Rai 5
propone tre recenti inaugurazioni dirette da Riccardo Chailly
con Anna
Netrebko ma anche gemme d’archivio dirette da
Gianandrea
Gavazzeni e Riccardo Muti.
E su RaiPlay
proseguono le opere on demand, un nuovo titolo al giorno.
Nella settimana
del 20 aprile Rai Cultura trasmette su Rai5 ben tre prime scaligere dirette da
Riccardo Chailly con Anna Netrebko: Giovanna
d’Arco lunedì alle 10, Andrea Chénier
mercoledì alle 21:15 e Tosca venerdì
alle 10. Ma nella programmazione spiccano anche due titoli diretti da
Gianandrea Gavazzeni (I due Foscari
con Renato Bruson martedì alle 18 e Fedora
con Mirella Freni e Plácido Domingo giovedì alle 21:15) e Les dialogues des Carmélites diretti da Riccardo Muti (domenica
alle 10). Non manca il balletto con Excelsior,
giovedì alle 18.
Sulla pagina
Facebook del Teatro il Sovrintendete Dominique Meyer incontra ogni martedì e
venerdì alle 18 i protagonisti delle Stagioni scaligere: martedì 21 converserà
con Riccardo Chailly e venerdì 24 con Davide Livermore.
Continua inoltre sulla
piattaforma RaiPlay (www.raiplay.it) la
pubblicazione di uno spettacolo al giorno: 30 produzioni in gran parte inedite
per il web. Ogni spettacolo resta
visibile per un mese a partire dalla data di pubblicazione: oltre allo
spettacolo del giorno, gli utenti possono scegliere di vedere una qualsiasi
delle opere rese disponibili nei 30 giorni precedenti. Sono già una ventina i
titoli disponibili.
Di seguito il
calendario della settimana da lunedì 20 a domenica 26 aprile.
Orchestra, Coro
e Corpo di Ballo sono sempre quelli del Teatro alla Scala.
Raccomandiamo di
verificare sul sito o sui social media del Teatro alla Scala e della Rai
eventuali variazioni e aggiornamenti.
Il Calendario
Lunedì 20 aprile
www.raiplay.it (online per 30 giorni dalla data di
pubblicazione)
Wolfgang Amadeus Mozart, Lucio Silla
Direttore Marc Minkowski, regia Marshall Pynkoski, scene e
costumi Antoine Fontaine, coreografia Jeannette Lajeunesse Zingg. Con Kresimir
Spicer, Lenneke Ruiten, Marianne Crebassa, Inga Kalna e Giulia Semenzato.
Teatro alla Scala, 2015.
Lucio Silla, fu scritta da Mozart sedicenne per il Regio Ducal Teatro di Milano. Titolo
milanese poco presente alla Scala, dove però si ricorda una regia di Patrice
Chéreau, nel 2015 è occasione del debutto scaligero di un direttore autorevole
e geniale come Mark Minkowski, mentre la regia “d’epoca” di Marshall Pynkowski
è costruita sulle scene di Antoine Fontaine, lo scenografo di film come Vatel e Marie Antoinette. Il cast è chiamato a sostenere parti di
vertiginosa difficoltà che Mozart scrisse per i virtuosi più acclamati della
sua epoca. Nella parte di Giunia, scritta per Anna Lucia De Amicis
Buonsollazzi, soprano napoletano celebre in tutta Europa e ammiratissimo dal
Metastasio, canta Lenneke Ruiten, Il suo amante Cecilio, che alla prima nel
1772 era il sopranista Venanzio Rauzzini per cui Mozart nel corso del soggiorno
milanese compose anche l’Exsultate
Jubilate K 165, è Marianne Crebassa, definita “splendidly charismatic” da
George Loomis del New York Times. Nella parte di Celia troviamo Giulia
Semenzato. Nel ruolo del titolo Kresimir Spicer, tenore croato formatosi in
Olanda e presente a Aix-en Provence, Zurigo, Edimburgo e Salisburgo con i
maggiori direttori. Nella parte di Cinna infine canta il soprano lettone Inga
Kalna.
Rai5 ore 10 circa
Giuseppe Verdi, Giovanna
d'Arco
Direttore Riccardo Chailly, regia
di Moshe Leiser e Patrice Caurier, scene di Christian Fenouillat, costumi di
Agostino Cavalca. Con Anna Netrebko, Francesco Meli, Carlos Álvarez, Dmitry
Beloselskiy. Teatro alla Scala, 2015. Inaugurazione della Stagione 2015/2016.
Giovanna
d’Arco occupa una posizione
importante nella produzione giovanile di Verdi che nel 1845 la definisce “La
migliore delle mie opere senza eccezione e senza dubbio”: la prima aveva avuto
luogo al
Teatro alla Scala il 15 febbraio 1845 e il caloroso successo di pubblico è
testimoniato dall’elevato numero di rappresentazioni, 17, e dalla popolarità
del valzerino intonato dagli spiriti maligni, che diventa un tormentone degli
organetti da strada milanesi. Pure la povertà dell’allestimento sarà tra le
ragioni della rottura tra Verdi e l’impresario Merelli, mentre la controversa
figura di Giovanna (che sarà canonizzata solo nel 1920) insospettiva la
censura. Giovanna d’Arco è, tra i titoli dei cosiddetti “anni di galera”, il
più gravido di futuro, una partitura sperimentale che fa da cerniera tra le
esperienze giovanili e la “trilogia popolare”. L’orchestrazione, curatissima,
include fisarmonica,
campane, sistri, arpe, un cannone e, nell’ultima romanza di Carlo, un
sorprendente accompagnamento di corno inglese e violoncello solo. Inaugurando
la Stagione 2015/2016 Riccardo Chailly rende piena giustizia alla partitura
anche grazie a un cast sontuoso che comprende Anna Netrebko Francesco Meli e
Carlos Álvarez, mentre la regia simbolica di Moshe Leiser e Patrice Caurier si
illumina di memorabili colpi di scena, tra cui l’apparizione della cattedrale di
Reims.
