dei temi trattati. “Rimanendo fedeli alla trama originale dell’opera ci saremmo trovati a dover rappresentare momenti ed eventi tragici come l’omicidio, la vendetta, la condizione femminile” spiega il regista Manuel Renga. “Il punto era quindi capire come poterli rappresentare senza turbare l’animo e l’emotività dei ragazzi. L’idea che poi ci ha portati verso questo allestimento è stata questa: perché non dissacrare questi momenti, camuffarli, velarli attraverso la magia della tecnica teatrale, attraverso i suoi misteri?” Da qui, l’espediente del teatro nel teatro: portare in scena la Compagnia del Duca, una compagnia teatrale girovaga degli anni Venti, che si trova a dover mettere in scena l’opera, “permette ai giovani spettatori di percepire facilmente che quello che stanno vedendo è finzione, pur nella sua profonda drammaticità: proprio questo ha permesso di mantenere intatta la trama in tutte le sue parti. Questo ci consente inoltre di svelare tutti i segreti, le curiosità, le tecniche e che stanno dietro l’allestimento di uno spettacolo teatrale e i mestieri che insieme collaborano perché le storie prendano vita, dai macchinisti ai light designer, dai costumisti agli scenografi, all’orchestra e al suo direttore”.
 
Così, tra fondali e sipari, quinte e bauli, macchine del vento e del tuono, i protagonisti dell’opera verdiana, interpretati da Giacomo Leone (Duca di Mantova), Jaime Pialli (Rigoletto), Elise Charrel (Gilda), Marino Orta (Monterone/Sparafucile), Elena Pervoz (Maddalena), Anzor Pilia (Marullo) guideranno il pubblico in uno spettacolo in equilibrio tra finzione e realtà, accompagnati dall’Orchestra 1813 diretta da Cesare della Sciucca, raccontando come, grazie alla forza del teatro, possano prendere vita storie meravigliose e pericolose, dando vita ai più diversi e complessi sentimenti umani, e passando da situazioni contrapposte anche con un semplice movimento di fondale o un repentino cambio di luce.
 
As.Li.Co., l’Associazione lirica e concertistica, nasce nel 1949 con l’intento di selezionare giovani cantanti europei emergenti, fornendo un percorso di formazione di alto livello, e l’opportunità di debuttare nei più importanti teatri italiani, dedicandosi alla formazione e crescita professionale dei giovani artisti e portando alla conoscenza di un vasto pubblico l’esistenza di nuovi talenti. Tra le sue attività, As.Li.Co. svolge un intenso lavoro di avvicinamento del giovane pubblico al mondo dell’opera, attraverso laboratori per i loro insegnanti e produzioni specifiche per le scuole.
 
Prossimo appuntamento con RegioYoung: La bella addormentata, in scena al Teatro Regio di Parma venerdì 26 novembre ore 10.00 per le scuole; sabato 27 novembre 2021, ore 16.00 per le famiglie, commissione del Teatro Regio di Parma in prima assoluta. Lo spettacolo è ispirato alla celebre fiaba La bella addormentata nel bosco di Charles Perrault, su musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij e andrà in scena in un’inedita riscrittura che ambienta la storia in un castello che l’incantesimo della strega cattiva trasforma in una spettrale discarica con scheletrici alberi di plastica, stimolando la sensibilità dei piccoli spettatori al tema della sostenibilità ambientale, dell’ecologia e del rispetto del mondo in cui viviamo. I personaggi, interpretati da Mario Aroldi, Gabriella Carrozza, Chiara Casoli, Mario Mascitelli, Silvia Santospirito, Martina Manzini, Martina Vissani, sono quelli conosciuti da tutti: le tre streghette, il re, la regina, Grimilde e naturalmente lei, Bella, la principessa salvata da un moderno un principe azzurro. Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con Teatro del Cerchio e con testo e regia di Mario Mascitelli, scene e costumi di Antonella Mascitelli e Roger Catino sul podio dell’Orchestra Rapsody.
 
ACCESSO IN TEATRO
L’accesso in teatro è consentito esclusivamente agli spettatori muniti di Green pass, fatti salvi i soggetti di età inferiore ai 12 anni e quelli esenti sulla base di idonea certificazione medica che il personale di sala ha l’obbligo di verificare. Il pubblico è invitato a igienizzare le mani ai distributori presenti in teatro e a indossare correttamente la mascherina per tutta la durata dell’evento.
In ottemperanza alle vigenti normative sulla sicurezza, ciascun biglietto emesso è nominativo (non è consentita l’intestazione di più biglietti alla stessa persona) e può essere ceduto solo comunicando alla Biglietteria la variazione. Al momento dell’acquisto lo spettatore dovrà fornire un proprio recapito (telefono o e-mail). Tali dati saranno conservati sino ai 14 giorni successivi lo spettacolo. All’ingresso in teatro, il personale di sala ha l’obbligo di verificare, unitamente alla temperatura corporea, la corrispondenza dello spettatore con l’intestazione del biglietto.

