STAGIONE 2021 - 2022 DEL
TEATRO REGIO DI PARMA.
STAGIONE LIRICA
Carmen e Norma, i capolavori
di Georges Bizet e Vincenzo Bellini, La favorita di Donizetti,
il debutto per Parma di Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Kurt Weill
e l’operetta in prima assoluta Gran Teatro Reinach commissionata
per celebrare l’amato teatro della città distrutto in seguito ai bombardamenti
della Seconda Guerra. 5 titoli e 22 recite da dicembre 2021 ad Aprile 2022
compongono la Stagione Lirica del Teatro Regio di Parma
In
giugno il 58° Concorso Internazionale Voci Verdiane Città di Busseto
STAGIONE CONCERTISTICA
Alexander
Lonquich, Beatrice Rana, Trio di Parma, Giuseppe Albanese, Andràs Schiff,
Richard Galliano, Anna Tifu e Giuseppe Andaloro, David Russell, i
protagonisti della Stagione Concertistica, realizzata da Società dei Concerti
di Parma
PARMADANZA
Ezralow
Dance, Compagnia del Balletto di Roma, Almamia Dance Project, Parsons
Dance, Balletto Yacobson di San Pietroburgo, Compagnia del Balletto di
Parma compongono gli appuntamenti di ParmaDanza
REGIOYOUNG
Cartoons, Rigoletto, Carmen, La Bella
addormentata, Cenerentola, Black Aida Favole e opere
con la musica jazz e quella di Verdi, Rossini, Čajkovskij, Bizet. Laboratori
per insegnanti e mamme in attesa
CONTRAPPUNTI
RegioInsieme
e il workshop Scrivere d’Opera dedicati a Carmen, Incontri,
Prove aperte
ABBONAMENTI E BIGLIETTI
Stagione
Lirica: Abbonamenti dal 17 novembre 2021;
Biglietti
Gran Teatro Reinach dal 19 novembre; Carmen, Norma, La favorita,
Ascesa
e Caduta della Città di Mahagonny dal 30 novembre
ParmaDanza: Abbonamento dal 7 dicembre 2021; Biglietti dal 17 dicembre
Stagione Concertistica, RegioYoung: vendite in corso
STAGIONE LIRICA
Carmen e Norma,
i capolavori di Georges Bizet e Vincenzo Bellini, La
favorita di Donizetti, il debutto per Parma di Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Kurt Weill
e l’operetta in prima assoluta Gran
Teatro Reinach commissionata per celebrare l’amato Teatro Reinach della
città, distrutto in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra.
5 titoli e 22 recite da
dicembre 2021 ad Aprile 2022 compongono la Stagione Lirica del Teatro Regio di
Parma
Gran Teatro Reinach è l’operetta in prima esecuzione assoluta commissionata
dal Teatro Regio di Parma che debutterà sabato 11 dicembre alle ore 20.00 e domenica 12 dicembre 2021 alle ore
15.30, con la
drammaturgia e i testi di Sergio Basile,
la regia di Marco Castagnoli, le
scene di Franco Venturi, i costumi
di Lorena Marin, le luci di Andrea Borelli, le coreografie di Luisa Baldinetti.
Gianluca
Martineghi dirige l’Orchestra Rapsody che eseguirà le
musiche con gli arrangiamenti originali di Alessandro Palumbo tratte da La vedova allegra, Cin ci la, Il paese dei
campanelli, Al Cavallino bianco, Scugnizza, Addio giovinezza!, Il Paese
del sorriso, L’acqua cheta, Orfeo all’inferno. In scena Giuseppe
Verzicco (Mino, per la prima volta al Teatro Regio), Eleonora Buccarini (Caterina, per la
prima volta al Teatro Regio), Lucrezia
Drei (Adalgisa), Valentino Buzza
(Natale), Claudia Urru (Alba, per la
prima volta al Teatro Regio), Manuel
Amati (Lazzaro), Marco Bussi
(Achille, per la prima volta al Teatro Regio), Chiara Tirotta (Mercede, per la prima volta al Teatro Regio), Massimo Fiocchi Malaspina (Maestro
Brustolon), Filippo Lanzi (Attila
Bottazzi), Thomas Rizzoli (Maggiore
Kessler), Alfonso Antoniozzi (Il
suggeritore, per la prima volta al Teatro Regio in veste anche di attore).