Martedì 21 aprile
www.raiplay.it (online per 30 giorni dalla data di
pubblicazione)
Adolphe Adam,
Cesare Pugni,
Léo Delibes,
Riccardo Drigo,
Peter von
Oldenburg, Le Corsaire
Coreografia
di Anna-Marie Holmes
da Marius Petipa e Konstantin Sergeyev, scene e costumi di Luisa Spinatelli,
direttore Patrick Fournillier con Nicoletta Manni, Timofej
Andrijashenko, Martina Arduino, Marco Agostino, Antonino Sutera, Mattia
Semperboni e Antonella Albano. Con la partecipazione degli allievi della scuola
di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala. Teatro alla Scala 2018
Il più emozionante tra i grandi classici: azione, passione e
romanticismo, grande evidenza per le danze e i virtuosismi che richiedono
tecnica straordinaria. Nel 2018 debutta alla Scala Le Corsaire nella
celebre coreografia di Anna-Marie Holmes da Petipa (di cui nel 2018 si
celebravano i 200 anni dalla nascita) e Sergeyev, con un nuovo allestimento di
Luisa Spinatelli. Una vera prima scaligera: è la prima produzione a entrare in
repertorio da quando, nell’Ottocento, venne messo in scena da Giovanni
Galzerani il primo balletto basato su The Corsair di Lord Byron (nel
1826), e nel 1857 da Domenico Ronzani. In un’ambientazione esotica, tra pirati
e schiavi, tempeste e rapimenti, uccisioni e cospirazioni, le avventure del
pirata Conrad per salvare la sua amata Medora riempiono la storia d’amore con
un irresistibile spirito d’avventura. Dal debutto con il Boston Ballet e poi
con l‘American Ballet Theatre nel 1998, la Holmes, autorevole specialista dei
grandi balletti ottocenteschi, lo ha rimontato per innumerevoli compagnie; alla
Scala, premiato dalla rivista Danza& Danza come miglior produzione classica
del 2018, è stato una grande vetrina per i nostri artisti.
Rai5 ore 10
circa
Wolfgang Amadeus Mozart, Lucio Silla
Direttore Marc Minkowski, regia Marshall Pynkoski, scene e
costumi Antoine Fontaine, coreografia Jeannette Lajeunesse Zingg. Con Kresimir
Spicer, Lenneke Ruiten, Marianne Crebassa, Inga Kalna e Giulia Semenzato.
Teatro alla Scala, 2015.
Lucio Silla, fu scritta da Mozart sedicenne per il Regio Ducal Teatro di Milano. Titolo
milanese poco presente alla Scala, dove però si ricorda una regia di Patrice
Chéreau, nel 2015 è occasione del debutto scaligero di un direttore autorevole
e geniale come Mark Minkowski, mentre la regia “d’epoca” di Marshall Pynkowski
è costruita sulle scene di Antoine Fontaine, lo scenografo di film come Vatel e Marie Antoinette. Il cast è chiamato a sostenere parti di
vertiginosa difficoltà che Mozart scrisse per i virtuosi più acclamati della
sua epoca. Nella parte di Giunia, scritta per Anna Lucia De Amicis
Buonsollazzi, soprano napoletano celebre in tutta Europa e ammiratissimo dal
Metastasio, canta Lenneke Ruiten, Il suo amante Cecilio, che alla prima nel
1772 era il sopranista Venanzio Rauzzini per cui Mozart nel corso del soggiorno
milanese compose anche l’Exsultate
Jubilate K 165, è Marianne Crebassa, definita “splendidly charismatic” da
George Loomis del New York Times. Nella parte di Celia troviamo Giulia
Semenzato. Nel ruolo del titolo Kresimir Spicer, tenore croato formatosi in
Olanda e presente a Aix-en Provence, Zurigo, Edimburgo e Salisburgo con i
maggiori direttori. Nella parte di Cinna infine canta il soprano lettone Inga
Kalna.
Rai5 ore 18 circa
Giuseppe Verdi, I due Foscari
Direttore Gianandera Gavazzeni, regia, scene e costumi di
Pier Luigi Pizzi. Con Renato Bruson, Alberto Cupido e Linda Roark-Strummer.
Teatro alla Scala, 1988
Opera a lungo trascurata, I
due Foscari è tornata con regolarità alla Scala dopo l’esecuzione diretta
da Riccardo Chailly nel 1979 cui succedono quelle dirette da Gianandrea
Gavazzeni, Riccardo Muti, Stefano Ranzani e recentemente Michele Mariotti.
Gavazzeni fu sempre un documentato sostenitore delle opere giovanili di Verdi
anche in anni in cui la critica propendeva a valorizzare gli estremi
capolavori. In questo spettacolo del 1988 si vale dell’eccezionale caratura del
protagonista Renato Bruson che aggiungeva sfumature di fraseggio e
approfondimento psicologico alla figura monumentale disegnata negli anni precedenti
da Pietro Cappuccilli. Autore di regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi ricrea
una Venezia in cui il dato storico si compone in sapiente stilizzazione
teatrale.
Mercoledì 22 aprile
Rai5 ore 10 circa
Wolfgang Amadeus Mozart, Così fan tutte
Direttore Daniel Barenboim, regia di Claus Guth, scene di
Christian Schmidt, costumi di Anne Sofie Tuma. Con Maria Bengtsson, Katija
Dragojevic, Rolando Villazón e Michele Pertusi. Teatro alla Scala, 2014.
Direttore mozartiano d’elezione, nei suoi
anni scaligeri Daniel Barenboim ha limitato le sue incursioni nel repertorio
del Salisburghese a due soli titoli: il Don
Giovanni inaugurale della Stagione 2011/2012 e questo Così fan tutte, in cui Claus Guth riprendeva con alcune modifiche l’allestimento
pensato per la sua celebre trilogia al Festival di Salisburgo. Il crudele gioco
delle coppie si svolge in un appartamento moderno e lussuoso che nel corso
della rappresentazione è invaso da una foresta oscura e selvaggia, in perfetta
corrispondenza con la lettura musicale che disegna un Mozart in cui le forze
dell’illuminismo e della ragione sono romanticamente in conflitto con gli
impulsi oscuri della natura.
Rai5
ore 21.15 circa
Umberto
Giordano, Andrea Chénier
Direttore
Riccardo Chailly, regia di Mario Martone, scene di Margherita Palli, costumi di
Ursula Patzak, con Anna Netrebko, Yusif Eyvazov, Luca Salsi e Annalisa Stroppa.
Inaugurazione della Stagione 2017/2018.
