RAI:
GRANDE MUSICA NELLA SETTIMANA DAL 20 AL 24 APRILE SU RAI5
Beatrice
Rana con l’Orchestra Rai; I due Foscari diretti nel 1988 alla
Scala da Gavazzeni con la regia di Pizzi e Bruson protagonista; Fabio Biondi
con Santa Cecilia; il Ballo Excelsior con Bolle e La
damnation de Faust diretta da Gatti e con la regia di Michieletto
Prosegue su Rai5 la
proposta musicale quotidiana di Rai Cultura nella fascia
oraria del tardo pomeriggio, dalle 17.30 alle 20 circa.
Lunedì 20 aprile alle 17.45 su
Rai5 va in onda un concerto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della
Rai registrato nel maggio 2019 che vede protagonista la giovane
pianista italiana Beatrice Rana. Vincitrice del “Premio
Abbiati” della Critica Musicale Italiana come migliore solista dell'anno nel
2016, di un “Gramophone Award” nel 2017 per la sua incisione delle Variazioni
Goldberg e di altri prestigiosi riconoscimenti, si è imposta
rapidamente nel panorama musicale dopo aver ottenuto a soli diciotto anni il
Primo premio al Concorso Internazionale di Montréal nel 2011. Ospite regolare
di festival rinomati e importanti orchestre come la BBC Philharmonic, l’Orchestre
National de France e la Philadelphia Orchestra, ha collaborato con direttori
quali Riccardo Chailly, Yuri Temirkanov e Antonio Pappano. Alla carriera
concertistica in continua ascesa affianca la direzione artistica del Festival
Internazionale di Musica da camera ClassicheForme, che ha fondato nel 2017
nella sua terra d’origine, il Salento. In apertura di serata interpreta
il Concerto n. 1 in re minore per pianoforte e orchestra op.
15 di Johannes Brahms, pagina giovanile di un romanticismo scoperto e
dalla gestazione faticosa, che vide la luce nel 1859 dopo quattro anni di
ripensamenti, con l’autore al pianoforte.
Sul podio dell’Orchestra Rai è
impegnato Maxime Pascal, primo francese ad aver vinto il Concorso
“Nestlé e Festival di Salisburgo” per giovani direttori nel 2014, che ha
collaborato con importanti orchestre quali i Münchner Philharmoniker,
l’Orchestre de l’Opéra national de Paris, la Gustav Mahler Jugendorchester e
con compositori come George Benjamin, Michaël Lévinas e Salvatore Sciarrino, di
cui ha diretto alla Scala la prima dell’opera Ti vedo, ti sento, mi
perdo nel 2017. Co-fondatore e Direttore musicale dell’ensemble Le
Balcon, ha sviluppato insieme agli altri membri del gruppo parigino una
personale visione della performance musicale grazie all’uso di tecniche
avanzate di riproduzione del suono.
Nella seconda metà del
programma Pascal propone le due suite orchestrali che Maurice
Ravel estrasse nel 1913 dal balletto in un atto Daphnis et Chloé,
composto fra il 1906 e il 1911 e rappresentato dai Ballets Russes di Djagilev
nel 1912 allo Châtelet di Parigi. I due frammenti sinfonici rappresentano un
raffinato compendio del balletto, costellato di colori e immagini di gusto
impressionista, che lo stesso Ravel definì “sinfonia coreografica”. L’ambientazione
arcadica del soggetto, ispirata alle vicende dei due pastorelli innamorati
Dafni e Cloe narrate nel romanzo ellenistico di Longo Sofista, fornì all’autore
lo spunto per ispirarsi alla Grecia «come l’avevano immaginata gli artisti
francesi alla fine del Settecento».
