RIGOLETTO AL BARSÒ
Il nuovo spettacolo col quale
il Teatro Regio di Parma
torna finalmente a incontrare
il pubblico.
Roberto Catalano firma la regia, Alessandro
Palumbo dirige la Filarmonica Arturo Toscanini e un cast composto da David Astorga e Carmine Riccio (Duca di Mantova), Giulia Bolcato e Giada
Borrelli (Gilda), Federico Longhi e
Joung Jun Park (Rigoletto), Andrea
Pellegrini (Sparafucile), Cinzia Chiarini (Maddalena), Italo Proferisce (Monterone),
Daniele Lettieri (Matteo Borsa),
Gianni Giuga (Il Conte di Ceprano),
Claudio Levantino (Marullo) e gli
allievi dell’Accademia Verdiana Mariangela Marini (Giovanna),
Chiara Notarnicola (Paggio), Emil Abdullaiev (Usciere).
Parma, Parco della Musica,
ore 21.30
Dal 29 giugno al 2 luglio, dal 6 al 9
luglio e dal 13 al 16 luglio2020
“È dedicato anzitutto a Parma e al suo
territorio il primo progetto del Teatro Regio che, alla sua riapertura subito
dopo la quarantena, offre a tutti gli appassionati l’occasione per tornare finalmente
a gioire del piacere e della condivisione dello spettacolo dal vivo e della
musica di Giuseppe Verdi, dichiara Federico
Pizzarotti, Sindaco di Parma e Presidente della Fondazione Teatro Regio di
Parma”.
Rigoletto al barsò è la nuova produzione del Teatro Regio di Parma che
debutta all’aperto al Parco della
Musica, presso l’Auditorium Paganini, firmato da Renzo Piano, che ha progettato il recupero architettonico
dell’originaria struttura industriale, lunedì
29 giugno 2020, ore 21.30, con repliche dal 30 giugno al 2 luglio, dal 6 al 9 e
dal 13 al 16 luglio 2020, sempre alle ore 21.30.
“Siamo felici di annunciare il ritorno all’attività
di spettacolo dal vivo del Teatro - dichiara Anna Maria Meo Direttrice generale del Teatro Regio. Dopo le
cancellazioni e il silenzio obbligato degli ultimi mesi ci ritroveremo con La
Toscanini e in uno spazio che si associa all’attività dell'Orchestra, ma in un
luogo non consueto, accompagnati dall’entusiasmo dei giovani artisti. È tempo
di sperimentazioni e noi non ci sottraiamo. Troppo a lungo siamo stati lontani
dal pubblico e non volevamo attendere il Festival per ritrovarci. Ci affascina
l’idea di condividere le prime sere d’estate accompagnati dalla musica verdiana
e con questo spirito abbiamo programmato una produzione all’aperto al Parco
della Musica: 12 recite in 3 settimane consecutive. Tante recite perché il
numero di spettatori sarà limitato a 199. Naturalmente sarà garantito il
rispetto di tutte le norme a tutela della sicurezza dei lavoratori e del
pubblico a partire dal distanziamento”.
Al barsò, ovvero, in dialetto parmigiano, sotto la
tettoia (dell’Auditorium Paganini), ove sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini, partner del Teatro Regio di Parma
anche in occasione di questo nuovo appuntamento lirico estivo, il maestro Alessandro Palumbo dirige i giovani
artisti che si alterneranno ogni sera per dare corpo e voce allo spettacolo
firmato dal regista Roberto Catalano, con le luci di Fiammetta Baldiserri e gli elementi scenici e i costumi del Teatro
Regio di Parma.
Protagonisti in scena il tenore costaricano David Astorga nella parte del Duca di Mantova, Giulia Bolcato nella parte di Gilda
e Federico Longhi nella parte di Rigoletto, nella recita inaugurale, il
29 giugno, e nelle repliche del 1, 6, 8, 13, 15 luglio, che si alterneranno
rispettivamente con, Carmine Riccio, Giada Borrelli e Joung Jun Park nelle recite del 30 giugno, 2, 7, 9, 14, 16 luglio.
Con loro, Andrea Pellegrini (Sparafucile), Cinzia Chiarini (Maddalena), Italo Proferisce (Monterone),
Daniele Lettieri (Matteo Borsa), Gianni Giuga (Il Conte di
Ceprano), Claudio Levantino (Marullo) e inoltre Mariangela Marini (Giovanna),
Chiara Notarnicola (Paggio) ed Emil Abdullaiev (Usciere),
che si sono distinti quest’anno tra gli allievi dell’Accademia Verdiana.
In un gioco crudele, interamente “manovrato”
dalla luce, Rigoletto al barsò svelerà
l’impossibilità di Rigoletto di sfuggire alla sua solitudine e di stabilire un
contatto vero con i suoi affetti e con il mondo.
“Per cercare di risolvere la dimensione del
contatto fra i cantanti - anticipa il regista Roberto Catalano - mi sono interamente affidato alla luce. Sarà
infatti attraverso le quattro luci montate su quattro stativi a ruote, che
i personaggi, illuminandosi a vicenda, si “abbracceranno”, toccandosi con la
luce stessa”.
“Questa storia vive nello spazio vuoto, dove gli
abbracci interdetti diventano luci orientate sugli occhi di chi vorremmo
stringere. Uno spazio dove il percorso è tracciato da luci che disegnano stanze
dentro le quali ripararsi dal mondo che tutto intorno preme per voler entrare”.
