Anche quest’anno l’Associazione Musicale Choraliter
ripropone a Taranto una serie di concerti di musica sacra. Si conferma, così, la volontà e la determinazione di
riportare all’attenzione del pubblico sia i musicisti che le opere di
compositori pugliesi a volte indebitamente trascurate. Dopo aver eseguito l’anno scorso il “Te Deum” di Giovanni Paisiello, tanto caro a Napoleone Bonaparte,
l’associazione si appresta nei prossimi
giorni a presentare due composizioni di altri due musicisti pugliesi: Padre
Serafino Marinosci, originario di Francavilla Fontana (1869-1919) e Saverio
Mercadante (1795-1870). Entrambi musicarono lo stesso testo attribuito a Pietro Metastasio (Roma 1698-Vienna 1782) ovvero “Le ultime sette
parole sulla croce di Nostro Signore Gesù Cristo”. Il tema è quello della drammaticità degli
ultimi istanti di vita di Gesù, con le sue ultime parole pronunciate, di
perdono e di supplica, che pongono
coristi e pubblico, come attoniti
spettatori della scena del Golgota, ma
con la speranza della luce della Salvezza e dell’Eternità. L'interpretazione
del testo da parte di Marinosci riflette un approccio molto meditativo e
profondamente spirituale, come sottolineato anche dalla formazione musicale per
sole voci maschili. Pagina intrisa di molte influenze musicali tardo
romantiche, tipiche della letteratura organistica francese di fine secolo.
Totalmente differente l'approccio di Mercadante che esteriorizza in maniera
melodrammatica il testo con delle sottolineature musicali fortemente orientate
alla dinamica teatrale del racconto, con subitanei cambi di scena tra un brano
e l'altro. Molto ricco il linguaggio musicale utilizzato con evidenti
influenze musicali dei grandi operisti dell'epoca, reinterpretate in un
contesto che rimane comunque sacro. Due composizioni entrambe struggenti per l’impronta musicale data dai loro autori,
ma anche per la suggestione intrinseca nel testo: esse sono caratterizzate
dalla gravità dei suoni dell’organo, dalla partecipazione angosciosa del coro e
dalle commoventi parti solistiche, con arie e duetti tipici dello stile della
cantabilità operistica dell’epoca. Gli
appuntamenti sono i seguenti: sabato 29 marzo p.v. alle 19.30 presso la Chiesa di
San Domenico Maggiore, sabato 5 aprile nella Chiesa di S. Bellarmino e domenica
nella Chiesa di S. Teresa del Bambin Gesù ancora a Taranto e sempre alle 19.30.
Protagonisti saranno il Coro dell’Associazione Choraliter diretta dal maestro
Pierluigi Lippolis, impegnato anche all’organo e dai solisti, Valeria La Grotta
(soprano), Roberta Pagano (soprano), Fabio Perillo (tenore) e Luca Simonetti
(baritono).
Padre Serafino Marinosci (1869-1919) nacque a Francavilla Fontana (BR), dimostrando da giovanissimo passione per l'arte ed una spiccata inclinazione per la religione. frequentando nel suo paese il Convento di Santa Maria della Croce si avvicinò alla musica. Entrò nel Convento dei frati minori degli Alcantarini di Galatone (era chiamato col nome di Padre Serafino della purità) e successivamente nel Convento di S. Pasquale di Taranto, dove nel 1891 prese i voti solenni. Qui riprese gli studi musicali, e proprio nella città jonica compose la struggente "Via Crucis" ovvero le 14 stazioni su libretto dell'abate Pietro Metastasio ed il mottetto "Alla vergine desolata". Nel 1899 si trasferì al Convento di S. Pasquale a Chiaia in Napoli, frequentò il Conservatorio intitolato a S. Pietro a Majella. Mor' a Napoli nel 1919, mentre strumentava l'ultima sua composizione : "La Messa Pastorale".
MERCADANTE Giuseppe Saverio Raffaele, insigne ed acclamato operista della scuola
napoletana .
Non si conoscono con esattezza luogo e data di nascita di
Mercadante, figlio illegittimo del nobile Giuseppe Orazio Mercadante e di Rosa
Bia. Risulta dagli atti che Giuseppe Saverio Raffaele venne infatti battezzato
il 17 settembre 1795, nel duomo di Altamura, «sub conditione […] figlio di
genitori incogniti». In un altro atto di battesimo, redatto nel 1808 nella
parrocchia di S. Maria in Cosmedin a Napoli, ufficialmente riconosciuto al fine
di agevolarne la domanda di ammissione al conservatorio partenopeo di S.
Sebastiano, si legge invece che il 26 del mese di giugno 1797 venne battezzato Francesco
Saverio Giacinto, figlio di D. Giuseppe Mercadante e D. Rosa Bia. La presenza
di questo documento ha indotto alcuni a sostenere che il compositore fosse nato
a Napoli nel 1797. Avvicinatosi alla musica grazie al fratellastro Giacinto,
figlio di primo letto del padre e dilettante di chitarra e clarinetto,
Mercadante dimostrò una spiccata attitudine allo studio e riuscì ad essere
ammesso al conservatorio napoletano. Qui ebbe modo di cimentarsi nello studio
di diversi strumenti : violoncello,
fagotto, flauto e del violino con ottimi risultati, fino a rivestire il ruolo
di primo violino e direttore dell’orchestra, come era prassi nel corso del XIX secolo.
Le composizioni strumentali per ensemble d’archi, strettamente legate allo
studio del violino in conservatorio, seguono soprattutto i modelli compositivi
di G. Paisiello. L’8 luglio dello stesso anno Mercadante sposò Sofia Gambaro,
una giovanissima vedova genovese (che aveva già tre figli del primo matrimonio)
dalla quale ebbe tre figli: Serafina, Osvino e Saverio. Concorse per il posto
di maestro di cappella, resosi disponibile a Novara, nel novembre 1833, dopo la
morte di P. Generali, al cui incarico erano interessati anche G. Donizetti e P. Coccia, ma il
capitolo della cattedrale fece firmare il contratto al Mercadante. Prestò servizio nell’importante chiesa
novarese per sei anni, durante i quali scrisse musica liturgica (messe, salmi
vespertini e mottetti per solisti, coro e orchestra in occasione delle feste
solenni e per coro e accompagnamento organistico per le altre occasioni) e
devozionale, tra cui “Le ultime sette parole di Cristo in Croce”, su testo
italiano, che ebbero una certa fortuna. Giacomo Puccini le elogiò e J. Joyce ne
fece menzione in Ulysses. Nel 1838 Mercadante cominciò ad accusare problemi
alla vista che lo condussero negli ultimi anni di vita alla cecità. Nel 1839, divenne socio onorario dell’Accademia
di S. Cecilia di Roma ed alcuni mesi dopo a Napoli assunse l’incarico della
direzione del Reale Collegio di musica (preferito, anche stavolta, al
concorrente Donizetti). Nel 1859 scrisse
un’ultima cantata filoborbonica e negli anni seguenti, (segnati
dall’unificazione della penisola), compose in onore dei nuovi protagonisti (“L’Inno
per Vittorio Emanuele”,”La Sinfonia
Garibaldi”), riuscendo a farsi designare direttore della musica nei teatri di
Napoli. Nel 1862 il compositore perse definitivamente la vista ma continuò a
scrivere, dettando la composizione ai suoi allievi, primo tra tutti il giovane
collezionista milanese G.A. Noseda. Nel 1868, dopo la morte di Giovanni Pacini
e Gioacchino Rossini compose per loro una
sinfonia a grande orchestra. Saverio Mercadante morì a Napoli il 17 dicembre 1870.
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