AMICI DELLA MUSICA
«ARCANGELO SPERANZA»
73ª Stagione
Concertistica
MARIO BRUNELLO
violoncello e
violoncello piccolo
musiche di J. S. Bach
Auditorium Tatà
TARANTO
venerdì 3 marzo, ore 21
Non finisce mai di
esplorare, Mario Brunello, fuoriclasse del violoncello e grande protagonista,
venerdì 3 marzo, all’Auditorium Tatà di Taranto (ore 21), per la 73esima
Stagione concertistica degli Amici della Musica «Arcangelo Speranza» (biglietti
€ 25, ridotti € 18, info 099.730.39.72).
Il musicista di
Castelfranco Veneto suonerà Bach, per la prima volta in Puglia, anche con il
violoncello piccolo, un raro strumento ad arco dal profilo tenorile e «figlio
perduto» del violoncello. «Dopo trent’anni di accanite frequentazioni delle sei
Suites per violoncello solo, sto affrontando le omologhe sei Sonate e Partite
per violino con un violoncello piccolo a quattro corde», spiega Brunello, che
alternerà due capolavori per violino solo di Bach, la «Sonata n. 2 BWV 1003» e
la «Partita n. 3 BWV 1006», interpretati con l’insolito strumento, con le
«Suite per violoncello n. 3 BWV 1009 e n. 5 BWV 1011», parte di quel ciclo di
composizioni che l’artista veneto ha inciso per intero e sulle quali aleggia un
alone di mistero dovuto alla mancanza del manoscritto, particolarità che rende
questa musica misteriosa, proprio per l’assenza di indicazioni agogiche e
dinamiche, oltre che di una polifonia scritta per esteso.
Ma la singolarità del
concerto di Taranto è rappresentata, per l’appunto, dall’utilizzo del
violoncello piccolo che, come spiega lo stesso Brunello, «non è un ibrido, un
prototipo malriuscito a metà strada fra altri modelli perfezionati, ma un vero
e proprio “violino basso” o “violino tenore”, insomma un esemplare compiuto che
può affacciarsi sulla letteratura violinistica con dignità, sicurezza e
identità».
È la nuova frontiera
verso la quale si sta attualmente muovendo Brunello, musicista che, tra
l’altro, ha già spinto la musica «colta» fuori dalle tradizionali sale da
concerto, per portarla tra le mura di cemento armato di capannoni industriali e
sulle vette delle Dolomiti (tanto da meritarsi l’appellativo di «musicista
montanaro»). E dopo aver definito Vivaldi «un rockettaro da far impallidire
Vasco e Ligabue», senza operazioni furbette - oggi molto di moda - è riuscito a
sdoganare gli autori classici tra consumatori di generi diversi dalla musica
colta.
Primo italiano a conquistare,
nel 1986, il premio Ciaikovskij, Brunello ha cercato anche di lanciare combinazioni sonore
inusuali, per esempio interpretando le «Sonate» di Bach con il fisarmonicista
Ivano Battiston. Senza contare i numerosi progetti nei quali ha integrato con
il repertorio tradizionale forme d'arte e saperi diversi (teatro, letteratura,
filosofia, scienza).
Ha suonato con giganti del concertismo
internazionale che hanno il nome di Gidon Kremer, Yuri Bashmet, Martha Argerich
e Maurizio Pollini, oltre ad essere stato ospite delle più grandi orchestre del
mondo, dalla London Symphony alla Filarmonica della Scala, diretto da mostri
scari del podio come Valery Gergiev, Antonio Pappano, Riccardo Muti, Riccardo
Chailly e Myng.Whun Chung, con cui Brunello suonerà questa primavera alla Scala
di Milan. Mentre tra le collaborazioni «trasversali» si ricordano quelle con
Uri Caine, Paolo Fresu, Marco Paolini, Stefano Benni, Moni Ovadia e Vinicio
Capossela.
I diversi generi artistici toccati si
riflettono nell’ampia discografia che include opere di Vivaldi, Bach, Brahms,
Schubert, Haydn, Chopin, Janáček, Sollima e Beethoven, del quale Brunello ha
inciso il Triplo concerto per la Deutsche Grammophon con la direzione di
Claudio Abbado. Recenti pubblicazioni sono la registrazione live del Concerto
di Dvorak con l’Accademia di Santa Cecilia diretta da Pappano (Emi) e il dvd
del Concerto per violoncello n. 2 di Shostakovich registrato dal vivo alla
Salle Pleyel di Parigi con l’Orchestra del Teatro Mariinsky diretta da Valery
Gergiev.
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