Il programma artistico dell'edizione 2016, messo a punto a quattro mani dai maestri
Triola e Luisi, è tutto nel solco del progetto triennale già presentato lo
scorso anno al Ministero. In esso è evidente la conferma del profilo
identitario del Festival, e dei percorsi che, al netto di qualche diversione,
non estemporanea e fine a se stessa, ma sempre coerente con il carattere di
ricerca del Festival, continuano a essere seguiti con inscalfibile
determinazione: il Seicento, la scuola pugliese-napoletana, il Belcanto
ottocentesco.
Questo nuovo cartellone è doverosamente
dedicato a Paisiello, uno tra i nomi più emblematici di quei musicisti che
dalla Puglia, attraverso l'esperienza formativa e professionale nella capitale
partenopea, seppero raggiungere la gloria a livello europeo: nel 2016 ricorre
infatti il bicentenario della morte del Tarantino. Al suo genio musicale è
riservata l'inaugurazione del Festival. "La grotta di Trofonio",
commedia di gusto napoletano, è partitura che traduce in modo esemplare la
portata rivoluzionaria con cui il genere buffo seppe scompigliare modi e galateo
del melodramma italiano di fine Settecento. La coproduzione con il Teatro di
San Carlo di Napoli, la seconda in due anni, non solo marca il valore del
progetto in un quadro di riferimento storico-culturale che allarga il perimetro
della proposta martinese, ma conferma la misura dell'impegno coproduttivo del
Festival con le maggiori istituzioni musicali italiane. Giuseppe Grazioli e
Alfonso Antoniozzi firmeranno il progetto, rispettivamente per la parte
musicale e quella registica.
"Baccanali" di Agostino Steffani, che andrà in scena nel Chiostro di San Domenico - ormai acquisito come palcoscenico del Festival per il genere barocco - è il secondo "atto unico" dell'illustre compositore veneto, e Martina Franca lo riporta alla luce dopo il grande successo del precedente, La lotta di Ercole ed Acheloo. Anche in questo caso la produzione costituirà la prova del battesimo per alcuni dei giovani artisti dell'Accademia Celletti, per i quali da quest'anno si aprono anche le porte del Palazzo Ducale: il direttore musicale del Festival li guiderà dal podio ogni anno, in un'opera emblematica del repertorio belcantistico. Si parte con una scelta in parte eccentrica, sia per il nome del compositore sia per l'ambito di riferimento all'interno della storia dell'opera. I valori musicali e drammaturgici universalmente riconosciuti, le analogie tematiche con l'opera inaugurale dì Paisiello e il debito che il Salisburghese stesso riconosce e tributa al talento del Tarantino, le indiscutibili valenze formative che mette in gioco: sono tutte ragioni che hanno portato a scegliere un capolavoro assoluto di Mozart, che già Celletti aveva desiderato mettere in scena; "Così fan tutte" sarà eseguito in forma semiscenica, e la parte di recitazione sarà curata da Juliette Deschamps.
Il titolo di punta della quarantaduesima edizione del Festival è "Francesca da Rimini" di Saverio Mercadante. Mai messa in scena, per ragioni su cui la moderna musicologia sta cercando di far luce, si tratta di una partitura di ampio respiro e di forti ambizioni: certamente perfetta per Fabio Luisi, il direttore ideale per metterne in luce i valori musicali, come già avvenuto in modo mirabile con Medea in Corinto di Mayr. Per dare risalto al cristallo di una drammaturgia esemplare del modello classico di dramma protoromantico, che Felice Romani plasma sul calco stesso di Norma (capolavoro coevo, entrambe le opere sono del 1831), in cui l'azione drammatica vera e propria cede incisività e ritmo all'esemplificazione di un teorema di caratteri e di forme e di misuratissime proporzioni, sembra ideale il ritorno a Martina Franca di un grande maestro del teatro italiano, Pier Luigi Pizzi, che già diede al Valle d'Itria un'indimenticabile Grande Dûchesse de Gerolstein.
La prima mondiale del 30 luglio 2016, che questa volta - trattandosi di un'opera sconosciuta e postuma di un autore tutt'altro che secondario nella storia dell'opera - non sembra esagerato definire come "evento musicale", può quindi contare su due firme di assoluto prestigio internazionale. In scena avremo un giovane cast di grande valore, come giovani sono i personaggi immortalati da Dante nel V canto della Commedia.