Martedì 21 aprile alla
17.30 su Rai5, è la volta del grande repertorio operistico italiano, con
una celeberrima edizione de I due Foscari di Giuseppe
Verdi: quella andata in scena al Teatro alla Scala di Milano nel 1988. La regia
direzione musicale è di Gianandrea Gavazzeni, mentre la regia è affidata a
Pierluigi Pizzi. “In questa forzata permanenza in casa – dice Pizzi – è necessario
restare attivi: fare ginnastica, lavorare, leggere, ascoltare musica. La
televisione ci aiuta a passare il tempo e Rai Cultura ci dà l’occasione tra
l’altro di rivedere spettacoli che abbiamo amato. Nei giorni scorsi ho rivisto
con diletto opere che ho messo in scena alla Scala: Maria Stuarda di
Donizetti e Il cappello di paglia di Firenze di Rota. Ora vedo
programmato I due Foscari di Verdi. È un’opera che
ricorre frequentemente nel mio lungo rapporto con Verdi. Il primo incontro
è a Roma al Teatro dell’Opera nel 1968, come scenografo, insieme a Giorgio De
Lullo regista e Bruno Bartoletti direttore. Lo stesso anno lo spettacolo
va in tournée al Met di New York e in seguito è invitato alla Lyric Opera di
Chicago, inizio di una lunga fortunata collaborazione con questo
teatro. Nel 1979, come regista, metto in scena I Foscari al
Teatro alla Scala, con Chailly direttore e nel cast Cappuccilli e Katia
Ricciarelli. La ripresa in Scala del 1988 trasmessa ora da Rai5 vede sul
podio Gianandrea Gavazzeni, protagonista Renato Bruson. Ho immaginato una
nuova versione per l’Opera di Nizza nel ‘94, e un’altra ancora diversa a Roma,
diretta da Bartoletti, per i 40 anni di carriera di Bruson. Nel progettare
quest’opera per la Scala – conclude il regista – ho voluto shakespearianamente
rappresentare, su due livelli, in alto il potere, come espressione di
precarietà e crudeltà, col Doge Francesco nella sua astratta autorevolezza e
nella sua tormentata solitudine; in basso il figlio Jacopo, vittima strappata
agli affetti familiari, ingiustamente sacrificato alla ragion di stato”.
Protagonisti sul palco sono il
baritono Renato Bruson nella parte di Francesco Foscari, il tenore Alberto
Cupido in quella di suo figlio Jacopo, e il soprano Linda Roark-Strummer come
Lucrezia Contarini, moglie di Jacopo e nuora di Francesco. La regia televisiva
è a cura di Tonino Del Colle.
Mercoledì 22 aprile alle
17.30 è protagonista l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia,
con un concerto del febbraio 2019 che vede protagonista Fabio
Biondi nella doppia veste di direttore e violinista. Accanto a lui la
prima viola dell’Orchestra di Santa Cecilia Raffaele Mellozzi. I
due musicisti sono chiamati a interpretare la Sinfonia Concertante KV 364 di
Mozart, lavoro nel quale il dialogo tra i due solisti, e tra i solisti e
l'orchestra, assume le caratteristiche di una “amichevole rivalità”. Il
brano fu scritto per l’orchestra di Mannheim, all'epoca considerata la migliore
del mondo, formata da straordinari virtuosi molti dei quali amici di Mozart
stesso. Ecco quindi che questo incrocio tra Concerto e Sinfonia si arricchisce
di preziosi spunti ricavati dall’uno e dall’altro genere.
A seguire altri due capolavori mozartiani: due Sinfonie intitolate alle città di Linz e Parigi, ma che in realtà non hanno alcuno scopo descrittivo e neppure vennero pensate come omaggi ai due luoghi. Si tratta piuttosto di due pietre miliari che da una parte indicano come nel percorso creativo di Mozart le Sinfonie furono create in prossimità di viaggi o permanenze del compositore nelle due città, e dall’altra semplicemente segnano dei raggiungimenti di vertiginosa eccellenza.
A seguire altri due capolavori mozartiani: due Sinfonie intitolate alle città di Linz e Parigi, ma che in realtà non hanno alcuno scopo descrittivo e neppure vennero pensate come omaggi ai due luoghi. Si tratta piuttosto di due pietre miliari che da una parte indicano come nel percorso creativo di Mozart le Sinfonie furono create in prossimità di viaggi o permanenze del compositore nelle due città, e dall’altra semplicemente segnano dei raggiungimenti di vertiginosa eccellenza.
Giovedì è
il giorno della danza, e il 23 aprile alle 18.30 su Rai5 va in
onda il Ballo Excelsior di Luigi Manzotti su musica di
Romualdo Marenco, nella versione andata in scena al Teatro degli Arcimboldi di
Milano per la stagione della Scala nel 2002. Le coreografie sono di Ugo
Dell’Ara mentre la regia è di Filippo Crivelli. L’Orchestra del Teatro alla
Scala è diretta da David Coleman. Protagoniste sul palco le étoiles Roberto
Bolle, Marta Romagna e Riccardo Massimi.
