giovedì 4 agosto 2016

IL REQUIEM DI MOZART PER RICORDARE LE VITTIME DEL DISASTRO FERROVIARIO DEL 12 LUGLIO

IL REQUIEM DI MOZART PER RICORDARE LE VITTIME DEL DISASTRO FERROVIARIO DEL 12 LUGLIO
di Gaetano Laudadio

Requiem in re min. K626 di Wolfgang Amadeus Mozart, Martina Franca  03 agosto 2016


Martina Franca - Momenti di intensa emozione collettiva ieri sera al Festival della Valle d’Itria. Raccogliendo il suggerimento del direttore musicale, Fabio Luisi, condiviso appieno da presidente del Festival Franco Punzi e dal direttore artistico Alberto Triola, gli organizzatori del Festival hanno voluto aggiungere un altro appuntamento al già ricco cartellone di questa 42ma edizione, ospitando all’interno della Basilica Papale Minore di San Martino, il Requiem in re min. K626 di Wolfgang Amadeus Mozart.
L’evento, come detto di particolare impatto emotivo, ha visto il coinvolgimento anche di alcuni dei familiari del disastro ferroviario, cui l’opera era dedicata come segno intimo di vicinanza alle vittime dell’incidente del 12 luglio scorso tra Andria e Corato con 23 morti e oltre 50 feriti.
Toccanti e profonde le parole di Don Franco Semeraro, parroco della Basilica di San Martino, che ha invitato tutti ad osservare al termine dell’opera il silenzio come momento di riflessione intima e di preghiera, lasciando gli applausi nel cuore dei presenti.
Erano presenti numerose autorità religiose, militari,  politiche, ed alcuni parenti delle vittime.
A dirigere l’orchestra Internazionale d’Italia, il coro della Filarmonica di Stato “Transilvania” di Cluj-Napoca, diretto da Cornel Goza ed i quattro giovani cantanti dell’accademia del Belcanto Celetti, il soprano Shaked Bar, il mezzosoprano Benedetta Mazzucato, il tenore Vicent Romero e il basso Daniele Antonangeli, il direttore musicale del Festival Fabio Luisi.
A dare inizio al concerto i 23 rintocchi della campana, uno per ogni anima salita al cielo.
Fra i momenti di maggiore coinvolgimento e trasporto emotivo il Dies Ira ed il Lacrimosa. In quest’ultimo il compositore salisburghese riesce, attraverso l'utilizzo di brevi frasi di crome ascendenti e discendenti dei violini contornate da una scrittura corale di ampio respiro, a creare un effetto di pianto a stento trattenuto. Attimi di emozione intensa e di sincera partecipazione a fine concerto, quando prima i solisti e dopo il Coro e l’Orchestra hanno abbandonato l’altare in un silenzio irreale, seguendo l’invito di Don Franco.



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