L’ORCHESTRA BAROCCA DEL TEATRO DI SAN
CARLO
A TARANTO PER LA CANTATA DI SAN GENNARO
Taranto - 9 settembre, MUSEO DIOCESANO DI ARTE SACRA – ore 21
L’affascinante viaggio
nella musica di Giovanni Paisiello (Taranto, 1740 – Napoli, 1816) e del Settecento prosegue nella
programmazione del “Giovanni Paisiello festival” con la
cantata originale di Giovanni Paisiello scritta in occasione della Translazione del Sangue di San Gennaro nel sedile di Nilo.
3 voci: Gloria, soprano; Fede,tenore; Religione, contralto.
3 voci: Gloria, soprano; Fede,tenore; Religione, contralto.
Sempre nell’elegante
chiostro del Museo Diocesano d’Arte Sacra (MUDI), in vico Seminario I nel
Borgo Antico di Taranto, nella serata del 9 settembre prossimo (ore 21) sarà la
volta di un altro imperdibile concerto dedicato al Maestro tarantino: in prima assoluta in tempi moderni sarà,
infatti, presentata la “Cantata per la transalazione del Sangue di San
Gennaro”, una importante commissione che Paisiello ricevette da una delle
circoscrizioni napoletane, quella del “Nido”, in occasione della trasalazione
(il temporaneo trasferimento) delle ampolle con le famose reliquie, il 5 maggio
1787, dalla Cappella del Duomo al “Sedile” della circoscrizione.
Molti altri maestri attivi
nella città partenopea hanno scritto cantate per questa occasione della prima
domenica di maggio, una delle tre grandi feste annuali dedicate a san Gennaro: da
Cristofaro Caresana a Domenico Cimarosa, per fare solo due nomi importanti.
La magnifica “Cantata” paisielliana
del 1787 è una estesa azione drammaturgica per tre voci, coro e orchestra, la
cui elegante e raffinata partitura, revisionata per l’occasione da Marco Palombo,
sarà suonata dall’Ensemble Barocco del Teatro San Carlo di Napoli, diretto da
Dario Candela, compagine nata in seno all’Orchestra del Teatro partenopeo e
dedicata in particolare all’immenso repertorio del ‘600 e ‘700 del
Meridione italiano.
Con l’Ensemble, canteranno
i solisti del coro Choraliter, preparati da Pierluigi Lippolis, insieme con il
soprano Roberta Andalò, il contralto Sabrina Santoro e il tenore Leopoldo
Punziano. Una splendida occasione per ascoltare, in prima assoluta in tempi
moderni, uno dei monumenti musicali del grande maestro tarantino.
La prestigiosa carica di maestro di cappella della Real Casa napoletana obbligava Giovanni Paisiello a produrre musica anche in occasioni che non possono essere definite profane, ma nemmeno sacre, perché non strettamente correlate alla liturgia cattolica.
La prestigiosa carica di maestro di cappella della Real Casa napoletana obbligava Giovanni Paisiello a produrre musica anche in occasioni che non possono essere definite profane, ma nemmeno sacre, perché non strettamente correlate alla liturgia cattolica.
Un grande musicista di corte come lui poteva essere chiamato a comporre opere di occasione devozionale solo dalle élite nobiliari, tanto più che l’impegno del compositore in queste occasioni diventava essenziale per motivi afferenti i rapporti, sempre strettissimi, tra nobili e clero, estrinsecati in ambiti extra-liturgici quali le esigenze delle influenti confraternite o delle cappelle private.
Quando Paisiello, nel 1787, fu chiamato a comporre la Cantata a tre per la transalazione del Sangue di San Gennaro, il genere, declinante, stava per essere sostituito da quello della “serenata” teatrale. L’opportunità fu fornita da una della circoscrizione cittadina del Nido (o Nilo).
Scrive Michael F. Robinson (1994): “Prima della Rivoluzione del 1799 la città di Napoli era governata da un consiglio costituito dai ministri della Corona e da altri sei gentiluomini, cinque dei quali eletti dalla nobiltà ed il sesto […] eletto direttamente dal popolo. Le cinque circoscrizioni
della nobiltà venivano contrassegnate con i nomi Capuana, Montagna, Nido (o Nilo), Porto e Portanova.