Successo mondiale dal
1881, quando andò in scena per la prima volta proprio alla Scala, il Ballo
Excelsior è rimasto stabilmente in repertorio proseguito fin dopo la
Prima Guerra Mondiale, per scomparire dalle scene negli anni Venti del
Novecento. Nel 1967, dopo la grande alluvione di Firenze, lo spettacolo venne
allestito al Maggio Musicale Fiorentino come segnale di ripresa e
celebrazione del trionfo della civiltà. La coreografia e la regia furono
affidate rispettivamente a Dell’Ara e Crivelli, impegnati anche nella versione
della Scala trasmessa da Rai5. Grazie a loro il Ballo Excelsior è
rientrato stabilmente in repertorio. La regia televisiva è curata da Tina
Protasoni.
Chiude la settimana, venerdì
24 aprile alle 18.15 su Rai5, il capolavoro di Hector Berlioz La
damnation de Faust, che ha inaugurato la stagione 2017-2018 dell’Opera
di Roma.
Lo spettacolo – che si è aggiudicato il Premio “Abbiati” della critica musicale italiana – è diretto da Daniele Gatti, con la regia di Damiano Michieletto. “La dannazione – dice il regista veneto – è la perdita di umanità creata dall’isolamento, dalla mancanza di relazioni umane. Faust è un uomo fragile, che cerca e lotta per trovare la sua identità, un po’ come succede ad Amleto. Mefistofele rappresenta la corruzione, la tentazione, e crea un percorso di cinismo distruttivo. Si comporta come se stesse facendo un esperimento in laboratorio: Faust è una cavia nelle sue mani. Come in una sorta di Truman Show Mefistofele pilota tutto. Vuole dominare Faust, che sente suo, come un giocattolo. Il contraltare di Mefistofele è Margherita, che rappresenta la comprensione umana, il sentimento, l’ascolto, la possibilità per Faust di vivere qualcosa di reale. Per questo Mefistofele cercherà di allontanarli. Margherita dal canto suo cercherà di salvare l’uomo di cui è innamorata, ma non riuscirà a vincere, e nella scena finale della discesa all’Inferno arriverà troppo tardi. Lo spettacolo si svolge come un racconto a episodi – conclude il regista – nel quale vediamo la famiglia di Faust: il padre, la madre, la scuola. Vediamo anche alcuni flashback di quando era ragazzo. Soprattutto vediamo la sua solitudine e il suo rapporto con il mondo virtuale che lo isola e lo intrappola. Nemmeno l’amore riuscirà a salvarlo e l’epilogo sarà quanto di più tragico possa accadere nella vita di un giovane uomo”.
Lo spettacolo – che si è aggiudicato il Premio “Abbiati” della critica musicale italiana – è diretto da Daniele Gatti, con la regia di Damiano Michieletto. “La dannazione – dice il regista veneto – è la perdita di umanità creata dall’isolamento, dalla mancanza di relazioni umane. Faust è un uomo fragile, che cerca e lotta per trovare la sua identità, un po’ come succede ad Amleto. Mefistofele rappresenta la corruzione, la tentazione, e crea un percorso di cinismo distruttivo. Si comporta come se stesse facendo un esperimento in laboratorio: Faust è una cavia nelle sue mani. Come in una sorta di Truman Show Mefistofele pilota tutto. Vuole dominare Faust, che sente suo, come un giocattolo. Il contraltare di Mefistofele è Margherita, che rappresenta la comprensione umana, il sentimento, l’ascolto, la possibilità per Faust di vivere qualcosa di reale. Per questo Mefistofele cercherà di allontanarli. Margherita dal canto suo cercherà di salvare l’uomo di cui è innamorata, ma non riuscirà a vincere, e nella scena finale della discesa all’Inferno arriverà troppo tardi. Lo spettacolo si svolge come un racconto a episodi – conclude il regista – nel quale vediamo la famiglia di Faust: il padre, la madre, la scuola. Vediamo anche alcuni flashback di quando era ragazzo. Soprattutto vediamo la sua solitudine e il suo rapporto con il mondo virtuale che lo isola e lo intrappola. Nemmeno l’amore riuscirà a salvarlo e l’epilogo sarà quanto di più tragico possa accadere nella vita di un giovane uomo”.
Protagonisti sul palco sono
Pavel Černoch nel ruolo di Faust, Alex Esposito in quello di Méphistophélès,
Veronica Simeoni come Marguerite e Goran Jurić come Brander. Le scene sono
firmate da Paolo Fantin; i costumi da Carla Teti. Regia tv a cura di Claudia De
Toma.
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