IL REQUIEM DI
MOZART PER RICORDARE LE VITTIME DEL DISASTRO FERROVIARIO DEL 12 LUGLIO
di Gaetano
Laudadio
Requiem in re
min. K626 di Wolfgang Amadeus Mozart, Martina Franca 03 agosto 2016
Martina Franca - Momenti di intensa emozione collettiva ieri sera al Festival della Valle d’Itria. Raccogliendo il suggerimento del direttore musicale, Fabio Luisi, condiviso appieno da presidente del Festival Franco Punzi e dal direttore artistico Alberto Triola, gli organizzatori del Festival hanno voluto aggiungere un altro appuntamento al già ricco cartellone di questa 42ma edizione, ospitando all’interno della Basilica Papale Minore di San Martino, il Requiem in re min. K626 di Wolfgang Amadeus Mozart.
L’evento, come
detto di particolare impatto emotivo, ha visto il coinvolgimento anche di
alcuni dei familiari del disastro ferroviario, cui l’opera era dedicata come
segno intimo di vicinanza alle vittime dell’incidente del 12 luglio scorso tra
Andria e Corato con 23 morti e oltre 50 feriti.
Toccanti e
profonde le parole di Don Franco Semeraro, parroco della Basilica di San
Martino, che ha invitato tutti ad osservare al termine dell’opera il silenzio come
momento di riflessione intima e di preghiera, lasciando gli applausi nel cuore
dei presenti.
Erano presenti
numerose autorità religiose, militari,
politiche, ed alcuni parenti delle vittime.
A dirigere
l’orchestra Internazionale d’Italia, il coro della Filarmonica di Stato
“Transilvania” di Cluj-Napoca, diretto da Cornel Goza ed i quattro giovani
cantanti dell’accademia del Belcanto Celetti, il soprano Shaked Bar, il
mezzosoprano Benedetta Mazzucato, il tenore Vicent Romero e il basso Daniele
Antonangeli, il direttore musicale del Festival Fabio Luisi.
A dare inizio al
concerto i 23 rintocchi della campana, uno per ogni anima salita al cielo.
Fra i momenti di
maggiore coinvolgimento e trasporto emotivo il Dies Ira ed il Lacrimosa. In
quest’ultimo il compositore salisburghese riesce, attraverso l'utilizzo di
brevi frasi di crome ascendenti e discendenti dei violini contornate
da una scrittura corale di ampio respiro, a creare un effetto di pianto a
stento trattenuto. Attimi di emozione intensa e di sincera partecipazione a
fine concerto, quando prima i solisti e dopo il Coro e l’Orchestra hanno
abbandonato l’altare in un silenzio irreale, seguendo l’invito di Don Franco.
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