Quindici minuti di
applausi per l’inaugurazione della stagione del Teatro Massimo
Un trionfo di critica e
di pubblico per Götterdämmerung con
la regia di Graham Vick
PALERMO. Quindici
minuti di applausi e di ovazioni al termine della prima
del Götterdämmerung di Wagner per la regia di Graham Vick: la stagione
lirica 2016 del Teatro Massimo di Palermo si è aperta con un trionfo. Applausi
agli artisti, applausi all'orchestra diretta da Stefan Anton Reck, che è salita
sul palcoscenico, applausi per Vick, uscito anche lui alla fine dello
spettacolo a salutare il pubblico. Presenti quaranta critici italiani e
stranieri oltre che trenta rappresentanti dell’associazione dei wagneriani
di Düsseldorf. L’opera, ripresa da cinque
telecamere (una delle quali mimetizzata in scena) è stata trasmessa in diretta
su Radiotre e in streaming sul sito del Teatro, teatromassimo.it, oltre che seguita in diretta
su Facebook e su Twitter con l’hashtag #buonalaprima.
Lo spettacolo, che sarà replicato domenica 31, martedì 2 e giovedì 4, è
l’ultimo del “Ring”, la colossale Tetralogia di Wagner dedicata
al mito nordico dei Nibelunghi. Con quest’opera, il Teatro Massimo di Palermo chiude
la grande produzione che si è aperta nel 2013 con la messa in scena delle prime
due parti del Ring - Das Rheingold (L’Oro del Reno) e Die Walküre (La Valchiria) – e
che è proseguita un mese fa con la terza parte, Siegfried (Sigfrido). Un progetto di vaste dimensioni concepito
proprio per la città di Palermo a partire dagli spazi del suo teatro, che ha riscosso un grande successo di pubblico e
critica.
Oltre trecento gli under 35 presenti alla prima grazie
all’associazione Giovani per il Teatro Massimo, mentre gli ambasciatori del Teatro
Massimo hanno realizzato un video anch’esso sul sito del Teatro in cui la trama
della monumentale Tetralogia viene rappresentata attraverso ritagli colorati,
“Wagner per principianti”. Un modo per rendere lineare e “facile” la lettura di
un ciclo complesso. Sulla stessa linea l’iniziativa voluta da Vick nel
programma di sala, che si apre – così come già per Siegfried - con un “riassunto” delle tre opere precedenti concepito
come un fotoromanzo: la trama delle tre opere è ripercorsa attraverso fotografie
dove i personaggi “parlano”, proprio come in un fumetto.
“Una grande prima, una grande
stagione e un grande teatro – dice Leoluca Orlando, sindaco e presidente della
Fondazione – che l’anno scorso è stato visitato da 200 mila persone. Il Massimo
è ormai diventato il volto della città”. “Una grande serata – aggiunge il
sovrintendente, Francesco Giambrone – per cui voglio ringraziare tutti, una serata
intensa, profonda, emozionante, che ha rinsaldato il rapporto con il nostro
pubblico”.
Götterdämmerung è l’ultima parte del
ciclo composto lungo ben 26 anni (dal 1848 al 1874) ma fu la prima a essere
concepita. Wagner partì infatti dall’idea di comporre un dramma musicale
dedicato alla morte di Sigfrido, poi
rielaborato come Götterdämmerung. Si
accorse però che per raccontare la vicenda dell’eroe bisognava risalire alla
sua giovinezza (infatti il titolo
originario di Siegfried era Der Junge Siegfried, cioè Il giovane
Sigfrido) e poi ancora agli antenati e all’origine del mondo. Da qui la
scrittura dei libretti dei precedenti tre drammi e, a quel punto, la
composizione della musica.
Quasi sei ore di spettacolo (compresi gli intervalli durante i quali, a chi
lo vorrà, sarà servita una cena ispirata a Wagner nella Sala pompeiana) in cui il
grande compositore conclude il suo Ring distruggendo ogni illusione e
lasciandosi alle spalle – come scrive Elisabetta Fava nel programma di sala - “non
solo il mondo ormai impotente e sconfitto degli dèi, ma anche quella natura primigenia,
rigogliosa, libera, che costituiva lo scenario del Siegfried e l'habitat
del giovane eroe. Caduti gli dèi, cadono ora anche gli eroi, capovolgendo il
mito cristiano del Figlio che redime il mondo; qui le colpe dei padri celesti
ricadono invece sui loro figli umani e li trascinano verso la catastrofe”.
Vick ne fa uno spettacolo
contemporaneo “con un finale di nichilismo – racconta il regista – ma non di un
nichilismo negativo. È l’annullamento di tutto, è come un Big Bang, si torna a
respirare come atomi. La creazione e la distruzione sono due parti della stessa
cosa”.
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