domenica 31 luglio 2016

UN VERO TRIONFO PER L’OPERA DIMENTICATA “FRANCESCA DA RIMINI” DI SAVERIO MERCADANTE

TORNA ALLA LUCE “FRANCESCA DA RIMINI” L’OPERA DIMENTICATA DI SAVERIO MERCADANTE 
di Gaetano Laudadio

Martina Franca – Dopo 185 anni dalla composizione è stata, finalmente, riportata alla luce dal direttore artistico Alberto Triola (quanto mai emozionato prima della recita) e rappresentata nell’atrio del Palazzo Ducale di questa indovinata 42ma edizione del Festival  della Valle d’Itria una perla del melodramma italiano: “ Francesca da Rimini” di Saverio Mercadante, su libretto di Felice Romani ed ispirata all’omonima tragedia di Silvio Pellico. Scritta nel 1831 alla fine della permanenza del compositore pugliese presso la Corte spagnola, per inspiegabili ragioni e controversie sorte pochi giorni prima dell’esordio l’opera non fu rappresentata né a Madrid prima né successivamente alla Scala di Milano. Il manoscritto dimenticato è riaffiorato a sorpresa cinque anni fa a Madrid. Il direttore Fabio Luisi non esita a definirla la migliore composizione di Mercadante ricca di esperienze orchestrali più libere, e raggiungendo una vena poetica per lui insolita, a tutto beneficio dei cantanti. Un’opera ricca di bella musica e commovente per il tema drammatico che riguardava i due amanti Paolo e Francesca, così dettagliatamente descritti nel V canto dell’Inferno di Dante. Accompagnato da Virgilio il sommo poeta giunge nel girone dei lussuriosi e fa un incontro che lo sconvolge nel notare “quei due che insieme vanno”. E’ una storia di amore vero, di passione ma anche di tradimento ed adulterio, che vede per protagonisti : Francesca, figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna, Lanciotto Malatesta (Gianciotto), signore di Rimini cui è andata in sposa Francesca (ma contro la volontà della sposa) e Paolo Malatesta, fratello di Gianciotto, segretamente innamorato di Francesca e da lei ricambiato. Una storia romantica che Dante ha evocato nel suo poema, ricordandone i tratti più appassionati e drammatici. Infatti, Dante ascolta il racconto sconvolgente di Francesca, piange e si commuove davanti a loro al punto da scrivere : “io venni meno così come io morisse.  E caddi come corpo morto cade”. Tutto il pathos di questa commovente vicenda ha coinvolto gli 800 spettatori presenti nell’atrio del Palazzo Ducale e tutti sono apparsi letteralmente conquistati sia dalla bellezza della musica sia dal dramma dei protagonisti, perché nell’opera tutto è finto ma non è falso. Pubblico entusiasta per quest’opera che è stata trasmessa anche in diretta su Euroradio RAI 3. La scenografia voluta dal regista Pierluigi Pizzi, che si è occupato anche dei costumi, è volutamente scarna per dare risalto ai cantanti ed alla musica. Teli neri svolazzanti hanno dato un’aria magica alla bufera interiore dei protagonisti anch’essi vestiti con abiti leggeri e fluttuanti. Importante il ruolo del corpo di ballo del coreografo Gheorghe Iancu, con la partecipazione straordinaria di Letizia Giuliani, e del primo ballerino ed assistente alla coreografia Francesco Marzola. Il balletto, presente in questo melodramma romantico, ha arricchito ulteriormente lo svolgimento appassionato dell’opera. L’opera è stata magistralmente preparata dal maestro concertatore e direttore d’orchestra Fabio Luisi, che non ha esitato a definirla, per la sua bellezza,  una vera scoperta.   Attento, preciso in ogni gesto, il maestro ha guidato in modo puntuale i singoli cantanti, il coro della Filarmonica di Stato “Transilvania” di Cluj-Napoca e l’Orchestra Internazionale d’Italia con un organico strumentale nutrito che si riconferma all’altezza di questo ambizioso Festival che ogni anno cresce, sia in qualità che in numero di spettatori e di appassionati. La musica, particolarmente dolce e malinconica, preannuncia il romanticismo con tratti che richiamano Donizetti, Bellini, Rossini.
Emozionanti e molto ben realizzate le scene clou dell’opera: quella della lettura del romanzo che spinge i due amanti al bacio sacrilego ed  il finale di Francesca, inaspettatamente, non punita  dalla spada del marito Lanciotto ma  da  quella di Paolo verso la quale si lancia, in un ultimo abbraccio mortale col suo amante; a quel punto anche Paolo   rivolge  l’arma contro se stesso in un finale che ricorda la fine di Romeo e Giulietta. Nel cast di giovani voci, brillante Leonor Bonilla nel ruolo di Francesca, Aya Wakizono, in quello “en travesti” di  Paolo,  Merto Sungu in Lanciotto ed ancora Antonio Di Matteo in Guido, Larisa Martinez (dell’Accademia Rodolfo Celletti) ed Ivan Ayon Rivas nel Guelfo. Alla fine calorosissimi e prolungati applausi per tutti. Un elogio ancora per il Coro e l’Orchestra in sintonia con l’importanza della serata dedicata a Mercadante, un compositore che il Festival della Valle d’Itria ha già proposto negli anni passati, di cui la città natia di Altamura, a differenza di Taranto, va orgogliosa  e che ricorda con la sua musica in quel gioiellino che è il Teatro Saverio Mercadante. A Taranto non solo si lascia andare in rovina la casa natia di Paisiello ma in occasione dei 200 anni dalla morte del “Genius Loci”, l’amministrazione Comunale non ha stanziato neppure un euro per ricordarlo.  Francesca da Rimini si replica ancora il 2 ed il 4 agosto, per i fortunati che riusciranno a trovare i biglietti.



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