MICHIELETTO PRIMO
REGISTA ITALIANO CON UNA NUOVA PRODUZIONE A GLYNDEBOURNE DOPO
CINQUANT’ANNI.
Con Kát’a Kabanová il 20 maggio ha inaugurato l’edizione 2021 del Festival nell’East Sussex
L’ultimo italiano chiamato a realizzare un
allestimento inedito nella kermesse fondata da John Christie
nel 1934 è stato Franco Enriquez, con il suo Così fan tutte del
1971, preceduto soltanto da Franco Zeffirelli con l’Elisir d’amore nel
1968. Michieletto, terzo regista italiano nella storia del festival
impegnato con un nuovo spettacolo, si presenta con un classico del XX secolo e
uno dei titoli più sconvolgenti di Janáček, che manca da Glyndebourne da
vent’anni. Con lui i suoi consueti collaboratori artistici: Paolo Fantin per le
scene, Carla Teti per i costumi e Alessandro Carletti per le luci.
«Dopo aver affrontato Jenůfa alla Staatsoper di Berlino –
dice Michieletto – torno a lavorare su Janáček per il mio debutto al Festival
di Glyndebourne, e ancora una volta i rapporti familiari sono al centro della
scrittura musicale e della narrazione. Il tema delle dinamiche interne alla
famiglia è uno dei cardini delle mie letture teatrali, e Janáček mi ha
offerto moltissimo in questo senso. Anche in Kát’a Kabanová abbiamo un
dramma familiare con una protagonista femminile al centro. La mia analisi parte
proprio con l’approfondire la costellazione disfunzionale della famiglia, per
tradurla con simboli e segni teatrali forti».
Il cast
vede il soprano Kateřina Knĕžíková, i tenori Nicky Spence e David Butt
Philip nelle parti di Kát’a Kabanová, Tichon e Boris, protagonisti del
tormentato triangolo amoroso. Katarina Dalayman interpreta Kabanicha. Aigul
Akhmetshina e Thomas Atkins vestono i panni di Varvara e Vána Kudrjaš,
Alexander Vassiliev interpreta Dikoj.
L’opera
in tre atti di Leós Janàček Kát’a
Kabanová è tratta da L’uragano, dramma
del 1859 di Aleksandr Ostrovskij, considerato uno dei fondatori del
teatro russo moderno. Fu proposto dal direttore del teatro di Brno, Václav
Jirikovskij, e scelto dal compositore ceco, grande appassionato di cultura
russa, che rimase impressionato dalla fosca storia d’amore, vissuta come
ribellione nei confronti del bigotto ambiente sociale dei mercanti del Volga.
L’opera ebbe un successo immediato a Brno nel 1921, poi a Praga, Bratislava e
in Germania. Durante la guerra fu proibita per il soggetto russo e ritornò
sulle scene a Praga nel 1947. Attualmente è uno dei titoli più rappresentati di Janáček.
Kát’a
Kabanová racconta una
passione distrutta e un’innocenza contaminata da una società ipocrita.
Intrappolata in una piccola città e in un matrimonio infelice, la protagonista
è vittima di gelosie e ingiustizie da parte della suocera prepotente. Si
ritrova coinvolta in una relazione appassionata con Boris, ma presto il piacere
viene sopraffatto dal senso di colpa che la schiaccia, spingendola nel baratro.
Il
Festival di opera lirica di Glyndebourne torna dopo un anno di stop forzato. La
scorsa edizione, infatti, era stata annullata a causa delle restrizioni dovute
all’emergenza Covid-19. Quella del 2021, oltre a Kát’a
Kabanová, prevede la messinscena del Turco
in Italia di Gioachino
Rossini, di Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, di Luisa Miller di Giuseppe
Verdi, e di Tristan und Isolde di Richard Wagner. Conosciuto in tutto il mondo,
il Festival ospita annualmente circa 150 mila spettatori, ai quali viene data
la possibilità di vivere un’esperienza unica: fondamentale per il pubblico
è l’intervallo di 90 minuti, durante i quali godersi un picnic nel giardino.
Agli spettatori è inoltre permesso di visitare la Galleria94, che ospita ogni
anno opere d’arte figurativa contemporanea. Attualmente la guida del Festival è
affidata a Gus Christie, nipote del fondatore John Christie, che oltre a tenere
viva la tradizione operistica nella campagna del Sussex, porta le produzioni in
tutto il paese, con il Glyndebourne Tour, per rendere l’opera più accessibile
agli abitanti del Regno Unito.
Dopo Kát’a Kabanová a Glyndebourne, tra gli impegni del regista Damiano
Michieletto si citano le riprese del nuovo film-opera Gianni Schicchi prodotto da Genoma Films e una nuova
produzione di Les Contes
d’Hoffmann alla Sydney Opera
House in Australia.
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