LA SERATA INAUGURALE DEL FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA DEDICATA A PAISIELLO
di Gaetano Laudadio
Martina
Franca – E’ stata una novità assoluta composta da Paisiello “La grotta di
Trofonio” su libretto di Giuseppe Palomba ad inaugurare il 42° Festival della
Valle d’Itria. In realtà si tratta di un rimaneggiamento tratto dall’originale
dell’Abate Casti che Salieri aveva utilizzato per comporre l’opera omonima e su
cui Palomba aveva disegnato i suoi personaggi. Poco conosciuto e rappresentato,
il melodramma composto da Paisiello ha, anche, il grande merito di aver
ispirato una delle opere più famose di W. A. Mozart, “Così fan tutte”. Questa quarantaduesima edizione del festival è iniziata in
tono triste e con un minuto di silenzio per commemorare le 23 vittime
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Trofonio con i protagonisti |
dell’incidente
ferroviario di Corato. Il presidente del festival, Franco Punzi, ha
preannunciato l’eventualità che il 3 agosto possa esserci una serata in memoria
dei morti di questo disastro che ha colpito la Puglia, con l’esecuzione del Requiem
di Mozart nella Basilica di San Martino.
Gremitissimo l’atrio del Palazzo Ducale con un pubblico
preparato ed appassionato oltre che critici, autorità , giornalisti e musicologi. Il Festival ha reso così il doveroso omaggio a
Paisiello in occasione delle celebrazioni per il 200° anniversario della sua scomparsa. Due titoli d’opera: Don Chisciotte della Mancia
ed appunto la Grotta di Trofonio,
ricorderanno il compositore tarantino. La Grotta di Trofonio è un’opera buffa e
grottesca che si svolge in un antro in
cui vive Trofonio (il mondo greco è pieno di caverne e luoghi sotterranei in
cui si immaginava vivessero entità ultraterrene) e dove avvengono vaticini e
trasformazioni di ogni genere. Grande
dinamismo e verve nel corso dell’intera rappresentazione con tanti brevi
recitativi e tanta musica. Sono 8 i personaggi (contro i 6 dell’omonima opera
di Salieri) che quando entrano nella grotta ne escono trasformati nell’umore e
nel personaggio. Un garbuglio di passioni che esplodono e che rendono
movimentata ed imprevedibile ogni scena. Una tavolozza di sentimenti accompagna
dall’inizio alla fine i protagonisti: seduzione, gelosia ed intrighi vari,atti
a sottolineare meschinità, egoismi e fragilità. Niente arie solistiche (al
contrario dell’opera di Salieri), ma duetti, terzetti, quartetti, quintetti e
sestetti, in cui tutti cantano insieme ed in contrasto tra di loro. Un solo concertato nel finale del primo atto. E’ un’opera
fuori tempo, fuori luogo e fuori misura con i suoi personaggi strambi: Don
Piastrone (ovvero Giorgio Caoduro) ha due figlie Dori ed Eufelia; una vivace che adora la vita mentre l’altra è
noiosa, remissiva, interpretate rispettivamente da Benedetta Mazzuccato e
Angela Nisi. Poi ci sono i loro
fidanzati, il buffo Don Gasparone (Domenico
 |
Domenico Colaianni |
Colaianni) e Artemidoro (giovane
apparentemente serio interpretato da Matteo Mezzaro) che con la loro alternanza
di sentimenti, hanno reso vivaci le situazioni. Poi ancora i due personaggi che
Paisiello aggiunge rispetto alla versione di Salieri : la ballerina Madama
Bartolina(Daniela Mazzuccato) e la
locandiera Rubinetta (Caterina Di Tonno) . Infine nel ruolo di Trofonio, un
eccellente Roberto Scandiuzzi, che con Domenico Colaianni, impareggiabile nel
ruolo comico, hanno saputo rendere perfettamente l’opera di Paisiello ed il
gusto musicale imperante della fine del XVIII secolo. Il tutto ambientato da
una scenografia (di Dario Gessati) semplice, leggera ed efficace, quasi di
carta, a rappresentare la Grecia arcaica, sotto la regia di Alfonso Antoniozzi
e con i costumi di Gianluca Falaschi. Tutto il cast e l’intera orchestra sono
stati all’altezza di un Festival così importante ed hanno saputo assecondare in
ogni gesto il bravissimo direttore d’orchestra Giuseppe Grazioli. Accanto
all’orchestra internazionale d’Italia, bravo anche il maestro Vincenzo Rana al
fortepiano. Alla fine applausi convinti da parte di tutti per l'ottima performance. Si replica il 31 luglio p.v.
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