martedì 2 agosto 2016

DOMANI 3 AGOSTO IL REQUIEM DI MOZART E DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA DI PAISIELLO PER IL FESTIVAL DELLA VALLE D'ITRIA

REQUIEM DI MOZART

La tragedia ferroviaria che ha coinvolto ventitre persone lo scorso 12 luglio, sulla linea Andria – Corato ha profondamente colpito la comunità artistica internazionale che in queste settimane vive a Martina Franca in occasione del 42° Festival della Valle d’Itria e che con grande sensibilità e generosità ha deciso di offrire un momento di grande musica. Dopo il minuto di raccoglimento in occasione della serata inaugurale, il commissario straordinario al comune di Martina Franca, Giuseppe Castaldo, il presidente del Festival Franco Punzi, di concerto con il direttore artistico Alberto Triola, su suggerimento del direttore musicale Fabio Luisi, hanno deciso di offrire un concerto straordinario per esprimere vicinanza alle famiglie delle vittime. La scelta è ricaduta su una delle pagine più intense di musica sacra mai scritte, il Requiem in re min. K626 di Wolfgang Amadeus Mozart, domani sera, ore 19:00, Basilica di San Martino. Fabio Luisi dirigerà l’orchestra Internazionale d’Italia, il coro della Filarmonica di Stato “Transilvania” di Cluj – Napoca, diretto da Cornel Goza, quattro giovani cantanti dell’accademia del Belcanto Celetti, il soprano Shaked Bar, il mezzosoprano Benedetta Mazzucato, il tenore Vicent Romero e il basso Daniele Antonangeli. Ultima composizione del compositore viennese, la partitura è rimasta incompiuta per la morte dell'autore, avvenuta il 5 dicembre 1791, solo il primo numero dell'opera (Introitus: Requiem aeternam) è terminato; portò comunque come di consueto avanti la stesura dell'opera scrivendo solo le parti principali (le quattro voci del coro e dei soli - se presenti - e la linea del basso con la numerica per la realizzazione del continuo all'organo), ed indicando di tanto in tanto il motivo melodico dell'accompagnamento ove questo non fosse deducibile dalle altre parti. In questa partitura si fondono momenti di straordinario senso teatrale melodrammatico ad altri brani rigorosamente classicheggianti. Fra i momenti di maggiore ispirazione drammatica spicca sicuramente il Lacrimosa. Il compositore riesce, attraverso l'utilizzo di brevi frasi di crome ascendenti e discendenti assegnate ai violini contornate da una scrittura corale di ampio respiro, a creare un effetto di pianto a stento trattenuto. Per manifestare vicinanza alle famiglie delle vittime sono stati invitati i rappresentanti delle istituzioni civili e religiosi. 


DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA DI GIOVANNI PAISIELLO
IN MASSERIA


