Il dittico Brecht/Weill
su Rai5 per la Giornata del Teatro.
Rai Cultura
trasmette Die sieben Tosdsünden (I
sette peccati capitali) e Mahagonny
Songspiel
su Rai 5 sabato 27
alle 20 dopo il successo dello streaming su RaiPlay.
E il 28 “Omaggio a
Nureyev” con il Ballo scaligero in streaming sul sito e i social del Teatro.
Il dittico formato da
Die
sieben Todsünden e Mahagonny Songspiel di Kurt Weill sarà
trasmesso da Rai Cultura su Rai 5 sabato 27 marzo alle 20 in occasione della Giornata mondiale del Teatro.
Die sieben Todsünden e Mahagonny Songspiel segnano il ritorno
sul podio del Direttore musicale Riccardo
Chailly per un nuovo appuntamento con i grandi compositori del Novecento
europeo a poche settimane dal grande successo di Salome di Richard Strauss. Il
dittico si avvale della regia di Irina
Brook, che debutta alla Scala, e di un cast in cui spiccano Kate Linsdey nei panni di Anna I (nei Todsünden) e Betsy (in Mahagonny) e Lauren Michelle rispettivamente come Anna II e Jessie. Lo
spettacolo gode del sostegno della Kurt Weill Foundation for Music, Inc., New
York.
La festa teatrale prosegue
domenica 28 alle 20 con la
trasmissione in streaming sul sito e sulle pagine Facebook e YouTube del Teatro
dell’”Omaggio a Nureyev” ideato da
Manuel Legris con solisti e corpo di ballo scaligeri e l’orchestra diretta da
Koen Kessels.
Brecht
e Weill alla Scala
Le versioni sceniche
delle opere di Weill non sono numerose, ma la sua storia esecutiva alla Scala
schiera nomi tra i più prestigiosi. Il debutto avviene grazie a Bruno Maderna, che nel 1962 dirige alla
Piccola Scala Lo zar si fa fotografare
con la regia di Virginio Puecher.
Nel 1964, sempre alla Piccola, va in scena Ascesa
e caduta della città di Mahagonny (la versione del Mahagonny Songspiel ampliata per il Teatro di Lipsia nel 1930) con
la direzione di Nino Sanzogno e la
regia di Giorgio Strehler,
protagonista Gloria Lane. Cinque anni più tardi è la volta di Colui che dice di sì e Colui che dice di no, regia di Alberto Negrin. Tutte queste produzioni
avvengono alla Piccola Scala e in lingua italiana: solo con la tournée della Deutsche Staatsoper Berlin nel 1971
Weill conquista la sala del Piermarini e la sua lingua originale: Gisela May
del Berliner Ensemble è protagonista di una serata che unisce Die sieben Tosdsünden a songs tratte da
altri lavori. Strehler torna nel
1974 con una serata di canzoni in italiano dal titolo “Io, Bertolt Brecht” alla
Villa Reale di Monza destinata a proseguire nel 1975 alla Piccola Scala, mentre
ancora nel 1975 le musiche di Weill concludono la serata “Canzoni come costume
– Canzoni come civiltà” pensata da Filippo
Crivelli per la voce di Milly
alla Piccola.
Nel 1988 Scala e
Piccolo Teatro si uniscono per riproporre Der
Jasager und der Neinsager, che questa volta in italiano suona Chi dice sì, chi dice no: lo spettacolo
che va in scena in via Rovello ha regia di Lamberto
Puggelli e scene di Josef Svoboda,
dirige Emilio Pomarico. Zoltan Peskó propone I sette peccati capitali in concerto con
l’Orchestra della Scala e la voce di Milva
nel 1989, mentre nel 1993 Luciano Berio
inserisce brani di Weill nell’ “Omaggio a Cathy Berberian” realizzato per i
“Percorsi di musica d’oggi” con Ute
Lemper e l’ORT. Gli Swingle Singers
inseriscono Weill nel loro concerto del 2000, anticipando di pochi giorni una
“Serata Kurt Weill” nel Ridotto. Brani di Weill compariranno poi nei recital di
Karin Schmidt (2003), Anne-Sophie von Otter (2008) e Angela Denoke (2010) e nel concerto
della Filarmonica diretto da Testuji
Honna per l’apertura del Festival Milano Musica del 2009.
