Era il 1980 e nell'Atrio di Palazzo
Ducale, Ruggero Raimondi si esibì in un concerto di canto che per il neo nato
Festival della Valle d’Itria era un grosso avvenimento perché Raimondi era già un
personaggio di fama internazionale, grazie alla sua interpretazione
cinematografica nel Don Giovanni di Mozart. La sua presenza a Martina Franca
era dovuta all'amicizia nata con l'allora Direttore Artistico del Festival,
Rodolfo Celletti. Il vociologo e il cantante si incontrarono nel 1979 e in
quell'occasione, Celletti convinse Raimondi a
tenere il primo recital della sua carriera, quello appunto del 23 luglio del 1980. Domani sera il Festival
omaggia il cantante con l’attribuzione del premio Belcanto Rodolfo Celletti
all’interno di un concerto che è un inno alla tradizione belcantistica con arie
di Mercadante, Donizetti, Mozart, Pacini e Rossini eseguite dal mezzosoprano Aya Wakizono giapponese esperta
del repertorio belcantistico, rossiniano in particolare, Massimo Cavalletti, uno
dei più noti ed acclamati baritoni dei nostri giorni e del giovane tenore
spagnolo Vicent Romero.
Il Premio del
Belcanto “Rodolfo Celletti”, istituito da Alberto Triola nel 2010, vanta nel
proprio albo alcuni tra i più prestigiosi nomi della lirica: 2010 Mariella
Devia, 2011 Daniela Dessì, 2012 Paolo Coni, 2013 Lella Cuberli, 2014 Alberto
Zedda, 2015 Luciana Serra ed è un’opera dell’artista Nicola
Andreace. Sarà Angelo Foletto, presidente dell’associazione nazionale
critici musicali e critico musicale del quotidiano La Repubblica, ha tracciare
la figura di Raimondi che iniziò la sua formazione musicale nel 1978 ed ebbe il
suo incontro fortunato prima con il soprano Edwige Ghibaudo; il tenore Pier Venanzi, e fu poi allievo di Leone
Magiera. La corretta individuazione del
registro di appartenenza del cantante fu ampiamente discussa, se cioè Raimondi
fosse un autentico basso o un baritono. Se da un lato il cantante si affermò in
un repertorio di basso assoluto, che comprendeva Mozart, Rossini, Bellini, la
produzione verdiana, Boito; dall'altro si apprestava a diventare un autentico
cantante-attore. Forse uno dei più completi, se non il più completo del dopoguerra.
Il cantante poteva contare su di una tecnica di prim'ordine che poggiava sul
possesso dei principi fondamentali: l'uso dei fiati, l'appoggio sul diaframma,
l'emissione rotonda. Essi davano forza e consistenza ad una voce fuori dal
comune, caratterizzata da un timbro prezioso immediatamente riconoscibile. Il
timbro si colorava delle tinte necessarie ai singoli personaggi. Raimondi si
configurò come modello di belcanto, vale
a dire un cantante della scuola di canto italiana: una voce in grado di dare
continuità alla tradizione del basso italiano e di aprirsi uno spazio preciso e
personale in un panorama dove si trovò a rivaleggiare con voci internazionale.
Elena da Feltre - Sinfonia
"Oh sì mie care...Or là, sull'onda" da Il giuramento
Gaetano Donizetti
"Decio, signor del mondo...Di tua beltade immagine" da Poliuto
"Non sai che un nume vindice" da Roberto Devereux
Wolfgang Amadeus Mozart
Idomeneo, re di Creta K.366 - Ouverture
"Tu, che fedel mi sei" da Mitridate, re di Ponto K.87
Giovanni Pacini
"Ove t'aggiri, o barbaro" da Stella di Napoli
"Di sua voce il suon giungea" da Saffo
Gioacchino Rossini
Semiramide - Sinfonia
"Balena in man del figlio" da Ermione
"Una voce poco fa" da Il Barbiere di Siviglia
"Largo al factotum" da Il Barbiere di Siviglia
AYA WAKIZONO mezzosoprano
VICENT ROMERO tenore
MASSIMO CAVALLETTI baritono
Direttore d'orchestra SESTO QUATRINI
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