La prima rappresentazione assoluta di Andrea
Chénier, quarta opera del ventinovenne Umberto Giordano, avviene alla Scala
il 28 marzo 1896 per la direzione di Rodolfo Ferrari, ed è un grande successo
con immediati echi anche all’estero: appena un anno dopo la prima, il 5
febbraio 1897, è rappresentato in lingua tedesca per otto serate allo
Stadttheater di Amburgo, direttore Gustav Mahler. Mahler rimase impressionato
dal lavoro, che definì “una delle nuove opere di maggior effetto”. Pure la
fortuna delle opere veriste venne presto meno, fino a una riscoperta cui hanno
contribuito prima Gianandrea Gavazzeni, che nel 1963
diresse L’amico Fritz e Cavalleria rusticana nel centenario di
Mascagni, e Riccardo Chailly che aveva già riportato Chénier alla Scala nel 1988. Opera di grandi personalità e grandi
voci, Chénier nella lettura di Mario
Martone si vale di Anna Netrebko, Yusif Eyvazov e Luca Salsi nelle scene
evocative di Margherita Palli.
Giovedì
23 aprile
Rai5
ore 10 circa
Giacomo
Puccini, La fanciulla del West
Direttore
Riccardo Chailly, regia di Robert Carsen, scene di Robert Carsen e Luis
Carvalho, costumi di Petra Reinhardt. Con Barbara Haveman, Roberto Aronica,
Claudio Sgura, Carlo Bosi. Teatro alla Scala, 2016.
Il
percorso di Riccardo Chailly attraverso l’edizione critica delle opere
pucciniane tocca uno snodo importante con il ripristino dell’orchestrazione di
Puccini de La fanciulla del West. La prima dell’opera ebbe
infatti luogo al Metropolitan nel 1910 sotto la bacchetta di Toscanini, il
quale aveva operato alcuni tagli, molti raddoppi in ragione dell’acustica assai
secca della grande sala e qualche concessione alle esigenze divistiche del
protagonista, Enrico Caruso. La fanciulla
ne usciva irrobustita, ma con qualche morbidezza e qualche ricercatezza
timbrica in meno rispetto ai desideri d’autore. Chailly ripristina il dettato
pucciniano, incluse 124 battute espunte a New York. La regia è di Robert Carsen
che riflette sul linguaggio
“cinematografico” del teatro musicale di Puccini e sulle analogie tra la
costruzione drammaturgica delle sue opere e le tecniche di montaggio della
nascente settima arte. Carsen vede in Puccini un compositore e uomo di teatro
all’avanguardia, pronto al confronto con le sfide poste dalla nuova industria
dello spettacolo.
Rai5
ore 18 circa
Romualdo
Marenco e Luigi Manzotti, Excelsior
Direttore
David Coleman, coreografia di Ugo dell'Ara, regia di Filippo Crivelli, scene e
costumi di Giulio Coltellacci. Con Roberto Bolle, Marta Romagna, Riccardo
Massimi. Teatro degli Arcimboldi, 2002.
Nel 1881, alla vigilia dell’Esposizione Nazionale che
vide Milano protagonista in un’Italia da poco unificata, il sipario della Scala
si aprì su Excelsior,
“azione coreografica, storica, allegorica e fantastica”, con libretto e
coreografia di Luigi Manzotti, musica di Romualdo Marenco e scene di Alfredo
Edel. Kolossal vivace e carico di
ottimismo, vide al suo debutto una folla di interpreti, oltre 500 comparse,
cammelli, elefanti, cavalli, complesse figurazioni, ingente mimica e un
successo strepitoso in tutto il mondo: solo nella prima stagione oltre 100
repliche, una serie interminabile di rappresentazioni in Italia e in tutta
Europa, fino alla Russia e alle due Americhe. Nel 1884 se ne fece anche
una versione per marionette. Alleggerita la costruzione, l’orchestrazione, la
pantomima e l’organico dell’originale ma intatto l’estro del “ballo grande”
manzottiano e il sapore antico dello spirito italiano in danza, l’edizione raffinata
e ironica firmata nel 1967 da Crivelli, Dell’Ara, Carpi, Coltellacci entra alla
Scala nel 1974 dove viene ripresa in numerose stagioni e tour, spesso con la
coppia di protagonisti formata da Marta Romagna e Roberto Bolle.
Rai5 ore 21.15 circa
Umberto Giordano, Fedora
Direttore Gianandrea Gavazzeni,
regia di Lamberto Puggelli, scene e costumi di Luisa Spinatelli. Con Mirella
Freni, Plácido Domingo, Alessandro Corbelli e Adelina Scarabelli. Teatro alla
Scala, 1993.
È il
grande soprano Mirella Freni, scomparsa lo scorso 9 febbraio, la protagonista
di Fedora di Umberto Giordano che il Teatro alla Scala aveva proposto nel
1993 con la direzione musicale di Gianandrea Gavazzeni, che dimostra di credere
fermamente nella partitura esaltandone le atmosfere e i colori.
Protagonisti accanto alla Freni - che dagli anni Ottanta si è dedicata al
repertorio verista portandolo a vertici interpretativi sommi - Plácido Domingo,
Alessandro Corbelli e Adelina Scarabelli: un cast leggendario (a Domingo si
alternava nelle recite José Carreras) capace di rendere giustizia a una pagina
di storia dell’opera italiana capace di coniugare innovazioni nel linguaggio
teatrale e una schietta efficacia narrativa. La regia è di Lamberto Puggelli,
che gioca con grande eleganza sul contrasto tra luci e ombre.
Venerdì 24 aprile
Rai5 ore 10.00 circa
Giacomo Puccini, Tosca
Direttore Riccardo Chailly, regia
di Davide Livermore, scene di Giò Forma, costumi di Gianluca Falaschi, con Anna
Netrebko, Francesco Meli e Luca Salsi. Inaugurazione della Stagione 2019/2020.