Durante il primo sabato di maggio era costume trasportare il reliquiario contenente il sangue di San Gennaro […] in processione sino alla sede amministrativa (Sedile) di una delle sedi elettorali.
A turno, ogni circoscrizione doveva ospitare il reliquiario del
Santo patrono”.
L’occasione consentiva ai nobili di consolidare, attraverso commissioni ai musicisti più stimati e “alla moda”, le posizioni di potere rivestite nell’ambito cittadino.
Si instaurava senz’altro, fra le circoscrizioni, una sorta di competizione che si trasferiva anche sui compositori chiamati al compito, con esplicite preferenze e polarizzazioni che legavano musicisti e istituzioni amministrative.
Cito, a titolo di ulteriore esempio, la commissione del “componimento drammatico” Il trionfo della fede affidata a Domenico Cimarosa da parte del Sedile di “Porto”, sempre per la traslazione
della reliquia, nel maggio 1794.
Un profilo più preciso dei rapporti fra occasioni calendariali para-liturgiche e i correlati aspetti musicali è offerto da Eugenio Faustini-Fasini (1940): "Nelle feste e processioni, particolarmente in quelle di S. Gennaro e del Corpus Domini […], figuravano i rappresentanti dei Sedili; e gli edifici delle loro adunanze si adornavano di drappi e splendevano di luminarie. Nel ‘700 si soleva anche darvi piccole rappresentazioni musicali o Cantate. Per queste ricorrenze, la prassi compositiva prevedeva l’allestimento di una azione drammaturgica a più voci, con estesa orchestrazione.
Nella cantata per la traslazione del 5 maggio 1787 si rileva una sofisticata scrittura dei fiati e dei cori, sebbene essa sia articolata in modo ancillare rispetto a quella del canto come, d’altra parte, in tutta la produzione di Paisiello. I personaggi sono tre e appartengono a topoi simbolico-religiosi: la Fede (soprano), la Gloria (soprano), la Religione (tenore), con il Coro di Virtù e il Coro di Genij Celesti (soprano, contralto, tenore e basso)".
Il libretto, scritto dal “Marchese di Galatone” (Faustini-Fasini), risulta perduto in versione autonoma a stampa. L’ampia partitura manoscritta originale, appartenente alla Biblioteca del Conservatorio di San Sebastiano, poi confluita in quella del San Pietro a Majella, costituita da ben 294 pagine, è stata revisionata e approntata per l’occasione del Paisiello Festival 2013 da Marco Palumbo.
Quando Paisiello, nel 1787, fu chiamato a comporre la Cantata a tre per la transalazione del Sangue di San Gennaro, il genere, declinante, stava per essere sostituito da quello della “serenata” teatrale. L’opportunità fu fornita da una della circoscrizione cittadina del Nido (o Nilo).
Scrive Michael F. Robinson (1994): “Prima della Rivoluzione del 1799 la città di Napoli era governata da un consiglio costituito dai ministri della Corona e da altri sei gentiluomini, cinque dei quali eletti dalla nobiltà ed il sesto […] eletto direttamente dal popolo. Le cinque circoscrizioni
della nobiltà venivano contrassegnate con i nomi Capuana, Montagna, Nido (o Nilo), Porto e Portanova.
Durante il primo sabato di maggio era costume trasportare il reliquiario contenente il sangue di San Gennaro […] in processione sino alla sede amministrativa (Sedile) di una delle sedi elettorali.
A turno, ogni circoscrizione doveva ospitare il reliquiario del
Santo patrono”.
L’occasione consentiva ai nobili di consolidare, attraverso commissioni ai musicisti più stimati e “alla moda”, le posizioni di potere rivestite nell’ambito cittadino.
Si instaurava senz’altro, fra le circoscrizioni, una sorta di competizione che si trasferiva anche sui compositori chiamati al compito, con esplicite preferenze e polarizzazioni che legavano musicisti e istituzioni amministrative.
