venerdì 18 novembre 2016

AL TEATRO PETRUZZELLI OLTRE 11.000 SPETTATORI PER UNA TURANDOT DI GRANDE SUCCESSO

          RECORD DI PRESENZE PER LE 8 REPLICHE DEL CAPOLAVORO DI PUCCINI

di Gaetano Laudadio



LA PRIMA LOCANDINA DI TURANDOT
Bari – Turandot rimarrà sempre un’opera di forte impatto emotivo e di grande richiamo per il pubblico. Ancora un pienone al Petruzzelli in occasione della penultima recita che ha visto sul palco gli artisti del primo cast. Il capolavoro pucciniano prende spunto da una fiaba di origine persiana, a cui Giacomo Puccini ha dato l’immortalità, e che risale alle origini dell’Impero cinese. L’opera è ambientata nella Cina imperiale antica, come testimoniato dalle statue di terracotta di Qin Shi Huang sul palco, primo imperatore della Cina e dai coristi, vestiti con abiti ispirati a quel periodo, ed è incentrata sulla principessa Turandot appunto, diventata fredda e vendicativa, a causa dello stupro e dell’uccisione di un’ava, avvenuto alcuni secoli prima. Si distingue tra tutti i protagonisti il bianco degli abiti di Turandot, Calaf e Liù ad evidenziare la purezza dei loro sentimenti. Con l’espediente di chiedere ai suoi pretendenti di risolvere tre enigmi da lei posti, pena la morte in caso di errore, in realtà ne approfitta per ucciderli. Il capolavoro pucciniano andò in scena per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano, sotto la direzione di Arturo Toscanini nel lontano 25 aprile del 1926. Allora, nel momento in cui Timur, il padre del Principe Calaf, pronuncia  la frase "Liù, poesia!", Toscanini volgendosi verso il pubblico, commosso, sussurrò "Qui termina la rappresentazione perché a questo punto il Maestro è morto". Rimarrà sempre avvolto nel mistero il motivo reale dell'incompiutezza dell'opera, tra chi sostiene la tesi dell'impedimento di Puccini a terminare l’opera per l'aggravarsi della malattia che lo avrebbe condotto alla morte e chi ritiene che il compositore fosse intimamente incerto sul finale plausibile e coerente con quanto già scritto. Turandot al Teatro Petruzzelli riporta inevitabilmente l’emozione ed il ricordo dell’ultima rappresentazione avvenuta a Bari, sempre con la regia di Roberto De Simone, nel dicembre del 2009 perché fu la prima opera ad essere rappresentata per la rinata stagione lirica del politeama barese dopo il terribile incendio del 27 ottobre del 1991. Diversi i cambiamenti nel cast degli artisti in questa produzione 2016 rispetto alla precedente. Cambiata l’orchestra, il coro ed i cantanti ma quasi invariata la messa in scena con la splendida regia di Roberto De Simone, grande compositore e noto musicologo e la monumentale scenografia di Nicola Rubertelli ed alcune innovazioni apportate da Ivo Guerra. L’opera, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, è stata eseguita nella sua stesura originale con l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli rinnovata e sul podio il direttore
Giampaolo Bisanti, festosamente accolto dal pubblico e dall’orchestra, di cui è appena stato nominato direttore stabile. Sontuosa la scenografia di Nicola Rubertelli, i costumi di Odette Nicoletti, il light design di Vincenzo Raponi e le coreografie di Domenico Iannone. Il Coro, è quello della Fondazione Petruzzelli diretto da Fabrizio Cassi  ed il Coro delle voci bianche “Vox Juvenes” preparato da Emanuela Aymone. Hanno dato voce all’opera pucciniana un cast di artisti di ottima caratura : Tiziana Caruso (Turandot), Carlo Ventre  (Calaf), Daria Masiero (Liù) anche Deyan Vatchkov (Timur), Domenico Colaianni (Ping), Saverio Fiore (Pang), Massimiliano Chiarolla (Pong), Rino Matafù (Altoum), Tiziano Tassi (Un mandarino), Raffaele Pastore (Il Principe di Persia). Emblematica l'apparizione fugace, nel mezzo della rappresentazione, della giovanissima antenata di Turandot, della quale viene rappresentato lo stupro e l'uccisione. Certamente un’opera impegnativa per orchestra e cantanti, coinvolti severamente in tessiture non sempre agevoli. Nel complesso il risultato è stato convincente, dalla voce pastosa e timbricamente forte di Tiziana Caruso, che ha ben interpretato il ruolo della fredda e compassata Turandot, a quella potente di Carlo Ventre (Calaf) a cui il pubblico ha tributato un’ovazione dopo l’esecuzione della notissima aria “Nessun dorma”, a quella di Daria Masiero nel ruolo di Liù. Bravissimi i tre baritoni Domenico Colaianni in primis, Saverio Fiore e Massimiliano Chiarolla nei ruoli di Ping, Pang e Pong. Buone le interpretazioni degli altri protagonisti, del Coro (preparato da settembre da Fabrizio Cassi), del Coro delle voci bianche diretto da Emanuela Aymone e dell’Orchestra, in sintonia col suo direttore musicale Giampaolo Bisanti. L'opera ha rapito il pubblico per l'impostazione austera ed il coinvolgimento emotivo. Gli autori sono riusciti a far calare il pubblico davvero nell'antica regione dei Ming con la precisione, lo studio e la sontuosità di tutta la rappresentazione. Alla fine applausi convinti e calorosi per tutti i protagonisti.



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