Die
sieben Todsünden
L’ideazione di Die sieben Todsünden si colloca negli
anni dell’ascesa del nazismo in Germania, che costringe entrambi gli autori
all’esilio: Kurt Weill, di famiglia ebraica, era a Parigi già nel 1932, dove
aveva incontrato l’uomo di affari inglese Edward James, mecenate dei
surrealisti e marito della ballerina austriaca Tilly Losch, che gli aveva
commissionato il nuovo lavoro sul viaggio delle due Anna, che sarebbero state
interpretate appunto dalla moglie di Weill, Lotte Lenya, e dalla Losch. James e
la Losch avrebbero sostenuto di lì a poco (insieme a Cole Porter e Coco Chanel)
l’effimera compagnia di danza Les ballets
1933 creata da George Balanchine e Boris Kochno. Nel frattempo Brecht era
riparato da Berlino a Parigi, Praga, Vienna e Carona, presso Lugano, prima di
tornare a Parigi richiamato da Weill: l’eco di questi viaggi risuona nelle
sette città dei Todsünden. Lo
spettacolo, composto di canto e danza, debutta al Théâtre des Champs-Elysées il
23 giugno 1933 con regia e coreografia di Balanchine e scene di Caspar Neher
che sei anni prima aveva disegnato quelle di Mahagonny e viene ripreso al Savoy di Londra il 28 giugno con il titolo
Anna-Anna: sarà l’ultima collaborazione tra Brecht e Weill.
Die
sieben Todsünden è
un testo satirico le cui due (o una sola?) Anna intraprendono un viaggio
attraverso sette città per raccogliere denaro bastante a costruire una casa sulle
sponde del Mississippi per la famiglia. Ciascuna delle città corrisponde a un
peccato capitale e rappresenta un apologo morale sull’apocalisse dei valori
borghesi (il titolo completo, voluto da Brecht, è infatti I sette peccati capitali dei piccoli borghesi).
Mahagonny-Songspiel
Nel 1927 il Festival
di musica da camera di Baden-Baden commissiona una serie di opere di piccole
dimensioni da rappresentarsi nel corso dell’estate. Tra i destinatari delle
commissioni anche Kurt Weill, che decide di approfittare dell’occasione per un
esperimento stilistico in vista di un più ampio progetto di “opera epica” che
progettava con Brecht. Brecht aveva pubblicato cinque Mahagonny Songs nella sua raccolta di poesie Hauspostille; in occasione della “piccola cantata scenica” ne
aggiunge un sesto in tedesco, mentre Alabama
Song e Benares Song sono su
parole inglesi di Elizabeth Hartmann. La prima ha luogo a Baden-Baden il 17
luglio1927 con la regia di Brecht e Lotte Lenya protagonista. Brecht e Weill
continuano a lavorare al progetto e l’”opera epica” Aufstieg und Fall der Stadt
Mahagonny (Ascesa e caduta della città di Mahagonny) va in
scena al Neues Theater di Lipsia il 9 marzo 1930.
Mahagonny, città corrotta
in cui non ci sono leggi al di fuori di quella del denaro, è una metafora del
crollo del sistema sociale borghese ma, come la Londra allucinata della Dreigroschenoper dell’anno successivo o
le sette città dei Sieben Todsünden,
ci mostra ancora oggi un paesaggio umano apocalittico che trascende il
conflitto tra le classi e ci parla semplicemente della fine di un mondo,
riacquistando una piena, drammatica attualità.
Riccardo Chailly
È tra i Maestri con
la più estesa e profonda conoscenza del repertorio del Novecento: basti pensare
agli esordi con Hans Werner Henze, all’amicizia con Luciano Berio, al ruolo
rivestito nella riscoperta di Edgar Varèse, alle incisioni di riferimento di
lavori di Berg, Bartók, Stravinskij, Prokof’ev, Šostakovič, Hindemith e
Messiaen. Una curiosità e una passione senza barriere ideologiche che si
applica con la stessa intensità alle avanguardie storiche (Nono, Maderna fino
all’amico Wolfgang Rihm) e ad autori come Gershwin e gli amatissimi Puccini e
Mahler. Oggi questo quadro arricchisce con il dittico dedicato a Kurt Weill, già
ricorrente nei programmi impaginati da Chailly negli anni berlinesi: un autore
imprescindibile del panorama musicale e teatrale del XX secolo, il cui
inconfondibile mondo sonoro, ricco di echi dei cabaret e delle vie di Berlino,
riveste e umanizza i versi affilati di Bertolt Brecht.