Con 16 minuti di applausi in
teatro, 2.856.000 spettatori e uno share medio del 15% su Rai1 e migliaia di
Milanesi che hanno seguito l’opera sugli schermi di Prima Diffusa, l’edizione
di Tosca che ha aperto la Stagione
2019/2020 è stata uno dei maggiori successi della storia recente del Teatro
alla Scala. Protagonisti in palcoscenico Anna Netrebko, Francesco Meli e Luca
Salsi. Tosca costituiva uno dei
momenti più attesi del progetto pucciniano con cui Riccardo Chailly riporta al
Piermarini le opere del compositore di Lucca in letture che tengono conto delle
ricerche più aggiornate. La
partitura adottata è infatti quella della prima assoluta di Roma come
documentata nell’edizione critica a cura di Roger Parker per Ricordi, e
presenta alcune significative differenze rispetto all’edizione corrente. Lo
spettacolo di Davide Livermore, con le scene di Giò Forma e i costumi di
Gianluca Falaschi, sfrutta tecniche d’impronta cinematografica per realizzare
una serata di grandioso impatto teatrale perfettamente restituita dalle
telecamere della Rai.
Domenica 26 aprile
Rai5 ore 10 circa
Francis Poulenc, Les
dialogues des Carmélites
Direttore Riccardo Muti, regia di Robert Carsen, scene di
Michael Levin e costumi di Falk Bauer. Con Dagmar Schellenberger, Christopher
Robertson, Anja Silia, Elisabete Matos, Laura Aikin. Teatro degli Arcimboldi,
2004.
Les
dialogues des Carmélites
è tra gli spettacoli che più hanno contribuito alla fama internazionale del
regista Robert Carsen: dopo la prima all’Opera di Amsterdam è stato presentato
con enorme successo in una quindicina di teatri in tutta Europa. La Scala, dove
l’opera tratta dalla pièce di Bernanos ha avuto la sua prima assoluta nel 1957
con la direzione di Nino Sanzogno e la regia di Margherita Wallman, lo presenta
nel 2000, in occasione dell’Anno Santo, con la direzione di Riccardo Muti. L’entusiasmo
è tale da suggerire una ripresa nel 2004 sul palcoscenico degli Arcimboldi: il
lungo, tesissimo crescendo emotivo che attraversa l’opera fino al sacrificio
finale delle suore sotto la ghigliottina resta tra le pagine più memorabili del
teatro musicale degli ultimi decenni.
Gli altri
spettacoli disponibili su RaiPlay
Restano visibili
su www.raiplay.it tutti gli
spettacoli presentati nelle scorse settimane:
Gioachino Rossini, La gazza
ladra
Direttore Riccardo Chailly, regia di Gabriele Salvatores, scene e
costumi di Gian Maurizio Fercioni. Con Rosa Feola, Michele Pertusi, Edgardo
Rocha, Alex Esposito. Teatro alla Scala, 2017.
“Il
successo fu talmente enorme, il lavoro suscitò un tale furore che a ogni
momento il pubblico in massa s’alzava in piedi per coprire Rossini d’acclamazioni”:
così Stendhal racconta l’accoglienza dei milanesi per la prima assoluta del
capolavoro semiserio di Rossini il 31 maggio 1817. Riccardo Chailly,
appassionato interprete rossiniano, ha riportato il titolo al Piermarini a
duecento anni dalla prima in uno spettacolo del premio Oscar Gabriele
Salvatores con un cast che raccoglie le migliori voci della nuova generazione:
Rosa Feola come Ninetta, Edgardo Rocha come Giannetto, Paolo Bordogna come
Fabrizio Vingradito, Alex Esposito come Fernando Villabella, Serena Malfi come
Pippo e Teresa Iervolino come Lucia, insieme al Gottardo autorevole di Michele
Pertusi. Su tutti volteggia la gazza, che in questo allestimento è l’acrobata
Francesca Alberti.
Giuseppe Verdi, I
masnadieri
Direttore Michele Mariotti, regia di
David McVicar, scene di Charles Edwards, costumi di Brigitte Reiffenstuel. Con
Fabio Sartori, Michele Pertusi, Lisette Oropesa, Massimo Cavalletti. Teatro
alla Scala, 2019.
I masnadieri
è un adattamento della prima e seminale opera teatrale di Schiller Die Räuber; un'espressione per
eccellenza dello spirito romantico, un'opera selvaggia e violenta scritta in
segreto da uno Schiller diciannovenne, ancora studente di una brutale accademia
militare di Stoccarda. Verdi ne offre una versione incandescente e sperimentale
che alterna passi illuminanti a incongruenze drammatiche. L’allestimento
scaligero, portato anche in tournée a Savonlinna, è diretto da Michele Mariotti
con la regia di David McVicar, e un cast che comprende Lisette Oropesa, ormai
contesa dai teatri di tutto il mondo e qui al debutto scaligero, Fabio Sartori
in una delle sue migliori prove verdiane, Michele Pertusi, tra le voci
scaligere più amate degli ultimi anni in Verdi ma anche in Rossini, e Massimo
Cavalletti.
Claudio Monteverdi, L’Orfeo.
Direttore Rinaldo Alessandrini, regia, scene e luci di Robert Wilson,
costumi di Jacques Reynaud. Con Georg Nigl, Roberta Invernizzi, Sara
Mingardo, Furio Zanasi. Teatro alla Scala, 2009.
La
trilogia monteverdiana è stato uno dei progetti più ambiziosi della Scala del
2000, prima ancora che nascesse il complesso barocco dell’Orchestra. Le tre
opere sono andate in scena nel 2009 (Orfeo),
2011 (Il ritorno di Ulisse in patria)
e 2016 (L’incoronazione di Poppea)
con un progetto unitario affidato per la parte musicale a Rinaldo Alessandrini
e per quella scenica a Robert Wilson, che firma regia, scene e disegno delle
luci. L’Orfeo, rappresentato per la
prima volta a Mantova nel 1607, è l’opera con cui si fa convenzionalmente
iniziare la storia del melodramma, e si avvale qui accanto al protagonista
Georg Nigl e alla Euridice di Roberta Invernizzi della toccante messaggera di
Sara Mingardo.
Richard Wagner, Götterdämmerung
Direttore Daniel Barenboim, regia e scene di Guy Cassiers, scene e luci
di Enrico Bagnoli, costumi di Tim van Steenbergen. Con Waltraud Meier,
Lance Ryan, Iréne Theorin, Gerd Grochowski. Teatro alla Scala, 2013.