“Il 13 maggio 1944, vittima dei pesanti
bombardamenti degli alleati sulla città di Parma, termina la sua esistenza il
Teatro Reinach, o Paganini, come si era “italianamente” chiamato dal 1938 –
scrive Sergio Basile. Con la sua scomparsa si apre una ferita, mai forse
rimarginata del tutto, nel cuore della città, in Piazza della Pace. Il Teatro
Reinach non è stato mai più ricostruito. Questa drammaturgia vuole restituire
alla città un pezzo della sua storia: un edificio, un teatro in cui sono
passati attori, cantanti, direttori d’orchestra, pubblico, sensazioni,
insuccessi. La storia del Reinach non è certo minore rispetto a quella del
Regio. La parte più popolare della città passa dal Reinach.[…] Strana sorte
quella del Reinach. Nacque come dono alla città di un banchiere tedesco, per
dare una cornice dignitosa agli spettacoli più popolari: una specie di alter
ego più domestico del Regio. […] Un omaggio postumo da parte del grande Teatro
Regio verso lo sfortunato “fratello minore”, il Teatro Reinach, appunto”.
“Proprio il Reinach, cui si ispira lo
spettacolo – scrive Marco Castagnoli, accoglie l’incontro fra due generazioni,
due mondi distinti che attraverso il comune “fuoco sacro” del teatro si
fondono, costituendo la linea principale della storia: il mondo del
Suggeritore, fulcro centrale della vita del Teatro, e i giovani che in quel
luogo trovano rifugio dopo un’azione partigiana. Il loro incontro sarà la
miccia che coinvolgerà tutti nella realizzazione di un vero e proprio
“spettacolo nello spettacolo” che tenterà di salvare loro la vita. E forse
anche quella del Reinach?”
Carmen, opéra-comique in quattro atti di Henry Méilhac e Ludovic Halévy dal romanzo Carmen
di Prosper Mérimée, musica di Georges
Bizet, inaugura la Stagione Lirica del Teatro Regio di Parma, ove torna in
scena dopo 19 anni, mercoledì 12 gennaio
2022, ore 20.00 (recite venerdì 14 ore 20.00, sabato 15 ore 17.00, domenica 16 ore
15.30, venerdì 21 ore 20.00, domenica 23 gennaio 2022, ore 15.30) in un nuovo allestimento, realizzato in
coproduzione con I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Haydn di Bolzano, con la
regia di Silvia Paoli, che firma per
la prima volta la messinscena di quest’opera, le scene Andrea Belli i costumi di Valeria
Donata Bettella, le luci di Marcello
Lumaca, i video di Francesco Corsi,
le coreografie di Carlo Massari/C&C Company.
Jordi Bernacer
dirige l’Orchestra dell’Emilia-Romagna
“Arturo Toscanini”, il Coro del
Teatro Regio di Parma preparato da Martino
Faggiani e il Coro di voci bianche
del Teatro Regio di Parma preparato da Massimo
Fiocchi Malaspina.
Interpreti:
Martina Belli (Carmen), Arturo Chacon Cruz (Don José, per la
prima volta al Teatro Regio), Marco
Caria (Escamillo), Laura Giordano
(Micaela), Armando Gabba (Dancairo),
Saverio Fiore (Remendado), Gianni Giuga (Morales), Massimiliano Catellani (Zuniga), Eleonora Bellocci (Frasquita), Chiara Tirotta (Mercedes). Nelle recite
del 15 e del 21 gennaio Carmen sarà interpretata da Ramona Zaharia, Don José da Azer
Zada, Escamillo da Alessandro Luongo,
Micaela da Veronica Marini (al
debutto nel ruolo), questi ultimi tutti per la prima volta al Teatro Regio.
