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appuntamento per la Stagione Lirica 2021 con due brevi opere in un’unica serata
Quelle telefonate che allungano la vita:
La Voix humaine e The Telephone al Filarmonico
Due rari capolavori del ‘900 allestiti per la prima volta insieme a
Verona: vite appese al filo del telefono nell’intenso monologo di Poulenc e nella
commedia di Menotti.
Francesco Lanzillotta dirige l’Orchestra della Fondazione Arena con Cappiello,
Bini e Verna nella nuova produzione firmata da Federica Zagatti Wolf-Ferrari
prima Domenica 28 novembre ore 15.30
Martedì 30 novembre ore 19.00
Giovedì 2 dicembre ore 20.00
Domenica
5 dicembre ore 15.30
Stagione Lirica 2021 - Teatro
Filarmonico
Squilla
il telefono e si apre il sipario sull’inedito dittico operistico domenica 28
novembre alle 15.30 al Teatro Filarmonico ∙ Il soprano Lavinia Bini interpreta
una donna sconvolta da un doloroso addio nella geniale pièce di Jean Cocteau, già cavallo di
battaglia di artiste come Anna Magnani e Sophia Loren, qui musicata da Francis Poulenc
∙ Opposta e complementare è la breve opera buffa di Gian Carlo Menotti, mai
rappresentata a Verona: Lucy e Ben sono Daniela Cappiello e Francesco Verna, alla
prese con un esilarante terzo elemento incomodo ∙ L’Orchestra della Fondazione
Arena di Verona è diretta dal M° Lanzillotta mentre la nuova produzione vede la
regia di Federica Zagatti Wolf-Ferrari, le scene di Maria Spazzi, i costumi di
Lorena Marin e le luci di Paolo Mazzon.
La Voix
humaine è la terza e ultima opera
teatrale di Francis Poulenc (1899-1963): dopo la surreale Les Mamelles de Tirésias
e l’ampio capolavoro Dialogues des Carmélites, l’atto unico sulla Voce
umana (che traspone quasi integralmente il testo in prosa di Jean Cocteau,
1930) è forse anche il suo esperimento formale più ardito nel genere. In meno
di cinquanta minuti di musica, si assiste ad una scena di compattezza e densità
drammatica inaudite, dove l’orchestra e il canto sono perfettamente modellati
sulla parola recitata, le sue mille sfumature ed il suo significato profondo,
talvolta nascosto.
La vicenda è semplice e
immediata: nella sua stanza, una giovane donna è impegnata in un’unica lunga telefonata,
nonostante la linea sia più volte interrotta e disturbata. A poco a poco il
pubblico capisce che all’altro capo del filo si trova un uomo, che non sarà mai
visto né udito in scena, con cui si sta consumando l’ultima chiamata di addio. Sulla
sola interprete femminile in scena (genericamente definita “lei”) ricade tutta
la responsabilità dell’esecuzione: alla sua voce e alle sue doti attoriali
spetta svelare le inquietudini, le menzogne, le preghiere, il pianto, i sorrisi
nervosi, la disperazione della protagonista che ha, come unico mezzo per
comunicare a distanza il proprio amore, solo la voce umana, mediata dalla
cornetta del telefono.
Prima ancora dell’opera
di Poulenc (cui arrise un grande successo sin dalla prima nel 1959), la pièce
di Cocteau aveva attirato l’interesse di diversi interpreti, arrivando anche a
costituire un intero episodio del film L’Amore di Roberto Rossellini, la
cui protagonista fu un’intensa Anna Magnani, e quindi diversi omaggi cinematografici
recenti, che hanno coinvolto da Sophia Loren a Tilda Swinton, da Madonna ad
Almodóvar.
Il soprano toscano Lavinia Bini si cimenta nell’impegnativo
atto unico, che ritorna dopo molti anni sul palcoscenico del Teatro Filarmonico
nel ruolo che a Verona è stato di Magda Olivero (in italiano nel 1988), dame
Gwyneth Jones (in scena) e Tiziana Fabbricini (in forma di concerto). Sul podio
dell’Orchestra
della Fondazione Arena fa il suo gradito ritorno il maestro Francesco Lanzillotta, reduce da
quattro anni di successi alla guida dello Sferisterio di Macerata, ugualmente
impegnato nell’opera e nel repertorio sinfonico con successo di pubblico e di
critica.
Dopo l’intervallo i toni
si alleggeriscono grazie al breve atto unico di Gian Carlo Menotti (1911-2007),
da lui stesso definito opera buffa: The Telephone (1947) guarda scopertamente al genere dell’intermezzo
buffo settecentesco ma con la melodia e la scaltrezza dell’uomo del Novecento che
conosceva Broadway e i meccanismi della presa sul pubblico. Il malizioso
sottotitolo L’Amour à trois investe l’apparecchio telefonico di uno
scomodo ruolo, quasi un animale domestico che si intromette fra gli amanti, per
poi permetterne riconciliazione e (si spera) lieto fine.
Il sipario si apre su Ben,
che raggiunge l’amata Lucy per comunicarle qualcosa di importante prima di
partire per un viaggio di lavoro. Lucy però è sempre al telefono, in una rete
di interruzioni e pettegolezzi con invisibili interlocutori, mentre Ben perde
la pazienza e il tempo a sua disposizione. Giunta l’ora della partenza, al
povero protagonista maschile non resta che parlare con Lucy da una cabina
telefonica: grazie all’odiato e indiscreto mezzo può almeno avere l’attenzione
di lei e chiederla in sposa, per il suo ritorno: Lucy dice sì, con grande gioia
di entrambi (finché un nuovo squillo di telefono non li separi).
