Immutato
il fascino dell’operetta che richiama sempre tanti spettatori
BEL SUCCESSO PER “LA DUCHESSA DI CHICAGO”
Il
Teatro Orfeo di Taranto torna ad essere palco privilegiato dell’operetta e
quest’anno, dopo circa 85 anni dalla
prima rappresentazione del 1929, è tornata “La Duchessa di Chicago”, su
libretto di Julius Brammer e Alfred Grünwald e musicata da Imre Kàlmàn (lo
stesso compositore de “La principessa della czarda”).
Ciò è stato possibile
grazie all’iniziativa dell’Associazione Musicale Mario Costa diretta da Sabino
Dioguardi con la preziosa collaborazione degli Amici della Musica, nell’ambito
della 70ª Stagione Concertistica. Il libretto,
basato sullo stile del cabaret politico in auge negli ambienti radicali della Vienna dell’epoca, così come a Berlino e Monaco di
Baviera, prende direttamente di mira la rivoluzione sociale che era
in atto negli anni ruggenti in America
e le differenze culturali tra l’occidente europeo e l’America; ne sono un
esempio la musica innovativa del jazz e del charleston e i tagli femminili di
capelli alla maschietta, tipici delle “flappers girls”. Le Flappers
rappresentarono, all’epoca, il primo effetto visibile dell'emancipazione
femminile con un look caratterizzato da abiti corti decorati con frange, vezzi
di perle al collo e accessori di piume e dall’uso delle classiche scarpe con
tacco medio e con cinturino alla caviglia, necessarie per i balli veloci in cui
erano vere e proprie maestre. Questa l’ambientazione scenica e di costumi di
quest’operetta, dai tratti tipici dell’avanspettacolo, evidenziata soprattutto
nella seconda parte sul palco dell’Orfeo. L’azione si svolge nella Vienna della
“belle epoque” asburgica degli anni ’20, ormai in fase di declino. Dopo la
prima rappresentazione al “Theater an
der Wien” nel 1928 in una prima edizione
lunga circa 5 ore, fu rappresentata nel
1929 al Teatro Diana di Milano, alla presenza del compositore nella prima
rappresentazione italiana ed a novembre dello stesso anno andò in scena con
successo anche a Taranto. Di fatto, restò sconosciuta fino al 1997, quando la
Lubo Opera Company l'ha messa in scena in forma di concerto a New York, non
riuscendo, tuttavia, ad approdare a Broadway. E’ stata la rinnovata Compagnia Italiana di Operette, con il capocomico
e protagonista Matteo Micheli e l’affascinante e brava soubrette Silvia
Santoro, a riproporla in un nuovo allestimento, con un valido corpo di ballo e
orchestra dal vivo, diretta da Maria Sicari e con la regia di Marco Prosperini.
Il folto pubblico presente ha sottolineato con ripetuti applausi il proprio
gradimento a tutti i protagonisti, dal valido corpo di ballo, a tutti gli altri
bravi interpreti.
G.L.
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