Riccardo Chailly riporta alla Scala Brecht e Weill
Per Die sieben Tosdsünden
(I sette peccati capitali) e Mahagonny
Songspiel
è confermata la trasmissione da Rai Cultura in
differita streaming il 18 marzo, cui si aggiunge un passaggio su Rai 5 il 27. Debutto
alla Scala della regista Irina Brook, in scena Kate Lindsey
nei panni di Anna I e di Betsy e Lauren Michelle in
quelli di Anna II e Jessie
Il dittico formato
da Die
sieben Todsünden e Mahagonny Songspiel di Kurt Weill sarà
trasmesso come previsto da Rai Cultura
in differita streaming su RaiPlay e
sul sito web del Teatro alla Scala giovedì
18 marzo alle ore 20, senza
geolocalizzazione. Lo spettacolo verrà successivamente trasmesso da Rai 5 sabato 27 marzo alle 20.10 in occasione della giornata internazionale
del teatro. Die sieben Todsünden e Mahagonny Songspiel segnano il ritorno
sul podio del Direttore musicale Riccardo
Chailly per un nuovo appuntamento con i grandi compositori del Novecento
europeo a poche settimane dal grande successo di Salome di Richard Strauss. Il
dittico si avvale della regia di Irina
Brook, che debutta alla Scala, e di un cast in cui spiccano Kate Linsdey nei panni di Anna I (nei Todsünden) e Betsy (in Mahagonny) e Lauren Michelle rispettivamente come Anna II e Jessie.
Riccardo Chailly è tra i Maestri con la più estesa
e profonda conoscenza del repertorio del Novecento: basti pensare agli esordi
con Hans Werner Henze, all’amicizia con Luciano Berio, al ruolo rivestito nella
riscoperta di Edgar Varèse, alle incisioni di riferimento di lavori di Berg,
Bartók, Stravinskij, Prokof’ev, Šostakovič, Hindemith e Messiaen. Una curiosità
e una passione senza barriere ideologiche che si applica con la stessa
intensità alle avanguardie storiche (Nono, Maderna fino all’amico Wolfgang Rihm)
e ad autori come Gershwin e gli amatissimi Puccini e Mahler. Oggi questo quadro
si arricchisce con il dittico dedicato a Kurt Weill, già ricorrente nei
programmi impaginati da Chailly negli anni berlinesi: un autore imprescindibile
del panorama musicale e teatrale del XX secolo, il cui inconfondibile mondo
sonoro, ricco di echi dei cabaret e delle vie di Berlino, riveste e umanizza i versi
affilati di Bertolt Brecht.
Die sieben Todsünden
L’ideazione di Die sieben Todsünden si colloca negli
anni dell’ascesa del nazismo in Germania, che costringe entrambi gli autori
all’esilio: Kurt Weill, di famiglia ebraica, era a Parigi già nel 1932, dove
aveva incontrato l’uomo di affari inglese Edward James, mecenate dei
surrealisti e marito della ballerina austriaca Tilly Losch, che gli aveva
commissionato il nuovo lavoro sul viaggio delle due Anna, che sarebbero state
interpretate appunto dalla moglie di Weill, Lotte Lenya, e dalla Losch. James e
la Losch avrebbero sostenuto di lì a poco (insieme a Cole Porter e Coco Chanel)
l’effimera compagnia di danza Les ballets
1933 creata da George Balanchine e Boris Kochno. Nel frattempo Brecht era
riparato da Berlino a Parigi, Praga, Vienna e Carona, presso Lugano, prima di
tornare a Parigi richiamato da Weill: l’eco di questi viaggi risuona nelle
sette città dei Todsünden. Lo
spettacolo, composto di canto e danza, debutta al Théâtre des Champs-Elysées il
23 giugno 1933 con regia e coreografia di Balanchine e scene di Caspar Neher
che sei anni prima aveva disegnato quelle di Mahagonny e viene ripreso
al Savoy di Londra il 28 giugno con il titolo Anna-Anna: sarà l’ultima
collaborazione tra Brecht e Weill.