Sensibile librettista e
compositore, considerato un reazionario sui generis dalle avanguardie
del Secondo Novecento che trovavano spazio al suo lungimirante Festival dei Due
Mondi senza mai ricambiarne l’ospitalità, Menotti non ha mai goduto di rappresentazioni
al Teatro Filarmonico di Verona, se si eccettua un brano dall’opera commissionata
dalla NBC Amahl and the night visitors eseguito in un concerto natalizio
del 1997. The Telephone è quindi una prima assoluta e arriva sul palcoscenico
del Filarmonico con il giovane soprano sorrentino Daniela Cappiello (Lucy) e il baritono Francesco Verna (Ben) in una nuova
produzione realizzata da un team creativo completamente al femminile: al suo
debutto veronese è la regista Federica Zagatti Wolf-Ferrari, che si avvale
della collaborazione di Maria Spazzi per le scene e di Lorena Marin per i costumi. Le luci
sono firmate dall’esperto areniano Paolo Mazzon.
«Chissà
se Menotti e Poulenc immaginavano che il telefono sarebbe diventato l’oggetto
fondamentale nella vita di oggi… – osserva il maestro Francesco
Lanzillotta, descrivendo i diversi ruoli dell’orchestra nei due titoli – In
Poulenc la partitura scorre come l’acqua di un ruscello, è musica raffinata in
cui la ricerca di colori significanti più che di melodie coinvolgenti è alla
base di una concezione illuminata di grande teatro musicale. Menotti
segue il canto con un tappeto di velluto morbido e con ironia
sottile, la cui apparente semplicità è il punto di arrivo di un percorso
compositivo complesso, che lavora per sottrazione, eliminando il superfluo,
ricordandoci che semplice non significa banale».
Proprio l’onnipresenza del telefono è al centro dello spettacolo pensato
dalla regista Federica Zagatti Wolf-Ferrari e lega le due opere come parti di uno stesso arco temporale che tocca
diverse generazioni: «Il telefono interrompe, limita, spezza e sbriciola
l’attività della mente in frammenti impossibili da ricomporre: un tempo per la precarietà
della linea, oggi per la “necessità” dei social di esaurire un argomento in 15
secondi, per passare il più velocemente possibile ad altro. Oggi come ieri, è
il telefono a possedere noi, non siamo noi a possedere un telefono. In scena prevale
un elevamento: il filo. In Poulenc, come un conto alla rovescia,
il filo diventa sempre più corto, fino a diventare irraggiungibile. In Menotti assistiamo
a una moltiplicazione mostruosa e angosciante di fili, simbolo della bulimia
comunicativa e dell’iper-connettività odierna che domina azioni e relazioni,
anche quella fra Lucy e Ben».
«Prima di presentare il
cartellone del 2022 – conclude
Cecilia Gasdia,
Sovrintendente e Direttore Artistico della Fondazione Arena di Verona – puntiamo i
riflettori sull’ultimo titolo della nostra Stagione Lirica 2021: una stagione
anomala, che non ha potuto contare su campagne abbonamenti né sulla serenità dei
tempi ma che finalmente ha ritrovato il pubblico dal vivo. Sul
palcoscenico del Teatro Filarmonico diamo finalmente spazio ad un repertorio
tra i meno frequentati a Verona con due vette del teatro musicale del
Novecento. Siamo particolarmente contenti di affidare la creazione e la realizzazione
di questo nuovo allestimento a nomi nuovi e giovani di talento, anche in scena,
sia nella intensissima interpretazione del monologo di Poulenc, sia nel brio dell’opera
buffa di Menotti, che qui è arricchita di significati, nel rispetto dell’opera
originale, con una lettura profonda e davvero contemporanea».
Dopo la
prima di domenica 28 novembre, il dittico telefonico La Voix humaine – The Telephone
va in scena martedì 30 novembre (alle 19), giovedì 2 dicembre (alle 20) e domenica
5 dicembre (alle 15.30). I biglietti sono già in vendita online e presso la Biglietteria
centrale, e anche presso la Biglietteria di via Mutilati due ore prima di ogni
spettacolo. Per legge, l’accesso e la permanenza in teatro sono consentiti solo
indossando la mascherina chirurgica ed esibendo il green pass (ulteriori
informazioni disponibili alla pagina web https://www.arena.it/it/teatro-filarmonico/info-covid).
Con La Voix humaine – The Telephone continua
l’iniziativa Ritorno a Teatro rivolta al mondo della Scuola all’interno
della proposta Arena Young 2021:
martedì 30 novembre alle ore 18.00 e giovedì 2 dicembre alle ore
19.00
gli studenti delle scuole primaria e secondaria, i loro familiari, gli
insegnanti, i dirigenti scolastici e il personale ATA potranno assistere allo spettacolo a prezzo speciale: € 6,00 per
gli studenti e € 12,00 per gli adulti. L’incontro propone un Preludio, momento introduttivo allo
spettacolo alla presenza di alcuni dei protagonisti dell’opera. Inoltre Fondazione
Arena di Verona apre le porte della sua prova generale alla Scuola, all’Università,
al Conservatorio e al Polo Nazionale Artistico VAO per una speciale Anteprima
giovani pomeridiana venerdì 26 novembre (informazioni e prenotazioni a scuola@arenadiverona.it).
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