Con
questa produzione Daniel Barenboim concludeva nel 2013 la Tetralogia che aveva
visto i complessi scaligeri impegnati dal 2010. Il percorso wagneriano di
Barenboim alla Scala era iniziato con lo storico Tristan und Isolde con la regia di Chéreau che aveva aperto la
Stagione 2007/2008 e aveva incluso il non meno importante Lohengrin con la regia di Guth nel 2012. Il Ring, che alla Scala aveva avuto una storia tormentata soprattutto
dal punto di vista registico (negli anni ‘70 si era interrotta la fondamentale
lettura di Luca Ronconi) trova in Guy Cassiers un interprete colto e minuzioso,
determinato a restituire visivamente l’intrico dei Leitmotive musicali in
sintonia con la profondità di lettura del direttore. Importante il cast: Brünnhilde
è Irene Théorin, Siegfried Lance Ryan, Waltraute Waltraud Meier e Hagen Mikhail
Petrenko.
Pëtr Il’ič
Čajkovskij, La Bella addormentata nel
bosco
Coreografia e
regia Rudolf Nureyev. Scene e costumi Franca
Squarciapino. Direttore Felix Korobov, artista ospite Polina Semionova
con Timofej Andrijashenko, Teatro
alla Scala 2019
Il balletto più sontuoso e sognante, quasi il “balletto per
eccellenza”. Tra le letture dei classici di Nureyev che la Scala ha in
repertorio, proprio al nostro Teatro affidò, nel 1966, il debutto della “sua” Bella.
A dodici anni dalle precedenti rappresentazioni è tornata in scena nel 2019
nello sfarzoso allestimento del premio Oscar Franca Squarciapino creato per la
Scala nel 1993. Protagonisti gli artisti scaligeri e l’ospite Polina Semionova,
in un ruolo mai presentato prima alla Scala.
György Kurtág, Fin de partie
Direttore Markus Stenz, regia di Pierre Audi, scene e costumi di
Christof Hetzer.
Con Frode Olsen, Leigh Melrose, Hilary Summers, Leonardo Cortellazzi. Teatro
alla Scala, 2018. Prima
esecuzione assoluta, commissione del Teatro alla Scala.
Rimandata
di anno in anno, annunciata più volte e più volte cancellata, la prima opera di
uno dei grandi maestri della musica d’oggi ormai novantenne era oggetto di
un’attesa ormai spasmodica che ha fatto convergere alla Scala appassionati,
giornalisti e operatori da tutto il mondo. Il lavoro con i cantanti era
iniziato un anno prima, le prime prove di compagnia si erano tenute a Budapest.
Il risultato, definito dal New York Times “l’ultimo capolavoro del XX secolo”,
colora di umanesimo lo spietato testo di Beckett lasciando affiorare sotto la
crudele metafora della condizione umana una dolente confessione autobiografica
sull’amore assoluto tra Kurtág e la moglie Marta e lo strazio dell’inevitabile
separazione.
Gioachino Rossini, Il viaggio a
Reims
Direttore Ottavio Dantone, regia di Luca Ronconi, scene di Gae Aulenti,
costumi di Giovanna Buzzi. Con Patrizia Ciofi, Daniela Barcellona, Annick
Massis, Carmela Remigio, Juan Francisco Gatell, Nicola Ulivieri. Teatro alla
Scala, 2009.
Di
tutte le produzioni della Rossini renaissance, Il viaggio a Reims resta tra le più leggendarie. La partitura che
si credeva perduta fu ritrovata nel 1977 nella biblioteca di Santa Cecilia;
l’edizione critica a cura di Janet Johnson e Philip Gossett rese possibile la
prima moderna al Rossini Opera Festival di Pesaro nel 1984 in uno spettacolo
storico che, con alcune modifiche, venne ripreso alla Scala l’anno seguente.
Dirigeva allora Claudio Abbado, con un cast che riuniva le migliori voci
rossiniane degli anni ’80. Lo spettacolo ingegnoso e irresistibile con cui Luca
Ronconi e Gae Aulenti hanno trasformato in punti di forza le debolezze della
drammaturgia è stato ripreso nel 2009 con la direzione di Ottavio Dantone e un
cast rinnovato in cui spiccano Annick
Massis, Carmela Remigio, Patrizia
Ciofi e Daniela Barcellona.
Giuseppe Verdi,
Il trovatore
Direttore
Daniele Rustioni, regia, scene e costumi di Hugo de Ana. Con Marcelo Álvarez,
Maria Agresta, Franco Vassallo, Ekaterina Semenchuk. Teatro alla Scala, 2014.
Concepito
per l’inaugurazione della Stagione 2000/2001 e delle celebrazioni del
centenario della morte di Verdi, lo spettacolo di Hugo de Ana è tra i più
monumentali della recente storia scaligera e traduce con fasto visionario il
romanticismo lunare e guerresco della partitura. Celebre l’aria di Leonora
“D’amor sull’ali rosee” cantata ai piedi di una catasta di cadaveri nelle loro
armature. Le luci azzurrate suggeriscono una lettura lirica della partitura,
come voluto alla prima da Riccardo Muti che aveva tagliato le varianti di
tradizione. Fedele alla partitura è anche in questa ripresa Daniele Rustioni,
oggi brillante direttore dell’Opera di Lione, che ha a disposizione un cast di
prim’ordine che accanto alla protagonista Maria Agresta, a una delle sue prove
scaligere più alte, un Manrico di riferimento come Marcelo Álvarez, Franco Vassallo e Ekaterina Semenchuk.
Ludwig
van Beethoven, Fidelio
Direttore Daniel Barenboim, regia di Deborah Warner, scene e costumi di
Chloe Obolensky. Con Anja Kampe, Klaus Florian Vogt, Peter Mattei,
Falk Struckmann.
Teatro alla Scala, 2014. Inaugurazione della Stagione
2014/2015.
Fidelio,
ultima inaugurazione di stagione di Daniel Barenboim, è conclusione e
coronamento di un percorso beethoveniano iniziato con la Sinfonia n° 9 nel 2005
e proseguito con le integrali delle Sinfonie, dei Concerti per pianoforte,
delle Sonate. Fidelio, spiega
Barenboim, è spesso letto esclusivamente come dramma politico, mentre è la
storia di una donna pronta a tutto per salvare l’uomo che ama. Barenboim
sceglie l’ouverture Leonore n° 2 (ricordando le parole di Furtwaengler: “Se si
fa la n° 3 non è più necessario eseguire il resto dell’opera”) e apre l’opera
con l’aria di Marzelline come nella Leonore nel 1806. Deborah Warner, che aveva
conquistato la Scala con la regia di Death
in Venice di Britten, concorda con Barenbom: “La ricerca della verità nel
buio di una prigione, la scoperta dell’ingiustizia alla luce del sole e il
potere dell’amore di vincere tutto: Fidelio
è fatto di questo. Non credo che al centro ci sia l’idea della libertà, credo
che ci sia assolutamente l’idea dell’amore”. Della produzione restano
memorabili tra l’altro gli spazi brutalisti di Chloe Obolenski, tagliati da
luci caravaggesche, e la freschezza di Anja Kampe, un’altra voce che
dall’Accademia è arrivata al 7 dicembre.