Irina
Brook
Irina Brook è nata a
Parigi, figlia del regista Peter Brook e dell’attrice Natasha Parry. Ha
debuttato come attrice a New York in produzioni Off-Broadway. Ha proseguito la
carriera a Parigi e Londra, dove ha presentato il suo primo lavoro come regista
nel 1996: Beast on the Moon di Kalinoski, seguito da Mrs. Klein
di Nicholas Wright e All’s Well that Ends Well di Shakespeare. Ha
realizzato spettacoli in sedi prestigiose, come il Théâtre Vidy-Lausanne, il
Théâtre de l’Oeuvre, il Barbican Center, il Festival di Salisburgo, il Festival
di Spoleto. Dal 2014 al 2019 ha diretto il Théâtre National de Nice. Si è
dedicata anche alla regia d’opera nei maggiori teatri europei, tra cui la
Nederlandse Opera, il Théâtre des Champs-Elysées, il Real di Madrid e il Liceu
di Barcellona, la Deutsche Oper e la Wiener Staatsoper. Nel maggio 2017 è stata
nominata Officier de l’Ordre des Arts et Lettres e insignita della Légion
d’honneur. I suoi prossimi impegni includono, oltre al debutto al Teatro alla
Scala, un ritorno alla Wiener Staatsoper e la prima mondiale della sua
installazione interdisciplinare The House of Us/Hamlet in Giappone e in
Italia.
Kate Lindsey
Nativa di Richmond
(Virginia), ha lavorato nei maggiori teatri americani, tra cui il Metropolitan
e la Los Angeles Opera, e nei più prestigiosi teatri e festival europei tra cui
Vienna, Monaco di Baviera, Londra, Glyndebourne, Aix-en-Provence. Il suo
repertorio spazia da Mozart a Offenbach, da Rossini a Strauss, fino alla musica
contemporanea, come il ruolo protagonista nella prima assoluta di Amelia di
Daron Hagen alla Seattle Opera e la prima assoluta della Sinfonia n. 5 di John
Harbison commissionata dalla Boston Symphony Orchestra e diretta da James
Levine. Ha pubblicato due album di successo, “Thousands of miles” e “Arianna”.
Lauren
Michelle
Nata a Los Angeles,
ha studiato alla Julliard School e alla UCLA. Vincitrice di prestigiosi premi
internazionali, ha debuttato alla Carnegie Hall in Der Weg der Verheißung di Kurt Weill. Ha
collaborato stabilmente con la Wiener Staatsoper. Tra i ruoli più importanti
Susanna ne Le nozze di Figaro,
Musetta ne La Bohème, Helena in A Midsummer Night's Dream, Lauretta in Gianni Schicchi.
Ha tenuto recital da solista in
tutti gli Stati Uniti, Sud Africa, Italia, Francia e Inghilterra e ha
partecipato al Festival Fringe di Edimburgo in spettacoli teatrali
multidisciplinari con la Compagnia XIV.
Domenica 28 marzo ore 20
in streaming sul sito e
sulle pagine Facebook e YouTube del Teatro
Omaggio a Nureyev
Primi ballerini, Solisti e
artisti del Corpo di Ballo
del Teatro alla Scala
Orchestra del Teatro alla
Scala
Direttore Koen Kessels
Don
Chisciotte
Musica di Ludwig Minkus - dall’atto II
Giuseppe
Conte (Don Chisciotte), Nicoletta
Manni (Kitri/Dulcinea), Maria Celeste Losa
(La
regina delle Driadi), Agnese Di Clemente (Amore), Federico
Fresi (Uno zingaro)
e
il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
La Bella
addormentata nel bosco
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Adagio
della Rosa dall’atto I
Martina
Arduino (La principessa Aurora), Mick Zeni, Massimo Garon,
Edoardo
Caporaletti, Gioacchino Starace (Quattro Principi)
Manfred
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Assolo
Claudio
Coviello
Il lago
dei cigni
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Pas de
trois dall’atto III
Nicoletta
Manni (Odile), Timofej Andrijashenko (Siegfried), Christian
Fagetti (Rothbart)
Cenerentola
Musica di
Sergej Prokof'ev
Pas de
deux dall’atto II
Alessandra
Vassallo (Cenerentola), Gabriele Corrado (La vedette)
Romeo e
Giulietta
Musica di Sergej Prokof'ev
Pas de
deux dall’atto I
Marco
Agostino (Romeo), Vittoria Valerio (Giulietta)
Raymonda
Musica di Aleksandr Glazunov
Divertissement
dall’atto III
Virna
Toppi (Raymonda), Nicola Del Freo (Jean De Brienne),
Maria
Celeste Losa (Henriette), Antonella Albano (Clemence)
e
il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
Domenica 28 marzo 2021 - ore 20 in streaming sul sito e sulle pagine Facebook e YouTube del Teatro “Omaggio a Nureyev”.