BIGLIETTERIA DEL TEATRO REGIO DI PARMA
I biglietti (€10.00 intero; €5.00 ridotto) sono in vendita presso la biglietteria del Teatro Regio di Parma.


Biglietteria del Teatro Regio di Parma Strada Giuseppe Garibaldi, 16/A 43121 Parma Tel. +39 0521 203999 biglietteria@teatroregioparma.it aperta dal martedì al sabato ore 11.00-13.00 e 17.00-19.00 e un’ora precedente lo spettacolo. In caso di spettacolo nei giorni di chiusura, da un’ora precedente lo spettacolo. Chiuso il lunedì, la domenica e i giorni festivi. Il pagamento presso la Biglietteria del Teatro Regio di Parma può essere effettuato con denaro contante in Euro, con assegno circolare non trasferibile intestato a Fondazione Teatro Regio di Parma, con PagoBancomat, con carte di credito Visa, Cartasi, Diners, Mastercard, American Express. È inoltre possibile utilizzare i voucher di rimborso ricevuti a fronte degli spettacoli annullati per l’emergenza sanitaria.
I biglietti sono disponibili anche su festivalverdi.it. L’acquisto online non comporta alcuna commissione di servizio.
 

 

Christian Thielemann inaugura la Stagione Sinfonica al Teatro alla Scala.

 

Christian Thielemann inaugura la Stagione Sinfonica al Teatro alla Scala.





 

Il 25, 26 e 27 novembre il Maestro berlinese sostituisce l’indisposto Esa-Pekka Salonen, che tornerà ad aprile con l’Orchestre de Paris. In programma pagine di

Richard Strauss con Camilla Nylund e la Quarta Sinfonia di Brahms


Christian Thielemann inaugurerà la Stagione Sinfonica 2021/2022 del Teatro alla Scala il 25, 26 e 27 novembre. Il celebre direttore berlinese sostituisce l’annunciato Esa-Pekka Salonen che, indisposto, tornerà alla Scala il 29 aprile con l’Orchestre de Paris per il ciclo delle Orchestre Ospiti.  

Thielemann, che non dirige i musicisti scaligeri dal 1993, anche se è tornato al Piermarini nel 2008 alla testa dei Münchner Philharmoniker e nel 2017 con la Staatskapelle Dresden, conferma la prima parte del programma, che prevede i Vier Lieder op. 27 di Richard Strauss (da non confondere con i Vier letzte Lieder op. 150) con il soprano Camilla Nylund, mentre dopo l’intervallo dirigerà la Sinfonia n° 4 di Johannes Brahms.

 

Universalmente considerato tra i più prestigiosi eredi della tradizione direttoriale tedesca, Thielemann è nato a Berlino in una famiglia musicale e ha iniziato la sua carriera professionale nel 1978 come maestro collaboratore alla Deutsche Oper. Dopo le posizioni a Gelsenkirchen, Karlsruhe e Hannover, è diventato primo Kapellmeister all’Opera del Reno di Düsseldorf nel 1985. Nel 1988 è diventato il più giovane “Generalmusikdirektor” della Germania a Norimberga, prima di tornare con questo ruolo alla Deutsche Oper per sette anni dal 1997. Dal 2004 al 2011 Thielemann è stato Direttore dei Münchner Philharmoniker e dall’inizio della Stagione 2012/2013 ha guidato la Sächsische Staatskapelle Dresden come direttore principale, posizione mantenuta fino al maggio 2021.

Ha debuttato a Bayreuth nel 2000 con Die Meistersinger von Nürnberg, tornando con regolarità e assumendo il ruolo di consigliere musicale dal 2010 e di Direttore Musicale dal 2015 al 2021. È ospite regolare anche del Festival di Salisburgo: nel 2013 assume la direzione artistica del Festival di Pasqua. Ha un forte legame con i Berliner Philharmoniker e con i Wiener Philharmoniker, che ha diretto tra l’altro nel Concerto di Capodanno 2019. 


Teatro alla Scala, inaugurazione Stagione Sinfonica 2021-2022

 25, 26, 27 novembre 2021 (ore 20)


 

FILARMONICA DELLA SCALA

Direttore CHRISTIAN THIELEMANN

 

Richard Strauss

Vier Lieder op. 27

Soprano Camilla Nylund

 

Johannes Brahms

Sinfonia n. 4 in mi min. op. 98

 

Prezzi da 95 a 10 euro più prevendita

Infotel 02 72 00 37 44

www.teatroallascala.org

 

 

Un grande successo, di critica e di pubblico che consolida il prestigio internazionale del Maggio, per il tour in Germania, Lussemburgo, Svizzera e Austria.