Wolfgang Amadeus Mozart, Die Entführung aus dem Serail (Il ratto
dal serraglio)
Direttore Zubin Mehta, regia di
Giorgio Strehler ripresa da Mattia Testi, scene e costumi di Luciano Damiani,
con Lenneke Ruiten, Sabine Devieilhe, Mauro Peter, Maximilian Schmitt e Tobias
Kehrer. Teatro alla Scala, 2017, nel ventennale della scomparsa di Giorgio
Strehler e nel decennale della scomparsa di Luciano Damiani.
Nel 2017 il
Teatro alla Scala ricordava Giorgio Strehler nel ventennale della scomparsa e
Luciano Damiani nel decennale della scomparsa, una delle coppie
regista/scenografo più straordinarie del teatro italiano, riportando in scena
il leggendario allestimento de Die
Entführung aus dem Serail presentato nel 1965 al Festival di Salisburgo con
la direzione di Zubin Mehta, che aveva allora 29 anni, e più volte ripreso
nello stesso festival e alla Scala. Lo spettacolo, celebre per il magistrale
uso delle luci e delle silhouettes, tornava al Piermarini con il direttore che
lo aveva visto nascere e con un cast che comprende alcune delle migliori voci
mozartiane del nostro tempo: tra cui Sabine Devieilhe al debutto scaligero,
accanto a Lenneke Ruiten, Mauro Peter, Tobias Kehrer e Maximilian Schmitt.
Nella parte parlata del saggio Bassa Selim è in scena Cornelius Obonya,
continuatore della tradizione della più prestigiosa famiglia di attori del
teatro austriaco. Così il M° Mehta ricorda la nascita dello spettacolo a
Salisburgo: “Rammento con gioia il lavoro di Strehler, con le scene di Luciano
Damiani. Era geniale l'idea di mettere i
dialoghi in piena luce, mentre le arie venivano eseguite in silhouette. Quel
gioco di contrasti fu uno dei più fantastici colpi di teatro inventati da
Strehler”.
Giacomo Puccini, Manon Lescaut
Direttore Riccardo Chailly, regia di David Pountney, scene di Leslie
Travers, costumi di Marie-Jeanne Lecca. Con Maria José Siri, Roberto Aronica,
Massimo Cavalletti, Carlo Lepore. Teatro alla Scala, 2019.
Riccardo Chailly presenta per la prima volta
alla Scala la prima versione di Manon
Lescaut, andata in scena al Teatro Regio di Torino il 1° febbraio 1893,
basandosi sull’edizione critica curata da Roger Parker per Casa Ricordi nel
2013. La differenza più significativa è
alla fine del primo atto quando si sviluppa un Largo sostenuto (introdotto
dalla citazione della melodia di ‘Donna non vidi mai’) con una sovrapposizione
tra solisti, coro e orchestra di estrema complessità. Ma anche in Sola, perduta, abbandonata si ascolta un
inedito intermezzo orchestrale. Lo spettacolo fastoso di Pountney rimanda al
destino di perenne fuga dei due amanti collocando la vicenda in una stazione
ferroviaria vittoriana, magistralmente realizzata dalle grandiose scenografie
di Leslie Travers. Maria José Siri torna protagonista pucciniana dopo il
successo riscosso come Cio-Cio-San in Madama
Butterfly, accanto a Roberto Aronica.
Ludwig Minkus, Don Chisciotte
Coreografia Rudolf
Nureyev, scene di Raffaele Del Savio, costumi di Anna Anni, direttore Alexander
Titov, artisti ospiti Natalia Osipova, Leonid Sarafanov. Con la partecipazione
degli Allievi della Scuola di Ballo dell'Accademia del Teatro alla Scala.
Teatro alla Scala,
2014
Uno dei cavalli di battaglia della
Compagnia scaligera, trionfante anche in molte tournée internazionali, Don Chisciotte è in repertorio alla
Scala dal 1980, quando Nureyev ne fu protagonista accanto a Carla Fracci. Con
la sua frizzante energia e i caldi colori dell’allestimento di Raffaele Del
Savio e Anna Anni, trasporta con freschezza, allegria, virtuosismi e ricchezza
coreografica in una Spagna affascinante, tra danze di gitani, fandango,
matadores, mulini a vento e il candore sospeso del giardino delle Driadi. Una
serata di scoppiettante danza, con divertenti ruoli comprimari e virtuosistici
ruoli principali. A condividere le
scaramucce, i soli e i pas de deux riservati a Kitri e Basilio nella
registrazione del 2014 due veri fuoriclasse: Natalia Osipova e Leonid
Sarafanov.
Giuseppe Verdi, Attila
Direttore Riccardo Chailly, regia di Davide Livermore, scene di Giò
Forma, costumi di Gianluca Falaschi. Con Ildar Abdrazakov, Saioa Hernández,
Fabio Sartori, Gianluca Buratto. Teatro alla Scala, 2018.
Inaugurazione della Stagione 2018-2019.
Con Attila il Direttore Musicale del Teatro
prosegue la sua ricognizione del repertorio italiano ripercorrendo gli anni
giovanili di Verdi: Attila segue Giovanna
d’Arco, che aprì la Stagione 2015/2016 e prelude a Macbeth in un’ideale Trilogia giovanile. L’allestimento è affidato
a Davide Livermore, che dopo il debutto scaligero con Tamerlano di Händel aveva già collaborato con il M° Chailly per Don Pasquale di Donizetti e sarebbe
tornato per Tosca. Livermore non precisa il tempo dell’azione, che pure
sembra richiamare l’Italia occupata nella seconda guerra mondiale, e punta a
illuminare gli snodi psicologici del desiderio di vendetta di Odabella e la
fragilità che mina il senso di onnipotenza del protagonista. Ma lo spettacolo
si confronta anche con l’urgenza di Verdi di trovare nuove soluzioni
scenografiche: le grandi scene della tempesta e dell’alba a Rio Alto e del
sogno di Attila diventano occasione di impiegare le risorse tecnologicamente
più avanzate del teatro di oggi. Grande successo anche televisivo, Attila ha rivelato alla Scala Saioa
Hernández, confermando il carisma di Ildar Abdrazakov e la tempra verdiana di
Fabio Sartori.
