RECORD DI PRESENZE PER LE 8 REPLICHE DEL CAPOLAVORO DI PUCCINI
di Gaetano Laudadio

 |
LA PRIMA LOCANDINA DI TURANDOT |
Bari – Turandot rimarrà sempre
un’opera di forte impatto emotivo e di grande richiamo per il pubblico. Ancora
un pienone al Petruzzelli in occasione della penultima recita che ha visto sul
palco gli artisti del primo cast. Il capolavoro pucciniano prende spunto
da una fiaba di origine persiana, a cui
Giacomo Puccini ha dato l’immortalità, e che risale alle origini dell’Impero
cinese. L’opera è ambientata
nella Cina imperiale antica, come testimoniato dalle statue di terracotta di
Qin Shi Huang sul palco, primo imperatore della Cina e dai coristi, vestiti con
abiti ispirati a quel periodo, ed è incentrata sulla principessa Turandot
appunto, diventata fredda e vendicativa, a causa dello stupro e dell’uccisione
di un’ava, avvenuto alcuni secoli prima. Si distingue tra tutti i protagonisti il bianco degli abiti di Turandot, Calaf e Liù ad evidenziare la purezza dei loro sentimenti. Con l’espediente di chiedere ai suoi
pretendenti di risolvere tre enigmi da lei posti, pena la morte in caso di
errore, in realtà ne approfitta per ucciderli. Il capolavoro pucciniano
andò in scena per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano, sotto la
direzione di Arturo Toscanini nel lontano 25 aprile del 1926. Allora, nel
momento in cui Timur, il padre del Principe Calaf, pronuncia la frase "Liù, poesia!", Toscanini
volgendosi verso il pubblico, commosso, sussurrò "Qui termina la rappresentazione perché a questo punto il Maestro
è morto". Rimarrà sempre avvolto nel mistero il motivo reale
dell'incompiutezza dell'opera, tra chi sostiene la tesi dell'impedimento di
Puccini a terminare l’opera per l'aggravarsi della malattia che lo avrebbe
condotto alla morte e chi ritiene che il compositore fosse intimamente incerto
sul finale plausibile e coerente con quanto già scritto. Turandot al Teatro Petruzzelli
riporta inevitabilmente l’emozione ed il ricordo dell’ultima rappresentazione
avvenuta a Bari, sempre con la regia di Roberto De Simone, nel dicembre del
2009 perché fu la prima opera ad essere rappresentata per la rinata stagione
lirica del politeama barese dopo il terribile incendio del 27 ottobre del 1991.
Diversi i cambiamenti nel cast degli artisti in questa produzione 2016 rispetto
alla precedente. Cambiata l’orchestra, il coro ed i cantanti ma quasi invariata la
messa in scena con la splendida regia di Roberto De Simone, grande compositore
e noto musicologo e la monumentale scenografia di Nicola Rubertelli ed alcune innovazioni apportate da Ivo Guerra. L’opera,
su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, è stata eseguita nella sua stesura
originale con l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli rinnovata e sul podio il
direttore

Giampaolo Bisanti, festosamente accolto dal pubblico e dall’orchestra,
di cui è appena stato nominato direttore stabile. Sontuosa la scenografia di
Nicola Rubertelli, i costumi di Odette Nicoletti, il light design di Vincenzo
Raponi e le coreografie di Domenico Iannone. Il Coro, è quello della Fondazione
Petruzzelli diretto da Fabrizio Cassi ed
il Coro delle voci bianche “Vox Juvenes” preparato da Emanuela Aymone. Hanno
dato voce all’opera pucciniana un cast di artisti di ottima caratura : Tiziana
Caruso (Turandot),
Carlo Ventre (Calaf), Daria Masiero (Liù) anche Deyan
Vatchkov (Timur), Domenico Colaianni (Ping), Saverio Fiore (Pang), Massimiliano
Chiarolla (Pong), Rino Matafù (Altoum), Tiziano Tassi (Un mandarino), Raffaele
Pastore (Il Principe di Persia). Emblematica l'apparizione fugace, nel mezzo della rappresentazione, della giovanissima antenata di Turandot, della quale viene rappresentato lo stupro e l'uccisione. Certamente un’opera impegnativa per orchestra
e cantanti, coinvolti severamente in tessiture non sempre agevoli. Nel
complesso il risultato è stato convincente, dalla voce pastosa e timbricamente
forte di Tiziana Caruso, che ha ben interpretato il ruolo della fredda e
compassata Turandot, a quella potente di Carlo Ventre (Calaf) a cui il pubblico
ha tributato un’ovazione dopo l’esecuzione della notissima aria “Nessun dorma”,
a quella di Daria Masiero nel ruolo di Liù. Bravissimi i tre baritoni Domenico
Colaianni in primis, Saverio Fiore e Massimiliano Chiarolla nei ruoli di Ping,
Pang e Pong. Buone le interpretazioni degli altri protagonisti, del Coro
(preparato da settembre da Fabrizio Cassi), del Coro delle voci bianche diretto
da Emanuela Aymone e dell’Orchestra, in sintonia col suo direttore musicale
Giampaolo Bisanti. L'opera ha rapito il pubblico per l'impostazione austera ed
il coinvolgimento emotivo. Gli autori sono riusciti a far calare il pubblico
davvero nell'antica regione dei Ming con la precisione, lo studio e la
sontuosità di tutta la rappresentazione. Alla fine applausi convinti e calorosi
per tutti i protagonisti.
Nessun commento:
Posta un commento