UNA PRIMA DI TRAVIATA MOLTO CONTESTATA ALLA SCALA
Grande attesa per questa prima di Traviata alla Scala a
conclusione di un anno dedicato a Verdi in tutti i teatri italiani e non solo, in occasione del bicentenario dalla nascita. Nel palco reale, sono presenti il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano con la moglie Clio, il Presidente della Commissione europea, Josè
Manuel Barroso, il Presidente del Togo Faure Gnassingbè, il Sindaco di Milano
Giuliano Pisapia ed ancora il Presidente del Senato Pietro Grasso, il
Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Presenti in sala anche il ministro alla
Cultura Massimiliano Bray, l’ex premier Mario Monti, lo stilista Giorgio
Armani, l’ex ministro allo Sviluppo Economico Corrado Passera, Roberto Bolle e Carla Fracci e altri vips ancora. Non
si sono presentati, pur essendo attesi, la Presidente della Camera Laura
Boldrini e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Fuori, invece, una
manifestazione di contestatori con la
messa in scena di una “Traviata-Italia”, ma senza particolare tensioni. Il
ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha scelto invece di assistere
allo spettacolo all’interno del penitenziario di San Vittore, sul megaschermo
allestito dal Comune nell’ottagono del carcere. La serata si è aperta in modo irrituale con un
minuto di silenzio dedicato a Nelson Mandela. Dalla buca, il maestro Daniele
Gatti ha annunciato: “La città di Milano
e il Teatro alla Scala desiderano ricordare Nelson Mandela, uomo straordinario”,
l’eroe dell’anti-Apartheid. E’ subito scoppiato un fragoroso applauso e tutto
il pubblico si è alzato in piedi. “Volevo
chiedere un minuto di silenzio - ha poi proseguito Gatti - ma questo applauso è stata la
testimonianza più grande per un uomo che ha dimostrato l’umanità più viva”.
Subito dopo, c’è stato ugualmente il minuto di silenzio, seguito dalle
note dell’Inno nazionale e quindi è iniziata l’opera. Dopo circa tre ore di
spettacolo, quasi dieci minuti di
applausi misti per l’opera di Verdi ma solo per alcuni dei protagonisti.
Consensi, applausi e fiori lanciati dai palchi per il soprano Diana Damrau, protagonista assoluta dell’opera verdiana,
per ben 5 volte nel corso dell’anno nel ruolo di Violetta e per il baritono Zeljkp Lucic, papà Germont. In
effetti la soprano tedesca, che unisce
alla presenza scenica anche notevoli qualità canore, è riuscita a cantare ed incantare, sovrastando coro ed orchestra. Una vera ovazione per lei dopo l'interpretazione di "Addio del passato". Per il tenore
Piotr Beczala, Alfredo, per il regista russo Dmitri Tcherniakov ed anche per il
direttore d’orchestra Daniele Gatti (con scelte ritmiche a volte discutibili)
la reazione del loggione con “buu” e “vergogna”(dirette soprattutto al regista)
. Non ha convinto, infatti, la regia del
russo Dmitri Tcherniakov, che ha suscitato in particolare la reazione del loggione. C’era curiosità per
le sue idee innovative, rivolte a nuove forme di linguaggio scenico
per l’opera. Invece ci sono state forti critiche anche per le scelte di costumi : uomini in appariscenti giacche rosa, donne con fiocchi in testa, una bionda in pailette. Nel secondo atto Violetta e Alfredo sono in una casa rustica con camino, cucina e credenza e con angioletti e bambole. A ciò si aggiunga la "performance" di Alfredo, che rimproverato dal padre, stende la pasta della pizza in grembiule e si mette a tagliare
verdure in modo ossessivo. C’è da aggiungere, inoltre, che Alfredo
non è sembrato particolarmente
spontaneo sulla scena e poco convincente
nel ruolo. In molti ricordano la regia storica (anche quella contestata inizialmente) di Luchino Visconti e Maria Callas, ma è
stata ben lontana da quella recita. Non hanno convinto neanche alcune scelte come quella di Flora, vestita da da pellerossa che balla sul tavolo. Il segno della regia ha toccato anche un
altro simbolo importante: le camelie bianche descritte nell’opera di Dumas e riprese
dal libretto Piave, vengono trasformate
in enormi papaveri rossi…..E' noto che "La signora delle camelie" portasse una camelia bianca tutto il mese ad esclusione di quattro giorni in cui metteva una rossa, ad indicare la sua indisponibilità. Ebbene la camelia bianca non appare nel primo e nel secondo atto, solo un papavero rosso in entrambi gli atti. Non si può non condividere l’opinione
dell’ètoile Roberto Bolle, a fine spettacolo,
che ha parlato di “un realismo, forse esagerato, perché il
pubblico della Scala chiede magia e raffinatezza, vuole sognare”.
G.L.
Cosa hanno detto e scritto critici e politici.....
- Paolo Isotta: Dal direttore Daniele Gatti sul podio ci aspettavamo più correttezza.....La sua orchestra ha un suono bandistico, pur se la banda vera sia discreta.Il tenore Piotr Beczala si concede un'incredibile cadenza prima di "O mio rimorso, infamia" ed il direttore lo consente.Per il resto dell'atto singhiozza, bela, raglia. La protagonista Damrau è un ottimo soprano di coloratura ma fa un primo atto d'inaccettabili ultroneità e arbitrii.... Fa un buon "Addio del passato" ma in "Prendi quest'è l'mmagine" il direttore le impedisce di far bene. Ha un paio di ammnesie. I comprimari pessimi,tutti.Beppe Menegatti, marito di Carla Fracci): "Sono senza fiato per il vecchiume della regia. Decrepita".
Carla Fracci (Sovrintendente della Scala): "Io che ho visto la Traviata di Visconti, preferisco di gran lunga regie più tradizionali.Trovo senza senso che un uomo disperato si metta a tagliare verdura".
Lissner, ultima prima del sovrintendente uscente, in relazione alle critiche "I talebani sono dappertutto".
Alexander Pereira (Prossimo Sovrintendente della Scala): "E' una messa in scena interessante, forte, non radicale, ma non sembra facile fare spettacoli più radicali oggi".
Giorgio Napolitano: "I custodi della tradizione se la sono presa con il regista, ma questo capita".
Pietro Grasso : "Non capisco le polemiche verso chi cerca di attualizzare le opere".
Mario Monti: "Devo riflettere".
Giuliano Pisapia (Sindaco di Milano) : "Una Traviata intrigante, perchè mischia fasto a semplicità, passato a presente".
Roberto Maroni (Presidente Regione Lombardia): "Strepitosa".
Sono queste alcuni dei punti di vista di critici e politici, tenendo presente che i Presidenti delle Fondazioni liriche sono i sindaci!!!!!
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