Giacomo Puccini, La fanciulla del West
Direttore Riccardo Chailly, regia di Robert Carsen, scene di Robert Carsen e Luis
Carvalho, costumi di Petra
Reinhardt. Con Barbara Haveman, Roberto Aronica, Claudio Sgura, Carlo Bosi. Teatro alla Scala, 2016.
Il
percorso di Riccardo Chailly attraverso l’edizione critica delle opere
pucciniane tocca uno snodo importante con il ripristino dell’orchestrazione di
Puccini de La fanciulla del West. La prima dell’opera ebbe
infatti luogo al Metropolitan nel 1910 sotto la bacchetta di Toscanini, il
quale aveva operato alcuni tagli, molti raddoppi in ragione dell’acustica assai
secca della grande sala e qualche concessione alle esigenze divistiche del
protagonista, Enrico Caruso. La fanciulla
ne usciva irrobustita, ma con qualche morbidezza e qualche ricercatezza
timbrica in meno rispetto ai desideri d’autore. Chailly ripristina il dettato
pucciniano, incluse 124 battute espunte a New York. La regia è di Robert Carsen
che riflette sul linguaggio
“cinematografico” del teatro musicale di Puccini e sulle analogie tra la
costruzione drammaturgica delle sue opere e le tecniche di montaggio della
nascente settima arte. Carsen vede in Puccini un compositore e uomo di teatro
all’avanguardia, pronto al confronto con le sfide poste dalla nuova industria
dello spettacolo.
Giuseppe
Verdi, Giovanna d'Arco
Direttore
Riccardo Chailly, regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier, scene di Christian
Fenouillat, costumi di Agostino Cavalca. Con Anna Netrebko, Francesco Meli,
Carlos Álvarez, Dmitry Beloselskiy. Teatro alla Scala, 2015. Inaugurazione
della Stagione 2015/2016.
Giovanna d’Arco occupa una posizione importante nella
produzione giovanile di Verdi che nel 1845 la definisce “La migliore delle mie
opere senza eccezione e senza dubbio”: la prima aveva avuto luogo al Teatro alla
Scala il 15 febbraio 1845 e il caloroso successo di pubblico è testimoniato
dall’elevato numero di rappresentazioni, 17, e dalla popolarità del valzerino
intonato dagli spiriti maligni, che diventa un tormentone degli organetti da
strada milanesi. Pure la povertà dell’allestimento sarà tra le ragioni della
rottura tra Verdi e l’impresario Merelli, mentre la controversa figura di
Giovanna (che sarà canonizzata solo nel 1920) insospettiva la censura. Giovanna
d’Arco è, tra i titoli dei cosiddetti “anni di galera”, il più gravido di
futuro, una partitura sperimentale che fa da cerniera tra le esperienze
giovanili e la “trilogia popolare”. L’orchestrazione, curatissima, include fisarmonica,
campane, sistri, arpe, un cannone e, nell’ultima romanza di Carlo, un
sorprendente accompagnamento di corno inglese e violoncello solo. Inaugurando
la Stagione 2015/2016 Riccardo Chailly rende piena giustizia alla partitura
anche grazie a un cast sontuoso che comprende Anna Netrebko Francesco Meli e
Carlos Álvarez, mentre la regia simbolica di Moshe Leiser e Patrice Caurier si
illumina di memorabili colpi di scena, tra cui l’apparizione della cattedrale di
Reims.
Wolfgang
Amadeus Mozart, La finta giardiniera
Direttore
Diego Fasolis, regia di Frederic Wake-Walker. Con Hanna-Elisabeth Müller, Anett
Fritsch, Bernard Richter, Giulia Semenzato e Mattia Olivieri. Teatro alla
Scala, 2018.
Con La finta
giardiniera diretta da Diego Fasolis il progetto di esecuzione di opere del
Settecento su strumenti originali con la compagine barocca sorta in seno
all’Orchestra ha affrontato (alla Scala ma anche in tournée in Cina) il primo
titolo mozartiano dopo un programma dedicato finora solo a Händel. Mozart compone
il “dramma buffo” La finta giardiniera a 19 anni per Monaco di Baviera.
Alla Scala, dove si ricordava solo un’esecuzione alla Piccola Scala nel 1970
con Zoltán Peskó e la regia di Filippo Crivelli, viene presentato lo spettacolo
del Festival di Glyndebourne che nel 2014 ha rivelato il talento di Frederic
Wake-Walker, giovane regista britannico che alla Scala ha realizzato anche una
nuova produzione de Le nozze di Figaro.
Il cast comprende alcune delle migliori voci della nuova generazione di
cantanti (e attori) mozartiani: Hanna-Elisabeth Müller, Anett Fritsch, Bernard
Richter, Giulia Semenzato e Mattia Olivieri.
Giuseppe
Verdi, La traviata
Direttore
Daniele Gatti, regia e scene di Dmitri Tcherniakov, costumi di Dmitri
Tcherniakov e Elena Zaytseva. Con Diana Damrau, Piotr Beczala, Zeljko Lucic e
Mara Zampieri. Inaugurazione Stagione 2013/2014.
Giuseppe Verdi nasceva a Roncole di Busseto il 10
ottobre 1813. In occasione del bicentenario della nascita la Scala inaugurava
la Stagione con La traviata. Titolo
iconico e sempre delicato alla Scala, dove lo spettacolo leggendario diretto da
Giulini con la Callas e la regìa di Visconti sembrava aver creato un
incantesimo rotto solo da Muti con lo spettacolo fastoso e tradizionale di
Liliana Cavani. Non stupisce quindi che il tentativo di Dmitri Tcherniakov di
dare al capolavoro più contemporaneo di Verdi una lettura contemporanea
suscitasse riserve e contestazioni, dando comunque l’occasione per un dibattito
forse non inutile. Attuale ma al riparo dalle contestazioni il versante
musicale, con Daniele Gatti sul podio e un cast internazionale dominato dalla
vocalità infallibile di Diana Damrau. Memorabile anche il cameo di Mara
Zampieri, non domestica ma confidente in momenti di solidarietà femminile che
restano tra le idee più valide della regia.