“In questa messa in scena c’è, in
particolare per me, la rivelazione di come anche questa sia l’ennesima storia
di una donna vista attraverso gli occhi degli uomini: compositore, librettisti,
scrittore e soprattutto Don José – scrive Silvia Paoli. […] Mi è sembrato
dunque importante concentrare l’attenzione sul fatto che Carmen non esista in
realtà se non attraverso le parole del suo assassino e che quindi il vero
protagonista della vicenda sia Don José, colui che porta avanti l’azione. Non
sappiamo nulla di Carmen che non sia in relazione a lui, Carmen non cambia, Don
José si trasforma in nome di una passione (che mi guardo bene dal chiamare
amore) vissuta in maniera ossessiva, malata, che lo porta a non tollerare
l’idea di non poter più possedere quello che vuole; una storia che potremmo
benissimo leggere anche oggi sulla cronaca di qualsiasi quotidiano. Ho pensato
quindi a una prigione e all’intera vicenda non tanto come un flashback quanto
piuttosto a un ricordo ossessivo di Don José che rivive dalla sua cella
l’incontro con Carmen e l’epilogo tragico della sua storia, raccontandoselo e
deformandolo attraverso l’immaginazione, il proprio punto di vista. […] Essendo
gli anni Sessanta un periodo in cui per le donne comincia a realizzarsi un
processo di emancipazione (ricordo che in Italia il reato di adulterio è stato
abolito nel 1968 e il delitto d’onore solo nel 1981) e si mettono in
discussione i pilastri del patriarcato mi sembrava giusto collocare la vicenda
in quegli anni, dove il sogno di molti uomini continua ad oscillare fra la
moglie devota e l’amante lasciva (la Santa e il demonio, Micaela e Carmen) ma
per “il sesso debole” si aprono prospettive di crescita e ribellione. […] Sono
convinta che per parlare di femminicidio senza retorica sia necessario più che
mai che Carmen muoia; chiamare chi l’ha uccisa non “amante tradito” o
“fidanzato geloso” ma assassino e metterlo in prigione è un modo per rendere
giustizia a Carmen e a tutte le donne che vogliono essere loro stesse, a
prescindere dai desideri degli altri”.
La favorita, grand opéra in quattro atti su libretto di Alphonse Royer, Gustave Vaëz e Eugene Scribe,
musica di Gaetano Donizetti, debutta
al Teatro Regio di Parma, ove
torna in scena dopo 40 anni, venerdì 25 febbraio, ore
20.00 e domenica 27 febbraio 2022, ore 15.30 nel nuovo allestimento, realizzato in
coproduzione con Teatro Municipale di Piacenza, con la regia di Andrea Cigni, le scene di Dario Gessati, i costumi di Tommaso Lagattolla, le luci di Fiammetta Baldiserri.
Matteo Beltrami sul podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza, preparato da Corrado Casati, dirige il cast composto
da Simone Piazzola (Alfonso XI), Anna Maria Chiuri (Leonora di Guzman), Celso Albelo (Fernando), Simon Lim (Baldassarre), Andrea Galli (Don Gasparo,
per la prima volta al Teatro Regio), Renata
Campanella (Ines, per la prima volta al Teatro Regio).
“La
storia di Favorita è una storia di ruoli e di personaggi, delle differenze
sociali tra questi e delle dinamiche affettive e di potere che li regolano –
scrive Andrea Cigni. I ruoli e i personaggi sono il centro drammaturgico più
importante. Poco importa in realtà il contesto storico o geografico della
vicenda. Sono però importanti le relazioni tra i protagonisti e dunque uno
spazio fortemente simbolico e significativo ove tutto si svolge e prenda vita.