Direttore Koen Kessels
Un filo resistente lega il nome di Rudolf Nureyev alla Scala, dove sono state innumerevoli le occasioni per poterlo acclamare, come interprete di balletti memorabili con altrettanto memorabili partnership artistiche, e custodire in repertorio i titoli da lui coreografati; un filo altrettanto forte lega Nureyev al neo direttore del Ballo scaligero Manuel Legris, grande interprete dei suoi classici, da lui nominato étoile dell’Opéra di Parigi nel 1986, inizio di un periodo di collaborazione fondamentale per la sua crescita artistica, collaborazione che prosegue ora con la Fondazione Nureyev convogliando la sua esperienza nel rimontare e ridare vita alle sue produzioni. Nasce così la nuova serata in omaggio a Nureyev, che unisce celebri passaggi dalle sue versioni dei grandi classici, che alla Scala lo hanno visto in scena come coreografo e straordinario interprete e che sono state protagoniste anche nelle recenti stagioni, ad altri titoli da tempo non allestiti sul nostro palcoscenico o che addirittura saranno presentati per la prima volta dagli artisti scaligeri.
Una Spagna affascinante, danze di gitani e il candore sospeso del giardino delle Driadi: dal secondo atto di Don Chisciotte lirismo, virtuosismi e ricchezza coreografica riportano in scena uno dei cavalli di battaglia della Compagnia - qui rappresentata da Giuseppe Conte, Nicoletta Manni, Maria Celeste Losa, Agnese Di Clemente, Federico Fresi - in repertorio dal 1980, mentre la magia sognante dell’Adagio della Rosa omaggia con Martina Arduino, Mick Zeni, Massimo Garon, Edoardo Caporaletti e Gioacchino Starace la sua versione de La Bella addormentata nel bosco che proprio alla Scala, unica tra le sue coreografie, vide il suo debutto nel 1966.
Con il passo a tre del terzo atto, Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko e Christian Fagetti celebrano il suo Lago dei cigni che manca dal nostro palcoscenico dal 2014, e con il passo a due dal secondo atto interpretato da Alessandra Vassallo e Gabriele Corrado torna, con la sua visione onirica e hollywoodiana, anche Cenerentola, rappresentata in Scala l’ultima volta nel 2006.
Sarà la scena del balcone dal primo atto a far rivivere con Marco Agostino e Vittoria Valerio il suo Romeo e Giulietta sul palcoscenico scaligero, dove fu rappresentato nel 1980, per poi essere protagonista della tournée al Metropolitan di New York. Proprio danzando nel ruolo di Romeo Nureyev fece, nel 1965, la sua prima apparizione alla Scala, e ancora oggi la memoria, la storia e il carisma di questo straordinario artista continuano a risplendere: questa serata potrà offrire al pubblico un excursus tra i suoi lavori, e agli artisti scaligeri di oggi l’occasione per riprendere o affrontare per la prima volta i balletti e lo stile del grande artista. Mai rappresentati dalla nostra Compagnia, Manfred, di cui in questa serata Claudio Coviello presenterà un assolo di grande densità emotiva, balletto che Nureyev creò nel 1979 traendo ispirazione da poemi di Byron e dal libretto su cui Čajkovskij basò la sua meravigliosa sinfonia, e Raymonda, che chiuderà questo articolato omaggio: fu l’Opéra di Parigi, dove mise in scena la versione definitiva della sua produzione, a portarlo alla Scala nel 2000. Ora, per la prima volta, sarà il Balletto scaligero a presentare questo titolo, nell’atto III, con lo sfolgorante divertissement per le celebrazioni delle nozze di Raymonda e Jean de Brienne interpretato da Virna Toppi, Nicola Del Freo, Maria Celeste Losa, Antonella Albano insieme al Corpo di Ballo.
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