Ancora nel segno di Paisiello il progetto "Opera in masseria": il suo irresistibile Don Chisciotte - nell'anniversario di Cervantes - sarà ambientato tra tavoli e commensali, e le fantasmagoriche e surreali avventure dell'hidalgo acquisteranno ulteriore gusto e fascino grazie ai valori delle proposte enogastronomiche del territorio della Valle d'Itria.
Un programma costruito con slancio e determinazione, sempre nel segno del Belcanto e del teatro musicale barocco, ma senza abbandonare le incursioni nel Novecento e nella creatività contemporanea, che hanno contribuito in misura rilevante, e pienamente riconosciuta, a consolidare e rilanciare la fisionomia identitaria del nostro Festival.
"Baccanali" di Agostino Steffani, che andrà in scena nel Chiostro di San Domenico - ormai acquisito come palcoscenico del Festival per il genere barocco - è il secondo "atto unico" dell'illustre compositore veneto, e Martina Franca lo riporta alla luce dopo il grande successo del precedente, La lotta di Ercole ed Acheloo. Anche in questo caso la produzione costituirà la prova del battesimo per alcuni dei giovani artisti dell'Accademia Celletti, per i quali da quest'anno si aprono anche le porte del Palazzo Ducale: il direttore musicale del Festival li guiderà dal podio ogni anno, in un'opera emblematica del repertorio belcantistico. Si parte con una scelta in parte eccentrica, sia per il nome del compositore sia per l'ambito di riferimento all'interno della storia dell'opera. I valori musicali e drammaturgici universalmente riconosciuti, le analogie tematiche con l'opera inaugurale dì Paisiello e il debito che il Salisburghese stesso riconosce e tributa al talento del Tarantino, le indiscutibili valenze formative che mette in gioco: sono tutte ragioni che hanno portato a scegliere un capolavoro assoluto di Mozart, che già Celletti aveva desiderato mettere in scena; "Così fan tutte" sarà eseguito in forma semiscenica, e la parte di recitazione sarà curata da Juliette Deschamps.
Il titolo di punta della quarantaduesima edizione del Festival è "Francesca da Rimini" di Saverio Mercadante. Mai messa in scena, per ragioni su cui la moderna musicologia sta cercando di far luce, si tratta di una partitura di ampio respiro e di forti ambizioni: certamente perfetta per Fabio Luisi, il direttore ideale per metterne in luce i valori musicali, come già avvenuto in modo mirabile con Medea in Corinto di Mayr. Per dare risalto al cristallo di una drammaturgia esemplare del modello classico di dramma protoromantico, che Felice Romani plasma sul calco stesso di Norma (capolavoro coevo, entrambe le opere sono del 1831), in cui l'azione drammatica vera e propria cede incisività e ritmo all'esemplificazione di un teorema di caratteri e di forme e di misuratissime proporzioni, sembra ideale il ritorno a Martina Franca di un grande maestro del teatro italiano, Pier Luigi Pizzi, che già diede al Valle d'Itria un'indimenticabile Grande Dûchesse de Gerolstein.
La prima mondiale del 30 luglio 2016, che questa volta - trattandosi di un'opera sconosciuta e postuma di un autore tutt'altro che secondario nella storia dell'opera - non sembra esagerato definire come "evento musicale", può quindi contare su due firme di assoluto prestigio internazionale. In scena avremo un giovane cast di grande valore, come giovani sono i personaggi immortalati da Dante nel V canto della Commedia.
Ancora nel segno di Paisiello il progetto "Opera in masseria": il suo irresistibile Don Chisciotte - nell'anniversario di Cervantes - sarà ambientato tra tavoli e commensali, e le fantasmagoriche e surreali avventure dell'hidalgo acquisteranno ulteriore gusto e fascino grazie ai valori delle proposte enogastronomiche del territorio della Valle d'Itria.
Un programma costruito con slancio e determinazione, sempre nel segno del Belcanto e del teatro musicale barocco, ma senza abbandonare le incursioni nel Novecento e nella creatività contemporanea, che hanno contribuito in misura rilevante, e pienamente riconosciuta, a consolidare e rilanciare la fisionomia identitaria del nostro Festival.
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