Die sieben Todsünden è un testo satirico le cui due (o
una sola?) Anna intraprendono un viaggio attraverso sette città per raccogliere
denaro bastante a costruire una casa sulle sponde del Mississippi per la
famiglia. Ciascuna delle città corrisponde a un peccato capitale e rappresenta
un apologo morale sull’apocalisse dei valori borghesi (il titolo completo,
voluto da Brecht, è infatti I sette
peccati capitali dei piccoli borghesi).
Mahagonny-Songspiel
Nel 1927 il
Festival di musica da camera di Baden-Baden commissiona una serie di opere di
piccole dimensioni da rappresentarsi nel corso dell’estate. Tra i destinatari
delle commissioni anche Kurt Weill, che decide di approfittare dell’occasione
per un esperimento stilistico in vista di un più ampio progetto di “opera
epica” che progettava con Brecht. Brecht aveva pubblicato cinque Mahagonny Songs nella sua raccolta di
poesie Hauspostille; in occasione
della “piccola cantata scenica” ne aggiunge un sesto in tedesco, mentre Alabama Song e Benares Song sono su parole inglesi di Elizabeth Hartmann. La prima
ha luogo a Baden-Baden il 17 luglio 1927 con la regia di Brecht e Lotte Lenya
protagonista. Brecht e Weill continuano a lavorare al progetto e l’“opera
epica” Aufstieg
und Fall der Stadt Mahagonny (Ascesa e caduta della
città di Mahagonny) va in scena al Neues Theater di Lipsia il 9 marzo
1930.
Mahagonny, città corrotta
in cui non ci sono leggi al di fuori di quella del denaro, è una metafora del
crollo del sistema sociale borghese ma, come la Londra allucinata della Dreigroschenoper dell’anno successivo o
le sette città dei Sieben Todsünden,
ci mostra ancora oggi un paesaggio umano apocalittico che trascende il
conflitto tra le classi e ci parla semplicemente della fine di un mondo,
riacquistando una piena, drammatica attualità.
Irina Brook
Irina Brook è nata
a Parigi, figlia del regista Peter Brook e dell’attrice Natasha Parry. Ha
debuttato come attrice a New York in produzioni Off-Broadway. Ha proseguito la
carriera a Parigi e Londra, dove ha presentato il suo primo lavoro come regista
nel 1996: Beast on the Moon di Kalinoski, seguito da Mrs. Klein
di Nicholas Wright e All’s Well that Ends Well di Shakespeare. Ha
realizzato spettacoli in sedi prestigiose, come il Théâtre Vidy-Lausanne, il
Théâtre de l’Oeuvre, il Barbican Center, il Festival di Salisburgo, il Festival
di Spoleto. Dal 2014 al 2019 ha diretto il Théâtre National de Nice. Si è
dedicata anche alla regia d’opera nei maggiori teatri europei, tra cui la
Nederlandse Opera, il Théâtre des Champs-Elysées, il Real di Madrid e il Liceu
di Barcellona, la Deutsche Oper e la Wiener Staatsoper. Nel maggio 2017 è stata
nominata Officier de l’Ordre des Arts et Lettres e insignita della Légion
d’honneur. I suoi prossimi impegni includono, oltre al debutto al Teatro alla
Scala, un ritorno alla Wiener Staatsoper e la prima mondiale della sua
installazione interdisciplinare The House of Us/Hamlet in Giappone e in
Italia.