Domani sera, ore 21.00, masseria Luco, torna Don Chisciotte della Mancia di Giovanni Paisiello, dopo le rappresentazioni a Borgo Egnazia e a Matera. Lo spettacolo ripropone la formula “Opera in Masseria”, dopo il successo del Barbiere di Siviglia lo scorso anno: la rappresentazione di un titolo di repertorio in un contesto architettonico inusuale.
Nel bicentenario della morte del compositore tarantino, il Festival propone “Progetto Paisiello 1816-2016”,  con La grotta di Trofonio, opera inaugurale della 42^ edizione, lo Stabat Mater del pergolese e quest’opera del 1769, periodo borbonico del compositore successivo al rientro dalla Russia. La scelta del Don Chisciotte  è anche un omaggio a quattrocento anni dalla morte di Miguel De Cervantes, uni dei padri della letteratura europea. Il tema del libretto del Lorenzi è assai bizzarro e fantasioso: Don Chisciotte e l' inseparabile Sancho sono riletti in chiave napoletana, oggetto di burle a volte anche pesanti da parte di due nobili signore e dei loro balordi amanti (che alla fine si sposeranno, mentre il Cavaliere e il fedele compagno continueranno il loro folle e un po' malinconico viaggio). Cervantes non c' entra molto in tutto questo, del resto sembra accertato che Lorenzi si sia ispirato al Don Chisciotte di Apostolo Zeno e Pietro Pariati più che al tragico spagnolo. Paisiello infonde commossa poesia nella vicenda e la musica scorre giocosa stemperando con un' ironia lieve situazioni e personaggi che in altre mani avrebbero potuto diventare piuttosto grevi. E' una musica piena di inventiva, con improvvisi voli lirici che, in particolare nel secondo atto e nel canto d' amore del protagonista nel terzo, ha un' orchestrazione raffinatissima e colori sempre variati,  densa e brillante che non lascia spazi vuoti e dove tutti i protagonisti sono coinvolti in una trama serrata, accompagnati da un quartetto d’archi e dal pianoforte. Il giovane regista milanese Davide Garattini Raimondi propone un Don Chisciotte contestualizzato ai giorni nostri con i costumi di Giada Masi. La follia offre l’occasione di continui rimandi al passato e il limite tra pazzia e normalità è sempre più labile e tutti gli spettatori possono riconoscere i propri mulini a vento. Il direttore di Martina Franca, Ettore Papadia dirigerà l’ensamble dell’Orchestra ICO della Magna Grecia di Taranto con David Ferri Durà (Don Chisciotte), Salvatore Grigoli (Sancio Panza), Shiri Hershkovitz (la contessa), Alessandra Della Croce (la duchessa), Nico Franchini (Don Calabrone),  Iosu Yeregui (Don Platone), Rosa García Domínguez (Carmosina), Alessandra Torrani (Cardolella) e Cristina Fanelli (Ricciardetta), in collaborazione con l’Accademia del Belcanto Celletti.




                                                                              SINOSSI

La Duchessa, la Contessa, Don Calafrone e Don Platone partecipano ad una partita di caccia. Gli uomini corteggiano le dame che si prendono gioco di loro. Sopraggiunge Sancio seguito da Don Chisciotte. Sancio racconta al padrone che la bella Dulcinea, la dama immaginaria che Don Chisciotte ha eletto a signora del suo cuore, è stata trasformata in una brutta e rozza villana dal mago Frestone. Si tratta di una fandonia inventata dallo scudiero, per trarsi d’impaccio dopo che Don Chisciotte lo aveva incaricato di un’impresa impossibile, recapitare una lettera alla immaginaria Dulcinea del Toboso. La Duchessa e la Contessa decidono di prendersi spasso della coppia, invitandola a un banchetto all’aperto. Seguono una serie delle beffe ordite dalle dame e dai loro cortigiani per divertirsi alle spalle del Cavaliere Errante e del suo scudiero. Sopraggiungono la Contessa e Carmosina, camuffate rispettivamente da maga Melissa e da Dulcinea. La Contessa-maga spiega a Don Chisciotte che lo stesso malefico incantatore che ha trasformato Dulcinea in rozza contadina, ha tramutato alcune belle dame in orride donne barbute; per vincere l’incantesimo, Don Chisciotte dovrà raggiungere il settimo cielo a cavallo dell’ippogrifo, mentre Sancio dovrà ricevere 3.500 bastonate. Il Cavaliere e il suo scudiero (riluttante per via delle bastonate) salgono con gli occhi bendati sopra un cavallo di legno e intraprendono tra lo spasso generale il loro viaggio immaginario attraverso gli spazi siderali. Campagna con dei mulini a vento sullo sfondo. Don Calafrone e Don Platone si contendono i favori delle due dame, le quali fingono condiscendenza, prendendosi gioco dei due. La simulazione coinvolge anche Don Chisciotte, del quale le dame si dichiarano innamorate, suscitando la gelosia dei due corteggiatori. Don Chisciotte combatte contro i mulini a vento. Carmosina e Cardolella convincono Don Calafrone e Don Platone a rappacificarsi con le dame. La Contessa e la Duchessa si sentono sinceramente attratte dai due uomini e sono pronte a sposarli. L’occasione per dichiararsi ai futuri sposi viene loro offerta, dopo un ridicolo duello (cui Don Chisciotte interviene in qualità di arbitro) con il quale essi intendono decidere la loro sorte di innamorati. Dopo avere fatto le spese di un ultimo scherzo (egli crede di essere diventato una statua di pietra), Don Chisciotte insieme con Sancio lascia la comitiva verso nuove avventure.

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