“Rigoletto conosce quel mondo, lo abita vestendo
i panni dell’uomo che ride e che deve far ridere. Sulla faccia ha un ghigno che
non riesce a spegnere, come fosse una condanna, un trucco impresso a fuoco
nella carne impossibile da rimuovere, così com’è impossibile, per ciascuno di
noi, uscire fuori da noi stessi. I suoi gesti, anche le carezze, sono deformi
come il suo corpo, prigione di un’anima che piange nel buio dell’ombra, lontano
dagli uomini che in lui vedono e vedranno solo un uomo dal sorriso perpetuo. E
il mondo fin lì vissuto, coi suoi fasti e le sue nefandezze, rivela ancor di
più la diversità del gobbo, uomo che educa al vizio tutti gli uomini che per
dovere deve intrattenere”.
“Per questo Gilda, figlia erede di un amore
perduto, diventa la parte buona da difendere. Lei, inconsapevole
dell’irrimediabile compromesso che la vita presenta, è bellezza che va preservata.
Sarà così che Rigoletto costruirà lo spazio dentro il quale proteggere la
figlia, come fosse un’incubatrice luminosa nata per tenere al sicuro la parte
bella del mostro. Come una strada che taglia la notte, la luce puntata dal
padre sopra il palco vuoto traccerà i percorsi sicuri da farle attraversare, e
Gilda, educata a rifuggire il buio, cercherà di non disobbedire muovendosi dove
il gobbo avrà disegnato la strada. Fuori dalla culla di luce dove Gilda è al
sicuro, il mondo dissennato preme per entrare. Gilda subisce la fascinazione
del primo sentimento, ed è l’amore da lei letto con la purezza degli occhi a
spezzare quel cerchio di luce che fino a quel momento aveva resistito”.
“Il mondo entra, e quando
lo fa, difendere la bellezza è una battaglia disperata. Il duca, userà le
stesse luci che l’avevano protetta per incantarla, illuminandola da una
prospettiva nuova, mostrandole strade mai percorse. Tutte quelle luci che fino
a quel momento erano la casa dove potersi sentire al sicuro, si muovono, cambiano
direzione, illuminano altro, si stendono sul mondo sconosciuto rivoltandosi
contro. Rigoletto stesso, che vedrà compromessa la sola cosa bella che la vita
gli abbia mai dato. Il ricordo felice di colei che un tempo lo amò nonostante
la sua deformità. L’eco di una gioia che Gilda incarna. Lei, anima pura
accecata dalla luce, che nulla sa del mondo, e che mai saprebbe riconoscere il
male che lo abita”.
“Gilda, fidandosi delle parole che le vengono
dette, si inoltra nello spazio buio che il padre mai avrebbe voluto
percorresse. Gli uomini la travolgono, ma i suoi occhi continuano
irrimediabilmente a credere fino ad arrivare al sacrificio più grande, come non
ci fosse spazio per le anime pure, nessuna salvezza per nessuna bellezza. Perché
la felicità, viene a trovarci a sprazzi. Si mostra luminescente nella notte per
poi nascondersi. Rigoletto ne ha fatto esperienza al punto da volerne
prolungare la permanenza sfidando la vita e gli uomini. Gilda, eco dell’unico
amore vissuto dal gobbo, incarna la sola scintilla di felicità che lui abbia
mai visto e che potrà mai vedere. Per questo si costringe a volerla circondare
di luce proteggendola e, così facendo, illudersi di preservarla identica per
sempre”.
“Ma quella felicità, che passa tra il tempo e
gli uomini, si disperde senza mai prometterci di ritornare. Rigoletto, uomo che
ha paura di perdersi nella sofferenza più buia, tenterà disperatamente fino all’ultimo
di ricostruire quello spazio dove Gilda, fino a un attimo prima bambina, era
rimasta nascosta agli occhi del mondo. Ma la felicità che non si lascia
trattenere è già altrove, e mentre le luci muoiono una dopo l’altra, le lacrime
scorrono, finalmente libere, sulla faccia del mostro che ride”.
29, 30 giugno, 1, 2, 6, 7, 8, 9, 13, 14,
15 16 luglio 2020, ore 21.30
Durata
complessiva 2 ore circa compreso un intervallo
RIGOLETTO AL BARSÒ
Musica GIUSEPPE VERDI
Duca di Mantova DAVID
ASTORGA (29 giugno, 1, 6, 8, 13, 15 luglio)
CARMINE RICCIO (30 giugno, 2, 7, 9, 14, 16 luglio)
Gilda GIULIA BOLCATO (29 giugno, 1, 6, 8, 13, 15 luglio)
GIADA BORRELLI (30 giugno, 2, 7, 9, 14, 16 luglio)
Rigoletto FEDERICO LONGHI (29 giugno, 1, 6, 8, 13, 15 luglio)
JOUNG JUN PARK (30 giugno, 2, 7, 9, 14, 16 luglio)
Sparafucile ANDREA PELLEGRINI
Maddalena CINZIA
CHIARINI
Monterone ITALO
PROFERISCE
Giovanna MARIANGELA
MARINI*
Matteo Borsa DANIELE LETTIERI
Conte di Ceprano GIANNI
GIUGA
Paggio CHIARA
NOTARNICOLA*
Marullo CLAUDIO
LEVANTINO
Usciere EMIL ABDULLAIEV*
Maestro concertatore e direttore
ALESSANDRO PALUMBO
Regia
ROBERTO CATALANO
Luci
FIAMMETTA BALDISERRI
Elementi scenici e costumi
TEATRO REGIO DI PARMA
FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
* allievi dell’Accademia Verdiana
Nessun commento:
Posta un commento