Kate Lindsey
Nativa di Richmond
(Virginia), ha lavorato nei maggiori teatri americani, tra cui il Metropolitan
e la Los Angeles Opera, e nei più prestigiosi teatri e festival europei tra cui
Vienna, Monaco di Baviera, Londra, Glyndebourne, Aix-en-Provence. Il suo
repertorio spazia da Mozart a Offenbach, da Rossini a Strauss, fino alla musica
contemporanea, come il ruolo protagonista nella prima assoluta di Amelia di
Daron Hagen alla Seattle Opera e la prima assoluta della Sinfonia n. 5 di John
Harbison commissionata dalla Boston Symphony Orchestra e diretta da James
Levine. Ha pubblicato due album di successo, “Thousands of Miles” e “Arianna”.
Lauren Michelle
Nata a Los
Angeles, ha studiato alla Juilliard School e alla UCLA. Vincitrice di
prestigiosi premi internazionali, ha debuttato alla Carnegie Hall in Der Weg der Verheißung di Kurt Weill. Ha
collaborato stabilmente con la Wiener Staatsoper. Tra i ruoli più importanti
Susanna ne Le nozze di Figaro,
Musetta ne La Bohème, Helena in A Midsummer Night’s Dream, Lauretta in Gianni Schicchi.
Ha tenuto recital da solista in
tutti gli Stati Uniti, Sud Africa, Italia, Francia e Inghilterra e ha
partecipato al Festival Fringe di Edimburgo in spettacoli teatrali multidisciplinari
con la Compagnia XIV.
Brecht e Weill alla Scala
Le versioni
sceniche delle opere di Weill non sono numerose, ma la sua storia esecutiva
alla Scala schiera nomi tra i più prestigiosi. Il debutto avviene grazie a Bruno Maderna, che nel 1962 dirige alla
Piccola Scala Lo zar si fa fotografare
con la regia di Virginio Puecher. Nel
1964, sempre alla Piccola, va in scena Ascesa
e caduta della città di Mahagonny (la versione del Mahagonny Songspiel ampliata per il Teatro di Lipsia nel 1930) con
la direzione di Nino Sanzogno e la
regia di Giorgio Strehler,
protagonista Gloria Lane. Cinque anni più tardi è la volta di Colui che dice di sì e Colui che dice di no, regia di Alberto Negrin. Tutte queste produzioni
avvengono alla Piccola Scala e in lingua italiana: solo con la tournée della Deutsche Staatsoper Berlin nel 1971
Weill conquista la sala del Piermarini e la sua lingua originale: Gisela May
del Berliner Ensemble è protagonista di una serata che unisce Die sieben Tosdsünden a songs tratte da
altri lavori. Strehler torna nel
1974 con una serata di canzoni in italiano dal titolo “Io, Bertolt Brecht” alla
Villa Reale di Monza destinata a proseguire nel 1975 alla Piccola Scala, mentre
ancora nel 1975 le musiche di Weill concludono la serata “Canzoni come costume
– Canzoni come civiltà” pensata da Filippo
Crivelli per la voce di Milly
alla Piccola.
Nel 1988 Scala e
Piccolo Teatro si uniscono per riproporre Der
Jasager und der Neinsager, che questa volta in italiano suona Chi dice sì, chi dice no: lo spettacolo
che va in scena in via Rovello ha regia di Lamberto
Puggelli e scene di Josef Svoboda,
dirige Emilio Pomarico. Zoltan Peskó propone I sette peccati capitali in concerto con
l’Orchestra della Scala e la voce di Milva
nel 1989, mentre nel 1993 Luciano Berio
inserisce brani di Weill nell’ “Omaggio a Cathy Berberian” realizzato per i
“Percorsi di musica d’oggi” con Ute
Lemper e l’ORT. Gli Swingle Singers
inseriscono Weill nel loro concerto del 2000, anticipando di pochi giorni una
“Serata Kurt Weill” nel Ridotto. Brani di Weill compariranno poi nei recital di
Karin Schmidt (2003), Anne-Sophie von Otter (2008) e Angela Denoke (2010) e nel concerto
della Filarmonica diretto da Testuji
Honna per l’apertura del Festival Milano Musica del 2009.
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