venerdì 19 settembre 2014

CONCLUSO CON SUCCESSO UN INTERESSANTE "GIOVANNI PAISIELLO FESTIVAL"

APPREZZAMENTI PER IL FESTIVAL PAISIELLO

Taranto - Con l’esecuzione in prima mondiale in tempi moderni dell’opera buffa “La Semiramide in Villa” di Giovanni Paisiello (prima in assoluto al Teatro Capranica di Roma nel 1772), si è conclusa la XII edizione della rassegna di musica barocca Giovanni Paisiello  Festival , dedicata al compositore tarantino  con un successo di pubblico e di critica. Il Giovanni Paisiello Festival è da sempre organizzato dagli Amici della Musica “Arcangelo Speranza” e quest’anno anche in collaborazione con il Festival della Valle d’Itria e l’Accademia di Belcanto “Rodolfo Celletti”. Quattro concerti e l’opera lirica di Paisiello replicata anche ieri sera hanno delineato una rassegna in crescita, con ampi apprezzamenti di pubblico e della stampa specializzata. Il GPF è ormai una realtà culturale che sta riportando all’attenzione del pubblico opere inedite o dimenticate del compositore tarantino e come il Festival della Valle d’Itria, ha acquisito un suo qualificato pubblico di estimatori. Anche quest’anno ha  ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed è inserito nella Rete dei Festival di Musica Antica e Operistica di Puglia promossa da Puglia Sounds, il programma della Regione Puglia per l’incentivazione del sistema musica.


La “Semiramide in villa” di Paisiello è una parodia della rappresentazione tragica rappresentata dalla “Semiramide” di Metastasio (genera, infatti, alcune situazioni di comicità e ironia) e più in generale delle opere teatrali dell’epoca. L’intermezzo di Paisiello è caratterizzata da due parti distinte. Nella prima il librettista anonimo approfitta per prendere in giro gli attori,l’impresario e i cantanti delle compagnie liriche, ridicolizzando le pretese delle prime donne. Paisiello utilizza diverse tipologie di Arie settecentesche, a cominciare da quelle patetiche, sino alle arie di paragone o a quelle buffe, con brevi incisi ripetuti e effetti travolgenti di crescendo.
Il capocomico Panbianco deve allestire su due piedi un’opera seria e la scelta cade proprio sulla Semiramide, nonostante le rimostranze dei suoi cantanti, i soprani Tenerina e Placida e il
tenore Garofalo, che vorrebbero invece un’opera più leggera. I protagonisti vestiranno così i panni dell’eroina di Babilonia, diTamiri, di Scitalce e di Ircano.
Nel secondo atto si cerca di rappresentare il dramma metastasiano, ma al momento della scena dell’avvelenamento Scitalce si rifiuta di bere e il bicchiere con il tossico è offerto a Ircano. La recita si interrompe e termina il gioco metateatrale.
L'allestimento visto al MUDI di Taranto è iniziata in modo originale con i  quattro protagonisti  che hanno fatto la loro comparsa in scena, sbucando da una botola nel palco. Carolina Lippo (soprano), Irene Molinari (contralto), Fabio Perillo (tenore) e Pasquale Arcamone (baritono), tutti con esperienze già acquisite con l’Accademia di Belcanto “Rodolfo Celletti” e il Festival della Valle d’Itria, si sono fatti apprezzare dal pubblico non solo per le grandi qualità canore ma anche per le qualità attoriali, nonostante il poco spazio disponibile sul palco. La scenografia, ricca di elementi decorativi e di un enorme drappo rosso, che ricordava il periodo storico della regina di Babilonia, è stata realizzata da Marco Carella, i costumi originali da Michele Caccioppoli e le luci da Walter Mirabile. Prezioso il lavoro di revisione e ricostituzione della partitura e del libretto, ad opera di Anna Trombetta e Luca Bianchini, che avevano il non facile compito di integrare, ove necessario, dal libretto a stampa  o scrivere ex novo le battute finali mancanti nel duetto di Semiramide e Scitalce. A dirigere l’orchestra, composta per l’esecuzione di quest’opera, il Maestro Giovanni Di Stefano, che con gesto sicuro e preciso ha guidato cantanti e musicisti. Al cembalo Michele Visaggi. Interessante la regia di Stefania Panighini, già apprezzata a Taranto in occasione del GPF del 2011 per “Le finte contesse”.  Questo Festival, con la direzione artistica illuminata di Lorenzo Mattei, intende continuare a crescere ed imporsi autorevolmente in campo nazionale.

Gaetano Laudadio




Le foto sono di Carmine La Fratta







Sinossi - La compagnia di musica diretta da Monsieur Panbianco
(basso) giunge su una spiaggia del litorale romano per
mettere in scena un’opera allietando così il soggiorno dei
nobili villeggianti. Mentre Garofalo (tenore) tenta di contenere
l’esuberanza delle due primedonne Madama Tenerina
(soprano) e Madama Placida (soprano) continuamente
impegnate a litigare e a beffeggiarsi, Panbianco annuncia che
gli è stata fatta esplicita richiesta di allestire la celeberrima
opera Semiramide. La notizia è accolta con disappunto dalla
compagnia in quanto, secondo quanto previsto dal contratto,
la scrittura fa riferimento ad un’opera comica e non seria.
Panbianco riesce tuttavia a placare la protesta e a convincere i
cantanti che è opportuno andare ugualmente in scena. Placida
sarà la regina Semiramide, Tenerina la principessa Tamiri,
Garofalo il principe sciita Ircano e Panbianco impersonerà il
principe delle Indie Scitalce. Le note della sinfonia segnano
l’inizio della rappresentazione. Al levar della tela Semiramide
ha assunto le sembianze del figlio Nino e nascondendo la sua
vera identità vuole celebrare le nozze di Tamiri. La giovine
deve scegliere tra due pretendenti, ma Ircano decide di
eliminare il rivale Scitalce avvenelandolo con del vino durante
un brindisi. Il piano non riesce in quanto Scitalce riconosce
nel travestimento di Nino la sua innamorata Semiramide.
Il principe rinuncia a sposare Tamiri e inaspettatamente
restituisce il bicchiere a Ircano che gettandolo offende tutti gli
astanti. Nella confusione che ne nasce i cantanti dimenticano
la parte, si spogliano dei costumi abbandonando la scena.
All’impresario non resta che sperare nella comprensione e nel
perdono degli spettatori.

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