La sincerità, la chiarezza dei personaggi, il loro essere ‘veri’, è nascosto
dal ruolo e dunque dal costume che li protegge e che impedisce di essere loro
stessi. Il coro ha una funzione essenziale di commento all’azione, come se
fosse spettatore distaccato ma presente di qualcosa che si svolge
davanti a lui, come se assistesse a un teatro (nel senso filologico del
termine, ovvero ‘azione del guardare’) rappresentato da Fernando, Alfonso,
Leonora. E dunque dobbiamo andare a scoprire la verità nascosta dentro ai
costumi dei personaggi stessi, che impongono un ruolo nella società e che
rappresentano una specie di ‘corazza’ ai sentimenti, ma anche una protezione
rispetto alla collocazione sociale che hanno. Siamo partiti dunque dall’idea
del Teatro Anatomico, luogo dove si “esaminano” profondamente (fisicamente) gli
individui e che qui vorremmo riproporre come “analisi” e disamina dei
sentimenti, delle viscere affettive dei personaggi, del loro essere veri sotto
una pelle (rappresentata dal costume) che solo quando viene tolta li lascia
sinceramente esprimere ciò che sentono, provano, vivono mostrandoci i loro
sentimenti, la loro sofferenza, la loro angoscia, il loro amore, la loro
verità. Poco importa a dire il vero se è Spagna e se è il 1340. Ciò che conta è
la dinamica drammatica raccontata allo spettatore (e dunque anche al coro che
ha questa funzione in scena). […] Ci interessa così analizzare minuziosamente,
come avviene per un corpo nel teatro anatomico, la storia tra i personaggi, le
dinamiche dei loro comportamenti, la sintesi dei loro sentimenti. È
assolutamente affascinante capire come, per mantenere una credibilità e un
ruolo sociale, il costume intervenga sulle persone e che valore semantico
questo ricopra nella drammaturgia e come lo spazio, che non è orpello o di
contorno, diventi in realtà spazio vivo e vitale dell’agire analitico di chi
assiste alle vicende rappresentate”.
Norma, tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, musica di Vincenzo Bellini, debutta al Teatro
Regio di Parma, ove torna in
scena dopo 20 anni, venerdì 18 marzo 2022,
ore 20.00
(recite domenica 20 marzo ore 15.30,
venerdì 25 marzo ore 20.00, domenica 27 marzo 2022, ore 15.30) nel
nuovo allestimento realizzato in coproduzione con Teatro Municipale di
Piacenza, Teatro Comunale di Modena, con la regia di Nicola Berloffa, le scene di Andrea
Belli, i costumi di Valeria Donata Bettella, le luci di Marco Giusti
Sesto Quatrini dirige l’opera per la prima volta sul podio dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del Coro del Teatro Regio di Parma, maestro del coro Martino Faggiani. Protagonisti Angela Meade (Norma), Stefan Pop (Pollione), Michele Pertusi (Oroveso), Carmela Remigio (Adalgisa), John Matthew Myers (Flavio), Mariangela
Marini (Clotilde).
“Sullo
sfondo di una guerra continua - scrive Nicola Berloffa - osserviamo i detriti
di una società vinta e conquistata. Da un lato troviamo i Galli sconfitti che
vivono reclusi in un palazzo ottocentesco incendiato e devastato, ultime
vestigia di un potere perduto. Nessun druido con la barba, ma vecchi generali e
soldati attaccheranno con le poche forze restanti Norma cercando di estorcerle
il segnale atto a una agognata e penosa nuova Rivoluzione. In questo
adattamento si è spostata l’azione del dramma verso un Ottocento europeo, nel
periodo delle grandi lotte e delle rivoluzioni interne che hanno segnato il XIX
secolo, ma sono state rispettate assolutamente le dinamiche conflittuali tra
vincitori e vinti, i deliri amorosi e le gelosie uterine delle eroine
belliniane. Potremmo trovarci a Solferino o a Parigi ai tempi della guerra
prussiana. Vedremo cadere Norma, da “donna del popolo” a nuova vittima
designata, perché nell’arco del racconto la sacerdotessa passa da beniamina a
traditrice con una logica assolutamente moderna e marziale: nessun processo
l’attende, solo una condanna urlata dalla piazza con una relativa violenta
esecuzione. I temi suggeriti dal libretto potrebbero portarci a una facile
attualizzazione, ma questo non è necessario perché la scrittura musicale di
Bellini riesce in modo moderno a farci scoprire personaggi che, una volta
liberati dai numeri di parata, provano sentimenti umani. Che sono gli stessi
che proviamo noi oggi”.
