Taranto, 21 febbraio 2014
Nei giorni scorsi, raccogliendo l'invito del caro amico Attilio Cantore, avevo pubblicato la notizia del concerto programmato a Carosino (TA) di un giovanissimo musicista tarantino Matteo Mastromarino, studente dell'Istituto Musicale Giovanni Paisiello di Taranto, istituto parificato ai Conservatori Musicali di Stato.
Ho avuto, a seguito di tale richiesta, l'idea suggestiva di fare qualcosa in più: dedicare all'interno del Blog uno spazio dedicato ai giovani musicisti che hanno voglia di farsi conoscere.
Nasce così questo angolo a loro dedicato, che sarà realizzato da Attilio Cantore, musicista e scrittore (è l'autore del fantasioso libro "La Musica e la grotta").
Segue a questa premessa, il programma della serata ed il primo articolo su un nuovo concerto di Matteo Mastromarino, in occasione del primo evento per i "Concerti d'inverno" del Liceo Musicale Archita di Taranto nella Chiesa di S. Domenico.
Il Liceo
Musicale Archita di Taranto
presenta
CONCERTI D’INVERNO
Tempio di San Domenico Maggiore
Taranto - città vecchia
ingresso libero
primo appuntamento:
giovedì 20 FEBBRAIO 2014
ore
17.30
Matteo Mastromarino clarinetto
Alessandro Stefanelli pianoforte
programma
Luigi Bassi - Fantasia su temi del Rigoletto di Giuseppe Verdi
Robert Schumann - Adagio e Allegro op. 70
Camille Saint Saens - Sonata op. 167
Francis Poulenc - Sonata FP 184
Un
vivificante viaggio dell’anima
di Attilio Cantore
Si apre uno squarcio
nell’animo e si sprofonda in un’atmosfera gocciolante di sogno… dolcezza
inquieta, vibrante melanconia, nell’estatico momento di pura estasi di rovente
meditazione, allorquando il sottile menisco d’una precaria, presunta serenità
viene infranto, debordando risolutamente verso insondabili misteri, liberando
il pensiero dalle anguste forre di un’angariante terrenità, sussumendo lo
spirito che, in un turbinio appassionato, risuona di cosmica luminosità,
rispondendo soavemente (quasi come un responsorio) al placido invito che,
sotteso nelle molli pause enigmatiche (nel raccoglimento della sosta,
dell’interruzione), esorta a fiorire, furtivamente, a rinascere, ad annunciare
una profezia: salvifica profezia dell’istante vitale che, in un accorato gioco
di forze pure, viene carezzevolmente ghermito dai peripatetici atomi di
silenzio che, vagabondando nella soffusa penombra della rimembranza di armonici sbiaditi, preparano da sempre
la vita al suono palpitante, mistico
geroglifico lanciato ostinatamente all’arrembaggio di uno spazio inusabile,
puro luogo di infinita prossimità al divino; suono ardente che precipita, quasi
fosse residuo siderale che s’insinua nell’intimo umano, penetrando nel
profondo: sotto il fondo che non è più fondo, sotto la crosta primigenia che ci
appartiene, luogo archetipale ospitante l’indistinzione dell’impenetrabile.
E prorompe il suono,
il dolcissimo suono del clarinetto, vessillifero d’un incandescente appello a
frangere le onde dell’avvolgente gelo della vita: sboccia, in un ‘salto di
ottava’, il suono vitale, e si libra, finalmente, rivelato al mondo in tutta la
sua inenarrabile grandiosità.
In un connubio
perfetto, armonica osmosi di intenti, il clarinetto di Matteo Mastromarino ed
il pianoforte di Alessandro Stefanelli hanno tracciato, nota dopo nota, cadenza
dopo cadenza, pausa dopo pausa, il tragitto di un intenso viaggio dell’anima:
con apollinea limpidezza hanno plasmato un dialogo cristallino, scintillante
sul mare infinito della sensibilità. E di qui il miracolo…
La vox intima di Mastromarino si è, per
così dire, trasmutata in un aureo intarsio sonoro, in un caleidoscopio vivido
di luci rifrangenti mille sfumature di emozioni, solcando le acque increspate
da vezzosi zefiri spiranti leggiadri arabeschi ‘verdiani’ (Fantasia su temi del Rigoletto di Luigi Bassi), per poi
scandagliare (a partire dal raffinato Adagio
e allegro op. 70 di Robert Schumann) sempre più profondamente, e a tratti
perigliosamente, gli abissi dell’anima, dirigendosi verso i flutti ancestrali
della Sonata op. 167 di Camille
Saint-Saens, fondi ed ebbri flutti metafisici, per poi conservarne
amorevolmente la memoria e proiettarla in una luce ben più ampia nel finale del
concerto. Così, come in una vaga atmosfera vespertina una striscia di luna
pavidamente si adagia sulle cose per poi prenderne maggiore possesso, così la
delicata ‘poesia’ di questo indimenticabile momento musicale, svoltosi nel templum di San Domenico, è andata
crescendo, germogliando e dirompendo nell’animo degli spettatori, finché una
lagrima, spontanea, non ha solcato le mille valli del pensiero, spezzando «l’assedio
dell’attimo» (Ghiannis Ritsos) e scorrendo
all’unisono con i fremiti e le dubitose inquietudini della seducente Sonata di Francis Poulenc.
Quello di
Mastromarino è un suono nobile, dolce e puro (sincero ‘testo a fronte’ della personalità
dell’eccellente virtuoso); pur se
giovanissimo, egli già conosce a pieno il grande segreto di «una più vasta
rispondenza fra l’uomo e l’universo» (Giovanna Bemporad)
tramite la ricerca metodica e la mise en œuvre
del suono primario, del suono archetipale, quello che ci appartiene da sempre
ma che ha bisogno di essere ricercato e ritrovato,
un ‘sogno’ universale che, fermentando nell’intimo, diviene non più voce indecifrabile
e straniera ma, al contrario, si fa dialogo vivificante, vicino, che si approssima a noi e si
affratella, donandoci la cosa più preziosa che si possa immaginare: la propria
fulgida e genuina essenza. D’altronde, come direbbe Rainer Maria Rilke, noi «non
conosciamo il contorno del sentire; soltanto ciò che da fuori lo forma». Ed
ecco che Mastromarino, demiurgo portentoso, ha dato forma a un mondo-altro, ad un ultra-mondo più vero, un puro mondo indicibile, consentendoci di
non più vacillare, di non rimanere tremebondi e sgomenti dinanzi al pauroso
sipario dell’indifferenza della nostra natura mortale.
La grande magia
palesatasi questa sera è un dono inestimabile che ci ha condotti presso il
giardino della nostra anima. Verrebbe da gridare con forza, e quasi
disperatamente: “trattienilo…” (come il Verhalt
ihn… della terza Eegia duinese
del poeta praghese), conciosiacosaché la
ruota di Issione gira e noi siamo consapevoli che si vive, ma è sempre un addio...
Eppure, già da domani
ritorneremo col pensiero, indubitatamente, al concerto di Matteo Mastromarino
ed Alessandro Stefanelli, assaporandone ancora l’eleganza e la prorompente
passionalità; e, come mettendo un segno sulla pagina di un libro molto amato
per ricordarci di tornare a leggerla frequentemente, ci commuoveremo ancora,
attendendo trepidanti di poter essere nuovamente partecipi di un sublime
incanto sonoro.
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