PRIMA ALLA SCALA MOLTO CONVINCENTE ED APPLAUDITA DI “FIDELIO” DI LUDWIG VAN BEETHOVEN
Oltre dieci minuti di applausi calorosi e convinti, con
lancio di fiori ed intonazioni di “bravi” sono stati riservati a fine recita
all’intero cast di artisti , protagonisti di un’apprezzata messa in scena di
“Fidelio” di Ludwig van Beethoven, con
la regia di Deborah Warner e la direzione di Daniel Baremboim. Un’ovazione è
stata riservata al grande Maestro che a fine anno concluderà il suo impegno come direttore Musicale al Teatro alla Scala e alla
scenografia ed ai costumi di Chloe Obolensky. L’opera si ispira ad un fatto realmente
accaduto in Francia che risale alle atrocità della Rivoluzione francese ai
tempi di Robespierre ma è soprattutto un
inno all’amore coniugale, anche se tocca
altri temi sensibili: prigione e
libertà, ingiustizia e giustizia, sofferenza e felicità. Si comincia con l’inno di Mameli, nonostante
non fosse presente la prima carica dello Stato e neanche il premier Renzi, ma
nel palco reale c’erano il presidente del Senato Grasso, il Presidente della
Regione Maroni ed il sindaco Pisapia ed altre personalità di rilievo come Cristine
Lagarde, invitata da mario Monti e tanti altri ancora. Fa da scena fissa allo spettacolo una vecchia
struttura abbandonata cupa e molto buia con alte pareti di cemento, vecchi
macchinari e bidoni , con gli efficaci effetti luce di Jean Kalman. L’opera
inizia con l’Ouverture Leonore n. 2 op.
72 ed è imperniata sul personaggio
femminile Leonore, (travestito da maschio e
quindi nel ruolo di Fidelio). E’ un personaggio straordinario perché è un eroe
al femminile. Molto apprezzata anche la rilettura della regista britannica
Deborah Warner e l’allestimento tutto in chiave contemporanea con jeans, felpe
e scarpe sportive. In questa contesto vivono Rocco e la figlia Marzelline
(calze scure, minigonna e felpa rosa), tra tavolini e scartoffie, lenzuola
stese ad asciugare, l'asse da stiro usato dalla ragazza. E' qui che lavora
anche Fidelio, in tuta blu da lavoro che suscita l'amore di Marzelline, a sua
volta desiderata da Jaquino. E’ dolcissimo il quartetto a cui i personaggi
danno vita. Nel secondo atto la scenografia rimane immutata per una buona parte
ancora. Fidelio riesce ad entrare nelle nelle grazie di Rocco, che promette di
condurlo nelle segrete del carcere. Quando Don Pizzarro (che intende uccidere
Florestan, odiato oppositore politico ) gli ordina di scavare la fossa per Florestan, Rocco decide di portare Fidelio con sé; nel
momento in cui Pizzarro tenta di accoltellare
Florestan, Fidelio si svela e togliendosi il berretto di lana mostra i suoi capelli
biondi e rivela di essere Leonora. Ecco
che le altissime pareti di fondo cadono e la scena che era buia viene inondata da una luce intensa. L'ambiente tetro, vuoto, grigio si anima con i
costumi colorati dei detenuti liberi esultanti. Un nuovo straordinario quartetto di voci, quando Leonora difende il
marito con una pistola, fino all'arrivo, atteso, del ministro don Fernando, che
ha appena decretato la liberazione di tutti i prigionieri. Don Pizarro fugge ed
inseguito dai prigionieri viene ucciso con un colpo di pistola. Un finale di luce nelle tenebre della
prigione. Applausi convinti per tutti, per la compagnia di canto ad iniziare dalla
voce ed interpretazione intensa di Anja Kampe nel ruolo di Leonora- Fidelio, di
Klaus Florian Vogt (nel ruolo del marito imprigionato, Florestan), di Kwangchul
Youn (il capo carceriere Rocco), di Mojca Erdmann (sua figlia Marzelline) e
Florian Hoffmann (spasimante non ricambiato, Jaquino) ed ancora Falk Struckmann
(Don Pizzarro, governatore della prigione) e Peter Mattei (il ministro Don
Fernando) e l’ovazione per Daniel Baremboim. Circa tre ore di impegno
drammatico e strumentale per un’opera
così importante e prestigiosa come è “Fidelio” di Ludwig van Beethoven ma
fuori dal teatro due ore di scontri tra
antagonisti dei centri sociali ed anarchici e la polizia.
Gaetano Laudadio
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