SUCCESSO PER IL “DON CHECCO” DI DE GIOSA, ULTIMA OPERA
BUFFA NAPOLETANA
Martina Franca – E’
affidato ad un artista barese, il baritono Domenico Colaianni, nel ruolo di Don
Checco, il compito di far conoscere al pubblico del Festival della Valle
d’Itria un’opera buffa del conterraneo Nicola De Giosa. Molto conosciuta ed apprezzata nel 1850,
quando fu rappresentata per la prima volta al Teatro Nuovo di Napoli, l’opera è
stata successivamente data per altre 96 sere, e poi replicata in tante città
per anni con un numero considerevole di
repliche. Un vero mattatore, il baritono
barese, protagonista assoluto con le sue notevoli qualità non solo vocali, ma anche di consumato
attore teatrale, che ha tenuto la scena per tutto il secondo atto senza un attimo
di tregua. Molto bravi ed applauditi dal pubblico (peccato per qualche vuoto in
platea…) in particolare Carmine Monaco (l’oste Bartolaccio) ed i due
coprotagonisti Francesco Castoro(Carletto) e Carolina Lippo(Fiorina) oltre Rocco
Cavalluzzi(Roberto) e Paolo Cauteruccio(Succhiello Scorticone). Sul
palco del Palazzo Ducale per il Festival della Valle d’Itria, quindi, è andata in scena la terza opera in programma
nella rassegna martinese: il “Don Checco” di Nicola De Giosa, opera buffa in
due atti su libretto di Almerindo Spadetta, ripescata dal dimenticatoio dal
direttore artistico Alberto Triola. In questi ultimi anni, l’opera era stata
rappresentata nella città natale del compositore con l’Orchestra della
Provincia di Bari ed al San Carlo di Napoli, dove De Giosa, per quasi un decennio tra il 1860 ed il 1870,
aveva diretto il teatro napoletano. L’opera realizzata a Martina Franca è frutto
di una coproduzione tra il Festival della Valle d’Itria e la Fondazione Teatro
San Carlo di Napoli con la revisione di Lorenzo Fico. Molto apprezzati la regia di Lorenzo Amato, con le coreografie
di Giancarlo Stiscia, la scenografia di Nicola Rubertelli ed i costumi di Giusi Giustino. La storia si
svolge in un’osteria di campagna
all’inizio del 1800; Carletto è il garzone segretamente innamorato della bella
Fiorina, figlia dell’oste Bartolaccio. Nell’osteria giunge Don Checco, uno squattrinato che sta
cercando di sfuggire all’esattore del Conte. Bartolaccio crede di scorgere nel
nuovo avventore il Conte sotto false vesti e perciò inizia a servirlo e
riverirlo. Don Checco sta al gioco ed
anzi alimenta tutta una serie di equivoci. Quando arriva l’esattore Succhiello e Bartolaccio si rende conto dell’inganno,
inveisce contro Don Checco. Alla fine,
comunque, tutto si conclude bene, con la rinuncia da parte del Conte a tutti i
suoi crediti ed una dote ai due giovani innamorati. Una storia che riicorda per
alcuni tratti la nota commedia “Miseria e nobiltà” di Edoardo Scarpetta. Per l’aspetto musicale note
molto positive per il giovanissimo maestro concertatore e direttore
d’orchestra Matteo Beltrami (al suo esordio
a Martina) che ha guidato con spigliatezza ed autorevolezza l’Orchestra
Internazionale d’Italia ed il Coro della Filarmonica di Stato “Transilvania” di
Cluj-Napoca del maestro Cornel Groza.
A fine recita, applausi per tutti ed un’ovazione per il baritono barese
Domenico Colaianni.
Gaetano Laudadio
Le foto sono di Paolo Conserva
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