Dialogue Between a
Dancer and a Cellist
Venerdì 30 settembre,
ore 20.30 - Molfetta (Auditorio Diocesano)
Sabato 1° ottobre, ore
20.30 - Palo del Colle (Chiesa di San Rocco)
Una
conversazione tra corpo e suono, spaziando tra «Musiche, Mondi e Memorie». Al
festival di musica antica Anima Mea, diretto da Gioacchino De Padova nella rete
Orfeo Futuro, va in scena «Dialogue Between a Dancer and a Cellist», in
programma venerdì 30 settembre (ore 20.30) nell’Auditorio Diocesano di Molfetta
(visita guidata al Museo un’ora prima dello spettacolo) e sabato 1 ottobre (ore
20.30) nella Chiesa di San Rocco (e non più del Purgatorio) di Palo del Colle.
Protagonisti il violoncellista di Rotterdam, Detmar Leertouwer, e la danzatrice
Paola Ghidini, trasferitasi anni fa in Olanda.
Ai
due artisti si affianca, in questa nuova versione del progetto, pensato come un
vero e proprio work in progress ed eseguito molte volte in Europa, il pianista
e compositore turco Selim Dogru. «Dialogue» germoglia, infatti, nel 2005 come
realizzazione a due tra Leertouwer, musicista con una formazione giovanile da
ballerino classico, e il danzatore Milou Nuyens, che quell’anno aveva vinto il
primo premio all’Eurovision Dancers Competition. Dall’idea embrionale,
nata nell’isola di Foehr, nel nord della Germania, il progetto si è, quindi,
sviluppato con coreografie più elaborate, un nuovo set di musiche, aperto e
chiuso da una melodia mongola, e il recente innesto di Paola Ghidini.
La
performance inizia mentre il pubblico entra in sala e prende posto in circolo
attorno agli esecutori, ascoltando quel lamento mongolo che torna trasfigurato
nel corso dello spettacolo. Il resto delle musiche ha provenienze molto varie:
dall’Australia di Sculthorpe, con l’imitazione del didgeridoo affidata alla
scordatura del violoncello, al lamento per Stuart Challender, il direttore
d’orchestra scomparso nel 1991.
Ci
sono poi brani più o meno noti del repertorio moderno per violoncello di vari
autori, da Ligeti a Britten a Lombardi, e un altro brano danzato, Kuyu, scritto
da Dogru sull’onda delle emozioni causate dal terribile terremoto dal quale la
Turchia fu sconvolta nel 2000 ed aperto da suoni che evocano i segnali di chi
invoca soccorso sepolto sotto le macerie.
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