Cito, a titolo di ulteriore esempio, la commissione del “componimento drammatico” Il trionfo della fede affidata a Domenico Cimarosa da parte del Sedile di “Porto”, sempre per la traslazione
della reliquia, nel maggio 1794.
Un profilo più preciso dei rapporti fra occasioni calendariali para-liturgiche e i correlati aspetti musicali è offerto da Eugenio Faustini-Fasini (1940): "Nelle feste e processioni, particolarmente in quelle di S. Gennaro e del Corpus Domini […], figuravano i rappresentanti dei Sedili; e gli edifici delle loro adunanze si adornavano di drappi e splendevano di luminarie. Nel ‘700 si soleva anche darvi piccole rappresentazioni musicali o Cantate. Per queste ricorrenze, la prassi compositiva prevedeva l’allestimento di una azione drammaturgica a più voci, con estesa orchestrazione.
Nella cantata per la traslazione del 5 maggio 1787 si rileva una sofisticata scrittura dei fiati e dei cori, sebbene essa sia articolata in modo ancillare rispetto a quella del canto come, d’altra parte, in tutta la produzione di Paisiello. I personaggi sono tre e appartengono a topoi simbolico-religiosi: la Fede (soprano), la Gloria (soprano), la Religione (tenore), con il Coro di Virtù e il Coro di Genij Celesti (soprano, contralto, tenore e basso)".
Il libretto, scritto dal “Marchese di Galatone” (Faustini-Fasini), risulta perduto in versione autonoma a stampa. L’ampia partitura manoscritta originale, appartenente alla Biblioteca del Conservatorio di San Sebastiano, poi confluita in quella del San Pietro a Majella, costituita da ben 294 pagine, è stata revisionata e approntata per l’occasione del Paisiello Festival 2013 da Marco Palumbo.
CANTATADI SAN GENNARO (1787)
VIAGGIO NELLE CANTATE NAPOLETANE DI PAISIELLO
Ensemble Barocco del Teatro di San Carlo
Giuseppe Carotenuto, primo violino
Roberto Roggia, secondo violino
Filippo Dell’Arciprete, viola
Manuela Albano, violoncello
Alessandro Mariani, contrabbasso
Fabio D’Onofrio, oboe
Tommaso Rossi, flauto
(strumenti barocchi con corde di budello)
Roberta Andalò, soprano
Leopoldo Punziano, tenore
Sabrina Santoro, contralto
coordinatore artistico Giuseppe Carotenuto
maestro concertatore e fortepiano Dario Candela
con i solisti del coro Choraliter
Valeria La Grotta, soprano
Serena Mastrangelo, soprano
Diego Capriulo, contraltista
Dora Marangi, contralto
Fabio Perillo, tenore
Roberto Tarso, tenore
Luca Simonetti, baritono
Nicola Luzzi, baritono
Direttore del coro Pierluigi Lippolis.
Revisione dagli spartiti autografi a cura di Marco Palumbo
in collaborazione con il Centro Italiano di Musica da Camera di Napoli.
G.L.
VIAGGIO NELLE CANTATE NAPOLETANE DI PAISIELLO
Ensemble Barocco del Teatro di San Carlo
Giuseppe Carotenuto, primo violino
Roberto Roggia, secondo violino
Filippo Dell’Arciprete, viola
Manuela Albano, violoncello
Alessandro Mariani, contrabbasso
Fabio D’Onofrio, oboe
Tommaso Rossi, flauto
(strumenti barocchi con corde di budello)
Roberta Andalò, soprano
Leopoldo Punziano, tenore
Sabrina Santoro, contralto
coordinatore artistico Giuseppe Carotenuto
maestro concertatore e fortepiano Dario Candela
con i solisti del coro Choraliter
Valeria La Grotta, soprano
Serena Mastrangelo, soprano
Diego Capriulo, contraltista
Dora Marangi, contralto
Fabio Perillo, tenore
Roberto Tarso, tenore
Luca Simonetti, baritono
Nicola Luzzi, baritono
Direttore del coro Pierluigi Lippolis.
Revisione dagli spartiti autografi a cura di Marco Palumbo
in collaborazione con il Centro Italiano di Musica da Camera di Napoli.
G.L.
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