martedì 20 dicembre 2016

AL TEATRO MERCADANTE DI ALTAMURA LE CANTATE BAROCCHE NAPOLETANE E PUGLIESI PER IL NATALE

CANTATE BAROCCHE NAPOLETANE E PUGLIESI PER IL NATALE


CAPPELLA NEAPOLITANA / SCARLATTI LAB
ASSOCIAZIONE SCARLATTI DI NAPOLI
in collaborazione con il
DIPARTIMENTO MUSICA ANTICA DEL CONSERVATORIO DI NAPOLI
Direttore Antonio Florio
PROGRAMMA
Gaetano Veneziano:                    Litanie a 5 voci e stromenti, Napoli 1693       
(Bisceglie 1656-Napoli 1716)        Fuga a due parti per organo
                                              Miserere a 4 voci e i stromenti, Napoli 1688
Francesco Provenzale:         In conspectu angelorum mottetto a 2 voci* con violini
(Napoli1632-1704)              (Olga Cafiero soprano, Daniela Salvo m.soprano)
Cristofaro Caresana             da La Veglia a 5 voci e stromenti, Napoli 1676:           
(Venezia 1640-Napoli 1709)  Ballo detto Barrera,***  (tenore Ledopoldo Punziano)
                                       Ninna nonna : Dormi o Ninno**** (basso Carlo Feola)
                                       da La Pastorale, a 5 con stromenti, Napoli 1670
                                       Terzetto: Torniamo agli armenti
                                       Aria: Odi, come i zeffiretti* (soprano Federica Pagliuca)
                                       Da La Tarantella a 5 voci e strumenti, Napoli 1673:
                                      Tarantella a 5 voci:Alle selve, alle valli, alle grotte

Olga Cafiero e Federica Pagliuca soprani Daniela Salvo mezzosoprano Leopoldo Punziano tenore  Carlo Feola basso

Enrico Parizzi violino I, Marco Piantoni violino II, Giuseppe Guida violino III                              
Rosario Di Meglio viola, Adriano Fazio violoncello (tutor)
Flauti dolci: Annalisa De Simone e Serena Agosto, Franco Pavan tiorba (tutor)                          
Carlo Barile, Angelo Trancone, Luigi Trivisano organo e cembalo                                             
Antonio Florio Revisione delle partiture, concertazione e direzione
Direzione artistica del progetto Scarlatti Lab: Dinko Fabris e Antonio Florio

L’esplosione artistica del barocco napoletano è un fenomeno ormai ben studiato dagli specialisti e molto si deve ad Antonio Florio e al complesso da lui fondato nel 1987 se anche la musica prodotta nella capitale del sud nel Sei e Settecento è oggi universalmente diffusa e apprezzata. Molti dei compositori che divennero famosi nella cosiddetta “scuola napoletana” erano giovani nati in Puglia che si trasferivano a Napoli per studiare nei celebri quattro conservatori di musica. Questo fu il destino anche di Gaetano Veneziano, nato a Bisceglie e divenuto allievo e collaboratore del più importante maestro napoletano del Seicento, Francesco Provenzale, fino a raggiungere i vertici della carriera musicale divenendo nel 1704, dopo la morte del maestro, direttore della Real Cappella del viceré. Anche Cristofaro Caresana si trasferì dalla nativa Venezia a Napoli, collaborando con Provenzale e con la Real Cappella di cui fu organista fino alla morte, dedicando le sue migliori energie a comporre musica per i giovani allievi dei conservatori che eseguivano cantate polifoniche nelle principali feste cittadine (di lui restano 130 composizioni manoscritte). Tra le feste cittadine particolare rilievo era dedicato alla Settimana Santa (si ascoltano in questo programma alcuni rari esempi di musiche devozionali di Veneziano) e alla Natività del Signore. In quest’ultima occasione festiva, i piccoli musicisti, riuniti in “frotte” o “paranze” con tuniche di diversi colori per identificare i loro conservatori (i Turchini della Pietà devono il loro nome proprio al colore della loro uniforme), si riversavano nelle strade principali e davanti alle chiese più importanti cantando in piccoli cori cantate e mottetti. Molti di loro, su carri allegorici, erano vestiti da “angiolilli” con ali di uccello, e per mezzo di macchine ingegnose venivano issati in cielo come veri esseri volanti. Accanto ai mottetti e alle composizioni concepite per le processioni all’aperto, le cantate erano destinate all’esecuzione come saggio all’interno dei conservatori ma soprattutto alla corte vicereale e nei palazzi aristocratici, consentendo di far brillare le doti vocali e strumentali dei giovani esecutori. Il solo Caresana dedicò non meno di 25 cantate al periodo natalizio nello spazio di tre decenni, prima del 1700. Ognuna impegna almeno cinque cantanti che interpretano personaggi simbolici che commentano la Nascita umana del Figlio di Dio. La tipica situazione dell’attesa di questo evento è riassunta già nel titolo de La Veglia, cantata del 1676. A loro volta La Pastorale e La Tarantella ritraggono un gruppo di pastori davanti alla grotta di Betlemme, esattamente come nei tipici presepi napoletani che diventeranno un oggetto di culto dal secolo XVIII in poi. Il dialogo è tra gruppi di angeli e gruppi di pastori, e Caresana come gli altri compositori napoletani del suo tempo non lesina le citazioni di danze e canti popolari. In particolare la cantata La Tarantella Per la nascita del Verbo, datata 1673, è un documento di eccezionale importanza perché riporta una delle prime intonazioni complete della melodia di “tarantella” della storia della musica, dimostrando come il tempo pacato in 4/4 di questo originale sia molto lontano dalla visione oleografica delle tarantelle in 6/8 in voga dalla fine del secolo successivo e molto più vicino invece ai moduli arcaici che ci sono stati tramandati per via orale dalle “tarantelle del Gargano”.

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