Ascesa
e caduta della città di Mahagonny (Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny), opera in tre atti su testo
di Bertolt Brecht, musica di Kurt Weill, va in scena per la prima volta al Teatro Regio di
Parma martedì 26 aprile 2022, ore 20.00
(recite giovedì 28 aprile ore 20.00,
sabato 30 aprile 2022, ore 20.00)
nel nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma, realizzato in occasione di
Parma Capitale Italiana della Cultura 2021, in coproduzione con Fondazione I
Teatri di Reggio Emilia, con la regia di Henning
Brockhaus, le scene di Margherita
Palli, le luci di Pasquale Mari, i costumi di Giancarlo Colis, la coreografia di Valentina Escobar.
Christopher Franklin
dirige l’opera per la prima volta sul podio dell’Orchestra dell’Emilia-Romagna “Arturo Toscanini” e del Coro del Teatro Regio di Parma, maestro
del coro Martino Faggiani.
Protagonisti Christopher Lemmings (nei
ruoli di Tobby Higgins e Jack O’Brien, per la prima volta al Teatro Regio), Marianne Cornetti (al debutto nel ruolo
di Leokadja Begbick), Chris Merritt (Fatty,
per la prima volta al Teatro Regio), Luiz
Ottavio Faria (al debutto nel ruolo di Trinity Moses, per la prima volta al
Teatro Regio), Anne-Marie Kremer (al
debutto nel ruolo di Jenny Hill, per la prima volta al Teatro Regio), Tobias Hächler (al debutto nel ruolo di
Jimmy Mahoney, per la prima volta al Teatro Regio), Horst Lamnek (Bill, per la prima volta al Teatro Regio), Alexander Milev (Joe, per la prima
volta al Teatro Regio), Sergio Basile
(Il narratore), Roxana Herrera, Elizabeth Hertzberg, Yuliia Tkachenko, Cecilia Bernini, Priscila Moura Olegario,
Mariangela Marini (Sei ragazze di Mahagonny). L’opera è presentata in
lingua tedesca con sopratitoli in italiano e inglese.
“Mahagonny
è una metropoli del piacere e del divertimento, un paradiso del whiskey, del
mangiare senza limiti, dei bordelli lussuriosi - scrive Henning Brockhaus. È un
luogo dove i soldi possono tutto ma alla fine non servono a niente: non si
compra la felicità. Il protagonista Jimmy Mahoney con impeto da rivoluzionario
del capitale impone la legge del “tu puoi fare tutto”. Tutti cercano il
godimento e il divertimento soltanto nei soldi, quindi il loro desiderio è
limitato e contorto. Jimmy Mahoney diventa alla fine la vittima delle sue
intenzioni: indebitandosi per aiutare un compagno chiede un prestito che gli
viene negato. Viene condannato a morte, perché non ha più soldi. Non avere
soldi è rigorosamente vietato a Mahagonny. Alla fine Mahagonny precipita nella
rovina, tra le proteste dei cittadini che condannano le atrocità del
capitalismo e ribellandosi con violenza. Il mondo degli operai manca in Mahagonny;
noi abbiamo creato però nel fondo della scenografia un mondo dei poveri e
sfruttati. Esistono come un’ombra, ma la loro presenza è angosciante. Ci siamo
ispirati anche alla pittura americana di Edward Hopper, sia per lo spazio sia
per i costumi. L’America ha creato il sogno della felicità con il capitalismo,
ma la ricchezza è basata sul crimine. In Mahagonny gli imprenditori sono prima
criminali e poi giudici di loro stessi. Fondano una città del godimento, che
promette di realizzare tutti i sogni: l’Utopia del Piccolo Borghese”.
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