La
grande tradizione musicale americana al Teatro Massimo
Domani parte il ciclo “New York, New York”: Bernstein,
Barber, Ellington
Primo
concerto diretto da Daniel Cohen, c’è anche una tip tap dancer
PALERMO.
La grande tradizione musicale americana e afroamericana rivive al Teatro
Massimo in un ciclo di tre concerti intitolato “New York, New York”. Domani, 26
maggio, alle 20.30, primo appuntamento con Downtown
Stories: musiche di Samuel Barber,
Leonard Bernstein, Duke Ellington, direttore Daniel Cohen, primo violino Salvatore Greco, Orchestra e Coro del Teatro Massimo, maestro del coro Pietro Monti, tip tap dancer Giorgia Lorito.
Il 31
maggio Rhapsody in blues diretto da Todd Reynolds, con il grande Uri Caine al pianoforte: musiche di George
Gershwin e di Artie Shaw. Infine, il 7 giugno, G-Spot Tornado diretto da Jonathan Stockhammer con il solista Paolo Fresu: opere di Aaron
Copland, Chet Baker e le ultime
composizioni di Frank Zappa. “Un
programma – spiega il direttore artistico del Teatro Massimo, Oscar Pizzo – che
parte dai grandi classici americani per finire a esplorare il jazz e il rock, con
autori che hanno scritto tutti musica originale per orchestra. Dopo la maratona
Beatles, andiamo alla scoperta dell’America!”.
Il concerto
di domani sera ha
in programma l’Adagio per archi e il Concerto
per violino e orchestra op. 14 di Samuel
Barber; Three Dance Episodes da On the Town (Dance of the Great Lover,
Pas de Deux, Times Square Ballet) e Symphonic
Dances da West Side Story di Leonard Bernstein; tre brani dai tre Sacred Concert di Duke Ellington (Father
Forgive, The Shepherd, David Danced).
L’Adagio per
archi di Samuel Barber è una delle pagine più famose del Novecento
americano. La sua prima esecuzione fu diretta da Arturo Toscanini – uno dei
pochissimi casi in cui il direttore italiano affrontò composizioni di autori
americani – nel 1938 a New York con la NBC Symphony Orchestra. Nello stesso
periodo Barber compone il Concerto per violino eseguito per la prima volta il 7
febbraio 1941 all’Academy of Music di Philadelphia.
Quanto a Leonard Bernstein, il suo nome è strettamente
legato alla città, sua fondamentale fonte di ispirazione. On the Town nasce come rielaborazione in forma di musical del
balletto di Jerome Robbins per la Metropolitan Opera House Fancy Free, per il quale Bernstein aveva composto le musiche nel
1944. La storia di On the Town è nota
anche grazie al film omonimo del 1949 con Gene Kelly e Frank Sinatra. Dalla
partitura del musical Bernstein trasse l’anno successivo i Three Dance Episodes, destinati al pubblico delle sale da concerto.
West Side Story invece, rivisitazione
della storia di Romeo e Giulietta ambientata nella New York degli anni Cinquanta,
si sofferma sul lato oscuro di New York, quelli della rivalità tra gang.
Duke Ellington, pur non essendo nato a New York, ha
legato indissolubilmente il proprio nome di musicista e compositore a quello
della grande città, dove si trasferì nel 1923 suonando nel leggendario Cotton
Club dove sviluppò lo stile che gli diede la fama. Ellington è stato tra i
primi musicisti jazz a essere riconosciuto come un grande compositore e a concentrare
la propria attenzione sulla forma musicale e sulle tecniche compositive. I suoi
tre Sacred Concerts, creati
rispettivamente nel 1965, 1968 e 1973, hanno tutti ispirazione sacra. Dal Second Sacred Concert provengono Father Forgive e The Shepherd, mentre David
Danced è tratto dal primo Sacred
Concert. La peculiarità di questi brani è la presenza, accanto alle voci e
agli strumenti, di una ballerina di tip tap.
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