Giacomo Puccini, Madama
Butterfly (versione Teatro alla Scala 1904)
Direttore
Riccardo Chailly, regia di Alvis Hermanis, scene di Alvis Hermanis e Leila
Fteita, costumi di Kristine Jurjane. Con Maria José Siri, Bryan Hymel, Carlos
Álvarez e Annalisa Stroppa. Teatro alla Scala, 2016. Inaugurazione della
Stagione 2016/2017.
Il percorso artistico-filologico con cui Riccardo
Chailly sta riportando alla Scala tutte le opere di Puccini eseguite secondo le
originali intenzioni dell’autore ha ottenuto un successo particolarmente
calorosi con la Madama Butterfly inaugurale
della Stagione 2016/2017. Chailly ripropone l’originaria e ardita versione in
due atti, in linea con la tendenza alla concentrazione drammatica allora
prevalente nel teatro europeo, che proprio alla Scala fu contestata nel 1904 e
che indusse l’editore a suggerire una versione più prudentemente tradizionale.
Puccini continuò a pensare al suo dramma originale, “serrato, efficace,
terribile”, e lo fece riproporre al Carcano nel 1920. Lo spettacolo del 2016,
concepito da Alvis Hermanis ispirandosi al teatro giapponese, segna il felice
debutto scaligero di Maria José Siri accanto a Brian Hymel, Annalisa Stroppa e
Carlos Álvarez. Il successo in sala fu riflesso e amplificato da quello
televisivo: in occasione del 40° anniversario della collaborazione tra Rai e
Scala la Prima tornava in diretta su Rai1.
Giuseppe
Verdi, Nabucco
Direttore
Nicola Luisotti, regia di Daniele Abbado, scene e costumi di Alison Chitty.
Con Leo Nucci,
Liudmyla Monastyrska, Aleksandrs Antonenko, Vitalij Kowaljow e Veronica
Simeoni. Teatro alla Scala, 2013.
Lo spettacolo firmato da
Daniele Abbado nel 2013 è una coproduzione con il Royal Opera House Covent
Garden di Londra (sul podio in entrambi i teatri un verdiano esperto come Nicola
Luisotti) e si avvale di scene e costumi di Alison Kitty. La scena si apre in
un luogo sacro senza tempo, un cimitero ebraico che viene profanato
dall’invasore babilonese costringendo gli ebrei ad abitare il deserto, un
evocativo spazio vuoto caratterizzato da scarni elementi simbolici (sabbia,
fuoco) e animato dal fondamentale apporto dei video firmati da Luca Scarzella.
Una lettura che tiene conto delle implicazioni che quest’opera dai forti
connotati politici assume dopo le tragedie del Novecento ma evidenzia
soprattutto la riflessione universale sul tema dello sradicamento e
dell’esilio. Nella parte del protagonista tornava un interprete di riferimento
per saldezza, accento e carisma come Leo Nucci, con cui si confronta Liudmyla
Monastyrska, un’Abigaille dai ragguardevoli mezzi vocali. Ma tra i protagonisti
dell’opera spicca il coro diretto da Bruno Casoni, il cui “Va’ pensiero” resta
il momento più atteso di ogni rappresentazione.
Giacomo
Puccini, Turandot (finale Luciano Berio)
Direttore
Riccardo Chailly, regia di Nikolaus Lehnhoff, scene di Raimund Bauer, costumi
di Andrea Schmidt-Futterer. Con Nina Stemme, Aleksandr Antonenko, Maria
Agresta, Alexander Tsymbalyuk. Teatro alla Scala 2015, spettacolo di apertura
di Expo Milano.
Con questa produzione, andata in scena per l’apertura di Expo 2015 in
una Scala e una città che vivevano l’emozione di una prima, Riccardo Chailly
dirigeva il suo primo titolo d’opera da Direttore Musicale e dava inizio al
ciclo di esecuzioni pucciniane in edizione critica. Per l’occasione Nikolaus
Lehnhoff ripensava la spettacolare messa in scena espressionista già presentata
con Chailly ad Amsterdam e che come la direzione del Maestro sottolineava la
dimensione europea del teatro di Puccini. Nina Stemme è Turandot, Aleksandr Antonenko il principe Calaf,
Maria Agresta Liù, Alexander Tsymbalyuk
Timur. Il finale scelto è quello di Luciano Berio, che veniva eseguito per la
prima volta in forma scenica alla Scala. Berio lo compose nel 2001 riprendendo
per la prima volta 23 dei complessivi 30 schizzi lasciati da Puccini contro i 4
inseriti nel tradizionale completamento di Alfano che Toscanini scelse di non
dirigere alla prima assoluta dell’opera alla Scala; la prima assoluta del
finale di Berio fu diretta da Riccardo Chailly nel 2002 al Festival delle
Canarie.
Pagliacci di Ruggero
Leoncavallo / Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni
Direttore
Daniel Harding, regia di Mario Martone, scene di Sergio Tramonti, costumi di
Ursula Patzak, con Oksana Dyka, José Cura, Ambrogio Maestri, Luciana D’Intino,
Yonghoon Lee e Claudio Sgura. Teatro alla Scala, 2011.
Il cosiddetto Verismo è parte integrante della tradizione
operistica italiana, e alcuni titoli
restano tra i più amati dal pubblico. Fu un direttore coltissimo e di gusto
indubbio come Gianandrea Gavazzeni a farsi primo paladino dei valori musicali e
teatrali di questi autori. In anni più recenti Mario Martone ha offerto letture
registiche improntate a concisione ed efficacia drammatica, proprio a
cominciare dal dittico scaligero del 2011 in cui ogni bozzettismo è bandito a
favore della scarna ineluttabilità dell’azione. Una visione che rispecchia
l’elegante direzione di Harding, in cui retorica ed eccessi sentimentali sono
prosciugati in una lettura tragica che tiene conto del contesto internazionale
dell’epoca ma innanzitutto di valori schiettamente musicali. Generosa la
distribuzione vocale con Oksana Dyka e José Cura protagonisti di Pagliacci e Luciana D’Intino e Yonghoon
Lee di Cavalleria rusticana.
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