 

Un grande successo, di critica e di pubblico che consolida il prestigio internazionale del Maggio, per il tour in Germania, Lussemburgo, Svizzera e Austria.



L’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino con il maestro Zubin Mehta in sette concerti ad Amburgo, Linz, Vienna, Muri, Lussemburgo, Dortmund con in programma le composizioni di Berg, Schubert, Mahler, Bruckner, Beethoven.

 

“Zubin Mehta, la forza di un grande, leggendario artista”

“Zubin Mehta è l’anima della musica”

“Gli archi dell’Orchestra del Maggio brillavano”

 

Firenze, 13 novembre 2021 – Si è conclusa nei giorni scorsi l’importante tournée europea del Maggio che ha portato l’Orchestra guidata dal direttore onorario a vita, il maestro Zubin Mehta a toccare quattro Stati: Germania, Austria, il Granducato di Lussemburgo e Svizzera, in sei città: Amburgo e Dortmund, Vienna e Linz, Muri e Lussemburgo dal 30 ottobre al 7 novembre. Il successo di pubblico, con le sale sempre tutte esaurite che ha salutato ogni concerto dell’Orchestra e il maestro Mehta con lunghe ovazioni e spettatori in piedi al termine di ogni esibizione, ha trovato anche un unanime riscontro e consenso nella critica che ha seguito i vari concerti nelle diverse tappe del tour e che consolida sempre più il prestigio internazionale riconosciuto al Maggio Musicale Fiorentino.

 

Zubin Mehta, la forza di un grande, leggendario artista” scrive l’Hamburger Abendblatt con il critico della testata Joachim Mischke per i due concerti del 30 e 31 ottobre ad Amburgo alla Elbphilharmonie.  E a Linz il 2 novembre: “Una monumentale  esperienza d’ascolto con una travolgente Orchestra” scrive il Kronen Zeitung (Fred Dorfer); “È strepitoso come Mehta sappia modellare e animare l’Orchestra per scoprire il mistero della musica di Bruckner” titola il OÖ Nachtrichten (Michael Wruss); “Il Maggio Musicale Fiorentino è una grande orchestra che sotto la direzione del maestro Mehta, risolve in modo impressionante gli enigmi sull’incompiuta Nona di Bruckner” scrive il critico Paul Stepanek per il VolksBlatt ; e per Klassik.com  il critico Thomas Gehring pubblica “Le standing ovation sono meritate”.  A Vienna per il concerto alla Wiener Konzerhaus del 3 novembre Sandra Fleck per la Wiener Zeitung scrive: “Un concerto solenne; è incredibile quanto 60 minuti di musica possano entrare così profondamente sottopelle al pubblico che alla fine è in tumulto e saluta l’Orchestra e il maestro Mehta con una standing ovation e dimostra quanto siano importanti i concerti dal vivo come questo che rendono tangibile la musica”. Peter Jarolin per il Kurier scrive che “Zubin Mehta è l’anima della musica” e “con piccoli e semplici gesti e a memoria ha diretto l’ultima incompiuta di Bruckner in maniera  trascendentale, con gli archi nell’Orchestra del Maggio che brillavano, e i fiati molto compatti, omogenei e uniti”. Per il Kronen  Zeitung: “Entusiamo, giubilo, ovazioni”; per Der Standard..diretta da Mehta, il suono dell’Orchestra del Maggio è terribilmente bello e deve essere lo stesso di quando la terra si apre”. A Muri in Svizzera, il 5 novembre l’Aargauer Zeitung a firma di Rosmarie Mehlin “L’Orchestra del Maggio e il maestro Mehta sono in simbiosi e lui guida i professori verso le massime prestazioni possibili. Al termine le frenetiche ovazioni del pubblico in piedi sembrano non finire mai”. Il tour si è chiuso a Dortmund il 7 novembre  e il Waz a firma di Anke Demirsoy mette in pagina: “Mentre Zubin Mehta dirige, l’Orchestra del Maggio, sviluppa un flusso costante di calore che raggiunge il cuore”. Il Ruhr Nachrichten con Julia Gaß scrive: “Mehta, grande forte e indimenticabile, ha dimostrato la sua enorme abilità sin dalla prima nota della Nona di Bruckner, abilità che lo ha reso una leggenda della bacchetta e uno dei migliori interpreti di Bruckner al mondo. Quello al quale abbiamo assistito è stato un concerto leggendario”.

 

Il recente tour europeo segue le numerose e importanti trasferte del Maggio degli ultimi mesi che hanno tutte altrettanto raccolto unanimi e calorosissimi riscontri consolidando il prestigio internazionale dell’Istituzione: dal Festival di Pentecoste a Salisburgo, poi Atene, Grafenegg, Budapest, Dubai per l’Expo.