mercoledì 22 luglio 2015

AMPI CONSENSI PER IL “DON CHECCO” DI DE GIOSA, ULTIMA OPERA BUFFA NAPOLETANA

SUCCESSO PER IL “DON CHECCO” DI DE GIOSA, ULTIMA OPERA BUFFA NAPOLETANA

Martina Franca –  E’ affidato ad un artista barese, il baritono Domenico Colaianni, nel ruolo di Don Checco, il compito di far conoscere al pubblico del Festival della Valle d’Itria un’opera buffa del conterraneo Nicola De Giosa.  Molto conosciuta ed apprezzata nel 1850, quando fu rappresentata per la prima volta al Teatro Nuovo di Napoli, l’opera è stata successivamente data per altre 96 sere, e poi replicata in tante città per anni  con un numero considerevole di repliche.  Un vero mattatore, il baritono barese, protagonista assoluto con le sue notevoli  qualità non solo vocali, ma anche di consumato attore teatrale, che ha tenuto la scena per tutto il secondo atto senza un attimo di tregua. Molto bravi ed applauditi dal pubblico (peccato per qualche vuoto in platea…) in particolare Carmine Monaco (l’oste Bartolaccio) ed i due coprotagonisti Francesco Castoro(Carletto) e Carolina Lippo(Fiorina) oltre Rocco Cavalluzzi(Roberto) e Paolo Cauteruccio(Succhiello Scorticone).   Sul palco del Palazzo Ducale per il Festival della Valle d’Itria, quindi,  è andata in scena la terza opera in programma nella rassegna martinese: il “Don Checco” di Nicola De Giosa, opera buffa in due atti su libretto di Almerindo Spadetta, ripescata dal dimenticatoio dal direttore artistico Alberto Triola. In questi ultimi anni, l’opera era stata rappresentata nella città natale del compositore con l’Orchestra della Provincia di Bari ed al San Carlo di Napoli, dove De Giosa, per  quasi un decennio tra il 1860 ed il 1870, aveva diretto il teatro napoletano. L’opera realizzata a Martina Franca è frutto di una coproduzione tra il Festival della Valle d’Itria e la Fondazione Teatro San Carlo di Napoli con la revisione di Lorenzo Fico. Molto apprezzati  la regia di Lorenzo Amato, con le coreografie di Giancarlo Stiscia, la scenografia di Nicola Rubertelli  ed i costumi di Giusi Giustino.  La storia si
svolge in un’osteria di campagna all’inizio del 1800; Carletto è il garzone segretamente innamorato della bella Fiorina, figlia dell’oste Bartolaccio. Nell’osteria  giunge Don Checco, uno squattrinato che sta cercando di sfuggire all’esattore del Conte. Bartolaccio crede di scorgere nel nuovo avventore il Conte sotto false vesti e perciò inizia a servirlo e riverirlo. Don Checco  sta al gioco ed anzi alimenta tutta una serie di equivoci. Quando arriva  l’esattore Succhiello e  Bartolaccio si rende conto dell’inganno, inveisce contro Don Checco.  Alla fine, comunque, tutto si conclude bene, con la rinuncia da parte del Conte a tutti i suoi crediti ed una dote ai due giovani innamorati. Una storia che riicorda per alcuni tratti la nota commedia “Miseria e nobiltà” di Edoardo Scarpetta. Per l’aspetto musicale note molto positive per il giovanissimo maestro concertatore e direttore d’orchestra  Matteo Beltrami (al suo esordio a Martina) che ha guidato con spigliatezza ed autorevolezza l’Orchestra Internazionale d’Italia ed il Coro della Filarmonica di Stato “Transilvania” di Cluj-Napoca del maestro Cornel Groza.  A fine recita, applausi per tutti ed un’ovazione per il baritono barese Domenico Colaianni.

Gaetano Laudadio

Le foto sono di Paolo Conserva

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